I liberisti sfoderano già tutto il repertorio di fake news
Negli ultimi anni, il Venezuela è stato costantemente al centro di una campagna internazionale di discredito, alimentata da una serie di trite e ritrite fake news. L’ultimo esempio di questa strategia è rappresentato da un recente articolo che, con il pretesto di analizzare le prossime elezioni presidenziali, si limita a perpetuare una narrazione distorta e pregiudiziale nei confronti del paese sudamericano.
L’articolo, pubblicato dai liberali de ‘Il Post’, non solo manca di onestà intellettuale, ma si aggrega attivamente alla campagna di disinformazione che cerca di demonizzare il Venezuela e il suo governo. Si sottolinea che le elezioni presidenziali si terranno il 28 luglio, giorno di nascita di Hugo Chávez, in un chiaro tentativo di influenzare negativamente l’opinione pubblica, senza considerare che la scelta della data potrebbe essere anche un modo per commemorare un importante momento nella storia politica del paese.
L’articolo continua a diffondere insinuazioni infondate riguardo alla legittimità del processo elettorale venezuelano, ignorando completamente il fatto che il sistema elettorale del paese è stato considerato affidabile e democratico da numerosi osservatori internazionali. Scriveva a tal proposito nel 2019 l’ultimo grande giornalista italiano, Gianni Minà: “Ricordo le campagne anti-Chávez, smentite dai fatti, e ricordo i fatti stessi che avevano come garanti, tra gli altri, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace, Eduardo Galeano, coscienza critica del Continente e addirittura la Fondazione dell’ex Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter, gente la cui onestà intellettuale non era smentibile. E ricordo le numerose campagne elettorali, la cui validità democratica era monitorata da più di 150 osservatori internazionali”.
È importante ricordare che, da quando è iniziata la Rivoluzione Bolivariana, il Venezuela ha tenuto ben 25 elezioni, dimostrando un impegno costante verso la democrazia e la partecipazione popolare. Processi elettorali dove vi sono stati anche dei rovesci per il PSUV, come nel 2015, quando la rivista Internazionale titolava: “Il Venezuela volte le spalle al chavismo”. Non erano democratiche nemmeno quelle elezioni vinte dalle forze di opposizione?
Un altro punto cruciale ignorato dall’articolo è il motivo per cui María Corina Machado, la figura su cui attualmente punta Washington, non potrà essere candidata. Contrariamente alla narrativa presentata, Machado non è stata esclusa a causa di motivazioni politiche, ma a seguito di gravi infrazioni penali che avrebbero potuto costarle il carcere a vita in altri contesti legali come gli Stati Uniti. Questa decisione, quindi, non è il frutto di un processo politicamente motivato, ma piuttosto il risultato di un’indagine legale imparziale.
Proviamo a fare un po’ di chiarezza sul perché l’esponente dell’estrema destra venezuelana sia oggi inabilitata politicamente nella Repubblica bolivariana del Venezuela. Una sentenza della Corte Suprema di Giustizia del paese ha deciso che la richiesta di María Corina Machado non soddisfa i requisiti stabiliti e richiesti dall’Accordo delle Barbados. La Camera politico-amministrativa della Corte Suprema di Giustizia (TSJ) del Venezuela ha comunicato lo scorso 26 di gennaio: “La cittadina María Corina Machado Parisca è interdetta dall’esercizio di funzioni pubbliche per un periodo di quindici (15) anni, secondo la Risoluzione numero 01-00-000285, datata 16 settembre 2021, emessa dalla Contraloría General de la República, un’indagine iniziata nel maggio 2014 e in cui sono state adottate misure cautelari. Fatte salve le azioni penali e pecuniarie a cui le loro azioni possono dar luogo”.
