Discorso pronunciato dal Generale Raúl Castro Ruz

Discorso pronunciato dal Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, leader della Rivoluzione, in occasione del 65° anniversario del trionfo della Rivoluzione, nel Parco Céspedes, Santiago de Cuba, il 1° gennaio 2024, “Anno 66 della Rivoluzione”.

Miei compatrioti:

Siamo giunti al 65° anniversario del trionfo della nostra rivoluzione socialista. Molte sono state le sfide che abbiamo dovuto affrontare per arrivare a questo punto; ma ne è valsa la pena, e il lavoro della Rivoluzione e le sue conquiste sociali, anche in mezzo alle difficoltà, lo confermano.

Fidel è stato il primo pensiero dei cubani in questa commemorazione storica, soprattutto qui, nell’eroica città di Santiago de Cuba, che custodisce le sue spoglie immortali, e anche per tutti coloro che sono caduti nel nobile proposito di raggiungere e preservare l’indipendenza della patria.

Siamo riuniti nello stesso luogo in cui Fidel proclamò, il 1° gennaio 1959, il trionfo dell’unica Rivoluzione mai esistita a Cuba, iniziata il 10 ottobre 1868 da Carlos Manuel de Céspedes, il Padre della Patria, di cui questa piazza porta il nome.

Per i paradossi della storia, l’allora nascente impero yankee consumò la sua occupazione militare di Cuba il 1° gennaio 1899, durando così esattamente 60 anni di dominio totale sulla nostra isola.

Uno degli atti più vergognosi e oltraggiosi dell’occupante di allora fu quello di impedire l’ingresso in città delle truppe dell’Esercito di Liberazione comandate dal Maggiore Generale Calixto García, senza la cui azione non c’è dubbio che gli spagnoli avrebbero sconfitto su tutta la linea quegli invasori arroganti, ma piuttosto inetti. Per questo Fidel, quando era alle porte di Santiago, nel suo discorso a Radio Rebelde disse: “Questa volta i Mambises entreranno a Santiago de Cuba […] La storia del ’95 non si ripeterà”, concluse.

Ricordo quella memorabile notte del 1° gennaio 1959. Come molti sanno, per decisione del Comandante in Capo, ero arrivato ore prima a Santiago con la missione di consolidare la resa della guarnigione della Caserma Moncada, circa 5.000 uomini che si trovavano in questa città, oltre alla forza principale della Marina, e mi trovai, come un altro, tra la folla che riempiva questa piazza.

Quando Fidel mi vide, mi ordinò di salire sul palco e di parlare ai presenti. Dissi solo alcune brevi parole che non sono state conservate, ma questo non è importante. Le parole di Fidel, che in quell’occasione ci avvertì: “La Rivoluzione inizia ora; la Rivoluzione non sarà un compito facile, la Rivoluzione sarà un’impresa dura e piena di pericoli”. Otto giorni dopo, dopo il suo ingresso trionfale nella capitale, ha insistito su questo punto dicendo: “La gioia è immensa. Eppure c’è ancora molto da fare. Non illudiamoci di credere che tutto sarà facile in futuro; forse tutto sarà più difficile in futuro”, ha detto.

È stato il suo primo avvertimento a non sopravvalutare il successo e a prepararsi ad affrontare l’opzione più difficile, e la vita gli ha dato ragione. La strada che abbiamo percorso non è stata facile, abbiamo dovuto affrontare l’aggressività permanente e perversa del nemico, che ha fatto ricorso persino all’invasione militare, al terrorismo e a un blocco spietato e crudele, condannato dalla stragrande maggioranza delle nazioni del mondo, nel tentativo fallito di distruggere la nostra Rivoluzione e di cancellare il suo esempio ispiratore per gli altri popoli, che è possibile costruire una società giusta e umana, con pari opportunità per tutti.

