Per il capitalismo, i bambini in condizioni di precarietà costituiscono una riserva di forza lavoro disponibile e a basso costo.
Se un orrore stigmatizza l’ umanità, tra molti altri, è lo sfruttamento del lavoro infantile. Le grandi città, le miniere, le fabbriche, i latifondi, tutti gli spazi del lavoro sono testimoni di questa pratica disumana, propria del capitalismo.
Durante la rivoluzione industriale nel XIX secolo, lo sviluppo tecnologico ha facilitato l’aumento delle entrate di donne e bambini nell’industria. L’incorporazione dei minori permetteva di ridurre al minimo indispensabile quello che gli sfruttatori pagavano per la forza lavoro.
Un esempio del carattere brutale di questa tragedia, sofferta dai piccoli in quegli anni d’emergenza del capitalismo, furono i bambini e le bambine che pulivano i camini.
I minori sopportavano lunghe ore di lavoro in condizioni molto dure, erano maltrattati, male alimentati e con una paga insignificante.
«L’esposizione intensa e costante alla cenere e alle sue tossine provocava problemi polmonari per l’inalazione, dolorose infiammazioni agli occhi e in alcuni casi, la cecità», riferisce BBC Mundo.
Chiunque potrebbe pensare che questa realtà propria e comune nello sfruttamento del lavoro nei secoli e XVIII e XIX, è scomparsa nei secoli seguenti, ma non è così.
Le relazioni della Unicef, corrispondenti al 2020, rivelano che più di 160 milioni di bambini -uno su dieci- lavorano, in attività pericolose, la maggioranza illegali, che includono il maneggio di macchinari complicati, le miniere, sino alla tratta delle persone, il narcotraffico e la prostituzione.
Negli ultimi quattro anni, 8,4 milioni di bambini si sono sommati alla massa dei lavoratori in condizioni di precarietà.
Questi dati li rivelano la Unicef e l’Organizzazione Internazionale del Lavoro.
Le cifre sono tanto allarmanti quanto le condizioni disumane nelle quali lavorano esposti a differenti tipi di violenza e anche al maltrattamento sessuale.
Nella maggioranza dei paesi in via di sviluppo quasi un terzo della forza lavoro è formato da minori. I bambini e la bambine lavorano 12 – 14 ore al giorno e sono vittime degli agro tossici.
Migliaia di minorenni non accompagnati, ogni giorno superano la frontiera tra gli USA e il Messico e diventano immediatamente un oggetto dell’avidità delle multi nazionali che in questa forma ottengono mano d’opera molto economica e senza diritti.
Senza dubbio nessuno conosce l’enormità del problema per via dell’assenza di statistiche governative.
Come ben segnalò Carlos Marx, nel /Capitale/, lo sfruttamento del lavoro infantile trasforma i bambini «in semplici macchine per fabbricare plusvalore». Per il capitalismo sono semplicemente una riserva di forza lavoro sempre disponibile e a basso costo.