Cubainformacion: Messico epicentro della guerra contro la cooperazione medica cubana

Messico: epicentro della guerra contro la cooperazione medica cubana

Per un lavoro su questa stessa tematica, l’autore affronta una denuncia penale che chiede sei anni di carcere e persegue la sua autocensura (1).

José Manzaneda, coordinatore di Cubainformacion

In un paese come il Belgio, il 53% del salario lordo di un lavoratore è trattenuto dallo Stato (2). Sono tasse a copertura della previdenza sociale e del bilancio pubblico, insieme a quelle pagate dall’impresa che assume. Dire che si tratta di un “affare” del governo belga sarebbe considerato, a dir poco, una stridente buffonata.

Ma se avviene a Cuba le cose cambiano. Vediamo.

Affari o entrate per la sanità cubana?

Diverse migliaia di professionisti sanitari cubani esercitano la loro professione in altri paesi. In alcuni – i più poveri – questa cooperazione medica è pagata interamente dallo Stato cubano. In altri, i governi beneficiari risarciscono a Cuba una parte delle spese. E nei paesi con più risorse, Cuba riceve il pagamento per i servizi (3).

In questo pagamento s’includono: primo, stipendi e indennità per il personale cooperante che significano, di fatto, moltiplicare il suo stipendio cubano; due, le spese assunte dallo Stato cubano (voli, soggiorni e vitto in alcuni casi, salari del personale coordinatore e amministrativo, ferie, ecc.); e tre, fondi destinati a sostenere il sistema sanitario pubblico dell’Isola.

Porre fine a questi introiti significa impedire a Cuba l’acquisto o produzione di medicinali, la riparazione di ospedali, l’importazione di tecnologia medica o, semplicemente, il miglioramento economico del personale cooperante e delle loro famiglie. Questo è l’obiettivo della guerra contro questi accordi che il governo USA porta avanti da anni, in alleanza con i media e le organizzazioni contraenti (4).

La narrazione della “schiavitù moderna”

La narrazione unificata per legittimare questa guerra l’otteniamo con una semplice ricerca su Google: il “regime cubano” pratica la “schiavitù moderna” o il “lavoro forzato” (5) del suo personale medico, perché “rimarrebbe” con più del 70% (6 ) -o 75 (7), 80 (8) o 95% (9), poiché esistono cifre diverse a seconda dell’immaginazione della fonte- del pagamento effettuato, per detti servizi medici, dai governi riceventi. Il dato è difficilmente verificabile ma, anche accettando la cifra del 70%, scontando le spese assunte dallo Stato cubano, non avremmo una pressione fiscale molto superiore a quella dell’esempio del Belgio.

La tesi della “schiavitù” e del “lavoro forzato” si basa su due premesse: che lo Stato cubano rubi lo stipendio del personale cooperante (10) e che questi intraprenda “forzatamente” missioni pericolose (11). Il primo lo abbiamo già spiegato: i professionisti cubani, con la parte liquida ricevuta, migliorano significativamente il loro tenore di vita e, con il resto, la società cubana riceve il beneficio indiretto della cooperazione attraverso il sistema sanitario pubblico. La seconda ci porta ad una domanda inevitabile: come è possibile che un Governo riesca a portare “con la forza” 600000 “schiavi” in 165 paesi, come ha fatto L’Avana in questi 60 anni (12)?

In Messico si attiva la fabbrica della menzogna

Oggi, l’epicentro di questa guerra si trova in Messico, dove il suo governo ha un ampio accordo sanitario con Cuba, che fornisce vaccini contro il Covid-19 e personale medico specializzato (13).

I media locali diffondono da diversi anni la paura sui vaccini cubani Abdala, che, affermano, “non sono utili” (14), sono “vaccini obsoleti” (15) o addirittura sono stati somministrati “scaduti” (16).

E il personale specializzato cubano? “Nessuno di loro è uno specialista”, ha detto in una conferenza stampa Javier Larrondo, presidente dell’organizzazione Prisoners Defenders (17). “Non hanno specialità”, a Cuba “in cinque giorni hanno preparato 123 intensivisti, (…) hanno fatto loro un corso di tre giorni sul coronavirus”. “Scelgono a caso e dicono ‘voi 15 diventerete ostetriche, voi 15 diventerete pediatri’ e questa gente deve ingoiare libri in cinque giorni per poter prendersi cura di qualcuno in Messico” (18). Sì, sì, proprio come lo sentite.

