Freddy Superlano e la “massima pressione” che non ricorda
Le recenti dichiarazioni di Freddy Superlano, candidato del partito Voluntad Popular (VP), al giornalista Luis Olavarriaeta sono un ritratto della sua carriera politica durante gli ultimi anni. Quando gli è stato chiesto se, nel corso del 2019, si fosse dedicato a una politica interventista contro il Venezuela, ha risposto che non se lo ricorda e che il suo partito è sempre stato molto “elettorale”.
Per l’ex deputato si approvò, nel maggio 2019, dall’Assemblea Nazionale Costituente (ANC) un processo preliminare di merito dopo aver partecipato al fallito colpo di stato del 30 aprile dello stesso anno. Insieme agli allora deputati Sergio Vergara e Juan Andrés Mejía, il Ministero Pubblico li accusò di flagrante commissione dei reati di “Tradimento della Patria, cospirazione, istigazione all’insurrezione, ribellione civile, associazione per delinquere, usurpazione di funzioni, istigazione alla disobbedienza pubblica delle leggi e odio continuato, previsti e sanzionati negli articoli 128, 132, 143, 145, 163, 213, 285, tutti del Codice Penale, rispettivamente, e associazione, previsto e sanzionato nell’articolo 37 della Legge Organica Contro la Delinquenza Organizzata e il Finanziamento del Terrorismo”.
Il “molto elettorale” di Superlano si offuscò quando dichiarò, a NTN24, che non era esclusa la possibilità di applicare il numero 11 dell’articolo 187 della Costituzione Nazionale. Questa autorizza l’Assemblea Nazionale (AN) ad “Autorizzare l’impiego di missioni militari venezuelane all’estero o straniere nel Paese”, di cui si discusse settimane dopo l’autoproclamazione di Guaidó e che si volle concretizzare il 23 febbraio 2019.
Quest’anno Leopoldo López ha deciso che Superlano sostituisse Guaidó come pre candidato presidenziale, dopo che la fuga dal Venezuela, intrapresa da Guaidò, rappresentasse la conclusione del fallimento dell’opposizione contro il governo del presidente Maduro. L’ingegnere barinese fu in prima linea per tutto lo sviluppo dell’interim di Guaidò, sostenendo i piani, confessati dell’ex presidente USA Donald Trump, di rubare il petrolio venezuelano.
IL MASSACRO CHE NON CI FU
Poco è cambiato nella sua credibilità, ma molto è successo dal 2017, quando Superlano inventò un presunto massacro nella città di Socopó, nello stato di Barinas, perpetrato dalle forze di sicurezza che controllavano una violenta manifestazione dell’opposizione. Dall’aprile di quell’anno, l’opposizione si rese protagonista di un’escalation aggressiva di saccheggi di negozi commerciali e attacchi alle forze di sicurezza, tra altre azioni, con il presunto scopo di forzare l’anticipo delle elezioni presidenziali. Il governo nazionale sosteneva che le elezioni si sarebbero tenute nel 2018, come poi è successo.
Le false informazioni di Superlano furono replicate da media come El Nacional e cercavano di aumentare l’inquietudine nella popolazione, tuttavia furono smentite dall’allora comandante della Guardia Nazionale Bolivariana (GNB), maggiore generale Antonio Benavides Torres, che pubblicò, su Twitter, un messaggio che assicurava che le informazioni erano completamente false e mostrava le prove che la foto, che Superlano sosteneva appartenesse al “massacro di Socopó”, era stata, in realtà, scattata in Messico nel 2010.
