Tra disconoscimento istituzionale ed opzione violenta
Un nuovo episodio di improvvisazione e disorientamento politico nelle fila dell’opposizione venezuelana è sorto in seguito al video condiviso dalla dirigente di Vente Venezuela, María Corina Machado.
Recentemente, l’inabilitata aspirante candidata presidenziale ha pubblicato un messaggio nelle sue reti sociali in cui tentava di trasmettere un’immagine di “serenità e fermezza” di fronte ai recenti avvenimenti in Venezuela legati al calendario delle elezioni presidenziali previste per il 28 luglio di quest’anno.
Nel tentativo di esercitare il controllo sulla situazione, ha espresso un giudizio positivo disconnesso dalla realtà, affermando che l’opposizione che la sostiene è riuscita a creare “un movimento sociale senza precedenti” che la considererebbe come la “candidata legittima” con un “riconoscimento politico” nazionale e internazionale”. Una semplice osservazione dei gruppi politici che rappresentano l’opposizione può confermare il grave stato di divisione, lotte di ego e crisi di dirigenza che affrontano e che si rende più evidente nelle ultime settimane.
Menzionando l’Accordo delle Barbados, ha insinuato che il governo venezuelano lo ha violato non revocando l’inabilitazione che le impedisce di iscriversi come candidata alle elezioni presidenziali, e ha suggerito che queste saranno “libere ed eque” solo se le sarà permesso di partecipare. La verità è che né lei appare come una condizione per il rispetto dell’accordo, né le sue azioni passate, come sostenere le sanzioni economiche contro il Venezuela e promuovere la perdita di risorse e beni all’estero, la qualificano per autorizzare la sua partecipazione alle elezioni.
Per sostenere le false accuse secondo cui il governo venezuelano ostacola la trasparenza elettorale, ha reso conto, in modo manipolato, di alcuni eventi che non la hanno favorito, come l’abilitazione dei simboli elettorali per queste elezioni presidenziali, nelle quali alcuni partiti dell’opposizione sono stati esclusi a causa della loro proprie fallimentari strategie di astensionismo nelle passate elezioni – la Mesa de la Unidad Democrática e Un Nuevo Tiempo sono i due partiti appartenenti alla Piattaforma Unitaria i cui simboli elettorali sono stati abilitati -; la formazione del calendario elettorale, che ha visto l’ampia partecipazione di tutti i settori politici, economici e sociali del Paese, e che rispetta i punti dell’Accordo di Barbados; o il processo di convocazione per le missioni di osservazione internazionali, di cui il Consiglio Elettorale Nazionale ha fornito informazioni.
Il video si conclude con le minacce rivolte allo Stato venezuelano e alle sue istituzioni, in particolare a quelle incaricate di organizzare le elezioni, esigendo una “transizione negoziata” nella quale lei assumerebbe il potere politico e chiedendo il sostegno della “comunità internazionale” per ottenere questo scenario.
Queste minacce rivelano il calcolo politico che continua a gestire e condizionare il comportamento di María Corina Machado e del settore politico che lei rappresenta, per il quale l’opzione violenta e il disconoscimento dello Stato resta la prima opzione da attuare, e che cercherebbe una sorta di riedizione della strategia Guaidó, questa volta attraverso la costituzione di un quadro istituzionale parallelo che le garantisca iscriversi e gestire di un processo elettorale adattato alle sue esigenze.
Tra i suoi ranghi c’erano aspettative che lei avrebbe annunciato un candidato alternativo che potesse sostituirla, tuttavia la sua retorica si è concentrata sulla radicalizzazione, il disconoscimento del processo elettorale e sulle minacce di forzare una transizione, senza offrire nulla di nuovo. Ciò che è chiaro è la mancanza di una solida strategia per sostenere questo discorso.
Rifiutare il percorso elettorale e propugnare uno scenario di violenza simile a episodi passati è una risorsa logorata che non troverà consensi tra i suoi seguaci, ma sì disturberà il clima di ripresa che si va affermando nel territorio nazionale. Designare un candidato che la rimpiazzi metterebbe in discussione tutte le accuse mosse contro il governo venezuelano in relazione all’Accordo delle Barbados e costituirebbe un riconoscimento implicito del processo elettorale e delle sue legittime istituzioni, nonché dei risultati che da esso derivano.
In questo momento, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, a María Corina Machado non sembra avere altra scelta che cercare di smobilitare la convocazione elettorale mentre naviga alla deriva, l’unica cosa che resta da determinare è se gli altri settori dell’opposizione seguiranno ciecamente la stessa strategia che li ha condannati al fallimento, elezione dopo elezione.
