La Campagna di Alfabetizzazione nella crociata del popolo cubano contro l’ignoranza

Eloisa Carrera

Nel 1961, il lavoro del Ministero dell’Educazione del Governo Rivoluzionario si era molto intensificato, poiché l’organismo realizzava i grandi obiettivi annunciati da Fidel, nel settembre 1960, davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite; ecco perché, il 3 ottobre 1960, la Commissione Nazionale per l’Alfabetizzazione e l’Educazione Fondamentale si trasformò nella Commissione Nazionale per l’Alfabetizzazione che portò avanti la famosa ed epica battaglia nel paese. Non dimentichiamo che il nostro popolo dovette affrontare, nell’aprile 1961, l’aggressione mercenaria imperialista di Playa Girón; tuttavia, la grande speranza che noi cubani avevamo di realizzare la Rivoluzione educativa non fu tradita.

Adempiere al nobile compito di alfabetizzare non era una novità per il nostro popolo: in questo senso merita una menzione speciale il caso del giovane maestro di Pinar del Río Rafael Morales y Gonzalez Moralitos, che tenne lezioni di lettura nei Campi libertari dei mambis insorti; benché, naturalmente, non fosse il solo, perché lì si insegnava, quando possibile, in mezzo al caos provocato dal conflitto armato, al punto che anche uomini del calibro di Ignacio Agramonte, Céspedes e dello stesso Martí anche si convertirono in veri insegnanti alfabetizzatori in quel contesto ostile.

Bisogna anche sottolineare l’opera del maestro Moralitos, perché oltre ad essere l’autore della Legge di Pubblica Istruzione della Repubblica di Cuba in Armi e della Legge sulla Stampa e suoi regolamenti, giunse a fondare una Scuola e creò la primo Cartilla [1] (sillabario ndt) rivoluzionaria che si conosce nella nostra Patria, per imparare a leggere; con la quale favorì l’alfabetizzazione non solo dei combattenti che ne avevano bisogno bensì della popolazione in generale dei territori di “Cuba libera” in mezzo alla zona paludosa mambisa.

Si deve ricordare che fin dall’inizio della lotta per la libertà, l’alta dirigenza della Guerra attribuì grande importanza alla necessità di educare i soldati analfabeti. Successivamente, nell’ultima fase della Guerra, l’alfabetizzazione e l’educazione furono presenti come parte attiva, anche nella storica Costituzione de La Yaya (1897). In un racconto come questo, diventa rilevante la storica figura di Daniel Fajardo Ortíz, poiché fu lui a ideare e mettere in pratica la “Cartilla”[2] per imparare a leggere nelle Scuole pubbliche dello Stato”, pubblicata presso la Tipografia del giornale El Cubano libre[3] nel 1986, di cui è stato condirettore.

Dai primi giorni di gennaio del 1959, nel Ministero dell’Educazione iniziò l’applicazione del Programma Rivoluzionario, che significò estendere i servizi educativi a tutta la popolazione cubana; con ciò si è data continuità al lavoro iniziato nelle montagne dall’Esercito Ribelle in base all’Ordine Militare N° 50 della Legge Organica del Dipartimento di Educazione del Secondo Fronte Orientale Frank País. È rivelatore il potere costatare che molto presto s’iniziò la battaglia per l’alfabetizzazione tra le stesse fila dell’Esercito Ribelle, anche nella Guarnigione di La Cabaña.

Molti maestri si erano già assunti il ​​compito di lavorare per eliminare l’analfabetismo, ma i loro sforzi erano insufficienti di fronte alla sfida di insegnare a leggere a tutti i cubani che ne avevano bisogno. L’esistenza di un alto indice di questo flagello era uno dei più gravi problemi che abbiamo dovuto affrontare noi cubani; il suo annientamento si convertì in una sfida essenziale, perché in un Paese pieno di analfabeti non può esserci sviluppo. Bisogna insegnare alle nuove generazioni a vincere la battaglia per la cultura generale, con il concorso e la volontà politica di tutti, perché questo non è solo un problema scolastico che tocca un Ministro o un Ministero specifico, bensì è un problema che tocca l’intera nazione, la sua definitiva liberazione finale e progresso.