Ma c’è ancora di più. Non solo gli specialisti non sono tali, ci dicono. Inoltre, “sotto l’apparenza” di essere “personale sanitario”, quello che in realtà sono – ascoltate bene – è “militari” (19). Pertanto, il Governo del Messico “mette a rischio” -assicurano- la propria “Sicurezza Nazionale”.

Fake news, menzogne impunite che si accompagnano a minacce contro il Governo di Andrés Manuel López Obrador, come che “potrebbe essere chiamato a testimoniare davanti alla Corte Penale Internazionale” perché “permette e incoraggia la schiavitù”. Povero AMLO: deve star tremando.

Contro Cuba, una cosa ed il contrario

Ma l’attacco mediatico alla cooperazione medica cubana può, perfettamente, affermare una cosa e il contrario. “Terrificante rapporto sulle missioni internazionali dei medici cubani nel mondo”, leggiamo in un titolo (20). “I medici cubani (…) sono spesso assegnati ad aree con alti tassi di violenza e precarietà” (21), “rischiano la loro vita in vari paesi” (22) per “una infima somma”, ci dicono alcuni media.

Altri affermano esattamente… il contrario!: “vitto, alloggio, dentista… l’Istituto Messicano di Previdenza Sociale coccola i medici cubani mentre precarizza le condizioni del personale messicano” (23). “Dalle case ammobiliate allo stipendio superiore alla media sono alcuni dei benefici che avranno in Messico i medici cubani” (24).

E’ che un argomento o il contrario fa lo stesso, hanno lo stesso scopo: seminare dubbi e attaccare per distruggere un accordo medico che, oggi, non solo avvantaggia centinaia di migliaia di persone in aree del Messico dove prima non esisteva personale sanitario specializzato (26). Inoltre, aiuta milioni di persone a Cuba, un paese sottoposto a un blocco criminale, a mantenere, con difficoltà, il loro punito sistema sanitario pubblico.

México: epicentro de la guerra contra la cooperación médica cubana

Por un trabajo sobre esta misma temática el autor se enfrenta a una querella criminal que pide seis años de cárcel y persigue su autocensura (1).

José Manzaneda, coordinador de Cubainformación.- En un país como Bélgica, del salario bruto de un trabajador o trabajadora, el 53 % es retenido por el Estado (2). Son impuestos para sufragar la seguridad social y el presupuesto público, unidos a los que abona la empresa que contrata. Decir que esto es un “negocio” del gobierno belga, sería considerado, poco menos, que una estridente bufonada.

Pero si ocurre en Cuba, la cosa cambia. Veamos.

¿Negocio o ingresos para la salud cubana?

Varios miles de profesionales cubanos de la salud ejercen su profesión en otros países. En algunos –los más pobres- esta cooperación médica es pagada íntegramente por el Estado cubano. En otros, los gobiernos receptores compensan a Cuba parte de los gastos. Y en los países con más recursos, Cuba recibe un pago por los servicios (3).

En este pago se incluyen: uno, estipendios y dietas para el personal cooperante que significan, de facto, multiplicar su salario cubano; dos, gastos que asume el Estado cubano (vuelos, estancias y alimentación en ciertos casos, salarios del personal coordinador y administrativo, vacaciones, etc.); y tres, fondos que se destinan a sostener el sistema sanitario público de la Isla.

Acabar con estos ingresos significa impedir a Cuba la compra o fabricación de medicamentos, la reparación de hospitales, la importación de tecnología médica o, sencillamente, la mejora económica del personal cooperante y sus familias. Ese es el objetivo de la guerra contra estos convenios que lleva a cabo el Gobierno de EEUU, desde hace años, en alianza con medios de comunicación y organizaciones contratistas (4).

