Chi beneficia dell’emigrazione venezuelana per il Darien?

misionverdad.com

Il governo panamense ha reagito di fronte al flusso migratorio nella selva del Darién, una regione attraverso la quale transitano più di 320000 viaggiatori irregolari diretti negli USA. Questa cifra è qualificata come “inedita” dalle autorità di quel paese e “rivela la portata di questa crisi umanitaria e di sicurezza”, hanno dichiarato lo scorso 28 agosto.

Il Ministero della Sicurezza Pubblica ha riferito che dal 1° gennaio sono passati di lì 320098 migranti irregolari, di cui 190889 venezuelani, 42414 ecuadoriani e 35495 haitiani.

Ad agosto si è registrato un aumento notevole perché in 28 giorni è stato segnalato il transito di 68340 persone, il 23% in più rispetto ai 55387 migranti che hanno attraversato quel parco nazionale di Panama lo scorso luglio. Lì operano gruppi criminali che commettono tutti i tipi di crimini, il che rende il confine con la Colombia più inospitale.

La direttrice del Servizio Nazionale per la Migrazione, Samira Gozaine, ha commentato che “la crisi si è aggravata, nel 2016 si parlava di 20000 in un anno ed era crisi”, per questo proporrà all’Esecutivo panamense una serie di misure per affrontare la situazione.

La funzionaria ha aggiunto che il suo governo riceve i migranti in stazioni dove raccoglie i loro dati biometrici e offre loro assistenza medica e alimentare. Negli ultimi anni nell’operazione sono stati investiti “quasi 70 milioni di dollari”, secondo quanto ha affermato.

Inoltre, le forze di sicurezza dello Stato effettuano un’operazione speciale alla frontiera e informano sul salvataggio di migranti abbandonati da trafficanti o della cattura di alcuni di questi operatori che hanno aggredito, violentato o persino ucciso coloro che viaggiavano.

QUELLO CHE L’USAID NON DICE

Come conseguenza dei tentativi di cambio di regime in Venezuela attuati dagli USA a partire dall’amministrazione Obama, le sanzioni, insieme al sabotaggio interno dell’industria petrolifera e dell’economia in generale, hanno causato una crisi economica che ha motivato la migrazione dei venezuelani verso i paesi vicini e, recentemente, verso gli USA via terra.

La narrativa dell’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID) di una “crisi umanitaria” si basa su aspetti come la carenza di carburante che avrebbe un impatto sui prezzi del cibo e dei prodotti di base, nonché sul basso reddito delle famiglie venezuelane, che porterebbe a un scenario di “insicurezza alimentare”.

Ciò che l’agenzia non dice, con totale intenzionalità, sono le cause strutturali che inducono la presunta “crisi”, dalla disarticolazione dell’industria petrolifera, in fase di ripresa dal 2022, passando per il blocco degli acquisti internazionali, sino ai fondi che lo stesso governo USA, insieme ad altri, mantengono sequestrati nelle banche internazionali.

Proprio come è aumentato, in quest’anno, il numero degli emigranti venezuelani che attraversano il Darién, è aumentato anche lo stanziamento di fondi USAID per la “Complessa Emergenza Umanitaria” del Venezuela.

Finora, quest’anno, questa facciata della CIA ha sborsato, in territorio nazionale, 94 milioni di $ degli oltre 140 milioni che gestisce nel quadro del cosiddetto Piano di Risposta Umanitaria (HRP) 2023 dell’ONU per il Venezuela.

L’USAID ha dispensato fondi milionari, rifugiandosi nel fatto che “l’afflusso di venezuelani continua a sovraccaricare i servizi sociali, soprattutto nelle zone frontaliere di Brasile, Colombia, Ecuador e Perù”, come espediente narrativo.

La gestione di tali soldi è stata criticata dalla stessa amministrazione Biden per la discrezionalità politica rivelata dalle verifiche.

