Cosa voteremo noi venezuelani/e il 3D?

misionverdad.com

Lo scorso 21 settembre, l’Assemblea Nazionale (AN) del Venezuela ha approvato all’unanimità la richiesta di un referendum consultivo sulla controversia su Guayana Esequiba, territorio sottratto dal Regno Unito al Venezuela di concerto con gli USA attraverso un Lodo Arbitrale emesso a Parigi nel 1899. Ciò fu riconosciuto dall’ex impero britannico, nel 1966, quando sottoscrisse l’Accordo di Ginevra con il Venezuela.

Il 20 ottobre la richiesta è stata presentata al Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) ed è stata ratificata lo stesso giorno. Allo stesso modo, l’ente rettore del Potere Elettorale ha indicato che la data per la realizzazione delle elezioni sarà il prossimo 3 dicembre 2023.

Questa consultazione mira a definire le possibili strategie che lo Stato assumerà in difesa di quel territorio nella controversia con la Guyana, ma non a stabilire se il territorio di Essequibo appartenga o meno al Venezuela. Le sue domande lo dimostrano.

  1. RIFIUTARE LA MANIPOLAZIONE COLONIALE

La prima domanda: “E’ d’accordo a respingere con tutti i mezzi, in conformità con il diritto, la linea imposta fraudolentemente dal Lodo Arbitrale di Parigi del 1899, che pretende privarci della nostra Guayana Esequiba?” invita a confermare il rigetto di una sentenza basata su una cospirazione che pretendeva lo spoglio dei 159542 chilometri quadrati del territorio a ovest del fiume Essequibo e al cui processo il Venezuela non ha partecipato direttamente.

Le irregolarità dell’atto giuridico sono state esposte in un Memorandum scritto su volontà dell’avvocato della parte venezuelana durante il Lodo Arbitrale, Severo Mallet-Prevost. Lo statunitense e socio di un noto studio legale di New York, ha chiesto al suo collega Otto Shoenrich che, successivo alla sua morte, pubblicasse per iscritto le manipolazioni e le pressioni esercitate nel corso del processo: una trattativa avvenuta dietro le quinte tra gli arbitri, che hanno agito deliberatamente a favore del Regno Unito.

Shoenrich così fece, il testo fu pubblicato sulla rivista giuridica American Journal of International Law nel 1949 e la prova fu così schiacciante che il Regno Unito optò incontrarsi con il Venezuela per stabilire un accordo che si concretizzò a Ginevra nel 1966.

Il governo della Guyana desidera resuscitare un’operazione illegittima e ingannevole, anche se la sua ex metropoli ne riconosceva la scarsa consistenza legale.

  1. SUPPORTARE LA NEGOZIAZIONE E IL DIALOGO

La seconda domanda mira a riaffermare la via della negoziazione. Con “Sostiene l’Accordo di Ginevra del 1966 come l’unico strumento giuridico valido per raggiungere una soluzione pratica e soddisfacente per il Venezuela e la Guyana, riguardo alla controversia sul territorio della Guyana Essequiba?” alla popolazione viene chiesto quale sia il suo sostegno al processo che il Venezuela ha difeso da quando esisteva la rivendicazione.

La negoziazione e il dialogo come possibile strategia consentirebbe che tra entrambi i paesi lontani dalle armi e dalla propaganda. “Lo spazio geografico venezuelano è una zona di pace”, recita l’articolo 14 della Costituzione venezuelana e, in conformità ad esso, si intende ratificare il beneficio di entrambi i paesi.

Il disconoscimento dell’Accordo di Ginevra, firmato tra Venezuela, il Regno Unito e la colonia della Guyana britannica (che era prossima all’indipendenza) nel 1966, è espressione degli interessi che si muovono intorno al territorio di Essequibo e alle risorse naturali che lì si trovano. In una situazione come quella attuale, in cui le fonti di combustibili fossili e minerali stanno diventando sempre meno accessibili, è chiaro che le élite aziendali devono intensificare il loro impatto sulla geopolitica per assicurarsi giacimenti di materie prime a basso costo che garantiscano la loro egemonia nell’economia globale.

È il caso di ExxonMobil e di altri grandi attori della Big Oil, il cui protagonismo è permanente in controversie come quella attualmente  vigente tra Venezuela e Guyana.

  1. RIFIUTARE IL COLONIALISMO GIURIDICO

La terza domanda: “E’ d’accordo con la posizione storica del Venezuela di non riconoscere la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia per risolvere la controversia territoriale sulla Guyana Esequiba?” parte dal fatto che il Venezuela (né la Guyana) riconoscono la giurisdizione obbligatoria della Corte Internazionale di Giustizia (CIG).

