Eccellenze:
Per l’America Latina ed i Caraibi, questo Secondo Vertice CELAC-Unione Europea, costituisce una sfida, perché in lei dobbiamo abbozzarci l’obiettivo di riproporre i vincoli tra entrambe le regioni affinché effettivamente abbiano l’impatto desiderato nelle relazioni economiche, commerciali e di cooperazione.
La storia dimostra che il sottosviluppo dell’America Latina e dei Caraibi incominciano col saccheggio coloniale, lo sterminio di milioni di persone nei paesi originari e gli orrori dello schiavitù.
Le deformazioni strutturali delle nostre economie si acutizzarono con la sfruttamento neocoloniale, i paesi industrializzati e le multinazionali hanno imposto i loro interessi, il capitalismo ha stabilito modelli di produzione e consumo irrazionali ed insostenibili.
Gli Stati Uniti ci spogliarono di territorio e di sovranità sulle risorse naturali e mutilarono l’indipendenza delle nazioni della regione, perfino al prezzo di sanguinanti dittature militari. Il neoliberalismo cancellò una decade di progresso. Contagiarono le nostre economie con la crisi economica globale e la speculazione finanziaria.
A dispetto dei progressi raggiunti, l’America Latina ed i Caraibi sono la regione con la distribuzione della ricchezza più disuguale e persistono la povertà, l’insufficiente accesso all’educazione, alla salute ed alla conoscenza.
In giugno del 1999, nella Cima di Fiume di Janeiro, l’Unione Europea ci propose un’associazione strategico bi-regionale.
In Santiago del Cile, in gennaio del 2013, la CELAC reiterò la volontà di: cooperare ed approfondire le relazioni bi-regionali sulla base del rispetto, l’uguaglianza sovrana e senza interferenze esterne.
A L’Avana, nel gennaio del 2014, la CELAC ha approvato la Dichiarazione che l’America Latina ed i Caraibi sono Zona di Pace, stabilendo i principi rettori che dirigono i nessi tra i paesi della regione, applicabili alle loro relazioni col resto del mondo.
Invoco questa dichiarazione, per esprimere solidarietà con la Repubblica Bolivariana del Venezuela ed il suo Presidente Nicolas Maduro Moros di fronte all’arbitrario ed infondato Ordine Esecutivo del Presidente degli Stati Uniti, che l’impone sanzioni che la nostra regione reclama siano abrogate.
Sebbene condividiamo importanti vincoli storici e culturali, la nostra regione continua ad occupare un livello marginale dentro le priorità economico-commerciali dell’UE. Si rafforzano le asimmetrie e, meccanicamente ed ingiustamente, si ritira la cooperazione ai piccoli Stati dei Caraibi.
Le Mete dello Sviluppo del Millennio continuano essendo irraggiungibili. Senza un altro ordine economico internazionale e finanziario, l’Agenda di Sviluppo Posteriore al 2015 risulterà un miraggio ed incrementerà la dipendenza e la breccia Nord-Sud.
I modelli politici e lo Stato di benessere in Europa sono entrati in crisi. I programmi di aggiustamento ed austerità hanno danneggiato gravemente i lavoratori, le famiglie e gli immigranti. Parte considerabile di una generazione non ha trovato il suo primo impiego.
Per sopravvivere, è inevitabile fermare il cambiamento climatico con un accordo legalmente vincolante, ambizioso, giusto ed equo che garantisca finanziamento, tecnologia e cooperazione in materia di adattamento e mitigazione, sulla base delle responsabilità comuni ma differenziate ed il riconoscimento del debito storico dei paesi sviluppati.
Le crescenti minacce alla pace ed alla sicurezza internazionali, le guerre non convenzionali e la povertà, che devastano nazioni e distruggono Stati, spingono ad ondate di esseri umani disperati alla ricerca di rifugio.
Molto acerbamente, notiamo che l’espansione del NATO verso le frontiere della Federazione della Russia implicherebbe una grave minaccia alla pace, alla sicurezza ed alla stabilità internazionali e della stessa Europa. Reiteriamo il nostro rifiuto alle sanzioni contro questo paese.
Nonostante la storica decisione di Cuba e degli Stati Uniti di ristabilire relazioni diplomatiche, il bloqueo economico, commerciale e finanziario contro Cuba persiste in tutta la sua intensità. È arrivato il momento che l’Europa appoggi seriamente la sua eliminazione totale e metta fine al vergognoso Intendimento con gli Stati Uniti di novembre del 1996, che accetta la legislazione che lo sostenta ed internazionalizza, la Legge Helms-Burton.
La sospensione di questa ingiusta politica, con la devoluzione del territorio occupato illegalmente della Base Navale di Guantanamo, il termine delle trasmissioni radiali e televisive che violano le norme internazionali, la compensazione al nostro popolo per i danni umani ed economici subiti, e la soppressione dei programmi di carattere sovversivo, sono le premesse indispensabili per la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi.
Continuiamo a lavorare per la conclusione dell’Accordo di Dialogo Politico e di Cooperazione tra l’Unione Europea e Cuba sulle basi di reciprocità, rispetto mutuo e non ingerenza che accordammo nel 2008, per un nuovo inizio delle relazioni di cooperazione.
L’Unione Europea, che costituisce un importante socio economico per Cuba, ha buone possibilità per accompagnarci nel nostro sviluppo. Inoltre, può apportare alla costruzione di un mondo più giusto ed equo, e per questo urge demolire l’attuale sistema di dominazione, l’egemonismo, il saccheggio delle ricchezze e la speculazione finanziaria.
Come ha detto il leader storico della Rivoluzione Fidel Castro nel primo di questi appuntamenti, ‘vi invito ad operare il miracolo di convertire l’impossibile in qualcosa di molto reale’”.