Dietro ogni neoliberista si nasconde un elemento assoggettato a politiche guerrafondaie che rispondono esclusivamente agli interessi di Stati Uniti e NATO. Lo abbiamo visto in Italia con il governo del quisling Mario Draghi (senza andare troppo indietro nel tempo). La stessa dinamica è in atto in Argentina dove il fanatico ultraliberista Javier Milei, sedicente libertario, ha nei fatti consegnato la sovranità del paese agli Stati Uniti e si appresta a sacrificare l’Argentina sull’altare degli interessi della NATO.
Il motivo è presto detto: il neoliberalismo e le politiche di guerra sono diventati compagni inseparabili nel regno della politica internazionale. La relazione tra neoliberismo e politiche di guerra è complessa e sfaccettata, poiché ciascuna influenza e perpetua l’altra in un circolo vizioso di violenza e sfruttamento.
Uno dei modi principali in cui il neoliberismo alimenta le politiche di guerra è attraverso il perseguimento di interessi e risorse economici. Il neoliberismo sostiene il flusso illimitato di capitali e risorse attraverso i confini, portando a una corsa per il controllo su beni di valore come petrolio, minerali e terra. Questa competizione per le risorse spesso sfocia in conflitti e interventi militari, poiché i paesi cercano di garantirsi l’accesso a risorse e mercati vitali. La ricerca del profitto economico e del dominio spinge le nazioni – in particolar modo lo vediamo nel declinante occidente – a impegnarsi in politiche aggressive ed espansionistiche, portando a conflitti e guerre che servono gli interessi di potenti aziende e di élite ricche.
Inoltre, il neoliberismo promuove il militarismo e la crescita del complesso militare-industriale, alimentando lo sviluppo e la proliferazione di armi di distruzione di massa. Queste politiche hanno spesso ha la precedenza sul benessere sociale e sui diritti umani, come stiamo osservando nella vechcia Europa, portando a massicci investimenti in tecnologia militare e spese per la difesa. Le politiche neoliberali incentivano la militarizzazione della società, poiché i governi danno priorità alle soluzioni militari alle sfide politiche ed economiche, piuttosto che alle alternative diplomatiche o pacifiche. Questa mentalità militaristica perpetua un ciclo di violenza e conflitto, poiché le nazioni fanno sempre più affidamento sulla forza militare per raggiungere i propri obiettivi geopolitici.
Argentina-NATO
Questo è il retroterra ideologico e politico che spinge Milei a negoziare un accordo che gli consenta di entrare a far parte dell’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO) come “partner globale”, il che, secondo El Cronista, non solo gli garantirebbe una posizione privilegiata nelle relazioni con gli Stati Uniti e gli altri Paesi del blocco, ma anche l’accesso a equipaggiamenti, logistica e addestramento di alto livello.
La recente visita del capo del Comando Sud degli Stati Uniti, Laura Richardson, si è svolta in questo contesto, così come il viaggio di Milei in Danimarca e l’incontro che il ministro della Difesa argentino, Luis Petri, terrà presso la sede della NATO a Bruxelles.
“La decisione di aderire al programma di partner globale della NATO comporta il miglioramento delle capacità di difesa del Paese attraverso l’interoperabilità, la partecipazione al dibattito sulla sicurezza internazionale, la modernizzazione della dottrina, l’accesso agli equipaggiamenti e alle informazioni per affrontare in modo multilaterale le varie sfide che la difesa deve affrontare nel XXI secolo”, ha dichiarato in tal senso il ministro del governo Milei.
Allo stesso modo, Petri ha sottolineato che questa decisione obbedisce a un “mandato” presidenziale che mira a “riconciliare” le Forze Armate “con il mondo occidentale, democratico e libero” e ha assicurato che i negoziati per rendere l’Argentina un partner globale dell’Alleanza Atlantica sono a un “livello avanzato”.
Dal 1998, quando alla Casa Rosada c’era Carlos Menem e alla Casa Bianca Bill Clinton, il paese sudamericano detiene lo status di partner extra-NATO degli Stati Uniti, che implica un accordo bilaterale tra Washington e Buenos Aires su questioni di sicurezza e difesa a cui gli altri membri dell’alleanza non partecipano.
