Randy Alonso Falcon – Resumen Latinoamericano
Secondo l’autore, il fantasma delle basi cinesi a Cuba è stato attizzato, ripetutamente, nell’impero negli ultimi anni. Diversi rapporti le hanno situate a Guantanamo, Baracoa, Las Tunas, Bejucal.
Il tema dell’esistenza di una o più basi cinesi a Cuba si è convertito in motivo ricorrente, in questi giorni, per le forze più retrograde dell’impero. È il nuovo affare per attaccare con lo stesso colpo la potenza emergente, il piccolo Paese contestatore e le forze del Partito Democratico, nel pieno di una anticipata campagna elettorale.
L’ex presidente USA Donald Trump è l’ultimo alfiere della campagna. Nelle sue manifestazioni più recenti ha affermato, a gran voce, che sotto la sua presidenza la Cina avrebbe dovuto ritirare le sue presunte basi o si sarebbero abbattute, come un martello, draconiane sanzioni tariffarie. Il promotore di oltre 240 misure sanzionatorie contro Cuba, si è proclamato orgoglioso dei suoi rapporti con la destra cubana di Miami e di aver ricevuto l’onorificenza di “Baia dei Porci” (allusione alla forza mercenaria invasore che, nel 1961, resistette a stento 70 ore contro le forze rivoluzionarie a Playa Girón).
È stato The Wall Street Journal, il quotidiano delle élite economiche, a lanciare la notizia bomba di una presunta base di spionaggio che la Cina stava allestendo a Cuba, nei giorni precedenti all’annunciato viaggio, nel gigante asiatico, del Segretario di Stato Anthony Blinken.
Poi si sono allineati i media della destra ispano-americani come Infobae, Diario de las Américas o Univisión, alludendo a un anonimo funzionario dell’amministrazione Biden che affermava che i cinesi stavano spiando gli USA, da Cuba, già da quattro anni. La presunta rivelazione avrebbe trovato eco in tutte le agenzie e principali media del mondo.
Più tardi, il senatore anti-cubano Marco Rubio e la su ventriloqua alla Camera dei Rappresentanti, María Elvira Salazar, sarebbero intervenuti per cercare di gonfiare di maggiore portata il problema e aumentare il clamore mediatico. Così si sarebbero aggiunti anche altri noti promotori delle politiche anti-cubane nel Congresso USA.
“Gli USA devono rispondere ai continui e sfacciati attacchi della Cina alla sicurezza della nostra nazione. Dobbiamo chiarire che sarebbe inaccettabile che la Cina stabilisse una struttura di intelligence a meno di 100 miglia dalla Florida e dagli USA, in un’area popolata anche da importanti installazioni militari e da un intenso traffico marittimo”, hanno sentenziato in un comunicato Rubio e Mark Warner dirigenti del Comitato d’Intelligence del Senato.
È la classica operazione mediatica che si attiva nell’impero ogni volta che una delle ali politiche cerca di imporre un cambio nella politica estera o cerca di trovare un bersaglio per i suoi missili. Noam Chomsky lo ha descritto bene nelle sue opere: “Oggigiorno, l’unico modo per gli USA di attaccare un nemico molto più debole è costruire un’enorme offensiva propagandistica che lo esponga come il male assoluto, e persino come una minaccia alla nostra stessa sopravvivenza. Questo è statolo scenario che Washington ha allestito nel caso dell’Iraq”.
Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, ha segnalato, il 12 giugno, che “siamo di fronte a una nuova operazione di disinformazione, come molte altre che sono state generate negli USA nella sua lunga storia di ostilità contro il nostro Paese”.
Nel frattempo, il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin, ha dichiarato: “Come tutti sappiamo, diffondere voci e calunnie è una tattica comune degli USA e interferire gratuitamente negli affari interni di altri paesi è il suo brevetto”.
Il fantasma delle basi cinesi a Cuba è stato attizzato, ripetutamente, nell’impero negli ultimi anni. Diversi rapporti le hanno collocate a Guantanamo, Baracoa, Las Tunas, Bejucal. Un intero regno militare cinese a Cuba.
