Il fascismo in Venezuela ha diverse fonti di origine.
Una di esse è stata l’attività nazista registrata in Venezuela, in particolare l’azione di gruppi di questo profilo in Venezuela tramite il sostegno dell’ambasciata tedesca nel nostro paese nella prima metà degli anni ’40.
Queste azioni sono consistite nel promuovere l’ideologia nazista in Venezuela, anche in atti e attività pubbliche, cercando di avvicinare il potere politico venezuelano al pensiero tedesco. Per motivi di sicurezza, nel contesto della II Guerra Mondiale e con la collaborazione USA, il Venezuela ha espulso i funzionari nazisti nel 1941.
Un’altra derivazione del fascismo venezuelano proveniva dal perezjimenismo. Sebbene Marcos Pérez Jiménez non si definisse fascista, il suo governo ha avuto pratiche conservatrici, totalitarie e corporative. La sua ideologia pseudo-nazionalista si è basata su una narrazione che è servita per giustificare il totalitarismo del suo governo.
La confluenza di idee nazionaliste e le caratteristiche proprie della sua “dittatura modernizzatrice” (questo è il modo in cui si è catalogato sullo stile delle dittature sviluppiste nella regione) hanno posto le basi concettuali per un neofascismo venezuelano.
Nel contesto della IV Repubblica, è stato fondato un partito politico apertamente fascista. Nuevo Orden (NOR) è stato un partito politico venezuelano dichiaratamente fascista e anticommunista che proveniva dal movimento studentesco di taglio perezjimenista, Poder Nacionalista (PN), attivo presso l’Università Centrale del Venezuela. È stato fondato come partito a carattere nazionale a Caracas, il 12 gennaio 1974, ma non ha acquisito rilevanza nella vita politica nazionale.
Il partito NOR ha persino partecipato a tre elezioni presidenziali, nel 1983, 1988 e 1993, fortunatamente senza il sostegno della popolazione. È stato infine proibito dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) nel 2002.
Nel 1984, il governo dell’epoca, guidato da Luis Herrera Campíns, ha proscritto l’organizzazione chiamata Tradición, Familia y Propiedad (TFP). Si trattava di una setta o associazione di laici cattolici legata a gruppi conservatori di estrema destra della Chiesa Cattolica. Tra i loro obiettivi c’era quello di fondare una nazione all’interno del Venezuela, situata nell’Amazzonia al confine con il Brasile e chiamata Roraima, e persino assassinare Papa Giovanni Paolo II.
Nel 1984, la sede di TFP, nel Country Club di Caracas, è stata perquisita. Si è scoperto che la maggior parte dei giovani che facevano parte dell’organizzazione avevano cognomi di alto lignaggio, provenivano da famiglie bianche, erano oggetto di un’educazione antisocialista e anticomunista e inoltre ricevevano formazione paramilitare.
TFP è rimasto attivo, successivamente, nell’ambito della clandestinità, e tra i giovani che facevano parte di questa organizzazione ci sono i dirigenti dell’attuale opposizione venezuelana Henrique Capriles Radonski e Leopoldo López.
Le radici organizzative del fascismo in Venezuela hanno il loro punto di riferimento nelle stesse organizzazioni politiche tradizionali del paese, specialmente dall’ala più conservatrice del partito Copei della fine degli anni ’90, da cui sono derivate organizzazioni politiche e gruppi di dirigenti che hanno fondato nuove organizzazioni, come Primero Justicia (PJ), Voluntad Popular (VP) e Vente Venezuela (VV). Tutte queste organizzazioni hanno un fattore comune: sono state guidate da persone di alto lignaggio, di classe sociale alta, formate in ideali ultraconservatori e negli stessi ambienti politico-sociali del TFP.
In altre parole, condividono lo stesso punto di origine: la società segreta del Country Club venezuelano.
ESPRESSIONI CONCRETE E TRAGUARDI DEL NEOFASCISMO IN VENEZUELA
#Violenza politica e armata (guarimbas)
È necessario considerare che le cosiddette guarimbas (rivolte di strada ndt), specialmente quelle degli anni 2014 e 2017, sono state scosse sociali indotte da gruppi di estrema destra venezuelana, dove, sullo stile falangista franchista, si è cercato di consolidare uno stato d’assedio e un tentativo di conflitto civile, attraverso metodi di coercizione sociale e l’uso della violenza politica estesa a tutta la società.
Sebbene le guarimbas siano state operazioni di cambio di regime risultate fallite, è anche evidente che erano caratterizzate per essere meccanismi di sconvolgimento diretti contro la stessa società al fine di piegare la popolazione e lo Stato mediante la forza e l’intimidazione, con componenti discriminatori e con la promozione di un immaginario di estrema destra.
