Lezioni dal “disgelo” per Cuba e gli USA

Esperienze condivise dalla diplomatica cubana che è stata voce di Cuba durante il processo negoziale che ha avuto come punto di svolta il 17 dicembre 2014

Elizabeth Naranjo

“Cuba e gli USA possono cercare di costruire una relazione di nuovo tipo basata sul rispetto e sull’uguaglianza, e che le differenze esistenti non la rendano il fulcro dei legami, bensì che questi riposino, essenzialmente, sui benefici che possono apportare ai due paesi e popoli”, ha detto la viceministra degli Esteri di Cuba, Josefina Vidal Ferreiro, nella conferenza inaugurale del XV Seminario di Relazioni Internazionali, intitolata “Il processo di avvicinamento tra Cuba e USA sotto il governo del presidente Obama. Le lezioni apprese”.

Con calma e fermezza, parla di fronte a un pubblico che riconosce in lei non solo una diplomatica di ampia esperienza, bensì la donna cubana ispiratrice e audace che è stata il volto della nazione caraibica durante il processo negoziale tra L’Avana e Washington, noto come “il disgelo”, che ha avuto come punto di svolta il 17 dicembre 2014.

In quel giorno, da entrambi i lati delle 90 miglia, i presidenti dell’epoca, Raúl Castro e Barack Obama, annunciavano il ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra le due nazioni, senza che ciò significasse la fine del blocco USA contro l’isola.

A pochi mesi dall’anniversario di un decennio di questo momento storico bilaterale, Vidal Ferreiro ci avvicina a ciò che considera lezioni di “un processo effimero”, poiché presto si è tornati allo scontro aperto che ha predominato per oltre 65 anni, facendo sembrare ciò che è stato vissuto come qualcosa di “eccezionale ed irrepetibile”.

In questo 2024, un’altra volta di fronte alla corsa presidenziale negli USA, su Granma evidenziamo alcune delle idee affrontate dalla viceministra, che ancora risultano cruciali per la relazione bilaterale.

Sono importanti i fattori che condizionano un clima favorevole all’avvicinamento.

La Viceministra ha indicato che è stato necessario che si creassero condizioni, prima di tutto, a livello interno, per l’interesse di Cuba a risolvere questioni accumulate durante decenni di confronto, e poi a livello internazionale.

Tra questi fattori vi sono l’isolamento e il discredito degli USA in America Latina, il loro interesse nell’applicare una strategia diversa per i cambi a Cuba, una volontà ai più alti livelli dei due governi di procedere lungo una strada diversa, il consenso tra le società cubana e statunitense a favore di una trasformazione, e la solidarietà e l’attivismo internazionale.

Ristabilire le relazioni diplomatiche con il blocco in vigore è difficile, ma non impossibile.

Processi simili degli USA con altri paesi sono stati preceduti dalla completa revoca delle misure unilaterali di coercizione economica, ha sottolineato Vidal Ferreiro, quindi “non è stato affatto facile ristabilire le relazioni diplomatiche con il blocco in vigore”.

È stato necessario dedicare più tempo del previsto ai negoziati per ristabilire le relazioni, poiché gli USA dovevano riesaminare ed eliminare alcune misure aggressive e incongrue con questo processo, come la permanenza di Cuba nella lista degli Stati sponsor del terrorismo, ha aggiunto.

Il Presidente USA può svuotare il blocco del suo contenuto fondamentale.

Tra le lezioni c’è anche quella del riconoscimento realistico del ruolo che spetta al Congresso USA nell’eliminazione definitiva del blocco, e dell’ampio utilizzo che il Presidente USA può fare delle sue prerogative per apportare modifiche nell’applicazione delle misure di blocco, il che spiega l’insistenza permanente di Cuba su questo aspetto, durante i due anni di durata dell’avvicinamento.

Tuttavia, ha spiegato, non basta la disponibilità di un presidente USA “per garantire irreversibilità a lungo termine” finché non avvenga un cambio più profondo nel contesto politico USA e “cambino, radicalmente, le basi legali che dettano la politica verso Cuba, a cominciare dalla Legge Helms Burton”.