La politica di ostilità permanente e di blocco del governo statunitense è la causa principale delle difficoltà della nostra economia. Non ci sono dubbi su questa realtà, anche se il nemico investe milioni di dollari e molti sforzi per nasconderla. È sostenuto da alcuni che agiscono contro la propria patria, per profitto o semplicemente per spirito di servizio. Altri si lasciano fuorviare dalle sue menzogne e, in qualche misura, stanno inconsapevolmente al gioco, sopraffatti dalle difficoltà quotidiane. Con questi ultimi non possiamo perdere la pazienza, dobbiamo ascoltarli, spiegare loro fino a convincerli con la potente arma della verità, che è dalla nostra parte.

Questo non significa affatto che non siamo consapevoli delle nostre mancanze e dei nostri errori, che non sono mai stati di principio. In questi 65 anni, la leadership della Rivoluzione si è caratterizzata per la sua trasparenza e per il suo spirito autocritico, discutendo con il popolo di tutte le carenze, consapevoli che solo insieme saremo in grado di sradicarle.

Nel transito per lo sconosciuto cammino che implica costruire il socialismo in un Paese povero e sottoposto a continue aggressioni, siamo stati costretti a creare i nostri modi di fare, a riprova del fatto che il processo rivoluzionario cubano è sempre stato caratterizzato da un’immensa capacità creativa.

Oggi possiamo dire con sano orgoglio che né le aggressioni esterne, né i colpi della natura, né i nostri stessi errori ci hanno impedito di raggiungere questo 65° anniversario. Siamo qui e saremo qui!

Ciò è stato possibile, in primo luogo, grazie alla provata resistenza e alla fiducia in se stesso del nostro eroico popolo; grazie alla saggia leadership del Comandante in capo della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz; grazie all’esistenza di un Partito, che è diventato un degno erede della fiducia riposta dal popolo nel suo leader, e grazie all’unità della nazione.

A questa traiettoria ha fatto riferimento poco fa il compagno Díaz-Canel, nel ripercorrere l’epopea vissuta dai cubani in questi 65 anni, che si estende ai momenti difficili e indimenticabili della Moncada, del Granma e della lotta nella Sierra e nelle pianure, fino al raggiungimento del vero trionfo, in un giorno come quello di oggi.

E quanto maggiori sono le difficoltà e i pericoli, tanto maggiori sono le esigenze, la disciplina e l’unità richieste. Non un’unità ottenuta a tutti i costi, ma basata sui principi che Fidel ha così giustamente definito nella sua riflessione del 22 gennaio 2008, e cito: “Unità significa condividere la lotta, i rischi, i sacrifici, gli obiettivi, le idee, i concetti e le strategie, raggiunti attraverso il dibattito e l’analisi. Unità significa lotta comune contro gli annessionisti, i venduti e i corrotti che non hanno nulla a che fare con un militante rivoluzionario”. E ha aggiunto un’altra idea essenziale: “Dobbiamo evitare che, nell’immenso mare dei criteri tattici, si diluiscano le linee strategiche e si immaginino situazioni inesistenti.

Questa è la nostra unità, che non è nata per magia, ma che abbiamo pazientemente costruito insieme, mattone dopo mattone. Nella Rivoluzione cubana c’è stato spazio per ogni sincero patriota, con l’unico requisito di essere disposto ad affrontare l’ingiustizia e l’oppressione, a lavorare per il bene del popolo e a difendere le sue conquiste.

È in questa fucina di azione e di pensiero che si è forgiato il nostro Partito, lontano da autoritarismi e imposizioni, ascoltando e discutendo criteri diversi e dando la partecipazione a tutti coloro che volevano unirsi al lavoro. Modestia, onestà, aderenza alla verità, lealtà e impegno sono stati la chiave di volta. La nostra capacità di resistere e vincere si basa sul socialismo e sul suo lavoro, sull’unità e sull’ideologia rivoluzionaria.

L’unità è la nostra principale arma strategica; ha permesso a questa piccola isola di uscire vittoriosa da ogni sfida; sostiene la vocazione internazionalista del nostro popolo e la sua bravura in altre terre del mondo, seguendo la massima di Marti secondo cui la patria è l’umanità. Curiamo l’unità più della pupilla dei nostri occhi! Non ho dubbi che sarà così. Sono convinto che i Pinos Nuevos, i nostri giovani combattivi, lo garantiranno.