A Cuba la lotta contro l’analfabetismo si  sviluppò affrontando contemporaneamente due questioni fondamentali: aumentare significativamente il numero delle aule e l’alfabetizzazione degli adulti. La creazione di aule e scuole è essenziale nella lotta contro l’analfabetismo, poiché una delle principali cause di questo problema è la mancanza di sufficienti aule per soddisfare i bisogni educativi dell’intera popolazione tra i cinque e i quattordici anni; con questa strategia si iniziò ad attaccare il male alle sue radici.

Toccò all’eroica città orientale di Santiago de Cuba essere lo spazio in cui, appena un mese dopo il trionfo rivoluzionario, fu annunciato l’inizio del Piano Urgente di Alfabetizzazione di Cuba; attraverso la Risoluzione n. 7692 dell’11 febbraio 1959, che indicava che: “Raccomandiamo la piena mobilitazione delle risorse umane e delle riserve morali della nostra Patria, mediante la incorporazione di maestri, studenti, commercianti, industriali, lavoratori, professionisti e delle istituzioni civili e militari del Governo Rivoluzionario. Il contributo delle entità civiche, religiose, professionali, fraternali, sindacali, industriali e commerciali sarà considerato della massima importanza in questo sforzo nazionale di alfabetizzazione”.

Quanto sopra dimostra che fin dalle sue origini il nobile compito dell’alfabetizzazione fu concepito dalla direzione della Rivoluzione cubana come una sfida che teneva conto dello sradicamento dell’analfabetismo in tutta la società, il che la convertì in un fatto di carattere culturale di massa e un evento che, ovviamente, non aveva precedenti nel Paese.

Può essere considerato l’inizio della Campagna Nazionale di Alfabetizzazione, che ebbe il suo coronamento nel 1961, con lo storico incontro avvenuto nel pomeriggio del 2 marzo 1959, in cui nacque la Commissione Nazionale per l’Alfabetizzazione e l’Educazione Fondamentale ─ sotto la direzione del Reverendo Raúl Fernández Ceballos─[4] che si convertì nel necessario e immediato antecedente della Commissione che, finalmente, ebbe a suo carico la responsabilità dell’epopea dell’alfabetizzazione dell’anno 1961.

La Commissione funzionò come un’unica direzione tecnica e da lì si organizzò, coordinò e portò avanti il ​​colossale processo di preparazione dell’intera Campagna, che incluse un arduo decisivo e preziosissimo lavoro statistico. La Commissione era composta da organismi governativi e non; comprendeva anche una Sezione Tecnica, con la missione di organizzare e dare priorità al lavoro pedagogico e alla formazione degli alfabetizzatori. Vale la pena sottolineare la lungimirante premessa che fu assumere il progetto ideato dal talento della Dott.ssa Carmen Gómez García e del Maestro Raúl Ferrer della rivista Arma Nueva, che divenne strumento di propaganda e di consiglio per gli interessati e intensificò i corsi di preparazione degli alfabetizzatori.

Durante la fase insurrezionale, il dottor Hart aveva visitato incessantemente le sei province che allora esistevano nel paese, perché era costantemente preoccupato da ciò che accadeva in ogni angolo con il lavoro insurrezionale clandestino. Ora che iniziava la sua attività di Ministro, continuò con quella stessa linea di condotta e  visitò ciascuno dei territori con l’équipe di lavoro del Ministero dell’Istruzione, per verificare ─direttamente─ in ogni luogo, i bisogni educativi specifici e in questo modo essere in grado di trovare la soluzione più adeguata ad ogni problema.

Per tutto il 1959 e incluso nel 1960, il compito dell’alfabetizzazione continuò a guadagnare slancio, intensità e sostegno per il suo lavoro organizzativo e pedagogico sotto l’incoraggiamento e la direzione di Fidel. Ma l’appoggio decisivo per la vittoria totale di quell’impresa cominciò ad essere una realtà quando, proprio il dirigente storico della Rivoluzione cubana, nell’atto di riconoscimento e laurea dei primi millequattrocento Maestri Volontari, che ricevettero il loro corso di formazione nella Sierra Maestra, il 29 agosto 1960, lanciò un appello di massa alla popolazione annunciando che l’anno prossimo sarà l’Anno dell’Educazione e che l’intero popolo si mobiliterà per eliminare, in un anno, l’analfabetismo. Ciò fu sottolineato dallo stesso Fidel, il 26 settembre 1960, nel discorso pronunciato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU), quando informò il mondo che nel 1961, il nostro paese avrebbe effettuato la Campagna di Alfabetizzazione in un solo anno. Fu proprio a partire da queste dichiarazioni pubbliche di Fidel che tutti gli sforzi educativi realizzati dal Ministero dell’Educazione poterono moltiplicarsi su una scala inimmaginabile, grazie alla volontà politica e all’entusiasmo che questo intervento generò in tutto il paese.