Sono essenziali regole chiare per l’Ambasciata USA e gli affari con gli USA.

Un punto essenziale all’interno del processo è stato, da parte cubana, chiarire le regole sul funzionamento dell’Ambasciata USA a L’Avana, soprattutto per quanto riguarda le pratiche di ingerenza.

Inoltre, è stato necessario dedicare tempo e sforzi per preparare le entità cubane a stipulare accordi e affari con gli USA, a partire dalla scarsa esperienza accumulata in oltre cinque decenni e dalle stesse limitazioni del blocco.

Nuovi tipi di aggressione accompagnano le relazioni diplomatiche stabilite.

È stato anche necessario prepararsi sull’Isola per affrontare le nuove azioni dagli USA, poiché l’obiettivo strategico di provocare cambiamenti nel nostro sistema non era cambiato, e i bilanci milionari destinati a questo scopo erano rimasti intatti, ha dichiarato Vidal Ferreiro.

Si conferma la validità di sfruttare le opportunità che si possono presentare in futuro, per progredire attraverso azioni esecutive.

Secondo la diplomatica, devono essere sfruttati processi come quello di Obama per avanzare nella firma di accordi bilaterali su questioni di interesse reciproco.

Esiste un modello di ciò che potrebbe essere la relazione di convivenza tra i due paesi.

Nonostante le insufficienze e debolezze dell’avvicinamento, l’esperienza vissuta, tra dicembre 2014 e gennaio 2017, lascia come eredità un modello di ciò che potrebbe essere una relazione di convivenza tra i due paesi, “non esente da grandi sfide, data la persistenza di profonde differenze e, ancora più importante, della contraddizione fondamentale che scaturisce dalla pretesa di dominio USA e dalla determinazione di Cuba di difendere la propria sovranità”, ha aggiunto Josefina Vidal.

“C’è un percorso possibile, persino dentro queste profonde differenze, per avanzare nella costruzione di legami che permettano di risolvere problemi e portino benefici reciproci ad entrambi i paesi”, ha concluso.


Lecciones del «deshielo» para Cuba y Estados Unidos 

Experiencias compartidas por la diplomática cubana que fue voz de Cuba durante el proceso negociador que tuvo como parteaguas el 17 de diciembre de 2014

Autor: Elizabeth Naranjo

«Cuba y Estados Unidos pueden intentar construir una relación de nuevo tipo basada en el respeto y la igualdad, y que las diferencias existentes no hagan de ella el centro de los vínculos, sino que estos descansen, esencialmente, en los beneficios que puedan reportar a los dos países y pueblos», dijo la viceministra de Relaciones Exteriores en Cuba, Josefina Vidal Ferreiro, en la conferencia inaugural del XV Seminario de Relaciones Internacionales, titulada «El proceso de acercamiento entre Cuba y Estados Unidos bajo el gobierno del presidente Obama. Las lecciones aprendidas».

Serena y firme, habla frente a una audiencia que reconoce en ella no solo a una diplomática de amplia experiencia, sino a la mujer cubana inspiradora y audaz que fue el rostro de la nación caribeña durante el proceso negociador entre La Habana y Washington, conocido como «el deshielo», que tuvo como parteaguas el 17 de diciembre de 2014.

Ese día, de cada lado de las 90 millas, los entonces presidentes Raúl Castro y Barack Obama informaban el restablecimiento de las relaciones diplomáticas entre ambas naciones, sin que eso significara el fin del bloqueo estadounidense contra la Isla.

A unos meses de que se cumpla una década de este hito en la historia bilateral, Vidal Ferreiro nos acerca a lo que considera lecciones de «un proceso efímero», pues pronto se regresó a la confrontación abierta que ha predominado a lo largo de estos 65 años, haciendo parecer lo vivido como algo «excepcional e irrepetible».

Este 2024, otra vez frente a la carrera presidencial en EE.UU., en Granma destacamos algunas de las ideas abordadas por la viceministra, que todavía resultan cruciales para la relación bilateral.