Una fonte vicina al Ministero della Difesa ha riferito a La Política che durante il suo viaggio al quartier generale della NATO, Petri presenterà una lettera d’intenti per entrare a far parte dell’organizzazione come partner globale, anche se il primo passo prevede la richiesta del Piano d’Azione di Partenariato Individuale (IPAP), che si rivolge ai paesi che hanno sia la volontà politica che la capacità di incrementare le loro relazioni con la NATO.
Secondo questa fonte, “l’intera linea di politica estera” dell’amministrazione Milei “è stata impostata dalla Difesa”, che lascerà “impegni con costi di uscita molto elevati”, aggiungendo che è prevista l’incorporazione dell’Argentina “nelle forze marittime combinate, una flotta navale guidata dagli Stati Uniti”. “Il pacchetto è completo”, ha indicato.
L’imminente visita di Milei a Copenaghen, in Danimarca, per la firma di un contratto per l’acquisto di 24 aerei supersonici F-16 di fabbricazione statunitense farebbe parte delle mosse del governo per garantire la sua inclusione nel blocco militare.
Funzionari di alto livello hanno ricevuto il vicesegretario di Stato USA per l’America Latina, Kevin Sullivan. Il diplomatico, che negli ultimi dieci anni ha ricoperto il ruolo di incaricato d’affari presso l’ambasciata statunitense a Buenos Aires, si è incontrato alla Casa Rosada con il ministro dell’Interno Guillermo Francos per discutere della strategia argentina di adesione alla NATO e della base logistica che Milei intende costruire nella Terra del Fuoco in alleanza con Washington.
Insomma, Milei si appresta a consegnare la sovranità argentina, come ampiamente prevedibile. Associandosi alla NATO l’Argentina dovrà le proprie politiche di difesa e sicurezza a quelle dell’alleanza, limitando potenzialmente la sua capacità di perseguire obiettivi di politica estera indipendenti. Ciò potrebbe mettere a dura prova le relazioni dell’Argentina con altri paesi della regione, in particolare quelli con interessi geopolitici diversi.
Inoltre, l’adesione alla NATO potrebbe avere conseguenze economiche anche per l’Argentina. Il paese avrebbe probabilmente bisogno di aumentare la spesa per la difesa per raggiungere gli obiettivi di difesa della NATO, circostanza che distoglierà risorse da altre urgenti necessità interne. Inoltre, l’ingresso dell’Argentina nella NATO potrebbe avere un impatto negativo sulle sue relazioni commerciali con i paesi che non fanno parte dell’alleanza, poiché potrebbero considerare l’allineamento dell’Argentina con la NATO come una potenziale minaccia alla loro sicurezza.
Un altro rischio per l’Argentina è quello di di un aumento della militarizzazione e della corsa agli armamenti nella regione. La presenza di un membro della NATO in Sud America potrebbe esacerbare le tensioni e le rivalità esistenti, portando a una corsa agli armamenti regionale, con gravi implicazioni per la stabilità e la sicurezza regionale, nonché per gli interessi di sicurezza nazionale dell’Argentina.
Questa partnership con la NATO potrebbe mettere a dura prova le sue relazioni con altre organizzazioni regionali, come l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR) e la Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (CELAC). Queste organizzazioni sono state storicamente critiche nei confronti delle politiche interventiste della NATO e potrebbero considerare l’allineamento dell’Argentina con l’alleanza come un tradimento dei loro valori e principi condivisi.
Questa corsa di Milei verso il braccio armato dell’imperialismo statunitense potrebbe avere implicazioni anche sulle sue relazioni con Russia e Cina, due paesi che hanno (avevano?) stretti legami con l’Argentina e sono nel mirino delle politiche belliche della NATO.
Se Milei sta già provocando forti danni con le sue politiche volte al fanatismo neoliberista sul fronte interno, potrebbe provocare danni ancora maggiori con la sua ostinazione nel voler condannare l’Argentina agganciandola al lato sbagliato della storia: il declinente e guerrafondaio occidente pronto a tutto pur di fermare l’ascesa del nuovo mondo multipolare a trazione eurasiatica.
Armi all’Ucraina?