L’unità formata dal Partito, dal Governo, dalle organizzazioni di massa e da tutto il nostro popolo, e come parte di questa i combattenti delle Forze Armate Rivoluzionarie e del Ministero degli Interni, è lo scudo contro cui si schianteranno ancora una volta tutti i piani sovversivi del nemico, che vanno dall’uso sistematico della menzogna al terrorismo.

Oggi posso affermare con soddisfazione che la Rivoluzione cubana, dopo 65 anni di esistenza, lungi dall’indebolirsi, si sta rafforzando, e come dissi una decina di anni fa, in un giorno come questo e in questo stesso luogo, senza impegni con nessuno, solo con il popolo.

Compagne e compagni:

So di esprimere i sentimenti della Generazione Storica nel ratificare la fiducia in coloro che oggi ricoprono responsabilità di leadership nel nostro Partito e nel Governo, e nelle altre organizzazioni e istituzioni della nostra società, dalle più alte cariche alle decine di migliaia di leader di base che sono in prima linea nella lotta. In circostanze molto difficili, la stragrande maggioranza di loro ha dimostrato con le proprie azioni la necessaria fermezza rivoluzionaria e la volontà di superare le attuali difficoltà e di andare avanti insieme al nostro popolo.

Coloro che, per insufficienza di capacità, per mancanza di preparazione o semplicemente per stanchezza, non sono all’altezza del compito richiesto dal momento, devono lasciare il posto a un altro compagno disposto ad assumersi il compito.

Invito tutti i nostri quadri a meditare ogni giorno su cosa si può fare di più per giustificare la fiducia e il sostegno esemplare dei nostri connazionali, anche in mezzo a tante necessità, a non essere ingenui o trionfalisti, a evitare risposte burocratiche e ogni manifestazione di routine e insensibilità, a trovare soluzioni realistiche con quello che abbiamo, senza sognare che qualcosa cada dal cielo. Allo stesso modo, all’interno delle tante incombenze e sfide quotidiane, trovare il tempo per superarle, la conoscenza è sempre stata un’arma essenziale, e lo è ancora di più nel presente.

Se le sfide e le difficoltà attuali sono grandi, il lavoro della Rivoluzione è ancora più grande e costituisce la sua migliore e inconfutabile difesa contro le infamie del nemico, un lavoro che è palpabile in ogni angolo di Cuba, sia materialmente che spiritualmente.

La Rivoluzione ha dato dignità a Cuba e ai cubani. Il concetto stesso di potere ha assunto una nuova dimensione quando la politica ha smesso di essere il feudo di un’élite e tutto il popolo è diventato protagonista del proprio destino. Ecco perché dobbiamo difendere e portare avanti questa Rivoluzione degli umili, dagli umili e per gli umili.

La storia ci ha mostrato dove portano la rassegnazione e il disfattismo. Non limitiamoci alla resistenza. Usciremo da queste difficoltà, come abbiamo sempre fatto, lottando! Con la stessa determinazione di Baraguá, di Moncada, del Granma, di Girón e con le ferme convinzioni instillateci dal Comandante in Capo.

Oggi questo significa lavorare di più e, soprattutto, farlo bene. Questo è il nostro impegno per la gloriosa storia della patria e il miglior tributo ai caduti.

Come ha spiegato chiaramente il Primo Ministro, il compagno Manuel Marrero, pochi giorni fa all’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, nella complessa e improcrastinabile battaglia economica è imperativo avanzare nella produttività, nell’ordine e nell’efficienza, anche se questo implica alcuni sacrifici per creare le condizioni che ci permetteranno di uscire dalla situazione attuale e di svilupparci.

Trovare una risposta a queste difficoltà è un dovere ineludibile di tutti i rivoluzionari cubani. In una data così significativa, chiedo al nostro popolo di unirsi consapevolmente e responsabilmente, come siamo abituati a fare, a questo sforzo che la patria richiede oggi.