La vergogna era già estrema quando sia il VP che il suo dirigente, Leopoldo López, cercarono di scusare il loro deputato inventando che gli avevano hackerato l’account Twitter in cui furono fatte tutte queste segnalazioni. Superlano non c’entrava niente, secondo il suo partito…
In quei giorni del maggio 2017 il capoluogo del municipio Antonio José de Sucre fu sommerso dal caos; gruppi finanziati dall’estinta Tavola dell’Unità Democratica (MUD) attaccarono strutture costruite durante la Rivoluzione Bolivariana. Superlano partecipò alla progettazione e supervisione di fatti come la presa del ponte di Socopó per bloccare l’arrivo dei rinforzi delle Forze di Sicurezza che cercavano di proteggere la popolazione. Per più di 60 ore gli operatori della violenza, finanziati dall’opposizione, bruciarono, saccheggiarono e distrussero due sedi della polizia, quella del Seniat, quella della Gran Misión Barrio Nuevo Barrio Tricolor e lasciarono la città senza commerci, classi né trasporto pubblico.
Anziché un massacro, si ebbe uno scontro tra la GNB e criminali che, a quanto pare, non avevano nulla a che fare con le manifestazioni. Un soggetto appena uscito dal carcere fu ucciso e altri tre rimasero feriti, gli furono sequestrate le armi e posti agli ordini dei tribunali corrispondenti.
L’UOMO CHE NON C’È MAI STATO
Le azioni di Superlano, nel 2019, inclusero il torbido episodio al motel Penélope de Cúcuta, ma non deve dimenticarsi il contesto di quanto accadde. Settori dell’opposizione, affiliata al G4, stavano promuovendo l’intervento di governi stranieri al confine venezuelano nel quadro di un piano per nulla elettorale.
Dal 2018, l’allora deputato di VP era stato eletto dall’AN con maggioranza dell’opposizione come presidente della Commissione Permanente di Controllo ma si dimise dalla carica nel novembre 2019. Il motivo fu la raffica di accuse di irregolarità nel “cucutazo“, una rete di crimini realizzati, all’inizio di quell’anno, con i soldi degli “aiuti umanitari” che erano stati erogati da varie agenzie USA, uomini d’affari e governi affiliati all’estinto Gruppo di Lima.
Tra bevute, eccessi e pre-pagamenti, si addentrò nella notte del 22 febbraio 2019, precedente al concerto Venezuela Aid Live e all’operazione per far entrare i camion con l’ “aiuto” alla frontiera. Suo cugino e assistente, Carlos Salinas, morì intossicato mentre Superlano fu trovato in gravi condizioni. La spiegazione successiva fu che aveva sofferto un tentativo di avvelenamento, ma questo fu smentito dalla polizia colombiana. Il senatore repubblicano Marco Rubio, mentore dell’opposizione in Florida e gestore di gran parte dell’aggressione contro il Venezuela, sosteneva il racconto vittimistico.
Inoltre, reportage giornalistici e denunce fatte dalla stessa opposizione svelarono che membri di quel corpo legislativo ordinarono e firmarono lettere ufficiali esonerando dalle loro responsabilità imprenditori con indagini aperte dal 2016. Nessuno di loro fu processato o indagato per queste accuse essendo Freddy Guevara, Juan Guaidó e Freddy Superlano (tutti di VP) della Commissione di Controllo.
Insieme ad altri politici dell’opposizione, si dedicò a lesionare l’integrità della sovranità nazionale catturando beni venezuelani come la società petrolchimica Monomeros de Venezuela e invocando l’intervento militare nel Paese secondo il meccanismo del Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR). Fino a poco più di un anno fa, sosteneva le “sanzioni” come un modo per far avanzare l’agenda politica antichavista.
Il candidato, che come María Corina Machado non ha esperienza in posizioni dirigenziali, è un’ulteriore pedina al servizio del cambio di regime in Venezuela, compito in cui il suo partito si è addentrato al punto da consumarsi tra contraddizioni e divisioni. Si può dire che abbia abusato della scusa come moneta di scambio in quel settore politico; è comune che molti di loro facciano appello alla risorsa di dire che non c’erano o che fu l’avversario a costringerli a ricorrere al crimine o all’incoerenza politica.