Per ottenere migliori prestazioni e operatività per l’intenso lavoro di alfabetizzazione, le basi già create dovettero essere adattate alle nuove condizioni storiche. Fu allora che ebbe luogo la trasformazione della Commissione Nazionale per l’Alfabetizzazione e l’Educazione Fondamentale nella Commissione Nazionale per l’Alfabetizzazione. In cui il Dott. Hart rimase alla presidenza e nominò suo Coordinatore Nazionale il compagno Mario Díaz; l’indimenticabile maestro, il poeta Raúl Ferrer, come Vice Coordinatore Nazionale e continuarono, con diverse responsabilità, i compagni che erano stati membri fin dalla prima Commissione; era composta anche dai responsabili del Ministero dell’Educazione, per l’Istruzione degli Adulti e Garanzia; nonché un delegato di ciascuna delle diverse organizzazioni, organismi e istituzioni della neonata e nuova Società Civile Rivoluzionaria di quel tempo.

Dal trionfo rivoluzionario, la massima direzione del Ministero dell’Educazione del Paese aveva dispiegato i propri sforzi nella ristrutturazione generale,  progettazione e attuazione della Riforma Generale dell’Istruzione, nonché alla promozione e al raggiungimento di cambiamenti radicali nell’organizzazione e nel sistema scolastico. Ma l’inizio definitivo della Campagna di Alfabetizzazione significò, per il processo educativo, la sua trasformazione e completa il legame con il suo principale soggetto e protagonista: il popolo cubano.

La risposta del popolo non si fece attendere e si cominciarono a distribuire le prime copie del Sillabario ¡Venceremos! e del Manuale ¡Alfabeticemos!, uscite dalla Tipografia Nazionale, che erano state preparate dalla Sezione Tecnica della Commissione Nazionale per l’Alfabetizzazione e l’Educazione Fondamentale.

Per portare avanti i lavori della Campagna furono organizzati decine di migliaia di cubani, tra cui “gli studenti brigatisti Conrado Benítez; alfabetizzatori popolari; maestri integrati come quadri e specialisti; operai raggruppati nelle brigate Patria o Muerte, alle quali vanno aggiunti innumerevoli lavoratori di diversi rami, nonché personale amministrativo e di servizio, il cui lavoro anche risultò essenziale per l’assicurazione materiale e organizzativa della Campagna”.

Il dottor Hart ricordava l’impresa in questo modo: “L’incontro tra l’alfabetizzatore e l’analfabeta si produsse sotto la forza spettacolare che propiziò lo slogan creato dal maestro Raúl Ferrer: “QUTATA AL CUADRADO: che ogni analfabeta abbia il suo alfabetizzatore, che ogni alfabetizzatore abbia il suo analfabeta”, lo stesso prese piede tra le masse e si convertì in una vera forza materiale. L’identificazione tra l’alfabetizzatore e l’analfabeta fu un fatto umano che raggiunse le fibre di milioni di cubani e come tale rappresentò un evento ideologico rivoluzionario di profonda trasformazione morale […].

In quei meravigliosi giorni e mesi andarono in pezzi secoli di ignoranza e di sfruttamento. L’alfabetizzazione fu un fatto educativo e culturale creatore di coscienza rivoluzionaria e formò parte dell’intenso movimento popolare di profonde aspirazioni di rinnovamento radicale che il Paese stava vivendo nei primi anni della Rivoluzione.