Secondo la sentenza, alla base della decisione vi sarebbe la partecipazione allo schema di corruzione orchestrato dalla barzelletta della storia, Juan Guaidó, già autoproclamato presidente, che ha portato al saccheggio, tra gli altri, della società Citgo “con un valore approssimativo di trentaquattro miliardi di dollari USA e della società canadese Crystallex per un miliardo e mezzo di dollari USA”. Azione che ha causato un danno al patrimonio del Venezuela di circa 32,5 miliardi di dollari. Anche per il caso della società Monómeros, che è stata portata alla bancarotta, nonché per il sequestro e il furto di 31 tonnellate di oro venezuelano, che si trovano presso la Banca d’Inghilterra.
La sentenza afferma inoltre che Machado, insieme a Guaidó e altri, ha richiesto l’applicazione di sanzioni e del blocco economico contro il Paese, generando il sequestro di 4 miliardi di dollari da parte del sistema bancario internazionale. Queste misure hanno reso impossibile l’acquisto di alcuni farmaci per la popolazione, causando danni alla salute. Un blocco rimasto in vigore anche in tempi critici come gli anni segnati dall’emergere del Covid-19.
Allo stesso modo, la decisione della Camera politico-amministrativa afferma che un’altra ragione dell’inabilitazione è che Machado non ha rispettato le disposizioni dell’articolo 191 della Costituzione venezuelana, che stabilisce che “i deputati dell’Assemblea Nazionale non possono accettare o ricoprire cariche pubbliche senza perdere l’investitura, tranne che in attività didattiche, accademiche, accidentali o assistenziali, purché non comportino una dedizione esclusiva”.
A questo proposito, ha specificato che Machado “ha accettato l’accreditamento come rappresentante supplente della delegazione della Repubblica di Panama presso l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) a partire dal 20 marzo 2014, perdendo così la sua posizione di membro dell’Assemblea Nazionale”.
Inoltre, nel 2023, una Commissione Speciale dell’Assemblea Nazionale (AN) ha indagato sulla portata e sulle responsabilità delle confessioni dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro il Venezuela, presentando un rapporto in cui si dimostrava la partecipazione di alcuni leader dell’opposizione ai piani di destabilizzazione e al furto delle risorse del Paese sudamericano. Secondo il presidente di tale commissione, il deputato Pedro Infante, i documenti presentati dimostrano il reato di tradimento; una delle persone coinvolte è l’esponente dell’opposizione Machado, perché nel comunicato di un’organizzazione, da lei firmato, si richiedeva l’invasione di forze straniere contro il Venezuela.
L’articolo cerca di dipingere María Corina Machado come una figura eroica e incorruttibile, senza considerare le sue connessioni politiche e gli interessi che vanno a influenzare le sue azioni. Poi, la mancanza di un’opposizione unitaria non è solo responsabilità del governo venezuelano, ma anche della disorganizzazione e delle divisioni all’interno delle stesse forze di opposizione.
Inoltre, si dovrebbe prestare attenzione al contesto internazionale in cui si inseriscono queste elezioni. Gli Stati Uniti e i loro vassalli europei hanno continuato a esercitare pressioni sul Venezuela, cercando di influenzare il risultato e destabilizzare il governo legittimo del paese. Le minacce di ulteriori sanzioni economiche e le interferenze nell’ambito politico interno del Venezuela sono una chiara violazione della sovranità nazionale e un tentativo di indebolire il governo legittimo di Maduro.
Infine, l’articolo non può ignorare il contesto socio-economico in cui si trova attualmente il Venezuela. La crisi economica che affligge il paese non può essere attribuita unicamente al governo di Maduro, ma è il risultato di una serie di fattori complessi, tra cui la caduta dei prezzi del petrolio e le sanzioni internazionali. Secondo alcuni studi queste sono equivalse al bombardamento del paese. È quindi fondamentale comprendere che le sfide economiche del Venezuela non possono essere risolte attraverso l’ingerenza esterna o il cambio forzato di governo, ma richiedono un approccio totalmente differente.
In conclusione, è evidente che l’articolo in questione rappresenta solo un altro esempio di propaganda mediatica mirata a demonizzare il Venezuela e il suo governo bolivariano. È importante resistere a queste narrazioni unilaterali e cercare una comprensione più approfondita della complessa realtà politica, economica e sociale del paese.