El relato de la “esclavitud moderna”

El relato unificado para legitimar esta guerra lo obtenemos en una sencilla búsqueda en Google: el “régimen cubano” practica la “esclavitud moderna” o el “trabajo forzoso” (5) de su personal médico, porque se “quedaría” con más del 70 % (6) -o del 75 (7), del 80(8) o del 95 % (9), porque hay cifras diversas según la imaginación de la fuente) del pago que realizan, por dichos servicios médicos, los gobiernos receptores. El dato es difícil de comprobar pero, aun aceptando la cifra del 70 %, descontando los gastos asumidos por el Estado cubano, no estaríamos en una presión fiscal muy superior a la del ejemplo de Bélgica.

La tesis de la “esclavitud” y del “trabajo forzoso” se basa en dos premisas: que el Estado cubano roba el salario del personal cooperante (10) y que este va a peligrosas misiones de forma “obligada” (11). El primero ya lo hemos explicado: los profesionales cubanos, con la parte líquida recibida, mejoran notablemente su nivel de vida y, con el resto, la sociedad cubana recibe el beneficio indirecto de la cooperación a través del sistema público de salud. El segundo nos lleva a una pregunta inevitable: ¿cómo es posible que un Gobierno consiga llevar “a la fuerza” a 600 mil “esclavos” a 165 países, como ha conseguido La Habana en estos 60 años (12)?

En México se activa la fábrica de mentiras

Hoy, el epicentro de esta guerra se ubica en México, donde su gobierno tiene un amplio convenio de salud con Cuba, que aporta vacunas contra la Covid-19 y personal médico especialista (13).

Medios locales de prensa llevan varios años difundiendo el miedo sobre las vacunas cubanas Abdala que, aseguran, “no son útiles” (14), son “vacunas anticuadas”(15) o, incluso, que se han administrado “caducadas” (16).

¿Y el personal especialista cubano? “Ninguno es especialista”, aseguraba en rueda de prensa Javier Larrondo, presidente de la organización Prisoners Defenders (17). “No tienen especialidad”, en Cuba “en cinco días prepararon a 123 intensivistas, (…) les dieron un curso de coronavirus de tres días”. “Eligen al azar y dicen ‘ustedes 15 van a ser obstetras, ustedes 15 van a ser pediatras’ y esa gente tiene que tragar libros en cinco días para poder atender a alguien en México” (18). Sí, sí, así, como lo oyen.

Pero aún hay más. No solo los especialistas no son tales, nos dicen. Además, “bajo la apariencia” de ser “personal de salud”, lo que realmente son –escuchen bien- es “militares” (19). Por lo que el Gobierno de México “pone en riesgo” -aseguran- su propia “Seguridad Nacional”.

Fake news, mentiras impunes que van acompañadas de amenazas contra el Gobierno de Andrés Manuel López Obrador, como que “podría ser llamado a declarar en la Corte Penal Internacional” porque “permite y fomenta la esclavitud”. Pobrecito AMLO: debe estar temblando.

Contra Cuba, una cosa y la contraria

Pero el ataque mediático a la cooperación médica cubana puede, perfectamente, afirmar una cosa y la contraria. “Aterrador informe sobre misiones internacionales de médicos cubanos en el mundo”, leemos en un titular (20). “Los médicos cubanos (…) son con frecuencia destinados a zonas con altos índices de violencia y precariedad” (21), “arriesgan sus vidas en diversos países” (22) por “una ínfima cantidad”, nos dicen unos medios.

Otros aseguran exactamente… ¡lo contrario!: “comidas, hospedaje, dentista… el Instituto Mexicano de Seguridad Social consiente a médicos cubanos mientras precariza las condiciones del personal mexicano” (23). “Desde casas amuebladas hasta un salario mayor al promedio son algunos de los beneficios que tendrán los médicos cubanos en México” (24).

Y es que un argumento o el contrario, lo mismo da para el mismo fin: sembrar la duda y atacar para destruir un convenio médico que, hoy, no solo favorece a cientos de miles de personas en zonas de México donde antes no existía personal especializado de salud (26). Además, ayuda a que millones de personas en Cuba, un país sometido a un bloqueo criminal, puedan mantener, a duras penas, su castigado sistema público de salud.