Durante questi processi di destabilizzazione politica e armata, sono state erette barricate nelle comunità della classe media e alta del paese, diventando bastioni identitari di una lotta di classe e discriminatoria. Il modello selettivo di questi dispositivi di violenza, basato sulla persecuzione dei chavisti, delle persone di classe bassa e dei “collettivi” (un meccanismo per segnalare il cittadino povero in luoghi pubblici), ha implicato lo sviluppo di azioni di persecuzione politica mirata contro persone, unite a forme di violenza indiscriminata che hanno provocato centinaia di morti in questi anni.
Queste azioni sono state simili alle agitazioni create in Spagna al preludio del golpe di Francisco Franco e della successiva guerra civile, poiché si è cercato di dividere la società venezuelana e metterla in conflitto mediante espressioni concrete di discriminazione basate su questioni di razza, classe sociale e soprattutto ideologia politica.
Volevano che i cittadini si scontrassero tra loro attraverso questo tipo di modelli di segregazione e l’esaltazione dell’intolleranza politica.
La componente razzista, classista, aporofobico (avversione nei confronti dei poveri ndt) e apertamente antisocialista, anticomunista e anti-socialdemocratico delle guarimbas costituisce un triste traguardo della politica dell’estrema destra in Venezuela per il suo significato e le sue conseguenze.
#Promuovere i crimini del blocco
Un altro traguardo del neofascismo venezuelano è la promozione e la richiesta del blocco economico e delle sanzioni illegali contro l’economia venezuelana. La richiesta di queste misure coercitive ha implicito lo scopo di distruggere le fonti di ingresso dello Stato, degradare la base materiale del governo e danneggiare lo sviluppo delle politiche pubbliche, comprese le Missioni e le Grandi Missioni.
Pertanto, questa prassi pseudo-politica di promuovere e richiedere questo tipo di misure coercitive è profondamente aporofobica, segnata da ideologie e scopi favorevoli alla destra, mira alla popolazione povera cercando di danneggiare le sue condizioni materiali ed esistenziali di vita. Si noti la componente profondamente classista nel promuovere, attraverso metodi politici, la distruzione delle condizioni di vita della parte più vulnerabile della popolazione.
Secondo la posizione del Venezuela presso il Sistema delle Nazioni Unite, gli atti di blocco commessi dagli USA e da altri paesi alleati in Venezuela sono considerati crimini contro l’umanità. Pertanto, rientrano nelle categorie di danni per eradicare o sopprimere l'”altro”, mediante un’ampia scala di impatti economici.
L’élite dell’ultradestra venezuelana, questa casta, che non è colpita dal blocco illegale ma anzi ne trae profitto, pratica il fascismo promuovendo azioni criminali contro la popolazione del paese al fine di sottometterla.
#Tradimento della patria e disconoscimento delle istituzioni
I fattori dell’ultradestra venezuelana si sono allineati con potenze straniere per orchestrare operazioni di cambio di regime contro il loro governo, le loro istituzioni e il loro paese. Come molti regimi fascisti del passato, vorrebbero arrivare al potere per via della forza attentando all’integrità del proprio paese e della sua popolazione in generale.
Queste espressioni sono inerenti al militarismo e all’imperialismo propri dei neofascisti; persino richiedendo interventi stranieri e ingerenze in Venezuela, anche sotto pretesti umanitari. Questo descrive un comportamento neofascista.
#La nuova destra “libertaria”
Il Venezuela è uno spazio politico in cui attori stranieri e nazionali vogliono creare questo fenomeno al fine di facilitare la cattura del potere politico nazionale.
Si deve considerare che le ideologie neofasciste basate sulle denominazioni politiche della “nuova destra” dovrebbero essere vietate in Venezuela, proprio come nella Germania del dopoguerra sono state vietate tutte le ideologie di taglio o tipo nazista.
La ragione è evidente. In Venezuela non può esserci spazio per ideologie di tipo totalitario che comportino la persecuzione o tentativi di soppressione, per motivi ideologici, di grandi settori della società e grandi gruppi ideologici del paese, come quelli socialisti, socialdemocratici, comunisti e destre moderate tradizionali.
Per questo è necessario spiegare “il paradosso della tolleranza” secondo Karl Popper. Questo è stato descritto dal filosofo austriaco Karl Popper (1902-1994) nel 1945, nel suo libro la società aperta e i suoi nemici. È un paradosso inserito nella teoria della decisione. Il paradosso afferma che se una società è illimitatamente tollerante, alla fine la sua capacità di essere tollerante sarà ridotta o distrutta dagli intolleranti. Popper ha concluso che, anche se può sembrare paradossale, per mantenere una società tollerante, la società deve essere intollerante nei confronti dell’intolleranza e delle sue espressioni ideologiche concrete.