Ribadisco una convinzione che ho espresso nel Parlamento cubano il 1° agosto 2010: “Per noi, rivoluzionari cubani, le difficoltà non ci tengono svegli la notte; la nostra unica strada è continuare la lotta con ottimismo e fede incrollabile nella vittoria”.

A questo supremo sforzo parteciperanno con determinazione le Forze Armate Rivoluzionarie e il Ministero dell’Interno, fedeli e sicuri custodi della Rivoluzione. Se ieri dalle braccia vittoriose dell’Esercito Ribelle è emersa la nuova Patria libera, bella, potente e invincibile, oggi posso affermare che di fronte a qualsiasi minaccia o debolezza i suoi combattenti non rinunceranno a continuare a essere, insieme al Partito, l’anima della Rivoluzione.

Cari compatrioti:

Come affermò il Comandante in Capo nel suo messaggio quando trent’anni fa si formò l’Associazione dei Combattenti della Rivoluzione Cubana: “… Non ci sono contraddizioni generazionali nella Rivoluzione per un semplice motivo: perché non c’è invidia o brama di potere tra i suoi figli.

“Nessuno di noi vecchi combattenti si aggrappa a posizioni, né ci consideriamo creditori della patria per averle reso un servizio, e finché ci rimarranno forze saremo al posto che ci è stato assegnato, per quanto modesto possa essere”. Questo per quanto riguarda le parole di Fidel, che sembrano pronunciate oggi.

In questa data così significativa posso affermare che il nostro più grande orgoglio e soddisfazione è quello di essere stati al fianco di Fidel in ogni momento di gioia, indignazione o tristezza; di aver imparato da lui l’importanza decisiva dell’unità; di non perdere la serenità e la fiducia nel trionfo, per quanto insormontabili possano essere i potenti ostacoli dei nostri nemici o per quanto grandi possano sembrare i pericoli; di imparare e trarre forza da ogni battuta d’arresto fino a trasformarla in vittoria.

Fedeli ai suoi insegnamenti e al suo esempio, eccoci qui, e dall’eroica Santiago de Cuba ratifichiamo che rimaniamo con il piede nella staffa e pronti a caricare con il machete, insieme al popolo e come un combattente in più, contro il nemico e i nostri stessi errori, certi che il grido dei mambises risuonerà sempre in questa terra:

¡Viva Cuba libre!


Discurso pronunciado por el General de Ejército Raúl Castro Ruz, líder de la Revolución, con motivo del Aniversario 65 del triunfo de la Revolución, en el Parque Céspedes, Santiago de Cuba, el 1ro. de enero de 2024, “Año 66 de la Revolución”

Compatriotas:

Arribamos al 65 aniversario del triunfo de nuestra Revolución socialista.  Muchos han sido los retos y desafíos que hemos tenido que enfrentar para llegar hasta aquí; pero ha valido la pena, la obra de la Revolución y sus conquistas sociales, aun en medio de las dificultades, así lo corroboran.

Para Fidel ha sido el primer pensamiento de los cubanos en esta histórica conmemoración, especialmente aquí, en la heroica ciudad de Santiago de Cuba que atesora sus inmortales restos, y también para todos los caídos en el noble propósito de alcanzar y preservar la independencia de la patria.

Nos congrega el mismo lugar donde Fidel proclamó el Primero de Enero de 1959, el triunfo de la única Revolución que ha existido en Cuba, iniciada el 10 de Octubre de 1868 por Carlos Manuel de Céspedes, el Padre de la Patria, cuyo nombre lleva esta plaza.

Por paradojas de la historia, el entonces naciente imperio yanqui consumó la ocupación militar de Cuba el primero de enero de 1899, por tanto, duró exactamente 60 años su dominio total sobre nuestra isla.

Uno de los más vergonzosos e indignantes actos del ocupante en aquellos días fue impedir la entrada a la ciudad de las tropas del Ejército Libertador comandadas por el mayor general Calixto García, sin cuya actuación no hay duda de que los españoles hubieran derrotado en toda la línea a aquellos arrogantes, pero bastante ineptos invasores.  Por eso Fidel, cuando se encontraba a las puertas de Santiago, afirmó en su alocución por Radio Rebelde: “Esta vez los mambises entrarán en Santiago de Cuba […]  La historia del 95 no se repetirá”, concluyó.