Si tratta di un esemplare politico piuttosto famoso, fu hackerato, intossicato e, inoltre, non ricorda di aver sostenuto la strategia di “massima pressione” intrapresa da Trump contro il Venezuela, la stessa che aveva sul tavolo, come opzione, l’intervento militare. Sembra che non ci sia mai stato.
EL HOMBRE QUE NUNCA ESTUVO
FREDDY SUPERLANO Y LA “MÁXIMA PRESIÓN” QUE NO RECUERDA
Las recientes declaraciones de Freddy Superlano, candidato del partido Voluntad Popular (VP), al periodista Luis Olavarriaeta son un retrato de su trayectoria política durante los años más recientes. Al ser consultado si durante 2019 se dedicó a una política intervencionista contra Venezuela respondió que no lo recuerda y que su partido siempre ha sido muy “a lo electoral”.
Al exdiputado se le aprobó un antejuicio de mérito por parte de la Asamblea Nacional Constituyente (ANC) en mayo de 2019 luego de que participara en el fallido golpe del 30 de abril de ese año. Junto a los entonces diputados Sergio Vergara y Juan Andrés Mejía, el Ministerio Público les acusó de la comisión flagrante de los delitos de “Traición a la Patria, conspiración, instigación a la insurrección, rebelión civil, concierto para delinquir, usurpación de funciones, instigación pública a la desobediencia de las leyes y el odio continuada, previstos y sancionados en los artículos 128, 132, 143, 145, 163, 213, 285, todos del Código Penal, respectivamente y asociación, previsto y sancionado en el artículo 37 de la Ley Orgánica Contra la Delincuencia Organizada y Financiamiento al Terrorismo”.
Lo “muy a lo electoral” de Superlano se desdibujó cuando indicó a NTN24 que no estaba excluida la opción de aplicar el numeral 11 del artículo 187 de la Constitución Nacional. Este faculta a la Asamblea Nacional (AN) a “Autorizar el empleo de misiones militares venezolanas en el exterior o extranjeras en el país”, lo que fue discutido semanas después de la autoproclamación de Guaidó y que se quiso materializar el 23 de febrero de 2019.
Este año Leopoldo López decidió que Superlano sustituyera a Guaidó como precandidato presidencial, luego de que la huida que emprendiera este desde Venezuela constituyera el colofón del fracaso opositor en contra del gobierno del presidente Maduro. El ingeniero barinés estuvo en la primera línea durante todo el desarrollo del interinato apoyando los planes confesos de robarse el petróleo venezolano del expresidente estadounidense, Donald Trump.
LA MASACRE QUE NO FUE
Poco ha cambiado en su credibilidad, pero mucho ha pasado desde 2017 cuando Superlano inventó una supuesta masacre en la ciudad de Socopó, estado Barinas, perpetrada por los efectivos de seguridad que controlaban una manifestación violenta opositora. Desde abril de ese año, la oposición protagonizó una escalada agresiva de saqueos a establecimientos comerciales y ataques a las fuerzas de seguridad, entre otras acciones, con el supuesto propósito de obligar a adelantar las elecciones presidenciales. El gobierno nacional sostenía que las elecciones se realizarían en 2018, como eventualmente ocurrió.
Las falsas informaciones de Superlano fueron replicadas por medios como El Nacional y buscaban incrementar la zozobra en la población, sin embargo fueron desmentidas por el entonces comandante de la Guardia Nacional Bolivariana (GNB), mayor general Antonio Benavides Torres, quien a través de Twitter publicó un mensaje asegurando que la información era completamente falsa y mostró pruebas de que la foto que Superlano aseguraba pertenecía a la “masacre de Socopó” había sido tomada en realidad en México en el año 2010.