In base al dilemma di Popper, una società politicamente sana, come dovrebbe essere quella venezuelana, è quella che prescinde da quadri politici che consentano forme ideologiche basate sull’intolleranza.
LOS ELEMENTOS HISTÓRICOS Y ACTUALES DEL FASCISMO EN VENEZUELA
El fascismo en Venezuela tiene varias fuentes de origen.
Una de ellas fue la actividad nazi registrada en Venezuela, concretamente la acción de grupos de este perfil en Venezuela mediante el auspicio de la embajada alemana en nuestro país en la primera mitad de los años 1940.
Estas acciones consistieron en promover la ideología nazi en Venezuela, incluso en actos y actividades públicas, intentando acercar el poder político venezolano al pensamiento alemán. Por razones de seguridad en el marco de la Segunda Guerra Mundial y mediante colaboración estadounidense, Venezuela expulsó a funcionarios nazis en 1941.
Otra deriva del fascismo a la venezolana provino del perezjimenismo. Si bien Marcos Pérez Jiménez no se calificaba a sí mismo como fascista, su gobierno tuvo prácticas conservadoras, totalitarias y corporativistas. Su ideario pseudo-nacionalista se basó en una narrativa que sirvió para justificar el totalitarismo de su gobierno.
La confluencia de ideas nacionalistas y las características propias de su “dictadura modernizante” (esta es la manera en que se catalogó al estilo de dictaduras desarrollistas en la región) sentó las bases conceptuales de un neofascismo venezolano.
En el marco de la Cuarta República, logró fundarse un partido político abiertamente fascista. Nuevo Orden (NOR) fue un partido político venezolano declaradamente fascista y anticomunista que provenía del movimiento estudiantil de corte perezjimenista Poder Nacionalista (PN) que hacía vida en la Universidad Central de Venezuela. Fue fundado como partido de carácter nacional en Caracas el 12 de enero de 1974, pero no adquirió relevancia en la vida política nacional.
El partido NOR incluso participó en tres elecciones presidenciales, en 1983, 1988 y 1993, afortunadamente con nulo apoyo de la población. Finalmente fue proscrito por el Concejo Nacional Electoral (CNE) en el año 2002.
En 1984, el gobierno de entonces encabezado por Luis Herrera Campíns proscribió a la organización llamada Tradición, Familia y Propiedad (TFP). Esta era una secta o agrupación de laicos católicos vinculada a grupos de ultraderecha conservadores de la Iglesia Católica. Dentro de sus pretensiones, estaban la de fundar una nación dentro de Venezuela, ubicada en el Amazonas en la frontera con Brasil y que llevaría por nombre Roraima e incluso asesinar al Papa Juan Pablo II.
En 1984, la sede de TFP en el Country Club de Caracas fue allanada. Se descubrió que la mayoría de los jóvenes que formaban parte de la organización tenían apellidos de alto abolengo, provenían de familias blancas, eran objeto de formación antisocialista y anticomunista y además recibían formación paramilitar.
TFP se mantuvo luego en actividades en el ámbito de la clandestinidad, y entre los jóvenes que formaron parte de esta organización se encuentran los dirigentes de la actual oposición venezolana Henrique Capriles Radonski y Leopoldo López.
Las raíces de la orgánica del fascismo en Venezuela tienen su punto referencial en las propias organizaciones políticas tradicionales del país, especialmente desde el ala más conservadora del partido Copei de finales de los años 1990, de donde derivaron organizaciones políticas y grupos de dirigentes que han fundado nuevas organizaciones, como Primero Justicia (PJ), Voluntad Popular (VP) y Vente Venezuela (VV). Todas estas organizaciones tienen un factor común: han estado lideradas por personas de alto abolengo, de clase social alta, formados en ideales ultraconservadores y en los mismos nichos político-sociales de TFP.
En otras palabras, guardan el mismo punto de origen: la sociedad secreta del Country Club venezolano.
EXPRESIONES CONCRETAS E HITOS DEL NEOFASCISMO EN VENEZUELA
Violencia política y armada (guarimbas)
Debe considerarse que las denominadas guarimbas, especialmente las del año 2014 y 2017, fueron conmociones sociales inducidas por grupos de extrema derecha venezolana, donde, al estilo del falangismo franquista, se intentó consolidar un estado de sitio y conato de conflicto civil, mediante métodos de coerción social y el empleo de la violencia política extensiva a toda la sociedad.
Si bien las guarimbas fueron operaciones de cambio de régimen que resultaron fallidas, también es evidente que estaban caracterizadas por ser mecanismos de conmoción dirigidas contra la propia sociedad a fin de doblegar a la población y al Estado mediante la vía de la fuerza y la intimidación, con componentes discriminatorios y con la promoción de un imaginario de extrema derecha.
