Il presidente brasiliano Lula ha fatto sentire ancora una volta la sua voce contro le ingerenze negli affari interni dei paesi della regione, confermando al contempo la legittimità del suo omologo venezuelano, Nicolás Maduro.
“Chiunque voglia sconfiggere Maduro, lo sconfigga alle prossime elezioni. Lo sconfigga e prenda il potere. Andremo a controllare, se non ci saranno elezioni pulite, lo diremo”, ha detto Lula in un’intervista a Rádio Gaúcha.
“La gente deve imparare a rispettare i risultati delle elezioni. Ciò che non è corretto è l’interferenza di un Paese in un altro”.
Il presidente brasiliano ha paragonato il rifiuto dell’opposizione venezuelana di accettare la vittoria di Nicolás Maduro alle urne al tentativo di colpo di Stato dell’8 gennaio in Brasile, quando i sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro hanno invaso i principali edifici governativi chiedendo un intervento militare per rimuoverlo dal potere a pochi giorni dal suo giuramento.
Lula ha inoltre criticato la campagna internazionale per sostenere l’opposizione di Juan Guaidó, “un cittadino non eletto”, alla presidenza venezuelana.
“Se questa moda colpisce, non c’è più garanzia di democrazia, non c’è più garanzia della volontà degli elettori”, ha sottolineato il leader brasiliano.
A maggio, Brasile e Venezuela hanno ristabilito le relazioni diplomatiche, sospese nel 2020 dopo che il governo dell’ex presidente di estrema destra Jair Bolsonaro aveva riconosciuto il leader dell’opposizione Juan Guaidó come legittimo presidente del Venezuela nel 2019.
Il 29 maggio, Lula ha affermato che contro il governo venezuelano si è installata una “narrazione di autoritarismo e mancanza di democrazia”.
Allo stesso modo, il governo di Lula ha dichiarato di poter mediare tra l’esecutivo e l’opposizione venezuelana, se questa lo richiede, in modo da riprendere il dialogo, il modo appropriato per risolvere i conflitti. Probabilmente però, proprio come accade in altri scenari, l’opposizione più estremista in Venezuela non potrà accogliere pienamente l’invito di Lula, senza la preventiva approvazione di chi la dirige, ossia Washington.