Il 22 dicembre 1961, di quello storico anno, Fidel proclamava in Plaza de la Revolución che avevamo vinto la battaglia contro l’analfabetismo. Il processo educativo e culturale cubano acquisiva un significato nazionale e internazionale esemplare. Per questo poté dire: “Nessun momento è più solenne ed emozionante; nessun istante di giubilo maggiore, nessun minuto di legittimo orgoglio e gloria come questo, in cui quattro secoli e mezzo di ignoranza sono stati sconfitti”.

Le decine di migliaia di alfabetizzatori riuniti nella Plaza de la Revolución José Martí esclamarono in coro: “Fidel, Fidel, dicci cos’altro dobbiamo fare, la sua risposta fu, ora dobbiamo diventare maestri, artisti, professori, tecnici, ingegneri, specialisti nelle più diverse discipline della scienza e della cultura”.

Così, insieme all’immagine di José Martí, nacque il movimento educativo, culturale e scientifico generato dalla Rivoluzione cubana, che da quasi cinque decenni ne costituisce la spina dorsale e costituisce la garanzia decisiva dell’indipendenza del Paese e la lettera di presentazione di Cuba davanti al mondo.”[5]

A Cuba, grazie al lavoro della Campagna, il tasso di analfabetismo si ridusse al 3,92% del totale della popolazione dell’epoca. Il Governo Rivoluzionario si lavorò anche affinché i cubani che avevano appena imparato a leggere e  scrivere non diventassero analfabeti di ritorno; per questo era necessario che continuassero a studiare e per questo stesso scopo furono create aule di prosecuzione fino al terzo grado di scolarizzazione e corsi di perfezionamento operaio per i lavoratori che avevano un livello di scolarizzazione compreso tra il terzo e il sesto grado. In questo modo fu possibile dare un senso integrale e un profondo significato al miglioramento di queste grandi masse di cubani creando la Direzione Nazionale per il Miglioramento Operaio e Contadino, alla cui testa fu posto l’esperto maestro Raúl Ferrer.

Cuba realizzò in meno di un anno l’opera che l’UNESCO aveva concepito per un periodo non inferiore a dieci. Le esperienze della Campagna di Alfabetizzazione Cubana, dopo tanti anni dall’aversi realizzato, continuano ad essere un riferimento obbligato per gli interessati ad un tema così delicato come questo.

Presso il Ministero dell’Istruzione si continuò a lavoro per consolidare, nella pratica, la nuova politica educativa e adeguare le strutture degli organismi di direzione in conformità con lo sviluppo del lavoro di tutte le sue dipendenze. Allo stesso modo, si tracciarono nuove strategie organizzative, che nascevano ogni giorno, per ogni compito specifico, perché si trattava di un compito politico di primissimo ordine, perché, ovviamente, l’organizzazione, l’efficienza e il controllo dei compiti educativi sorgevano dal lavoro e non questo da quello. Nacque così la nuova ed efficiente organizzazione del Ministero dell’Educazione, basata sulla creazione pratica di un lavoro intellettuale rivoluzionario, che aprì nuove prospettive e cammini all’educazione cubana. Tale impresa gettò le basi del Progetto Educativo Rivoluzionario, che continuò a perfezionarsi per elevare il livello educativo e culturale del popolo cubano.

Per realizzare la Campagna di Alfabetizzazione, il principale impegno del Progetto Educativo Rivoluzionario, si tenne conto dell’Ideologia Educativa Cubana forgiato dalla fine del XVIII secolo, “con una forte influenza umanista, democratica, di ampia partecipazione”,[6] patriottica, latinoamericana e rivoluzionaria. In cui, per il suo buon funzionamento, si collegavano quattro ambiti fondamentali della società: la famiglia, la scuola, la comunità e i mass media, in modo articolato, sistematico ed efficace. Solo in questo modo un obiettivo dalla dimensione epica come questo poté essere raggiunto in così poco tempo.

[1] È opportuno precisare che si tratta di un sillabario manoscritto e mai stampato.

[2] Questo Sillabario in cui si insegnavano frasi dal contenuto rivoluzionario e veniva utilizzato il metodo di compitazione è considerato un antecedente del Sillabario ¡Venceremos! e del manuale ¡Alfabeticemos! della grande Campagna di Alfabetizzazione della Rivoluzione.

[3] Fu l’organo ufficiale della Repubblica di Cuba in armi, diretto da Clodomiro Betancourt e pubblicato per la prima volta a Camagüey nel 1869, la prima tappa si concluse nel 1871. Più tardi, nel 1895, rinacque sotto la direzione di Mariano Corona.