Recuerdo aquella memorable noche del Primero de Enero de 1959. Como muchos saben, por decisión del Comandante en Jefe yo había llegado horas antes a Santiago con la misión de consolidar la rendición de la guarnición del cuartel Moncada,  unos 5 000 hombres que estaban en esta ciudad, además de la fuerza principal de la Marina de Guerra, y me encontraba, como uno más, entre la multitud que colmaba esta plaza.

Fidel, al verme, ordenó que subiera a la tribuna y hablara a los presentes, solo dije unas breves palabras que no se conservan, pero eso no es importante.  Sí están las de Fidel, que en esa ocasión nos advirtió: “La Revolución empieza ahora; la Revolución no será una tarea fácil, la Revolución será una empresa dura y llena de peligros”. Ocho días después, tras su entrada triunfal a la capital, insistió en ello, cuando expresó: “La alegría es inmensa.  Y sin embargo, queda mucho por hacer todavía.  No nos engañamos creyendo que en lo adelante todo será fácil; quizás en lo adelante todo sea más difícil”, afirmó.

Fue su temprana alerta de no sobrestimar los éxitos y prepararse para encarar la opción más difícil, y la vida se encargó de demostrar cuánta razón tenía.  El camino recorrido no ha sido fácil, hemos tenido que enfrentar la permanente y perversa agresividad del enemigo, que ha acudido incluso a la invasión militar, al terrorismo y a un despiadado y cruel bloqueo, condenado por la abrumadora mayoría de las naciones del mundo, en su intento fallido de destruir nuestra Revolución y borrar su inspirador ejemplo para otros pueblos, de que sí es posible edificar una sociedad justa y humana, con iguales oportunidades para todos.

La política de hostilidad permanente y de bloqueo del Gobierno de los Estados Unidos es la principal causa de las dificultades de nuestra economía.  No tengan duda de esta realidad, aunque el enemigo invierta millones de dólares y mucho esfuerzo para ocultarla.  La secundan algunos que actúan contra su propia patria, ya sea por afán de lucro o simplemente por espíritu de siervos.  Otros se dejan confundir por sus mentiras, y en cierta forma le hacen el juego inconscientemente, agobiados por las dificultades cotidianas.  Con estos últimos no podemos perder la paciencia, debemos escucharlos, explicarles hasta convencerlos con la poderosa arma de la verdad, que está de nuestra parte. 

Lo anterior no significa en modo alguno que desconozcamos nuestras deficiencias y errores, que nunca han sido de principios.  La dirección de la Revolución se ha caracterizado, a lo largo de estos 65 años, por su transparencia y espíritu autocrítico, al debatir con el pueblo cualquier insuficiencia, consciente de que únicamente entre todos seremos capaces de erradicarlas.

En el tránsito por el ignoto camino que conlleva construir el socialismo en un país pobre y sometido a constantes agresiones, nos hemos visto obligados a crear nuestras propias maneras de hacer, evidencia de que el proceso revolucionario cubano se ha caracterizado siempre por una inmensa capacidad creadora.

Hoy podemos decir con sano orgullo que ni agresiones externas, ni los golpes de la naturaleza, ni nuestros propios errores han impedido que lleguemos a este 65 aniversario.  ¡Aquí estamos y aquí estaremos! 

Ello ha sido posible, en primer lugar, por la demostrada resistencia y seguridad en sí mismo de nuestro heroico pueblo; por la sabia conducción del Comandante en Jefe de la Revolución Cubana Fidel Castro Ruz; por la existencia de un Partido, devenido en digno heredero de la confianza depositada por el pueblo en su líder, y por la unidad de la nación.

