Il Presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva ha firmato una legge che per la prima volta tasserà gli investimenti dei cosiddetti fondi di investimento “super-ricchi” e delle società offshore. Si tratta di una legge considerata essenziale dal team economico del governo, che mira a raccogliere l’equivalente di 6 miliardi di dollari entro il 2025.
L’approvazione della legge è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione ed è stata il risultato di ardue trattative al Congresso, dove il centrodestra ha abbassato le aspettative di gettito ma ha permesso una tassazione senza precedenti che, secondo il ministro dell’Economia, Fernando Haddad, permetterà di evitare una misura di aggiustamento dei conti pubblici.
Il testo modifica una serie di leggi, tra cui il Codice Civile, per poter tassare o aumentare le aliquote applicate ai fondi esclusivi, come sono conosciuti i fondi di investimento personalizzati per individui ad alto reddito, e alle applicazioni finanziarie in società offshore. In precedenza, la tassazione avveniva solo quando i profitti degli investimenti all’estero venivano trasferiti a persone fisiche in Brasile, ma non se erano detenuti al di fuori del Paese.
I contribuenti individuali dovranno dichiarare separatamente il reddito da capitale investito all’estero, sia che si tratti di investimenti finanziari, sia che si tratti di profitti o dividendi di entità controllate. Come nel caso delle società offshore, il rimborso può essere posticipato con l’intento di ritardare il pagamento delle imposte.
Il governo sostiene che la proposta approvata, oltre ad aumentare le entrate di 20 miliardi di reais (4 miliardi di dollari) nel 2024, secondo le proiezioni diffuse dal ministero delle Finanze, cerca di raggiungere una maggiore equità fiscale a causa delle varie scappatoie presenti nella legislazione stessa, secondo il quotidiano Folha de São Paulo.
“Il progetto di legge non solo crea una barriera all’ingresso di nuovi partecipanti nei mercati regolamentati dei titoli, ma contraddice anche i parametri a cui era sottoposto il regolamento emesso dalla Commissione per i Titoli e gli Scambi, per cui il suo mantenimento è stato dannoso per la libera concorrenza e lo sviluppo del mercato dei capitali”, ha giustificato il governo federale nella gazzetta ufficiale.
Nel progetto approvato, la tassazione dei fondi dei super-ricchi avverrà due volte l’anno, a maggio e a novembre, come avviene per gli altri fondi. Secondo i calcoli effettuati dal Congresso, ci sono 2.500 brasiliani con risorse nei fondi esclusivi, che richiedono almeno un investimento di due milioni per entrare.
Il Congresso e il governo hanno concordato che coloro che dichiarano il proprio reddito in fondi di investimento esclusivi (a nome di un singolo individuo) fino al 31 dicembre saranno tassati con un’aliquota dell’8 percento anziché del 15 percento. Secondo la norma attuale, l’imposta sul reddito viene applicata ai fondi di investimento di persone ad alto reddito quando l’importo investito viene riscattato.
La proposta ha ricevuto l’approvazione della Camera a novembre ed è stata approvata dal Senato il mese scorso. La legge era una delle priorità del governo Lula che, fin dalla campagna elettorale, aveva promesso di includere “i poveri nel bilancio e i ricchi nelle imposte sul reddito”. Nonostante le resistenze del Congresso, la legge interessa meno di 100.000 brasiliani, secondo i dati del ministero delle Finanze pubblicati dal quotidiano Correio Braziliense.
Parallelamente a questa misura redistributiva, il Senato brasiliano ha approvato un decreto per regolare il mercato delle scommesse sportive che stabilisce un’imposta del 12% sui profitti delle società del settore, che ora tornerà alla Camera dei Deputati prima di essere approvato.
La modifica del disegno di legge originale, con 37 voti a favore e 27 contrari, ha escluso dalla regolamentazione le scommesse virtuali, come i casinò e altri tipi di gioco d’azzardo su Internet, e ha fissato le tasse solo per le società di “scommesse” che le effettuano con attività sportive reali. In Brasile, i casinò e il gioco d’azzardo reale non sono consentiti, quindi la legislazione è limitata alle scommesse sportive.
La proposta riduce la tassa che era in vigore fino alla sua approvazione da parte del legislatore al 18% del fatturato, che avrebbe dovuto raccogliere almeno due miliardi di reais (400 milioni di dollari) quest’anno. Le vincite ricevute dai giocatori d’azzardo saranno inoltre tassate con un’imposta sul reddito del 15%.
A luglio, il governo ha anche inviato al Parlamento un disegno di legge complementare con meccanismi di controllo dell’attività, che si stima abbia un valore di circa 100 miliardi di reais (circa 20 miliardi di dollari) all’anno in Brasile, secondo i dati del settore. I proventi, secondo il governo di Lula da Silva, saranno destinati ai settori della “sicurezza pubblica e dell’istruzione di base”, mentre un’altra parte andrà a “club sportivi e azioni sociali”.
Diversi osservatori in Sud America hanno evidenziato il differente approccio economico dei due principali paesi della regione: Brasile e Argentina.
Le misure decise da Milei e annunciate dal ministro Luis Caputo allontanano l’idea che “l’adeguamento sarà pagato dalla casta”. Queste decisioni avranno un impatto sulle classi medie e basse.
Lula invece decide di recuperare fondi al bilancio statale tassando i “super-ricchi”. Una bella differenza di approccio alle questioni economiche.
Probabilmente in Argentina la libertà avanza davvero, ma solo per i ricchi capitalisti.