Mariana Grajales e le donne cubane

Armando Hart Davalos

 

Con il ricordo commosso di Vilma, rendo omaggio alle donne cubane, in questa data in cui celebriamo la creazione della Federazione delle Donne Cubane. E lo faccio evocando l’illustre ricordo di Mariana Grajales, alla quale José Martí ha dedicato queste belle e commoventi parole in occasione della sua morte: “Cosa c’era in quella donna, che epica e mistero c’era in quella umile donna, che santità e unzione c’erano nel suo seno di madre, che decoro e grandezza c’era nella sua semplice vita, che quando si scrive di lei è come della radice dell’anima, con la dolcezza di un figlio e con tenero affetto? Così resta nella storia, sorridendo alla fine della vita, circondata dagli uomini che combatterono per il proprio paese, allevando i propri nipoti affinché lottassero”.

E’ che quei valori che Mariana ci lasciò in eredità provengono dalle masse sfruttate dal colonialismo e dalla schiavitù; che a loro volta costituiscono una sintesi delle migliori tradizioni della famiglia creola nel nostro paese, che servirono da fondamento affinché, articolate con le idee liberali delle rivoluzioni europee del XVIII secolo, raggiungessero a Cuba una dimensione genuinamente universale. Ricordiamo che le idee di Libertà, Uguaglianza e Fraternità, arrivate nelle terre orientali attraverso il mondo caraibico, furono recepite da quella popolazione povera e sfruttata che le assimilò, ricreandole e moltiplicandole.

Nella radice della famiglia che Mariana fondò insieme a Marcos Maceo c’è l’impronta caraibica. Marcos proveniva dal Venezuela e lei stessa era una santiaghera di origine dominicana. I suoi figli appresero, in ambito familiare, la responsabilità, l’apprezzamento del lavoro, i principi morali, la disciplina, la forza di spirito, il coraggio e un profondo amore per la patria, la libertà e la giustizia. Questa educazione si basava sulla necessità di rafforzare e arricchire l’autorità ispirata e sostenuta dall’amore, dalla ricerca della stretta unione tra esseri nati dallo stesso grembo, da sentimenti di solidarietà verso tutti gli uomini e dal rifiuto, pertanto, della schiavitù e della discriminazione. Mariana, allo stesso modo, innalzò la sua condizione materna verso tutti i nati nella nostra terra e quell’amore fu così grande e tanto alti i meriti dei suoi figli, -soprattutto quelli del generale Antonio- che lei giunse a convertirsi nel simbolo più alto della donna cubana.

Da Mariana dobbiamo apprendere il suo concetto di dovere, onore e disciplina, valori che furono da lei forgiati nell’animo della sua famiglia, conseguendo un’identità essenziale. Libertà e disciplina, questo è ciò di cui ha bisogno il mondo di oggi, ciò che è sempre possibile ottenere esaltando al massimo grado la giustizia come sole del mondo morale e requisito primigenio della cultura.

Tali sentimenti raggiunsero timbri di gloria nella famiglia Maceo Grajales, che divenne il seme di quella che chiamiamo cultura Maceo Grajales, una delle principali correnti della tradizione spirituale cubana. In entrambi ─ripeto─ sono presenti le idee di Libertà, Uguaglianza e Fraternità come concetto essenziale, ma non per pochi, bensì per tutta l’umanità.

E’ più nota e compresa la storia delle idee dei forgiatori della nazione all’origine dell’alta educazione ricevuta dagli istruiti patrioti della classe agiata che presero la decisione di unirsi alla giusta aspirazione degli umili, fusero i loro interessi con quelli del popolo lavoratore e scatenarono la lotta per l’indipendenza e l’abolizione della schiavitù. Tuttavia, l’influenza culturale della popolazione sfruttata e la sua articolazione creativa con il sapere più alto dell’Occidente civilizzato non è stata sufficientemente riconosciuta e assunta, anche quando costituisce un contributo originale alla storia di Cuba, al movimento intellettuale e spirituale di nostra America. È di fondamentale importanza studiarla e trasmetterla alle nuove generazioni di cubani affinché possano meglio essere coesi al loro interno e capirsi in modo più profondo ed efficace con il mondo.

Alla radice delle virtù dell’eroica famiglia Maceo Grajales ci sono l’esempio e la formazione ricevuta dai suoi due pilastri fondatori. Marcos, il padre, si unì alla lotta per l’indipendenza e morì combattendo per essa. Mariana incoraggiò il marito e i figli a combattere, andò in montagna per curare i feriti e sostenere le truppe, e fino all’ultimo respiro rimase irremovibile nel suo impegno per la causa dell’indipendenza.

L’esempio di questa famiglia mostra come nelle situazioni sociali di arretratezza culturale, di povertà nei campi, villaggi e città dell’Oriente di Cuba, più di 150 anni fa, poté emergere una cultura familiare che permise l’incorporazione delle masse sfruttate nella guerra per la libertà della patria, apportando disciplina, coraggio, sagacia e assumendo rilevanti responsabilità nella conduzione della guerra.

José Martí scrisse, di quella venerata donna, in una nota pubblicata sul quotidiano Patria in occasione della sua morte, esprimendo i sentimenti che tutti nutriamo verso la sua eccezionalità: “Patria sulla corona che lascia sulla tomba di Mariana Maceo, metti una  parola: -Madre!”.

Grazie, nobile Mariana, per la tua dignità ed esempio, che le donne cubane hanno seguito e moltiplicato nella Federazione delle Donne Cubane, con cui ci congratuliamo da queste pagine nel giorno del suo compleanno.