ENTRE EL DESCONOCIMIENTO INSTITUCIONAL Y LA OPCIÓN VIOLENTA
MARÍA CORINA MACHADO SIN RUMBO NI ESTRATEGIA ELECTORAL
Un nuevo episodio de improvisación y desorientación política en las filas de la oposición venezolana ha surgido a raíz del video compartido por la líder de Vente Venezuela, María Corina Machado.
Recientemente, la inhabilitada aspirante a candidata presidencial publicó un mensaje en sus redes sociales que intentaba transmitir una imagen de “serenidad y firmeza” frente a los acontecimientos recientes en Venezuela relacionados con el cronograma de las elecciones presidenciales programadas para el 28 de julio de este año.
En su pretensión por proyectar control sobre el momento, realizó un balance positivo desconectado de la realidad, afirmando que la oposición que la respalda ha logrado crear “un movimiento social sin precedentes” que la consideraría como la “candidata legítima” con un “reconocimiento político nacional e internacional”. Una simple observación de los grupos políticos que representan a las oposiciones puede constatar el grave estado de división, luchas de egos y crisis de liderazgo que enfrentan y que se hace más evidente en estas últimas semanas.
Al mencionar el Acuerdo de Barbados, insinuó que el gobierno venezolano lo había violado al no levantar la inhabilitación que le impide inscribirse como candidata en las elecciones presidenciales, y sugirió que solo serán “libres y limpias” si se le permite participar. Lo cierto es que ni ella aparece como condición para el cumplimiento del acuerdo ni sus acciones pasadas, como abogar por sanciones económicas contra Venezuela y promover la pérdida de recursos y activos en el extranjero, la califican para autorizar su participación en las elecciones.
Para respaldar las falsas acusaciones de que el gobierno venezolano obstaculiza la transparencia electoral, hizo un recuento manipulado sobre algunos eventos que no la han favorecido, como la habilitación de las tarjetas electorales para estos comicios presidenciales, en las que algunos partidos de oposición fueron excluidos debido a sus propias estrategias fallidas de abstencionismo en elecciones pasadas —la Mesa de la Unidad Democrática y Un Nuevo Tiempo son los dos partidos pertenecientes a la Plataforma Unitaria a los que les fueron habilitados sus tarjetas electorales—; la conformación del calendario electoral, que tuvo la amplia participación de todos los sectores políticos, económicos y sociales del país, y que cumple con los puntos del Acuerdo de Barbados; o el proceso de convocatoria para las misiones de observación internacional, del cual el Consejo Nacional Electoral ha estado proporcionando información.
El video concluye con amenazas dirigidas al Estado venezolano y sus instituciones, en especial a las encargadas de organizar las elecciones, exigiendo una “transición negociada” en la que ella asumiría el poder político, y solicitando apoyo a la “comunidad internacional” para lograr este escenario.
Estas amenazas develan el cálculo político que sigue manejando y condicionando el comportamiento de María Corina Machado y del sector político que ella representa, para quienes la opción violenta y el desconocimiento del Estado se mantiene como primeras opciones a implementar, y que buscarían una especie de reedición de la estrategia Guaidó, esta vez mediante la constitución de una institucionalidad paralela que le garantice inscribirse y manejar un proceso electoral a su medida.
Había expectativas entre sus filas de que ella anunciara un candidato alternativo que pudiera sustituirla, sin embargo su retórica se enfocó en la radicalización, el desconocimiento del proceso electoral y amenazas de forzar una transición, sin ofrecer nada nuevo. Lo que sí queda claro es la falta de una estrategia sólida para respaldar este discurso.
Rechazar la ruta electoral y abogar por un escenario de violencia similar a episodios pasados es un recurso desgastado que no encontrará apoyo entre sus seguidores, pero sí perturbará el clima de recuperación que viene asentándose en el territorio nacional. Designar a un candidato que la reemplace pondría en entredicho todas las acusaciones hechas contra el gobierno venezolano en relación con el Acuerdo de Barbados, y sería un reconocimiento implícito al proceso electoral y sus instituciones legítimas, así como a los resultados que de allí se deriven.
En estos momentos, a tan solo meses de celebrarse las presidenciales, a María Corina Machado no parece quedarle más opción que intentar desmovilizar la convocatoria electoral mientras navega a la deriva, solo falta dilucidar si los demás sectores opositores seguirán a ciegas la misma estrategia que los ha condenado al fracaso, elección tras elección.