Più di 6500 ex militari si tolgono la vita ogni anno negli USA e questo rappresenta, approssimatamente, 1 di ogni 5 morti in tutto il paese.
Al dramma dell’aumento della mortalità per armi da fuoco negli USA, dove ogni giorno ci sono più di cento morti per questa causa, si somma il tasso dei suicidi dei veterani di guerra statunitensi.
Più di 6500 ex militari si tolgono la vita ogni anno, e questo rappresenta circa uno di ogni cinque deceduti in tutto il paese. Il 70% di questi eventi includono armi da fuoco, in accordo con dati del Giffords Law Center, un’organizzazione per la prevenzione della violenza armata.
Il disturbo di stress post traumatico s’identifica come una delle malattie che danneggiano di più la salute del personale militare attivo, di riserva e ritirato, al disturbo vanno aggiunto problemi di ansietà, depressione e uso di droghe.
Per esempio, secondo un rapporto del Centro d’Informazione sulla Pena di Morte (DPIC), più di 800000 veterani della Guerra nel Vietnam e 300000 nell’Afganistan e Iraq, soffrono per questo tipo di malattie.
Il Dipartimento dei Temi dei Veterani è il responsabile della consegna dei benefici federali ai veterani e ai propri dipendenti, ma un giornalista della catena CNN ha scritto che 40 veterani sono morti mentre erano sotto trattamento in Phoenix, Arizona, durante l’amministrazione di Obama.
E non è il solo luogo in cui i veterani soffrono per l’indolenza da parte dei responsabili della loro assistenza.
Un rapporto rivelato da vari giornalisti ha confermato che migliaia di ex militari passano mesi in differenti ospedali del paese, per ricevere trattamento medico, ha riferito DW.
Le associazioni dei veterani hanno criticato con durezza l’atteggiamento della Casa Bianca di fonte alla situazione che affrontano gli ex combattenti, in molti casi senza lavoro, curati male, abbandonati dalla famiglia e senza l’assistenza promessa dal Governo.
Ogni 11 novembre, gli Stati Uniti onorano i 19,5 milioni di ex soldati, dei quali, secondo il Dipartimento dei Veterani, 1,5 milioni sono latini.
In accordo con la Legge d’Immigrazione e Nazionalità di questa nazione: «Se lei serve o ha servito nelle Forze Armate degli USA e le interessa diventare un cittadino statunitense, può essere eleggibile per sollecitare la naturalizzazione».
Ciò nonostante molti, terminato il servizio, trovano la solitudine, la disoccupazione e la deportazione.
Un’altra faccia del dramma che descrive con esattezza la situazione, è il fatto che circa 300 ex combattenti statunitensi attualmente si trovano nel detto corridoio della morte, in attesa d’esecuzione.
Ai tribunali non interessano le sequele psicologiche sofferte per le guerre. Tra le 1400 persone giustiziate da quando gli USA hanno ripristinato la pena di morte nel 1976, molte erano soldati decorati, indica il DPIC.
Sono grandi «eroi» quando si trovano a migliaia di miglia dalla loro nazione, sferrando le battaglie dell’impero, ispirando come protagonisti le serie televisive e ii film di Hollywood, ma una volta a casa è alta, molto alta la possibilità che siano considerati un peso pericoloso e finiscano dimenticati o trasformati nei cattivi della storia.