Mariana Grajales y las mujeres cubanas

Por: Armando Hart Dávalos

 

Con el recuerdo emocionado de Vilma, rindo homenaje a las mujeres cubanas, en esta fecha en la que celebramos la creación de la Federación de Mujeres Cubanas. Y lo hago evocando la egregia memoria de Mariana Grajales, a quien José Martí dedicó estas bellísimas y conmovedoras palabras en ocasión de su muerte: “¿Qué había en esa mujer, qué epopeya y misterio había en esa humilde mujer, qué santidad y unción hubo en su seno de madre, qué decoro y grandeza hubo en su sencilla vida, que cuando se escribe de ella es como de la raíz del alma, con suavidad de hijo, y como de entrañable afecto? Así queda en la historia, sonriendo al acabar la vida, rodeada de los varones que pelearon por su país, criando a sus nietos para que pelearan”.

Y es que esos valores que nos legó Mariana, provienen de las masas explotadas por el colonialismo y la esclavitud; las que a su vez constituyen una síntesis de las mejores tradiciones de la familia criolla en nuestro país, las que sirvieron de fundamento para que articuladas con las ideas liberales de las revoluciones europeas del siglo XVIII, alcanzaran en Cuba una dimensión genuinamente universal. Recordemos que las ideas de Libertad, Igualdad y Fraternidad, llegadas a las tierras orientales a través del mundo del Caribe, fueron recepcionadas por esa población pobre y explotada que las asimiló, recreándolas y multiplicándolas.

En la raíz de la familia que Mariana fundó junto a Marcos Maceo está la impronta caribeña. Marcos provenía de Venezuela y ella misma era una santiaguera de origen dominicano. Sus hijos aprendieron en el ámbito familiar la responsabilidad, el aprecio al trabajo, los principios morales, la disciplina, la fortaleza de espíritu, el valor y un profundo amor a la patria, a la libertad y a la justicia. Esa educación tenía como fundamento la necesidad de fortalecer y enriquecer la autoridad inspirada y sostenida por el amor, la búsqueda de la estrecha unión entre los seres nacidos de una misma matriz, los sentimientos solidarios hacia todos los hombres y el rechazo, por tanto, a la esclavitud y a la discriminación. Mariana, asimismo, elevó su condición maternal a todos los nacidos en nuestra tierra y fue tan grande ese amor y tan altos los méritos de sus hijos —especialmente los del General Antonio— que ella se llegó a convertir en el símbolo más alto de la mujer cubana.

De Mariana debemos aprender su concepto del deber, el honor y la disciplina, valores que fueron forjados por ella en el alma de su familia, logrando una identidad esencial. Libertad y disciplina, he ahí lo que necesita el mundo de hoy, lo que siempre es posible lograr exaltando al más alto plano la justicia como sol del mundo moral y requisito primigenio de la cultura.

Tales sentimientos alcanzaron timbres de gloria en la familia Maceo Grajales, la que se convirtió en la semilla de lo que llamamos cultura Maceo Grajales, una de las corrientes principales de la tradición espiritual cubana. En ellas dos ─repito─ están presentes como un concepto esencial las ideas de Libertad, Igualdad y Fraternidad, pero no para unos cuantos, sino para toda la humanidad.

Es más conocida y comprendida la historia de las ideas de los forjadores de la nación en la fuente de la alta educación recibida por los patriotas ilustrados de la clase acomodada que tomaron la decisión de unirse a la justa aspiración de los humildes, fusionaron sus intereses a los del pueblo trabajador y desencadenaron la lucha por la independencia y la abolición de la esclavitud. Sin embargo, la influencia cultural de la población explotada y su articulación creativa con el saber más elevado del occidente civilizado no ha sido suficientemente reconocida y asumida, aún cuando constituye una contribución original a la historia de Cuba, al movimiento intelectual y espiritual de nuestra América. Es de importancia capital estudiarla y trasmitirla a las nuevas generaciones de cubanos para que puedan cohesionarse mejor en lo interno y entenderse de manera más profunda y eficaz con el mundo.

En la raíz de las virtudes de la heroica familia Maceo Grajales están el ejemplo y la formación recibidos de sus dos pilares fundadores. Marcos, el padre, se incorporó a la lucha por la independencia y murió combatiendo por ella. Mariana alentó al esposo y a los hijos al combate, se echó al monte a curar heridos y dar apoyo a la tropa y hasta el último aliento mantuvo inconmovible su apego a la causa de la independencia.

El ejemplo de esta familia muestra cómo en las situaciones sociales de atraso cultural, de pobreza en los campos, poblados y ciudades del Oriente de Cuba de hace más de 150 años, pudo emerger una cultura familiar que permitió la incorporación de las masas explotadas a la contienda bélica por la libertad de la patria, aportando disciplina, coraje, sagacidad y asumiendo responsabilidades relevantes en la conducción de la guerra.

De aquella venerada mujer escribió José Martí en la nota publicada en el periódico Patria en ocasión de su muerte, expresando los sentimientos que todos albergamos hacia su excepcionalidad: “Patria en la corona que deja en la tumba de Mariana Maceo, pone una palabra: -¡Madre!”.

Gracias, noble Mariana por tu dignidad y ejemplo, el que las mujeres cubanas han seguido y multiplicado en la Federación de Mujeres Cubanas, que felicitamos desde estas páginas por su cumpleaños.

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