Discorso Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez

Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, in occasione della chiusura dell’Incontro Internazionale di Solidarietà con Cuba e contro l’Imperialismo, presso il Palazzo delle Convenzioni, il 2 maggio 2024, “Anno 66 della Rivoluzione”.

Cari amici, difensori della solidarietà internazionale;

Sorelle e fratelli della Rivoluzione cubana:

Desideriamo ringraziare tutti voi per essere qui a Cuba. Vi ringraziamo per la vostra partecipazione all’Incontro, in cui condividiamo lo stesso sentimento e lo stesso impegno: quello della solidarietà umana, che è anche per voi con le vostre espressioni, solidarietà con la Rivoluzione cubana e con la lotta dei popoli per la loro vera emancipazione.

Celebrare la Giornata Internazionale dei Lavoratori, come abbiamo fatto ieri a Cuba, insieme ai rappresentanti della classe operaia e dei movimenti di solidarietà e agli amici di Cuba è un grande onore e un gesto di coraggio di cui il nostro eroico popolo vi ringrazia tutti.

Anche la significativa presenza e partecipazione dei giovani nella Brigata Internazionale del Primo Maggio e nelle delegazioni sindacali che ci hanno visitato è un onore per il popolo cubano.

Più di 1.000 delegati hanno partecipato a questo incontro, che si è svolto nell’ambito delle attività di commemorazione della Giornata Internazionale dei Lavoratori, e il 70% di loro viene a Cuba per la prima volta. Questo significa che Cuba continua a essere un punto di riferimento e un luogo di incontro per coloro che aspirano a un mondo migliore; significa che la famiglia della solidarietà sta crescendo e che il sentimento di solidarietà sta germogliando anche nelle nuove generazioni.

Sono stati giorni intensi. Di recente abbiamo tenuto due giorni di ampio dibattito e analisi sull’ordine economico internazionale ingiusto ed escludente e sulle proposte per un nuovo ordine economico internazionale di cui c’è bisogno.

Ieri sono stati premiati e premiati anche amici e organizzazioni solidali con Cuba provenienti da Canada, Uruguay, Stati Uniti, Argentina ed Ecuador. A tutti loro rinnoviamo le nostre congratulazioni e i nostri ringraziamenti.

Salutiamo anche il lavoro della Rete continentale latinoamericana e caraibica di solidarietà con Cuba e le cause giuste; l’approvazione di più di 100 risoluzioni contro il blocco negli Stati Uniti; il 40° anniversario di un’amicizia ininterrotta con gli amici australiani della solidarietà, che ci visiteranno a dicembre di quest’anno; e anche il 30° anniversario della brigata canadese Che Guevara, che è presente qui.

Riconosciamo il prezioso lavoro svolto dalle organizzazioni sindacali e di solidarietà in Europa e negli Stati Uniti per diffondere i risultati del Tribunale internazionale contro il blocco, che si è svolto a Bruxelles nel novembre 2023.

Sottolineiamo l’importanza degli incontri continentali di solidarietà con Cuba, previsti quest’anno nella Repubblica Popolare Cinese per la regione Asia-Pacifico e in Francia per l’area europea.

Siamo certi che anche questi eventi saranno di vitale importanza per la continuità e il rafforzamento del movimento di solidarietà con Cuba.

Siamo anche grati per le manifestazioni, le carovane di auto e biciclette, i sit-in e le altre azioni pubbliche che si svolgono ogni fine settimana, ogni mese, in diverse città del mondo, guidate da voi, per chiedere la revoca dell’intensificazione del blocco e l’esclusione di Cuba dalla lista dei Paesi che presumibilmente sostengono il terrorismo.

Riconosciamo l’importanza di continuare a promuovere il movimento delle brigate internazionali e le visite di gruppo a Cuba, perché non c’è modo migliore di conoscere la nostra realtà che condividere con noi, come avete fatto voi in questi giorni, vivendo la nostra resistenza, la nostra creatività e il nostro spirito di lotta e di vittoria.

Allo stesso tempo, ogni amico che ci visita è un’ulteriore prova che Cuba non è sola o isolata, ma che continua a battere nel cuore di milioni di donne e uomini in tutto il mondo.

Apprezziamo i vostri generosi sforzi per combinare azioni di solidarietà e progetti di cooperazione. Da qui ribadiamo che Cuba continuerà a innalzare le bandiere della pace, della solidarietà e della cooperazione con i popoli.