A esta trayectoria se refirió hace unos momentos el compañero Díaz-Canel, en su repaso de la epopeya vivida por los cubanos durante estos 65 años, y que se prolonga a los difíciles e inolvidables momentos del Moncada, del Granma y de la lucha en la Sierra y el llano, hasta alcanzar el verdadero triunfo, un día como hoy.

Y mientras mayores sean las dificultades y los peligros, más exigencia, disciplina y unidad se requieren.  No una unidad alcanzada a cualquier precio, sino la basada en los principios que tan certeramente definió Fidel en su reflexión del 22 de enero de 2008, y cito: “Unidad significa compartir el combate, los riesgos, los sacrificios, los objetivos, ideas, conceptos y estrategias, a los que se llega mediante debates y análisis.  Unidad significa la lucha común contra anexionistas, vendepatrias y corruptos que no tienen nada que ver con un militante revolucionario”.  Y agregó otra idea esencial: “Debemos evitar que, en el enorme mar de criterios tácticos, se diluyan las líneas estratégicas e imaginemos situaciones inexistentes”.

Así es nuestra unidad, que no surgió por arte de magia, que hemos construido entre todos de forma paciente, ladrillo a ladrillo.  En la Revolución Cubana ha tenido cabida cada patriota sincero, con el único requisito de estar dispuesto a enfrentar la injusticia y la opresión, a trabajar en bien del pueblo y a defender sus conquistas.

En esa fragua de acción y pensamiento se forjó nuestro Partido, ajeno al autoritarismo y las imposiciones, escuchando y debatiendo los diferentes criterios y dando participación a cuantos estén dispuestos a sumarse a la obra.  Modestia, honestidad, apego a la verdad, lealtad y compromiso han sido la clave.  En el socialismo y su obra, en la unidad y la ideología revolucionaria se sustenta nuestra capacidad de resistir y vencer.

La unidad es nuestra principal arma estratégica; ha permitido a esta pequeña isla salir airosa en cada desafío; sustenta la vocación internacionalista de nuestro pueblo y sus proezas en otras tierras del mundo, siguiendo la máxima martiana de que patria es humanidad.  ¡Cuidemos la unidad más que a la niña de nuestros ojos!  No tengo duda de que así será.  Estoy convencido de que los Pinos Nuevos, nuestra combativa juventud, así lo garantizará.

La unidad formada por el Partido, el Gobierno, las organizaciones de masas y todo nuestro pueblo, y como parte de este los combatientes de las Fuerzas Armadas Revolucionarias y del Ministerio del Interior, es el escudo contra el que se estrellarán, una vez más, todos los planes subversivos del enemigo, que incluyen desde el uso sistemático de la mentira hasta el terrorismo.

Hoy puedo afirmar con satisfacción que la Revolución Cubana, tras 65 años de existencia, lejos de debilitarse, se fortalece, y como ya dije hace una década, un día como hoy y en este propio lugar, sin compromisos con nadie en absoluto, solo con el pueblo.

Compañeras y compañeros:

Sé que expreso el sentir de la Generación Histórica al ratificar la confianza en quienes hoy ocupan responsabilidades de dirección en nuestro Partido y Gobierno, y en las demás organizaciones e instituciones de nuestra sociedad, desde los más altos cargos hasta las decenas de miles de dirigentes de base que están en la primera línea de combate. En circunstancias muy difíciles, la inmensa mayoría de ellos viene demostrando con su actuación la necesaria firmeza revolucionaria y voluntad para sortear las dificultades actuales y salir adelante junto a nuestro pueblo.

Quienes, por insuficiente capacidad, falta de preparación o simplemente por haberse cansado, no estén a la altura que exige el momento, deben ceder su puesto a otro compañero o compañera dispuesto a asumir la tarea.

A todos nuestros cuadros los convoco a meditar cada día sobre qué más puede hacerse para justificar la confianza y el ejemplar respaldo de nuestros compatriotas, aun en medio de tantas necesidades, a no ser ingenuos ni triunfalistas, a evitar respuestas burocráticas y cualquier manifestación de rutina e insensibilidad, a encontrar soluciones realistas con lo que tenemos, sin soñar que algo nos vaya a caer del cielo. Igualmente, dentro de las muchas tareas y retos cotidianos, encuentren tiempo para superarse, los conocimientos han sido siempre un arma esencial, y lo son mucho más en presente.