Dalla fondazione di questo tribunale entrambi i paesi hanno rifiutato di sottoscrivere il protocollo facoltativo per riconoscere la sua giurisdizione nelle controversie legali. In questo senso, i passi seguiti dagli ultimi segretari generali delle Nazioni Unite (ONU) sono mancati di rigore giuridico.

Il 30 gennaio 2018, Antonio Guterres, Segretario Generale dell’ONU, ha dichiarato che, poiché ogni meccanismo diplomatico era fallito, l’ideale era portare il caso davanti alle istanze giudiziari internazionali e ha accantonato qualsiasi via per negoziazioni amichevoli con la Guyana.

La stessa CIG è un’istanza in cui, con le cifre, è stata dimostrata l’esistenza di pregiudizi coloniali sia nella loro formazione che nelle sue decisioni. Sostiene, in modo e ordine, le consuetudini egemoniche del diritto occidentale e ha una traiettoria di decisioni che avvantaggiano direttamente le potenze colonizzatrici con la concessione di territori o agevolazioni commerciali, o indirettamente, attraverso i vantaggi ottenuti dalle sue aziende o dai paesi alleati.

Sia i giudici della CIG che gli studi legali assunti da ExxonMobil per conto della Guyana non sono idonei perché hanno preso parte a processi di spoliazione territoriale; con ciò è chiaro che non è l’istanza qualificata per dirimere una controversia in maniera pacifica e giusta.

Il sistema dell’ONU permane sotto coazione degli USA e dei suoi satelliti. Non ha creato un meccanismo affinché questi paesi rispettino le sue sentenze in casi tanto gravi come l’uso della forza, in cui sono stati denunciati e sconfitti legalmente.

  1. OPPORSI ALL’ARBITRARIETÀ E ALLE MINACCE BELLICHE

Alla domanda se “E’ d’accordo ad opporsi, con tutti i mezzi conformi al diretto, alla pretesa della Guyana di disporre unilateralmente di un mare in attesa di essere delimitato, illegalmente e in violazione del diritto internazionale?” il sovrano costituzionale, cioè il popolo venezuelano, riaffermerebbe il suo rifiuto all’arbitrarietà di un paese vicino che ha deciso di usufruttuare uno spazio territoriale su cui non si è concordata la sua delimitazione.

Le pressioni aziendali e politiche sotto cui agisce il governo della Guyana lo hanno portato a violare gli stessi accordi di convivenza che ha sottoscritto con istituzioni multilaterali. In definitiva, il paese vicino fa parte di una strategia che mira alla destabilizzazione interna e al discredito sia del Venezuela che della regione sulla scena internazionale, incoraggiando interessi interventisti come quelli del Comando Sud USA.

Gli interessi estrattivi hanno manipolato il processo in istanze come l’ONU e la stessa CIG, hanno superato i codici di buon vicinato che esistono tra i paesi e hanno portato a provocazioni che cercano un’escalation nella controversia fino a scenari bellici.

Gli USA sostengono attivamente la Guyana su tutti i fronti, sia politicamente, diplomaticamente e militarmente. Finora quest’anno sono state effettuate due esercitazioni militari congiunte tra gli USA e la Guyana con l’intento di minacciare il Venezuela, e diverse dichiarazioni sono state rilasciate dall’alto governo USA a sostegno della parte della Guyana in questa controversia.

  1. PROGRDIRE NELL’IDENTITÀ E NELLA SOVRANITÀ NAZIONALE

La quinta e ultima domanda recita: “E’ d’accordo con la creazione dello stato di Guayana Esequiba e che si sviluppi un piano accelerato di assistenza globale per la popolazione attuale e futura di quel territorio che includa, tra gli altri, la concessione della cittadinanza e Carta d’identità venezuelana, in conformità con l’Accordo di Ginevra e il diritto internazionale, incorporando di conseguenza detto stato nella mappa del territorio venezuelano?”.

Questa è la cosa più importante per l’esercizio della sovranità: realizzare l’attuazione dell’identità nazionale negli abitanti di un territorio. Con l’attuazione di misure che affrontino e garantiscano il diritto all’identità degli abitanti dell’Esequibo, come membri appartenenti al territorio, si faranno progressi nella loro integrazione nella nazione venezuelana.

La Costituzione venezuelana stabilisce che “La sovranità risiede in modo non trasferibile nel popolo” (articolo 5), quindi il referendum è una delle maggiori espressioni di tale principio. I venezuelani sono abilitati, per mandato costituzionale, a partecipare con la loro voce e voto alla strategia che lo Stato assumerà per difendere il dialogo e la sovranità.