Non casuale né gratuito che le stesse forze dietro questa nuova campagna siano quelle che hanno promosso, nel 2017, i cosiddetti “attacchi sonici” all’Avana, la cui esistenza è stata recentemente negata dalle agenzie di intelligence USA, molto tempo dopo che, sulla base della menzogna, l’amministrazione Trump distruggesse tutti i progressi compiuti nelle relazioni bilaterali durante il finale del periodo Obama.
È lo stesso stratagemma di John Bolton, all’inizio di questo secolo, quando nel bel mezzo della cosiddetta Guerra al Terrorismo ha accusato Cuba di produrre armi biologiche negli stessi laboratori del CIGB dove sono stati prodotti eccellenti medicinali e i vaccini salvifici contro il COVID-19.
Si tratta di evitare a tutti i costi, con la minaccia cinese, qualsiasi riavvicinamento o piccolo passo che l’amministrazione Biden possa fare in relazione a Cuba, persino non con il governo, bensì con il settore privato.
Rubio e l’estrema destra USA vogliono soffocare, a tutti i costi, il popolo cubano. Non vogliono investimenti e commerci russi o cinesi con Cuba, né vogliono il minimo gesto di raziocinio USA. Il loro odio viscerale contro Cuba li consuma.
Allo stesso tempo, vogliono incutere timore nella regione sulla presenza cinese, visto il crescente commercio e gli investimenti cinesi in America Latina, che lo hanno convertito nella principale origine e destinazione del commercio estero per importanti nazioni di questa parte del mondo.
Marco Rubio ha scritto, nel 2022, sul portale di destra Breibart: “Semplicemente non possiamo darci il lusso di permettere che il Partito Comunista Cinese ampli la sua influenza e assorba l’America Latina e i Caraibi nel suo blocco politico-economico privato. Ciò lascerebbe il nostro Paese in una situazione peggiore e intrappolerebbe i popoli dell’America Latina e dei Caraibi in una generazione di sofferenza e repressione”.
Più di recente, dopo l’articolo del Wall Street Journal, la congressista María Elvira Salazar, rappresentante dell'”industria anti-cubana” al Campidoglio, ha scritto sul suo account Twitter: “I cinesi invadono il nostro Emisfero e all’amministrazione Biden sembra non importargli. Non sono solo ponti, strade, stadi di calcio e installazioni spaziali. Una base per spiare ed addestrare militari a 90 miglia dagli USA?”
A Cuba sono molti i meme che circolano sulle reti che si burlano della storia delle basi cinesi.
Ma ciò che non risulta umoristico è che l’amministrazione Biden si pieghi alle pressioni elettorali dei suoi avversari e il suo Segretario di Stato abbia dichiarando che gli sforzi della Cina a Cuba facevano parte di uno sforzo globale di Pechino per espandere la sua presenza all’estero e che le azioni degli USA per affrontare questo problema, da quando il presidente Joe Biden è salito al potere, nel gennaio 2021, hanno prodotto risultati, senza specificare quali.
L’immediata risposta del ministro degli Esteri cubano Bruno Rodríguez è stata tagliente:
“Le affermazioni del Segretario di Stato USA circa la presenza di una base di spionaggio cinese a Cuba costituiscono una falsità.
“La posizione di Cuba su questo tema è chiara e categorica.
“Queste affermazioni sono prive di fondamento.
“Il loro scopo è quello di servire da pretesto per mantenere il blocco economico contro Cuba e le misure di massima pressione che lo hanno rafforzato negli ultimi anni, e che sono oggetto di un crescente rifiuto internazionale e anche all’interno degli USA, che include la richiesta di rimuovere Cuba dalla arbitraria lista degli Stati sponsor del terrorismo.
“Cuba non è una minaccia per gli USA, né per nessun paese”.
Ciò che costituisce una minaccia e un affronto al popolo cubano è che, da più di un secolo, gli USA hanno una Base Navale nel territorio cubano di Guantanamo, che permane lì contro la volontà della nazione cubana, e dove sono state commesse, negli ultimi due decenni, atroci torture contro prigionieri di origine musulmana.