[4] Fu un insigne educatore, pastore della Chiesa Presbiteriana e direttore del Consiglio delle Chiese di Cuba, il cui lavoro fu encomiabile in difesa della Rivoluzione.

[5] Aldabonazo, 1997, p. 213.

[6] Justo Chávez: ob. cit., pag. 112.


La Campaña de Alfabetización en la cruzada del pueblo cubano contra la ignorancia

Por: Eloísa Carrera

En el año 1961, las labores del Ministerio de Educación del Gobierno Revolucionario, se habían intensificado ampliamente, pues el organismo dio cumplimiento a las grandes metas anunciadas por Fidel en septiembre de 1960 ante la Asamblea General de las Naciones Unidas; es por ello que el 3 octubre 1960  la Comisión Nacional de Alfabetización y Educación Fundamental se transformó en la Comisión Nacional de Alfabetización que llevó adelante la conocida y épica batalla  en el país. No olvidemos que nuestro pueblo enfrentó en el mes de abril de 1961, la agresión mercenaria imperialista de Playa Girón; no obstante, la gran esperanza que teníamos los cubanos de llevar adelante la Revolución educacional, no fue traicionada.

Cumplir con la noble tarea de alfabetizar, no fue algo nuevo para nuestro pueblo, en este sentido merece una mención especial, el caso del joven maestro pinareño Rafael Morales y Gonzalez Moralitos, quien dio clases de lectura en los Campamentos libertarios de los mambises insurrectos; aunque, desde luego, él no fue el único, porque allí se enseñó siempre que fue posible en medio del caos provocado por el conflicto armado, al punto que hombres de la talla de Ignacio Agramonte, Céspedes y el propio Martí, se convirtieron también en verdaderos alfabetizadores en aquel contexto hostil.

La obra del maestro Moralitos hay que destacarla también, porque además de ser el autor de la Ley de Instrucción Pública de la República de Cuba en Armas y de la Ley de Imprenta y sus regulaciones, llegó a fundar una Escuela y creó la primera Cartilla[1] revolucionaria que se conoce en nuestra Patria, para aprender a leer; con la que favoreció a la alfabetización no solo de los combatientes que la necesitaban sino de la población  en general de los territorios de “Cuba libre” en plena manigua mambisa.

Se debe recordar que desde el mismo comienzo de la contienda por la libertad, la alta dirigencia de la Guerra, le dio gran importancia a la necesidad de educar a los soldados iletrados. Con posterioridad, en la última etapa de la Guerra, la alfabetización y la educación estuvieron presentes como parte activa, incluso, de la histórica Constitución de la Yaya (1897). En un recuento como este, la histórica figura de Daniel Fajardo Ortíz, cobra vigencia, pues fue quien ideo y puso en práctica la “Cartilla[2] para aprender a leer en las Escuelas públicas del Estado”, publicada en la Imprenta del periódico El Cubano libre[3] en 1986, órgano del cual fue su codirector.

Desde los primeros días de enero de 1959, comenzó la aplicación del Programa Revolucionario en el Ministerio de Educación, lo cual significó extender los servicios educativos a toda la población cubana; con ello se dio continuidad a la labor iniciada en las montañas por el Ejército Rebelde a partir de la Orden Militar N° 50 de la Ley Orgánica del Departamento de Educación del Segundo Frente Oriental Frank País. Resulta revelador el poder constatar que muy tempranamente, se inició la batalla alfabetizadora en las propias filas del Ejército Rebelde, incluso en la Guarnición de La Cabaña.

Muchos maestros ya se habían dado a la tarea de trabajar por eliminar el analfabetismo, pero su esfuerzo era insuficiente ante el reto de enseñar a leer a todos los cubanos que lo necesitaban. La existencia de un elevado índice de ese flagelo, era uno de los más graves problemas que afrontábamos los cubanos; su aniquilación se convirtió en un desafío esencial, porque en un país lleno de analfabetos, no puede haber desarrollo. Se tenía que enseñar a las nuevas generaciones a ganar la batalla por la cultura general, con el concurso y la voluntad política de todos, porque ese no es meramente un problema escolar que afecta a un Ministro o a un Ministerio determinado, sino es un asunto que afecta a toda la nación, a su definitiva liberación y progreso.