Le tre dichiarazioni adottate oggi per acclamazione rappresentano anche i sentimenti del popolo cubano, dei suoi operai e contadini, dei suoi intellettuali e artisti, dei suoi giovani e studenti, e costituiscono per noi un impegno.

Il lavoro delle tre commissioni riflette la comprensione dei partecipanti dello scenario globale e della situazione di Cuba. Riflette anche l’accordo sulle principali richieste degli amici dell’isola.

Il nostro popolo ieri ha dato una dimostrazione di unità e disciplina in tutti i comuni del Paese. Le condizioni economiche ci hanno costretto a celebrare la storica Giornata Internazionale dei Lavoratori con comizi e non con la tradizionale sfilata di massa all’Avana; ma in quasi tutte le province e i comuni, nonostante gli orientamenti, ci sono state sfilate. Questo ha molto a che fare con il fervore rivoluzionario, ed è stato un giorno di straordinaria gioia.

È stato anche un degno omaggio all’eredità del Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, paradigma della solidarietà del popolo cubano, nel contesto del 65° anniversario del trionfo della Rivoluzione.

In questo modo, le manifestazioni e i cortei del Primo Maggio, guidati dal popolo, a cui avete partecipato voi, delegati internazionali, sono anche una chiara dimostrazione dell’unità, dell’impegno e dell’appoggio alla Rivoluzione, che Cuba è viva e funzionante e che stiamo andando fino in fondo.

Di fronte ai media nemici e alle azioni sovversive volte a provocare un cambio di regime a Cuba, la stragrande maggioranza del popolo umile e lavoratore ha dimostrato, ancora una volta in questo Primo Maggio, nelle piazze e nelle città, di essere pronta a difendere la propria indipendenza, la propria sovranità, il proprio diritto a vivere in pace, senza blocchi, senza sanzioni e senza arrendersi, senza vendersi o inginocchiarsi, senza rinunciare alla propria storia e ai propri principi.

Mi ha colpito il fatto che oggi i cablogrammi delle agenzie internazionali, come sempre, con la loro intossicazione mediatica, hanno manipolato i numeri, il contenuto e il successo delle celebrazioni del Primo Maggio a Cuba. Alcuni di essi dicevano: migliaia di cubani hanno partecipato a eventi molto piccoli e non tradizionali.

Dobbiamo dire chiaramente ai signori imperialisti che non hanno partecipato migliaia di cubani: hanno partecipato più di quattro milioni di cubani!

Credo che tutti noi siamo convinti della complessità della situazione internazionale e regionale, che ci preoccupa e ci chiama all’azione.

Questo evento si svolge in un momento di estrema complessità globale: ci sono minacce alla pace nel mondo, la guerra è il linguaggio usato dalle potenze egemoniche per risolvere i conflitti; la povertà cresce, gli impatti del cambiamento climatico aumentano, c’è un esaurimento delle risorse naturali e una crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri, che spiega ed esprime i limiti a cui è arrivato l’attuale ordine economico internazionale. Questo attuale Ordine Economico Internazionale deve essere cambiato, e questo cambiamento deve essere promosso anche attraverso l’unità e la solidarietà.

Dobbiamo analizzare costantemente le contraddizioni di questo mondo pieno di incertezze che dobbiamo cambiare.

Nel mezzo del più colossale sviluppo scientifico e tecnico di tutti i tempi, il mondo è tornato indietro di tre decenni in termini di riduzione della povertà estrema, con livelli di carestia che non si vedevano dal 2005.

Ottocento milioni di persone nel mondo soffrono la fame; 760 milioni di persone, per lo più donne, non sanno leggere né scrivere.

Nel cosiddetto Terzo Mondo più di 84 milioni di bambini sono fuori dalla scuola; ci sono più di 660 milioni di persone senza elettricità e solo il 36% della popolazione usa Internet nei Paesi meno sviluppati e nei Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare.

Quando si rivolgono ai mercati finanziari, le nazioni del Sud hanno dovuto affrontare tassi di interesse fino a otto volte superiori a quelli dei Paesi sviluppati. Circa un quinto delle economie in via di sviluppo ha liquidato più del 15% delle proprie riserve valutarie internazionali per attenuare la pressione sulle valute nazionali.