Fonte: Al Mayadeen Español
Cuba. El cuento chino: Una nueva componenda de la ultraderecha estadounidense
Por Randy Alonso Falcón. Resumen Latinoamericano
De acuerdo con el autor, el fantasma de las bases chinas en Cuba fue atizado una y otra vez en el imperio en los últimos años. Distintos reportes las situaron en Guantánamo, Baracoa, Las Tunas, Bejucal.
El tema de la existencia de una o varias bases chinas en Cuba se ha convertido en motivo recurrente por estos días para las fuerzas más retrógradas en el imperio. Es la nueva componenda para atacar con un mismo tiro a la potencia emergente, al pequeño país contestario y a las fuerzas del Partido Demócrata, en plena campaña electoral adelantada
El expresidente estadounidense Donald Trump es el más reciente adalid de la campaña. En sus más recientes mítines ha vociferado que bajo su presidencia, China tendría que sacar sus supuestas bases o le caerían como un martillo sanciones arancelarias draconianas. El impulsor de más de 240 medidas sancionadoras contra Cuba, se proclamó orgulloso de su relación con la derecha cubana de Miami y de haber recibido la distinción “Bahía de Cochinos” (una alusión a la fuerza mercenaria invasora que en 1961 apenas resistió unas 70 horas frente a las fuerzas revolucionarias en Playa Girón).
Fue The Wall Street Journal, el periódico de las élites económicas, el que soltó la bombita de una supuesta base de espionaje que China estaba levantando en Cuba, en las jornadas previas a un anunciado viaje al gigante país asiático del secretario de Estado Anthony Blinken.
Luego se alinearon los medios de la derecha hispanoamericana como Infobae, Diario de las Américas o Univisión aludiendo a un anónimo funcionario de la administración Biden que afirmaba que los chinos estaban espiando a Estados Unidos desde Cuba hace ya cuatro años. La supuesta revelación encontraría eco en todas las agencias y principales medio de comunicación del mundo.
Más tarde saltaría el senador anticubano Marco Rubio y su ventrílocua en la Cámara de Representantes María Elvira Salazar para tratar de insuflarle mayor magnitud al problema y elevar la alharaca mediática. Así se sumarían también otros conocidos impulsores de las políticas anticubanas en el Congreso estadounidense.
“Estados Unidos debe responder a los continuos y descarados ataques de China contra la seguridad de nuestra nación. Debemos dejar en claro que sería inaceptable que China estableciera una instalación de inteligencia a menos de 100 millas de Florida y Estados Unidos, en una zona también poblada por instalaciones militares clave y un amplio tráfico marítimo”, sentenciaron en un comunicado Rubio y Mark Warner, líderes del Comité de Inteligencia del Senado.
Es la clásica operación mediática que se activa en el imperio cada vez que alguna de las alas políticas intenta imponer un giro en la política exterior o pretende buscar un blanco para sus misiles. Noam Chomsky lo ha descrito bien en sus obras: “Hoy por hoy, la única forma de que Estados Unidos ataque a un enemigo mucho más débil es construyendo una enorme ofensiva propagandística que lo exponga como el mal absoluto, e incluso como una amenaza a nuestra supervivencia misma. Ése fue el escenario que Washington erigió en el caso de Iraq”.
El canciller cubano Bruno Rodríguez Parrilla señaló el pasado 12 de junio que “estamos frente a una nueva operación de desinformación, como muchas otras que se han generado en los Estados Unidos en su larga historia de hostilidad contra nuestro país”.
Mientras, el vocero de la Cancillería china, Wang Wenbin, dijo que: “Como todos sabemos, difundir rumores y calumnias es una táctica habitual de Estados Unidos, e interferir gratuitamente en los asuntos internos de otros países es su patente”.
El fantasma de las bases chinas en Cuba ha sido atizado una y otra vez en el imperio en los últimos años. Distintos reportes las han situado en Guantánamo, Baracoa, Las Tunas, Bejucal. Todo un reinado militar chino en Cuba.