Allo stesso modo, l’articolo 71 dice che “Le questioni di particolare importanza nazionale potranno essere sottoposte a referendum consultivo”, per cui è essenziale rafforzare lo Stato di fronte all’assedio e alla spoliazione di ciò che gli dà vitalità (il territorio e la sua popolazione).


¿QUÉ VOTAREMOS LAS VENEZOLANAS Y LOS VENEZOLANOS EL 3D?

 

El pasado 21 de septiembre la Asamblea Nacional (AN) de Venezuela aprobó por unanimidad solicitar el referéndum consultivo por la disputa de la Guayana Esequiba, territorio que fue arrebatado por el Reino Unido a Venezuela en concierto con Estados Unidos mediante un Laudo Arbitral emitido en París en 1899. Así lo reconoció el eximperio británico en 1966 cuando suscribió el Acuerdo de Ginebra con Venezuela.

El 20 de octubre se llevó la solicitud ante el Consejo Nacional Electoral (CNE) y fue ratificado el mismo día. Asimismo, el ente rector del Poder Electoral indicó que la fecha para la realización de los comicios será el venidero 3 de diciembre de 2023.

Esta consulta busca definir las posibles estrategias que asumirá el Estado en defensa de ese territorio en controversia con Guyana, mas no consultar si el territorio Esequibo es o no de Venezuela. Sus preguntas así lo demuestran.

  1. RECHAZAR LA MANIPULACIÓN COLONIAL

La primera pregunta “¿Está usted de acuerdo en rechazar por todos los medios, conforme al derecho, la línea impuesta fraudulentamente por el Laudo Arbitral de París de 1899, que pretende despojarnos de nuestra Guayana Esequiba?” invita a confirmar el rechazo a un dictamen basado en una confabulación que pretendió el despojo de los 159 mil 542 kilómetros cuadrados del territorio al oeste del río Esequibo y en cuyo proceso Venezuela no participó directamente.

Las irregularidades del acto legal quedaron expuestas en un Memorándum escrito por voluntad del abogado de la parte venezolana durante el Laudo Arbitral, Severo Mallet-Prevost. El estadounidense y socio de un connotado bufete neoyorkino pidió a su colega Otto Shoenrich que, luego de su muerte, publicara por escrito las manipulaciones y presiones ejercidas durante el proceso: una negociación ocurrida tras bastidores entre los árbitros, que actuaron deliberadamente a favor del Reino Unido.

Shoenrich así lo hizo, el texto fue publicado en la revista jurídica American Journal of International Law en 1949 y la evidencia fue tan contundente que el Reino Unido optó por reunirse con Venezuela a establecer un acuerdo que se materializó en Ginebra en 1966.

El gobierno de Guyana desea resucitar una operación ilegítima y engañosa, aun cuando su anterior metrópoli reconoció su poca consistencia legal.

  1. APOYAR LA NEGOCIACIÓN Y EL DIÁLOGO

La segunda pregunta busca reafirmar la vía de la negociación. Con “¿Apoya usted el Acuerdo de Ginebra de 1966 como el único instrumento jurídico válido para alcanzar una solución práctica y satisfactoria para Venezuela y Guyana, en torno a la controversia sobre el territorio de la Guayana Esequiba?” se le pregunta a la población su apoyo al proceso que Venezuela ha defendido desde que existe el reclamo.

La negociación y el diálogo como estrategia posible permitiría que entre ambos países se establezcan acuerdos lejos de las armas y la propaganda. “El espacio geográfico venezolano es una zona de paz”, dice el artículo 14 de la Constitución venezolana y, en concordancia con ello, se pretende ratificar el beneficio de ambos países.

El desconocimiento del Acuerdo de Ginebra, firmado entre Venezuela, el Reino Unido y la colonia de la Guyana Británica (que estaba próxima a ser independiente) en 1966, es expresión de los intereses que se mueven en torno al territorio Esequibo y los recursos naturales que allí se encuentran. En una coyuntura como la actual, en la que se hacen cada vez menos accesibles las fuentes de combustibles fósiles y de minerales, queda claro que las élites corporativas requieren intensificar su impacto en la geopolítica para asegurarse de yacimientos de materia prima barata que garanticen su hegemonía en la economía global.

Tal es el caso de ExxonMobil y otros actores de la Big Oil, cuyo protagonismo es permanente en controversias como la que está vigente entre Venezuela y Guyana.

  1. RECHAZAR EL COLONIALISMO JURÍDICO

La tercera pregunta “¿Está usted de acuerdo con la posición histórica de Venezuela de no reconocer la jurisdicción de la Corte Internacional de Justicia para resolver la controversia territorial sobre la Guayana Esequiba?” parte de que Venezuela (ni Guyana) reconocen la jurisdicción obligatoria de la Corte Internacional de Justicia (CIJ).