Si grandes son los retos y dificultades actuales, mayor es la obra de la Revolución, que constituye su mejor e irrebatible defensa ante las infamias del enemigo, una obra palpable en cualquier rincón de Cuba en el orden material y espiritual.

La Revolución dignificó a Cuba y a los cubanos. El concepto mismo de poder asumió una dimensión nueva cuando la política dejó ser feudo de una élite y todo el pueblo se convirtió en protagonista de su destino. Por eso tenemos que defender y llevar adelante esta Revolución de los humildes, por los humildes y para los humildes.

La historia nos ha enseñado con creces a dónde conducen la resignación y el derrotismo.  No nos limitemos a resistir. Vamos a salir de estas dificultades, como lo hemos hecho siempre, ¡combatiendo! con la misma decisión de Baraguá, del Moncada, del Granma, de Girón y con las firmes convicciones que nos inculcó el Comandante en Jefe.

Esto se traduce hoy en trabajar más y sobre todo hacerlo bien. Es nuestro compromiso con la gloriosa historia de la patria y el mejor homenaje a los caídos.

Como explicó de forma diáfana el Primer Ministro, compañero Manuel Marrero, hace solo unos días en la Asamblea Nacional del Poder Popular, en la compleja e inaplazable batalla económica es imperativo avanzar en productividad, orden y eficiencia, aunque ello implique algunos sacrificios para crear las condiciones que nos permitan salir de la actual situación y desarrollarnos.

Encontrar respuesta a estas dificultades es un deber ineludible de todos los revolucionarios cubanos. En fecha tan significativa, solicito a nuestro pueblo sumarse de forma consciente y responsable, como nos tiene acostumbrado, a este empeño que hoy exige la patria.

Reitero una convicción que expresé en el Parlamento cubano el primero de agosto de 2010: “A nosotros, los revolucionarios cubanos, las dificultades no nos quitan el sueño, nuestro único camino es proseguir la lucha con optimismo e inclaudicable fe en la victoria”.

En este supremo empeño, las Fuerzas Armadas Revolucionarias y el Ministerio del Interior, fieles y seguros guardianes de la Revolución, participarán decididamente. Si ayer de las armas victoriosas del Ejército Rebelde emergió libre, hermosa, pujante e invencible la patria nueva, hoy puedo afirmar que ante cualquier amenaza o debilidad sus combatientes no renunciarán a continuar siendo, junto al Partido, el alma de la Revolución.

Queridos compatriotas:

Como afirmó el Comandante en Jefe en su mensaje al constituirse la Asociación de Combatientes de la Revolución Cubana, hace treinta años: “…No hay contradicciones generacionales en la Revolución por una simple razón: porque no hay envidias ni ansias de poder entre sus hijos.

“Ninguno de los viejos luchadores nos aferramos a cargos ni nos consideramos acreedores de la patria por haberle prestado un servicio, y mientras nos queden fuerzas estaremos en el puesto que se nos asigne, por modesto que sea”.  Hasta aquí las palabras de Fidel, que parecen dichas hoy.

En esta fecha de tanto significado puedo afirmar que nuestro mayor orgullo y satisfacción es haber estado junto a Fidel en cada momento de alegría, indignación o tristeza; haber aprendido de él la importancia decisiva de la unidad; a no perder la serenidad y la confianza en el triunfo por insalvables que parezcan los obstáculos poderosos de los enemigos o grandes los peligros; a aprender y sacar fuerzas de cada revés hasta transformarlo en victoria.

Fieles a sus enseñanzas y a su ejemplo ¡aquí estamos!, y desde la heroica Santiago de Cuba ratificamos que nos mantenemos con el pie en el estribo y listos para la carga al machete, junto al pueblo y como un combatiente más, contra el enemigo y nuestros propios errores, seguros de que siempre retumbará en esta tierra el grito mambí:

¡Viva Cuba libre!

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