No es casual ni gratuito que las mismas fuerzas detrás de esta nueva campaña, sean las que impulsaron en 2017 la de los llamados “ataques sónicos” en La Habana, cuya existencia fue desmentida recientemente por los órganos de inteligencia estadounidenses, mucho tiempo después de que basada en la mentira, la administración Trump destrozara todos los avances logrados en las relaciones bilaterales durante los finales del periodo Obama.
Es la misma estratagema de Jhon Bolton, a principios de este siglo, cuando en medio de la llamada Guerra contra el Terrorismo acusó a Cuba de producir armas biológicas en los mismos laboratorios del CIGB donde se han producido excelentes medicamentos y las salvadoras vacunas contra la COVID-19.
De lo que se trata es de evitar a toda costa, con la amenaza china, cualquier acercamiento o pequeño paso que la administración Biden pueda dar con relación a Cuba, incluso no con el gobierno, sino con el sector privado.
Rubio y la ultraderecha estadounidense quieren asfixiar a toda costa al pueblo cubano. Ni quieren inversiones y comercio ruso o chino con Cuba, ni quieren el más mínimo gesto de raciocinio estadounidense. Su odio visceral contra Cuba los consume.
A la vez, quieren meter miedo en la región sobre la presencia china, habida cuenta del creciente comercio y las inversiones chinas en América Latina, que lo han convertido en el principal origen y destino del comercio exterior de importantes naciones de esta parte del mundo.
Marco Rubio escribía desde 2022 en el portal derechista Breibart: “Simplemente no podemos darnos el lujo de permitir que el Partido Comunista Chino amplíe su influencia y absorba a América Latina y el Caribe en su bloque político-económico privado. Eso dejaría a nuestro país en peor situación y atraparía a los pueblos de América Latina y el Caribe en una generación de sufrimiento y represión”.
Ahora más reciente, tras el artículo de The Wall Street Journal, la congresista María Elvira Salazar, representante de la “industria anticubana” en el Capitolio, escribía en su cuenta de Twitter: “Los chinos invaden nuestro Hemisferio y a la Administración Biden parece no importarle. No sólo son puentes, carreteras, estadios de fútbol e instalaciones espaciales. ¿Una base para espiar y entrenar militares a 90 millas de EE. UU.?”.
En Cuba, son muchos los memes que circulan en las redes burlándose del cuento de las bases chinas.
Pero lo que no resulta humorístico es que la administración Biden se doblegue a las presiones electorales de sus adversarios y su Secretario de Estado haya salido a declarar que los esfuerzos de China en Cuba eran parte de un esfuerzo global de Beijing para expandir su presencia en el extranjero, y que las acciones de EEUU para abordar esto desde que el presidente Joe Biden llegó al poder en enero de 2021 han producido resultados, sin especificar cuáles.
La respuesta inmediata del canciller cubano Bruno Rodríguez fue tajante: “Las afirmaciones del Secretario de Estado de los Estados Unidos sobre la presencia de una base de espionaje de China en Cuba constituyen una falsedad.
“La posición de Cuba sobre este tema es clara y categórica.
“Esas declaraciones carecen de sustento.
“Su propósito es servir de pretexto para mantener el bloqueo económico contra Cuba y las medidas de máxima presión que lo han reforzado en los últimos años, y que son objeto de creciente rechazo internacional y también dentro de los Estados Unidos, lo que incluye el reclamo de sacar a Cuba de la arbitraria lista de Estados Patrocinadores del Terrorismo.
“Cuba no es una amenaza para los Estados Unidos, ni para ningún país”.
Lo que si constituye una amenaza y una afrenta para el pueblo cubano es que, desde hace más de un siglo, Estados Unidos tiene una Base Naval en territorio cubano de Guantánamo, que permanece allí en contra de la voluntad de la nación cubana, y dónde se han cometido en las dos últimas décadas torturas atroces contra prisioneros de origen musulmán.
Fuente: Al Mayadeen