En Cuba la lucha contra el analfabetismo se desarrolló atendiendo simultáneamente las dos cuestiones fundamentales: aumentar significativamente el número de aulas y la alfabetización de los adultos. La creación de aulas y escuelas es esencial en la lucha contra el analfabetismo, pues una de las causas principales de este problema es la carencia de suficientes aulas para atender las necesidades educativas de toda la población comprendida entre cinco y catorce años de edad, con esta estrategia se empezó a atacar el mal en su misma raíz.

Correspondió a la heroica ciudad oriental de Santiago de Cuba, ser el espacio en el que a solo un mes del triunfo revolucionario, se anunciara el comienzo del Plan Urgente de Alfabetización de Cuba; por medio de la Resolución N° 7692 del 11 de febrero de 1959, en la cual se indicaba que: “Recomendar la plena movilización de los recursos humanos y las reservas morales de nuestra Patria, mediante la in corporación de maestros, estudiantes, comerciantes, industriales, trabajadores, profesionales y de las instituciones civiles y militares del Gobierno Revolucionario. El aporte de las entidades cívicas, religiosas, profesionales, fraternales, laborales, industriales, comerciales, se considerará de máxima importancia en este esfuerzo nacional de alfabetización.”

Lo anterior demuestra que desde sus inicios, la noble tarea alfabetizadora fue concebida por la dirección de la Revolución Cubana como un desafío que tuvo en cuenta la erradicación del analfabetismo de toda la sociedad, lo que la convirtió en un hecho de carácter cultural masivo y un suceso que, obviamente, no tenía precedentes en el país.

Se puede considerar como el principio de la Campaña Nacional de Alfabetización, que tuvo su colofón en el año 1961, la histórica reunión que se realizó la tarde del 2 de marzo de 1959, en la que nació la Comisión Nacional de Alfabetización y Educación Fundamental ─bajo la dirección del reverendo Raúl Fernández Ceballos─[4] la que se convirtió en el necesario e inmediato antecedente de la Comisión que, finalmente, tuvo a su cargo la responsabilidad de la epopeya alfabetizadora del año 1961.

La Comisión funcionó como una dirección técnica única y desde allí se organizó, coordinó y se llevó adelante, el colosal proceso de preparación de toda la Campaña, lo que incluyó una ardua, decisiva e invaluable labor estadística. La Comisión quedó integrada por organismos gubernamentales y no gubernamentales; incluyó también una Sección Técnica, con la misión de ordenar y jerarquizar el trabajo pedagógico y de adiestramiento de los alfabetizadores. Vale destacar el preámbulo previsor que fue asumir el proyecto gestado por el talento de la Dra. Carmen Gómez García y el Maestro Raúl Ferrer de la revista Arma Nueva, la que se convirtió en un instrumento de propaganda y asesoramiento de los implicados e intensificó los cursos de preparación de alfabetizadores.

Durante la etapa insurreccional, el Dr. Hart había recorrido incesantemente las seis provincias que entonces existían en el país, porque tenía una constante preocupación por lo que ocurría en cada rincón con el trabajo insurreccional clandestino. Ahora que comenzaba su desempeño como Ministro, continuó con esa misma línea de conducta y recorrió con el equipo de trabajo del Ministerio de Educación cada uno de los territorios, para comprobar ─directamente─ en cada lugar, las necesidades educativas específicas y de esta forma ser capaz de buscar la solución más adecuada ante cada problema.

Durante todo el año 1959 e incluso en el año 1960, la tarea alfabetizadora continuó ganando auge, intensidad y apoyo, para sus labores organizativas y pedagógicas bajo el aliento y la dirección de Fidel. Pero el sustento decisivo para la victoria total en ese empeño, comenzó a ser realidad cuando, precisamente, el líder histórico de la Revolución Cubana, en el acto de reconocimiento y graduación de los primeros mil cuatrocientos Maestros Voluntarios, que recibieron su curso de capacitación en la Sierra Maestra, el 29 de agosto de 1960, lanzó al pueblo la masiva convocatoria alfabetizadora cuando dijo el año próximo será el Año de la Educación y el pueblo entero se movilizará para liquidar en un año el analfabetismo. Ello fue subrayado por el propio Fidel, el 26 de septiembre de 1960, en el discurso pronunciado en la Asamblea General de la Organización de Naciones Unidas (ONU), cuando comunicó al mundo que en 1961, nuestro país efectuaría la Campaña de Alfabetización en solo un año. Fue, justamente, a partir de esas declaraciones públicas de Fidel, que todos los esfuerzos educativos que venía realizando el Ministerio de Educación, pudieron multiplicarse a una escala inimaginable, por la voluntad política y el entusiasmo que esa intervención generó a lo largo y ancho de todo el país.