Nel 2022, venticinque Paesi in via di sviluppo hanno dovuto destinare più di un quinto del loro reddito totale al servizio del debito pubblico, il che equivale a una nuova forma di schiavitù. Solo in quell’anno, la spesa militare globale, come già detto, raggiungerà i 2,24 trilioni di dollari.

Per raggiungere la partecipazione universale e inclusiva all’economia digitale sarà necessario investire almeno 428 miliardi di dollari nei nostri Paesi entro il 2030. Questa richiesta potrebbe essere soddisfatta con appena il 19% della spesa annuale per gli armamenti.

Il sostegno finanziario del Fondo Monetario Internazionale ai Paesi meno sviluppati e ad altri Paesi a basso reddito dal 2020 alla fine di novembre 2022 non è stato superiore all’equivalente di quanto la Coca-Cola ha speso solo per la pubblicità del marchio negli ultimi otto anni; nel frattempo, meno del 2% del già carente Aiuto Pubblico allo Sviluppo ha potuto essere destinato alla scienza, alla tecnologia e alle capacità di innovazione nei nostri Paesi.

Secondo l’ECLAC, nel 2024 le economie dell’America Latina e dei Caraibi continueranno a crescere poco, con tutte le subregioni che cresceranno meno rispetto al 2023. L’America Latina e i Caraibi continueranno a essere la regione più diseguale del pianeta.

In questa regione 183 milioni di persone sono considerate povere, pari al 29% della popolazione, e 72 milioni di loro vivono in condizioni di estrema povertà. È molto preoccupante che la metà di queste persone siano bambini e adolescenti.

La creazione di posti di lavoro tra il 2014 e il 2023 è stata la più bassa nella regione dagli anni Cinquanta. Dei 292 milioni di persone occupate, una su due ha un lavoro informale e quattro su dieci hanno un reddito inferiore al salario minimo. Il divario di genere nell’occupazione e nel reddito si sta ampliando.

Quattro bambini su cinque sotto i dieci anni in America Latina e nei Caraibi non sanno né leggere né scrivere. E questi non sono dati inventati da Cuba, ma sono contenuti nella Panoramica preliminare delle economie dell’America Latina e dei Caraibi della CEPAL, pubblicata nel dicembre 2023, nel Panorama sociale dell’America Latina e dei Caraibi della CEPAL, nel Rapporto delle Nazioni Unite sulla situazione e le prospettive economiche mondiali 2024, pubblicato nel gennaio 2024, e in The Crossroads of Education in Latin America and the Caribbean, un rapporto dell’UNICEF e della Banca Mondiale del marzo 2023.

Ecco perché i nostri popoli hanno una storica sete di giustizia. E, di fronte a tanta incertezza e disperazione dispiegata dalle élite capitaliste, abbiamo sempre più bisogno di certezza e fiducia nel trionfo delle nostre idee, nel trionfo dell’unità e nel trionfo della solidarietà.

Lungi dal globalizzare la solidarietà, l’amicizia e il rispetto, il mondo si rivolge alla guerra, alle sanzioni, alle misure coercitive, alle pressioni, ai blocchi, ai muri e, soprattutto, alla guerra e al genocidio. Questo dimostra che il capitalismo non ha risposte ai problemi attuali dell’umanità.

Ecco il caso della Palestina. In qualche modo e in più di un’occasione, abbiamo tutti sottolineato i pericoli dell’impunità con cui agisce Israele, grazie alla complicità e al sostegno del governo degli Stati Uniti e nonostante i gravi rischi di regionalizzazione del conflitto in Medio Oriente, una seria minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale. Solo una mentalità imperiale, uno scopo interventista può negare che la pace e la stabilità in quella regione dipendono, innanzitutto, da una soluzione globale, giusta e duratura del conflitto israelo-palestinese, che preveda la creazione di uno Stato palestinese sovrano e indipendente sui confini precedenti al 1967, con Gerusalemme Est come capitale e che garantisca il diritto al ritorno dei rifugiati nella loro terra.

Insieme a voi, chiediamo l’immediata adesione dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.

Non possiamo rimanere indifferenti di fronte al crimine quotidiano che da 75 anni viene commesso contro il fraterno popolo palestinese. Nulla può giustificare la brutale escalation sionista degli ultimi sei mesi, le gravi violazioni del diritto umanitario internazionale, i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità che hanno trasformato una minuscola striscia di terra abitata in un campo di addestramento per un esercito sanguinario.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve adempiere al suo mandato e porre fine all’impunità di Israele, la potenza occupante, prima che la discutibile credibilità delle sue risoluzioni, assediate dal veto imperiale degli Stati Uniti, finisca per scomparire tra le macerie di Gaza.