Durante estos procesos de desestabilización política y armada se conformaron barricadas en las comunidades de clase media y clase alta en el país, conformándose en bastiones identitarios de una lucha clasista y discriminatoria. El patrón selectivo de estos dispositivos de violencia, sustentado en la persecución de chavistas, personas de clase baja y “colectivos” (un mecanismo para señalar al ciudadano pobre en la vía pública) implicó el desarrollo de acciones de persecución política focalizada contra personas, que se unió a formas de violencia indiscriminada y que produjeron cientos de muertes durante estos años.
Estas acciones fueron similares a las conmociones creadas en España en el preludio del golpe de Francisco Franco y la guerra civil posterior, dado que se intentó dividir a la sociedad venezolana y enfrentarla bajo expresiones concretas de discriminación por cuestiones de raza, clase social y especialmente por ideología política. Querían que la ciudadanía se enfrentara entre sí mediante este tipo de patrones de segregación y la exaltación de la intolerancia política.
El componente racista, clasista, aporofóbico y abiertamente antisocialista, anticomunista y anti-socialdemócrata de las guarimbas resulta en un lamentable hito de la política de la extrema derecha en Venezuela por su significado y por sus repercusiones.
Promover los crímenes del bloqueo
Otro hito del neofascismo venezolano es el de la promoción y solicitud del bloqueo económico y las sanciones ilegales contra la economía venezolana. La solicitud de estas medidas coercitivas tiene implícito el propósito de destruir las fuentes de ingresos del Estado, degradar la base material del gobierno y afectar el desarrollo de las políticas públicas incluyendo Misiones y Grandes Misiones.
Por lo tanto, esta praxis pseudo-política de auspiciar y solicitar este tipo de medidas coercitivas es profundamente aporofóbica, está signada por idearios y propósitos favorables a la derecha, apunta al pueblo pobre pretendiendo afectar sus condiciones materiales y existenciales de vida. Nótese el componente profundamente clasista de promover mediante métodos políticos la destrucción de las condiciones de vida de la parte más vulnerable de la población.
De acuerdo con la posición de Venezuela ante el Sistema de Naciones Unidas, los actos de bloqueo que Estados Unidos y otros países aliados cometen en Venezuela son considerados crímenes de lesa humanidad. Por lo tanto, se inscriben en las categorías de daño para erradicar o suprimir al “otro”, mediante una amplia escala de afectaciones económicas.
La élite de la ultraderecha venezolana, esta casta, quien no está afectada por el bloqueo ilegal sino que más bien se lucra de él, practica el fascismo al promover acciones criminales contra la población del país a fin de someterla.
Traición a la patria y desconocimiento de las instituciones
Los factores de ultraderecha venezolana se han alineado con potencias extranjeras para orquestar operaciones de cambio de régimen contra su gobierno, sus instituciones y contra su país. Como muchos regímenes del fascismo en el pasado, quisieran llegar al poder por la vía de la fuerza atentando contra la integridad de su propio país y su población en general.
Estas expresiones son inherentes al militarismo y al imperialismo propio de los neofascistas, incluso al solicitar intervenciones extranjeras e injerencismo en Venezuela, aun bajo pretextos humanitarios. Esto describe un comportamiento neofascista.
La nueva derecha “libertaria”
Venezuela es un espacio político donde actores foráneos y nacionales quieren fabricar este fenómeno a fin de viabilizar la captura del poder político nacional.
Debe considerarse que las ideologías neofascistas basadas en las denominaciones políticas de “nueva derecha” deben ser vetadas en Venezuela, tal como en la Alemania de la posguerra se vetó a toda ideología de corte o identidad nazi.
La razón es evidente. En Venezuela no puede haber cabida a ideologías de corte totalitario que signifiquen la persecución o intentos de supresión, por razones ideológicas, de grandes sectores de la sociedad y de grandes grupos ideológicos del país, como los socialistas, socialdemócratas, comunistas y derechas moderadas tradicionales.
Para esto, es necesario explicar “la paradoja de la tolerancia” según Karl Popper. Esta fue descrita por el filósofo austríaco Karl Popper (1902-1994) en 1945, en su libro La sociedad abierta y sus enemigos. Es una paradoja enmarcada dentro de la teoría de la decisión. La paradoja declara que si una sociedad es ilimitadamente tolerante, su capacidad de ser tolerante finalmente será reducida o destruida por los intolerantes. Popper concluyó que, aunque parezca paradójico, para mantener una sociedad tolerante, la sociedad tiene que ser intolerante con la intolerancia y sus expresiones ideológicas concretas.
De acuerdo con el dilema de Popper, una sociedad políticamente sana, como debe ser la venezolana, es aquella que prescinda de marcos políticos que den cabida a formas ideológicas basadas en la intolerancia.