Con el objetivo de lograr un mejor desempeño y operatividad para las intensas labores alfabetizadoras, se tuvieron que adecuar las bases que ya se habían creado a las nuevas  condiciones históricas. Fue entonces que se produjo la transformación de la Comisión Nacional de Alfabetización y Educación Fundamental en la Comisión Nacional de Alfabetización. En la que el Dr. Hart se mantuvo a cargo de la presidencia y nombró al compañero Mario Díaz como su Coordinador Nacional; al inolvidable maestro, el poeta Raúl Ferrer, como Vicecoordinador Nacional y continuaron con diversas responsabilidades los compañeros que habían sido miembros desde la primera Comisión; también la integraron los responsables del Ministerio de Educación para la Educación de Adultos y Aseguramiento; así como un delegado de cada una de las distintas organizaciones, organismos e instituciones de la recién nacida y nueva Sociedad Civil Revolucionaria de entonces.

Desde el triunfo revolucionario, la máxima dirección del Ministerio de Educación en el país había desplegado sus esfuerzos en la reestructuración general, diseño y puesta en práctica de la Reforma General de la Enseñanza, así como en propiciar y lograr cambios radicales en la organización y el sistema escolar. Pero el comienzo definitivo de la Campaña de Alfabetización, significó para el proceso educacional, su transformación y completa la vinculación con su principal sujeto y protagonista: el pueblo cubano.

La respuesta del pueblo no se hizo esperar y se comenzaron a distribuir los primeros ejemplares salidos de la Imprenta Nacional de la Cartilla ¡Venceremos! y del Manual ¡Alfabeticemos!, que habían sido confeccionados por la Sección Técnica de la Comisión Nacional de Alfabetización y Educación Fundamental.

Para llevar adelante las labores de la Campaña, se organizaron decenas de miles de cubanos, entre los cuales estaban, “estudiantes brigadistas Conrado Benítez; alfabetizadores populares; maestros integrados como cuadros y especialistas; obreros agrupados en las brigadas Patria o Muerte, a las que hay que agregar un sinnúmero de trabajadores de distintas ramas, así como el personal administrativo y de servicios cuya labor también resultó indispensable para el aseguramiento material y organizativo de la Campaña”.

El Dr. Hart recordaba así la gesta:  “El encuentro entre el alfabetizador y el analfabeto se produjo bajo la fuerza espectacular que propició la consigna creada por el maestro Raúl Ferrer: “QUTATA AL CUADRADO: Que cada analfabeto tenga su alfabetizador, que cada alfabetizador tenga su analfabeto”, la misma prendió en las masas y se convirtió en una verdadera fuerza material. La identificación ente el alfabetizador y el analfabeto fue un hecho humano que llegó a las fibras de millones de cubanos y como tal representó un suceso ideológico revolucionario de profunda transformación moral […].

En aquellos hermosos días y meses se vinieron abajo siglos de ignorancia y explotación. La alfabetización fue un hecho educacional y cultural creador de conciencia revolucionaria y formó parte del intenso movimiento popular de aspiraciones profundas de renovación radical que vivía el país en los años iniciales de la Revolución.

El 22 de diciembre de 1961, de aquel año histórico, Fidel proclamaba en la Plaza de la Revolución que habíamos ganado la batalla contra el analfabetismo. El proceso educacional y cultural cubano adquiría una significación nacional e internacional ejemplarizante. Por eso pudo decir: “Ningún momento más solemne y emocionante; ningún instante de júbilo mayor, ningún minuto de legítimo orgullo y gloria como éste, en que cuatro siglos y medio de ignorancia han sido derrumbados”.