Cuba è sempre stata solidale con la causa palestinese. Oggi centinaia di studenti palestinesi studiano nel nostro Paese, con loro abbiamo uno scambio permanente, con loro il nostro popolo ha marciato davanti all’ambasciata statunitense a Cuba chiedendo la fine dell’aggressione contro la Palestina. Con loro abbiamo condiviso colloqui, dibattiti e anche manifestazioni di espressione pubblica.

Abbiamo detto a questi giovani che sono anche figli di Cuba, e tutti i cubani si sentono padri e madri di questi giovani palestinesi che studiano con noi, che condividono anche la vita quotidiana del popolo cubano. Stiamo facendo tutto il possibile affinché diventino buoni professionisti, buoni patrioti, affinché in futuro siano utili al loro popolo e alla loro causa. Vediamo sempre in tutti loro la determinazione e l’impegno per la causa palestinese, ed è per questo che siamo sicuri che da qui, da Cuba, sono anche parte del presente e del futuro della Palestina. Viva la Palestina libera.

Allo stesso modo, esprimiamo il nostro sostegno alla causa del popolo Saharawi, che può continuare a contare su un amico fedele e leale a Cuba.

Sosteniamo la causa del popolo siriano.

Esprimiamo anche il nostro sostegno ai giovani che oggi manifestano nelle università degli Stati Uniti e che vengono repressi e brutalizzati dalla polizia.

Per quanto riguarda la nostra regione dell’America Latina e dei Caraibi, è risaputo che la Dottrina Monroe, due secoli dopo la sua enunciazione, continua a minacciare il destino di quella che Martí chiamava la Nostra America.

L’imperialismo persiste nel suo progetto di dominazione sulle nostre terre, finanzia e promuove la violenza, la destabilizzazione, e sempre più spesso incita all’odio, attacca le forze progressiste e di sinistra e cerca di cancellare la storia di lotta e resistenza dei popoli latinoamericani e caraibici.

Nonostante le sanzioni e le misure coercitive imposte dagli Stati Uniti, oltre alle pressioni e ai ricatti sulle nostre nazioni, la natura dei processi rivoluzionari in Venezuela, Bolivia e Nicaragua è stata preservata; i governi di Messico, Brasile, Colombia e Honduras, governi guidati da López Obrador, Lula, Petro e Xiomara, insieme ai loro popoli, hanno contribuito a mantenere la correlazione di forze a favore del progressismo nella nostra regione.

La destra, tuttavia, ha dimostrato una capacità di reazione per ostacolare la gestione dei governi che si sono insediati con programmi sociali di sinistra, e la sua forte opposizione ha rovesciato alcuni governi e continua a silurarne altri.

In alcuni Paesi, le forze progressiste non sono riuscite a tornare o a mantenere il potere esecutivo, e gli effetti sono visibili con governi asserviti agli Stati Uniti, potenzialmente molto pericolosi per la pace e la stabilità in America Latina e nei Caraibi, perché si tratta di Paesi e governi che hanno aperto le loro frontiere al Comando Sud statunitense.

Gli Stati Uniti hanno optato per l’erosione del progressismo e l’approfondimento delle divisioni all’interno delle alleanze per ostacolare il loro progresso e preparare alternative di destra con la possibilità di tornare al potere.

Una menzione speciale va fatta ai nostri cari fratelli e sorelle caraibici, che resistono stoicamente alle pressioni statunitensi per dividerli e rompere la loro cara e storica unità.

Ribadiamo la nostra più ferma condanna della violenta irruzione della polizia ecuadoriana nella sede diplomatica del Messico a Quito il 5 aprile. Questa flagrante violazione del diritto internazionale, della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, del diritto di asilo e della sovranità del nostro amato Messico è assolutamente ingiustificabile.

Chiediamo che all’ex vicepresidente Jorge Glas venga restituito lo status precedente all’assalto all’ambasciata messicana e che il suo caso venga riportato in linea con il diritto internazionale.