Son importantes los factores que condicionan un clima favorable para el acercamiento.

La Viceministra señaló que fue necesario que se gestaran condiciones, primeramente, en lo interno, por el interés de Cuba de solucionar asuntos acumulados durante décadas de confrontación, y luego en el ámbito internacional.

Entre esos factores se encuentran el aislamiento y descrédito de EE.UU. en América Latina, su interés en aplicar una estrategia distinta para los cambios en Cuba, una voluntad al más alto nivel de ambos gobiernos de avanzar por un camino diferente, el consenso entre las sociedades cubana y estadounidense a favor de una transformación, y la solidaridad y el activismo internacional.

Restablecer las relaciones diplomáticas con el bloqueo en vigor es difícil, pero no imposible.

Procesos similares de EE.UU. con otros países estuvieron precedidos del levantamiento total de las medidas unilaterales de coerción económica, señaló Vidal Ferreiro, por lo que «no fue nada fácil restablecer las relaciones diplomáticas con el bloqueo en vigor».

Hubo que dedicar más tiempo de lo esperado a las negociaciones para restablecer las relaciones, ya que EE.UU. debía revisar y eliminar algunas medidas agresivas e incongruentes con este proceso, como la permanencia de Cuba en la lista de Estados patrocinadores del terrorismo, agregó.

El Presidente de Estados Unidos puede vaciar al bloqueo de su contenido fundamental.

Entre las lecciones también quedó el reconocimiento realista del papel que corresponde al Congreso de EE. UU. en la eliminación definitiva del bloqueo, y del amplio uso que el Presidente de Estados Unidos puede hacer de sus prerrogativas para introducir cambios en la aplicación de las medidas del bloqueo, lo que explica la insistencia permanente de Cuba en este aspecto, durante los dos años que duró el acercamiento.

Sin embargo, explicó, no basta la disposición de un presidente de EE. UU. «para asegurar irreversibilidad a largo plazo» mientras no se efectúe un cambio más profundo en el contexto político norteamericano y «cambien, radicalmente, las bases legales que dictan la política hacia Cuba, empezando por la Ley Helms Burton».

Resultan esenciales reglas claras para la Embajada estadounidense y los negocios con EE. UU.

Un punto esencial dentro del proceso fue, por la parte cubana, dejar claras las reglas sobre el funcionamiento de la Embajada estadounidense en La Habana, sobre todo con respecto a las prácticas injerencistas.

Además, se debió dedicar tiempo y esfuerzo a preparar a las entidades cubanas en la concertación de acuerdos y negocios con EE. UU., a partir de la poca experiencia a lo largo de más de cinco décadas, y de las limitaciones propias del bloqueo.

Nuevos tipos de agresión acompañan las relaciones diplomáticas establecidas.

También hubo que prepararse en la Isla para enfrentar las nuevas acciones desde EE. UU., pues el objetivo estratégico de provocar cambios en nuestro ordenamiento no había variado, y se mantenían intactos los presupuestos millonarios destinados para este fin, señaló Vidal Ferreiro.

Se ratifica la validez de aprovechar las oportunidades que se puedan presentar en lo adelante, para avanzar mediante acciones ejecutivas.

En opinión de la diplomática, deben aprovecharse procesos como el de Obama para avanzar en la firma de acuerdos bilaterales sobre temas de interés mutuo.

Existe un modelo de lo que pudiera ser la relación de convivencia entre los dos países.

Pese a las insuficiencia y debilidades del acercamiento, la experiencia vivida entre diciembre de 2014 y enero de 2017 deja como legado un modelo de lo que pudiera ser una relación de convivencia entre los dos países, «no exenta de grandes desafíos, dada la persistencia de profundas diferencias y, más importante aún, de la contradicción fundamental que emana de la pretensión de dominación de EE. UU. y de la determinación de Cuba de defender su soberanía», agregó Josefina Vidal.

«Hay un camino posible para, incluso dentro de esas profundas diferencias, avanzar en la construcción de vínculos que permitan solucionar problemas y reporten beneficios recíprocos a ambos países», culminó.

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