Las decenas de miles de alfabetizadores congregados en la Plaza de la Revolución José Martí exclamaron a coro: “Fidel, Fidel, dinos que otra cosa tenemos que hacer, su respuesta fue, ahora deben hacerse maestros, artistas, profesores, técnicos, ingenieros, especialistas en las más diversas disciplinas de la ciencia y la cultura”.

Así, junto a la imagen de José Martí, nació el movimiento educacional, cultural y científico generado por la Revolución Cubana que durante casi cinco décadas ha estado en su columna vertebral, y resulta la garantía decisiva de la independencia del país y la carta de presentación de Cuba ante el mundo.”[5]

En Cuba como resultado de la labores de la Campaña, el índice de analfabetismo quedó reducido al 3,92%, del total de la población de entonces. El Gobierno Revolucionario trabajó también para que los cubanos que acababan de aprender a leer y escribir no se convirtieran de nuevo en analfabetos por desuso; para eso era necesario que continuaran estudiando y con ese mismo fin se crearon las aulas de seguimiento hasta el tercer grado de escolaridad y los cursos de superación obrera para los trabajadores que tuvieran un nivel de escolaridad entre el tercero y sexto grado. Con ello se logró dotar de un sentido integral y un profundo significado la superación de esas grandes masas de cubanos al crear la Dirección Nacional de Superación Obrera y Campesina al frente de la cual, fue colocado el experimentado maestro Raúl Ferrer.

Cuba realizó en menos de un año el trabajo que la UNESCO había concebido para un período no menor de diez. Las experiencias de la Campaña de Alfabetización Cubana, a tantos años de haberse realizado, continúan siendo referente obligatorio para los interesados en un tema tan sensible como ese.

En el Ministerio de Educación se continuó trabajando para consolidar, en la práctica, la nueva política educacional y adecuar las estructuras de los organismos de dirección de acuerdo con el desarrollo de las labores de todas sus dependencias. Igualmente, se trazaron nuevas estrategias de organización, las cuales surgían todos los días, frente a cada tarea concreta, porque esa era una labor política de primerísimo orden, porque obviamente, la organización, eficacia y control de las tareas educativas, surgen del trabajo y no éste de aquella. Así fue naciendo la nueva y eficiente organización del Ministerio de Educación, sobre la base de la creación en la práctica d el trabajo intelectual revolucionario, lo que le abrió nuevas perspectivas y caminos a la educación cubana. Tal hazaña sentó las bases del Proyecto de Educación Revolucionario, el cual siguió perfeccionándose para elevar el nivel educativo y cultural del pueblo cubano.

Para realizar La Campaña de Alfabetización, el principal empeño del Proyecto Educacional Revolucionario, se tuvo en cuenta el Ideario Educativo Cubano forjado desde las postrimerías del siglo XVIII, “con una fuerte influencia humanista, democrática, de amplia participación”,[6] patriótica, latinoamericana y revolucionaria. En la cual para su buen funcionamiento estuvieron vinculadas cuatro esferas fundamentales de la sociedad: la familia, la escuela, la comunidad y los medios masivos de comunicación, de manera articulada, sistemática y efectiva. Solo de esa manera se pudo cumplir en tan breve tiempo, un objetivo que tuvo una dimensión epopeyica, como esta.

[1] Es válido señalar que esta fue esta una cartilla manuscrita que no llegó a ser impresa.

[2] Esta Cartilla en la que se enseñó con frases de contenido revolucionario y se utilizó el método del deletreo, es considerada un antecedente de la Cartilla ¡Venceremos! y del manual ¡Alfabeticemos! de la gran Campaña de Alfabetización de la Revolución.

[3] Fue el órgano oficial de la República de Cuba en armas, editado por Clodomiro Betancourt y publicado por vez primera en Camagüey en 1869, la primera atapa concluyó en 1871. Con posterioridad en 1895, renació bajo la dirección de Mariano Corona.

[4] Fue un distinguido educador, pastor de la Iglesia presbiteriana y directivo del Concilio de Iglesias en Cuba, cuya labor fue encomiástica en defensa de la Revolución.

[5] Aldabonazo, 1997, p. 213.

[6] Justo Chávez: ob. cit., p. 112.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.