Secondo l’Osservatorio Venezuelano Antiblocco, proprio Panama è il paese che ha emesso il maggior numero di sanzioni contro il Venezuela dopo USA e Canada, ma non è uno dei paesi favoriti dai programmi “umanitari” dell’USAID.

Tale agenzia prevede di portare la cifra a 720 milioni “per fornire assistenza vitale, in particolare alimenti, salute, mezzi di sussistenza, nutrizione, protezione e acqua, servizi igienico-sanitari e igiene (WASH), a circa 5,2 milioni di persone nel 2023, con la collaborazione di 138 partner umanitari”, si legge nel bollettino diffuso lo scorso giugno.

Ha concentrato la maggior parte delle risorse sull'”assistenza umanitaria” in territorio venezuelano, lasciando al secondo posto i programmi di “Democrazia, diritti umani e governance”, che costituivano il settore preferenziale dei suoi contributi. Secondo il rapporto 2022, l’agenzia ha sborsato più di 650 milioni di $ quell’anno destinati alla “Complessa Emergenza Umanitaria” in Venezuela, di cui 190 milioni sono stati distribuiti in territorio nazionale, privilegiando anche “l’assistenza umanitaria” (114 milioni).

CHI BENEFICA DELL’ “EMERGENZA UMANITARIA”?

Le cifre sopra menzionate portano a chiedersi chi o quali settori beneficiano della migrazione venezuelana, dato che è ben noto il travaso di risorse dalle agenzie di cooperazione del Nord Globale ai gruppi politici e ai media di un settore dell’opposizione venezuelana attraverso le ONG.

L’agenda politica interventista promossa dall’USAID è incentrata sulle elezioni primarie organizzate dalla Piattaforma Unitaria Democratica (PUD). Questa fazione dell’opposizione ha negato di utilizzare fondi sequestrati dagli USA ma, nel settembre 2022, una funzionaria dell’USAID ha rivelato il ruolo essenziale dell’agenzia nel coordinamento diretto e nell’iniezione di risorse per l’evento.

Alcune ONG sono vitali per il massiccio sostegno finanziario, tecnico e logistico di Washington all’opposizione venezuelana. Secondo il giornalista Ben Norton, la CIA li chiama “punti di passaggio”: organizzazioni di terze parti che fungono da canali, apparentemente indipendenti, per fornire finanziamenti del governo USA a gruppi politici e media stranieri.

Con il deterioramento economico che rafforzano le sanzioni e le reti di organizzazioni che facilitano l’emigrazione attraverso il Darién, si rafforza la manipolazione percettiva contro il paese, che motiverebbe disordini sociali e stimolerebbe la partecipazione dell’elettorato alle primarie. Almeno queste sono le intenzioni di quella parte politica.

Inoltre, nel racconto dell’immigrazione venezuelana e della “crisi” dei diritti umani, verrebbero stimolate anche alcune iniziative di violenza organizzata (guarimbas) che operatori come Antonio Ledezma e Orlando Urdaneta hanno già annunciato. Il dialogo politico è in fase di stallo a causa del mancato rispetto, da parte di Washington, degli accordi tra governo e opposizione raggiunti in Messico, nel novembre 2022, il che presuppone uno scenario di conflittualità alimentato dal settore dell’opposizione che ha indetto le primarie con precandidati inabilitati.

Risulta chiaro che le immagini di morti lungo il percorso a causa di incidenti, attacchi di animali o criminali; suicidi, donne e minori vittime di violenza sessuale, bambini o anziani abbandonati nell’attraversamento della selva, servono da stimolo per le aspirazioni narrative di coloro che, con l’USAID, mantengono circuiti di finanziamento illegale di organizzazioni politiche la cui agenda non sarebbe legata al percorso elettorale per denominazione di origine.

Esiste la possibilità che la pioggia di dollari sia il carburante per insufflare agende le cui intenzioni si vanno palesando tra dichiarazioni e vicoli ciechi politici.

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