La vergüenza ya era extrema cuando tanto VP como su líder, Leopoldo López, intentaron excusar a su diputado inventando que le habían hackeado la cuenta de Twitter por donde se hicieron todos esos reportes. Superlano no tuvo nada que ver, a decir de su partido…
Durante esos días de mayo de 2017 la capital del municipio Antonio José de Sucre fue sumergida en el caos, grupos financiados por la extinta Mesa de la Unidad Democrática (MUD) arremetieron contra instalaciones construidas durante la Revolución Bolivariana. Superlano participó en el diseño y supervisión de hechos como la toma del puente en Socopó para bloquear la llegada de los refuerzos de los Cuerpos de Seguridad que buscaban proteger a la población. Por más de 60 horas los operadores de la violencia financiada por la oposición quemaron, saquearon y destruyeron dos sedes policiales, la del Seniat, la de la Gran Misión Barrio Nuevo Barrio Tricolor y dejaron a la ciudad sin comercio, clases ni transporte público.
Antes que una masacre hubo un enfrentamiento de la GNB con delincuentes que, aparentemente, no tenían que ver con las manifestaciones. Fue abatido un sujeto que acababa de salir de la cárcel y otros tres resultaron heridos, se les retuvo armas y fueron puestos a las órdenes de los tribunales correspondientes.
EL HOMBRE QUE NUNCA ESTUVO
Las acciones de Superlano en 2019 incluyeron el turbio episodio en el motel Penélope de Cúcuta, pero no debe olvidarse el marco de lo que ocurrió. Sectores de la oposición afiliada al G4 estaban promoviendo la intervención de gobiernos extranjeros en la frontera venezolana en el marco de un plan nada electoral.
Desde 2018 el entonces diputado de VP había sido elegido por la AN de mayoría opositora como presidente de la Comisión Permanente de Contraloría pero renunció al cargo en noviembre de 2019. El motivo fue la ráfaga de acusaciones de irregularidades en el “cucutazo”, un entramado de delitos ejecutados a comienzo de ese año con dineros de la “ayuda humanitaria” que habían erogado varias agencias estadounidenses, empresarios y gobiernos afiliados al extinto Grupo de Lima.
Entre tragos, excesos y prepagos se adentró en la noche del 22 de febrero de 2019, previa al concierto Venezuela Aid Live y al operativo para ingresar los camiones con “ayuda” en la frontera. Su primo y asistente, Carlos Salinas, murió intoxicado mientras Superlano fue hallado grave. La explicación posterior fue que había sufrido un intento de envenenamiento, pero esto lo desmintió la policía de Colombia. El senador republicano Marco Rubio, mentor de la oposición en Florida y gestor de buena parte de la agresión contra Venezuela, sostenía el relato victimizante.
Además, reportajes periodísticos y denuncias realizadas desde la misma oposición develaron que integrantes de esa instancia legislativa ordenaron y firmaron oficios, exonerando de responsabilidad a empresarios con investigaciones abiertas desde 2016. Ninguno de ellos fue procesado ni investigado por esas acusaciones estando Freddy Guevara, Juan Guaidó y Freddy Superlano (todos de VP) a cargo de la Comisión de Contraloría.
Junto a otros políticos opositores se dedicó a lesionar la integridad de la soberanía nacional capturando activos venezolanos como la petroquímica Monómeros de Venezuela e invocando a la intervención militar del país bajo el mecanismo del Tratado Interamericano de Asistencia Recíproca (TIAR). Hasta hace poco más de un año apoyaba las “sanciones” como una forma de lograr avances en la agenda política antichavista.
El candidato, que como María Corina Machado no tiene experiencia en cargos de dirección, es otra ficha más al servicio del cambio de régimen en Venezuela, tarea en la que su partido se ha adentrado al punto de consumirse entre contradicciones y divisiones. Se puede decir que ha abusado de la excusa como moneda de cambio en ese sector político, es común que muchos de ellos apelen al recurso de decir que no estuvieron o que fue el adversario que les obligó a recurrir al delito o la inconsistencia política.
Se trata de un espécimen político bastante acontecido, fue hackeado, intoxicado y, además, no recuerda haber apoyado la estrategia de “máxima presión” emprendida por Trump contra Venezuela, la misma que tenía la intervención militar como una opción sobre la mesa. Tal parece que nunca estuvo.