Desde la fundación de este tribunal ambos países se han negado a suscribir el protocolo facultativo para reconocer su jurisdicción en controversias legales. En este sentido, los pasos seguidos por los últimos secretarios generales de la Organización de Naciones Unidas (ONU) han carecido de rigor jurídico.

El 30 de enero de 2018, Antonio Guterres, Secretario General de la ONU, declaró que, al haber fracasado cualquier mecanismo diplomático, lo ideal era llevar el caso ante las instancias judiciales internacionales y dejó de lado cualquier camino para las negociaciones amistosas con Guyana.

La propia CIJ es una instancia en la que, con cifras, se ha demostrado la existencia de sesgos coloniales tanto en su conformación como en sus decisiones. Sostiene, en modo y orden, las costumbres hegemónicas del derecho occidental y posee una trayectoria de decisiones que benefician directamente a potencias colonizadoras con la concesión de territorios o facilidades comerciales, o de forma indirecta, a través de las ventajas que obtienen sus empresas o sus países aliados.

Tanto los jueces de la CIJ como los bufetes contratados por ExxonMobil a nombre de Guyana carecen de idoneidad porque han formado parte de procesos de despojo territorial; con esto queda claro que no es la instancia calificada para dirimir una controversia de manera pacífica y justa.

El sistema de las Naciones Unidas permanece bajo la coacción de Estados Unidos y sus satélites. No ha logrado un mecanismo para que estos países acaten sus dictámenes en casos tan graves como el uso de la fuerza, en los que han sido denunciados y vencidos legalmente.

  1. OPONERSE A LA ARBITRARIEDAD Y LAS AMENAZAS BÉLICAS

Al preguntar si “¿Está usted de acuerdo en oponerse, por todos los medios conforme al derecho, a la pretensión de Guyana de disponer unilateralmente de un mar pendiente por delimitar, de manera ilegal y en violación del derecho internacional?” el soberano constitucional, es decir, el pueblo venezolano, reafirmaría su rechazo a la arbitrariedad de un país vecino que ha decidido usufructuar un espacio territorial sobre el cual no se ha acordado su delimitación.

Las presiones corporativas y políticas bajo las que actúa el gobierno guyanés le han llevado a violar los propios acuerdos de convivencia que ha suscrito ante instituciones multilaterales. En el fondo, el país vecino forma parte de una estrategia que busca la desestabilización interna y el desprestigio tanto de Venezuela como de la región en el ámbito internacional alentando intereses intervencionistas como los del Comando Sur de Estados Unidos.

Los intereses extractivos han manipulado el proceso en instancias como la ONU y la misma CIJ, han sobrepasado los códigos de buena vecindad que existen entre los países y derivado en provocaciones que buscan un escalamiento de la disputa a escenarios bélicos.

Estados Unidos apoya activamente a Guyana en todos los frentes, tanto en lo político y lo diplomático como en lo militar. En lo que va de año, se han realizado dos ejercicios militares conjuntos entre Estados Unidos y Guyana con la intención de amenazar a Venezuela, y se han realizado distintos pronunciamientos desde el alto gobierno estadounidense en respaldo a la parte guyanesa en esta controversia.

  1. AVANZAR EN LA IDENTIDAD Y LA SOBERANÍA NACIONAL

La quinta y última pregunta reza: “¿Está usted de acuerdo con la creación del estado Guayana Esequiba y que se desarrolle un plan acelerado para la atención integral a la población actual y futura de ese territorio que incluya, entre otros, el otorgamiento de la ciudadanía y cédula de identidad venezolana, conforme al Acuerdo de Ginebra y el derecho internacional, incorporando en consecuencia dicho estado en el mapa del territorio venezolano?”.

Se trata de lo más importante para el ejercicio de la soberanía: lograr la implementación de la identidad nacional en los pobladores de un territorio. Con la implementación de medidas que aborden y garanticen el derecho a la identidad de los esequibanos, como miembros pertenecientes al territorio, se avanzará en su integración a la nación venezolana.

La Constitución venezolana determina que “La soberanía reside intransferiblemente en el pueblo” (Artículo 5), por lo que el referendo es expresión mayor de ese principio. Los venezolanos están habilitados, por mandato constitucional, para participar con su voz y voto en la estrategia que el Estado asumirá para defender el diálogo y la soberanía.

Asimismo el artículo 71 dice que “Las materias de especial trascendencia nacional podrán ser sometidas a referendo consultivo”, por lo que reforzar al Estado ante el asedio y despojo a lo que le da vitalidad (el territorio y su población) es fundamental.

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