Nell’ambito di questa deriva guerrafondaia e militarista Milei cerca di inserirsi anche dove viene combattuta una guerra per procura di USA/NATO contro la Russia, ovvero in Ucraina. A tal proposito il libertario guerrafondaio sta analizzando la possibilità di inviare aiuti militari all’Ucraina, paese che cercherà di visitare per incontrare il suo omologo Volodymir Zelensky durante il suo viaggio in Europa a giugno, anche se c’è già un anticipo con il “regalo” di due elicotteri cannoniera dell’Aeronautica Militare di Buenos Aires al governo ucraino dopo la visita del presidente del regime di Kiev, invitato appositamente a partecipare all’inaugurazione del suo “amico” lo scorso 10 dicembre.
Milei ha confermato che il suo gabinetto sta lavorando per rendere la sua visita in Ucraina una realtà, mentre il Ministro della Difesa, Luis Petri, “sta parlando per vedere come possiamo collaborare (…) i governi sono in contatto, il nostro Ministro della Difesa è in contatto con le autorità ucraine. Li aiuteremo in ogni modo possibile”, riporta il quotidiano Perfil.
In un’intervista alla CNN Radio, Milei ha dichiarato che “un forum in difesa dell’Ucraina si terrà in America Latina” e ha sottolineato che “Zelensky gli ha chiesto di tenerlo qui e io ho detto sì, lo faremo”.
Ha aggiunto che “si sta progettando un viaggio e l’idea è che passeremo per l’Ucraina. Dobbiamo andare al G7, ringrazio la presidente (Giorgia) Meloni per avermi invitato, devo anche andare a Madrid per ricevere il premio Juan de Mariana, poi in Germania per ricevere la medaglia d’onore”, ha spiegato il capo di Stato argentino. Milei ha accennato alla riunione del Gruppo dei 7 che si terrà a Borgo Egnazia, in Italia, dal 13 al 15 giugno, alla quale è stato invitato dalla Meloni, e il 21 giugno riceverà a Madrid il premio dell’Istituto Juan de Mariana per “la sua difesa delle idee di libertà”.
Nei prossimi giorni Milei si recherà anche a Miami per ricevere il riconoscimento di “ambasciatore internazionale della luce” dai rabbini della setta sionista del movimento chassidico Chabad Lubavicht, segnala il quotidiano messicano La Jornada.
Un presidente genuflesso
Il noto giornalista argentino Víctor Hugo Morales, è stato lapidario su AM750 con Javier Milei e le sue decisioni geopolitiche. Nel bel mezzo di un nuovo viaggio ufficiale negli Stati Uniti, dove il Presidente farà visita all’oligarca Elon Musk, ha chiesto al Presidente: “Ti piace stare sempre in ginocchio? Ti piace? È giusto così?”.
Queste le sue parole: “Lula e Milei sono molto diversi. Lula ha fermato Elon Musk. Gli dice che non toglierà la dignità ai brasiliani che rappresenta.
Milei lo nomina nel discorso più importante dell’anno. Non solo in quello che abbiamo appena ascoltato. E gli strizza l’occhio in tutti i modi. Il Presidente dell’Argentina finisce per fargli visita negli Stati Uniti.
In questi casi, siete voi a scegliere chi vi rappresenta meglio. È semplice. Ha a che fare con il senso di sovranità, come anche con la dignità personale che ognuno di noi ha.
Musk ha sfidato le leggi brasiliane e Lula lo ha mandato via. Addio. Dovrai abituarti a vivere in questo Paese, non importa quanti milioni hai, gli dice.
Tra i problemi che passano inosservati in questo momento, quello che sta accadendo nella consegna dell’Argentina mi sembra il più grave. Non si vede. Abbiamo la crisi. Abbiamo il ridicolo bot di Milei e Caputo.
E non si vedono alcune cose che, in fondo, sono ancora più trascendentali. Che la gestione di Milei non è diversa da quella di una colonia. È molto chiaro.
Ieri sono arrivati altri funzionari statunitensi. L’ambasciatore non si trasferisce alla Rosada perché gli piace di più l’ambasciata. È più aperta a tutta la città, credo.
La CIA, il Generale, il Segretario di Stato, i capitani economici, i generali dell’idrovia, vediamo Elon Musk e chiediamo se Trump non avrà un po’ di tempo libero.
Ognuno di noi non si sente in ginocchio davanti a questo potere come Milei? Ci piace? Va bene così? La cosa divertente è che nessuno sembra preoccuparsi troppo”.