Il recente XV Vertice dei paesi del BRICS, in Sudafrica, senza dubbio costituirà un prima e un dopo nelle relazioni di collaborazione reciproca.
Chissà, forse è giunto il momento di convincerci che solo uniti e fermi si può affrontare e vincere il mondo disuguale, egemonico, di guerre e sanzioni, imposto dall’occidente con la direzione degli Stati Uniti.
Per questo è tanto importante il dibattito con le riflessioni degli attuali cinque leaders che formano il Gruppo e di quelli che dal 1º gennaio saranno membri pieni.
Una definizione è sufficiente e l’ha fatta il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva: «Ora il BRICS è più forte del G77+Cina (che riunisce le sette economie mondiali più forti). Nel 1995, i paesi del G77 avevano il 45% di partecipazione nel PIL mondiale, a parità d’acquisto, e i BRICS il 16%». Ora il BRICS ha il 36% e il G77 il 29%.
Dettagliando sulle necessità di questo blocco di paesi, il mandatario del gigante sudamericano ha spiegato: «Il continente africano è molto povero. E il problema è che quasi tutti i paesi devono molto al FMI, e la quantità d’interessi che pagano impedisce loro d’investire in qualsiasi altra cosa. Per questo ho proposto l’idea che i paesi ricchi trasformino questo debito (degli africani) con il FMI in opere d’infrastruttura, per far sì che i paesi africani possano cominciare a crescere, e poi possano pagare il loro debito. Va data loro questa opportunità».
Si tratta della riflessione di un leader del Terzo Mondo, mandatario di uno dei cinque paesi che formano il Gruppo dei BRICS, e uno dei sostenitori del suo ampliamento, realizzato nel Vertice recente in Sudafrica.
E anche se l’obiettivo della crescita non è stato per «spaventare» qualcuno, la realtà è che l’incertezza e la valanga di epiteti avversi, da parte dell’ Occidente, mostrano quanto è stata opportuna e coraggiosa la decisione di rinforzare i BRICS.
Il presidente del Sudafrica e anfitrione del Vertice, Cyril Ramaphosa, ha descritto il Gruppo come «un insieme di paesi con sguardi differenti, ma una sola visione condivisa per un mondo migliore».
Si constata, ugualmente che l’inclusione di Iran, Arabia Saudita e Emirati Arabi, pone in prospettiva un obiettivo che rinforza molto il Gruppo: l’energetico, dato che si tratta di paesi tra i migliori produttori di gas e petrolio.
Il presidente dell’Iran, Ebrahim Raisi, ha detto che la partecipazione della Repubblica Islamica nelle transazioni commerciali con America Latina, Africa e Asia ha sperimentato un aumento del 14% dall’agosto del 2021.
Inoltre ha respinto il consiglio di «sorridere agli USA o ad alcuni paesi europei» che suole darsi. Ha precisato: «Non aspettiamo il loro sorriso e non facciamo sì che l’economia e la vita delle persone dipendano dalla loro volontà».
«Esiste un’opportunità molto buona, chiamata alleanza globale BRICS, con l’Organizzazione di Cooperazione di Shanghai», ha informato Sputnik.
Tra i nuovi paesi la cui entrata è stata accettata, c’è l’Argentina, una grande nazione latinoamericana, grande produttrice di alimenti, che –anche come membro– può risvegliare incertezza per la congiuntura politica attorno alle elezioni presidenziali di quest’anno.
Un impegno già presente, ma al quale si dovrà lavorare molto, è quello della moneta unica per i paesi che formano i BRICS.
L’ex mandatario colombiano Ernesto Samper ha segnalato: «Non possiamo continuare ad accettare che attraverso il dollaro s’impongano sanzioni unilaterali».
La crescita del gruppo è stata il primo passo, ha detto Lula: «I BRICS sono diventati una cosa più poderosa, più forte e più importante. Credo che il mondo non sarà lo stesso dopo l’ampliamento dei BRICS nelle discussioni economiche globali».
È si potrà anche fare di più se si concretano le alleanze che uniscono il Sud globale, come ha proposto il Presidente cubano, nell’incontro: «Il G77 + Cina e i BRICS abbiamo l’opportunità di generare una trasformazione storica. Per il bene delle future generazioni, facciamolo!».