A dieci anni dall’adozione a L’Avana della Proclamazione dell’America Latina e dei Caraibi come Zona di Pace, chiediamo il rispetto e la stretta osservanza dei suoi postulati: che la regione continui ad essere riconosciuta a livello internazionale per il suo impegno a favore della pace e della stabilità regionale. Si tratta di una questione di estrema importanza per il presente e il futuro dei popoli.

Ci congratuliamo con il popolo venezuelano per lo sviluppo del nuovo processo elettorale in un clima di pace e in conformità con la sua Costituzione, per il rispetto del calendario elettorale nonostante le minacce e le azioni della destra in complicità con gli Stati Uniti. Non è mancato nemmeno l’attentato contro Nicolás Maduro, nostro fratello presidente venezuelano, tema sul quale abbiamo espresso il nostro totale ripudio.

Una trentina di processi elettorali svolti nei ventiquattro anni della Rivoluzione bolivariana e chavista attestano la credibilità e la forza del sistema elettorale venezuelano.

Ribadiamo ancora una volta il rifiuto di Cuba di interferenze e imposizioni esterne che cercano di influenzare il funzionamento delle istituzioni venezuelane e di intaccare la stabilità e la tranquillità che caratterizzano la società di questo Paese fratello.

Esprimiamo il nostro riconoscimento e il nostro pieno sostegno in solidarietà con i nostri fratelli e sorelle nicaraguensi, che resistono all’assedio mediatico e ai tentativi di interferenza dell’imperialismo e dei suoi alleati per rompere il loro ordine costituzionale.

Allo Stato Plurinazionale della Bolivia va il nostro sostegno e la nostra solidarietà in difesa della sua sovranità sulle risorse naturali e di fronte ai tentativi di destabilizzazione.

La Repubblica sorella di Haiti sta affrontando una nuova e gravissima crisi. La comunità internazionale ha un grande debito nei confronti del suo popolo, che è stato sottoposto a punizioni ripudianti da parte delle potenze imperiali ed è stato costretto a pagare un prezzo ingiustamente alto per aver messo in scena la prima rivoluzione sociale del continente.

Haiti ha bisogno di assistenza e cooperazione allo sviluppo reali, sufficienti ed efficaci, non di aggressioni e interferenze nei suoi affari interni. Il popolo haitiano ha il diritto di trovare una soluzione pacifica, sostenibile e duratura alle sfide che deve affrontare, basata sul pieno rispetto della sua autodeterminazione, sovranità e indipendenza.

Cuba ha offerto una cooperazione fraterna e disinteressata ad Haiti in aree di grande impatto per il suo popolo: anche nelle attuali circostanze manteniamo una brigata medica che fornisce servizi ai bambini di quel popolo che ne hanno bisogno.

Appoggiamo anche le giuste richieste di risarcimento e compensazione per i danni della schiavitù e del colonialismo dei nostri fratelli e sorelle caraibici, che hanno bisogno e meritano un trattamento equo, speciale e differenziato.

Naturalmente sosteniamo con convinzione il diritto all’indipendenza del popolo portoricano. Ed esprimiamo la nostra solidarietà per la situazione che il popolo argentino sta vivendo oggi.

Cosa possiamo dirvi di Cuba, se la conoscete? Non siamo esenti dalle conseguenze dell’attuale crisi multidimensionale del capitalismo. La nostra situazione è ulteriormente aggravata dal blocco economico, commerciale e finanziario che gli Stati Uniti applicano da oltre sei decenni, intensificato all’estremo dalle amministrazioni di Donald Trump e Joe Biden. Entrambe le amministrazioni hanno cercato di soffocare la nostra economia versando milioni di dollari in piani sovversivi e campagne mediatiche volte a rompere l’unità nazionale intorno alla Rivoluzione e al Partito.

Riteniamo che ci siano due componenti in questo obiettivo imperiale di distruggere la Rivoluzione cubana: l’asfissia economica e l’intossicazione mediatica.

Per quanto riguarda l’asfissia economica, possiamo dire che ha i suoi riferimenti nel Memorandum Mallory del 6 aprile 1960, in cui si sosteneva che per rovesciare la Rivoluzione cubana era necessaria una politica di massima pressione che avrebbe provocato l’asfissia economica del Paese, che avrebbe poi portato al malcontento popolare, che avrebbe complicato la situazione sociale e che avrebbe portato a un’esplosione con cui la Rivoluzione sarebbe caduta.

La situazione è peggiorata negli ultimi tempi, come lei ha denunciato, ed è peggiorata ancora di più quando siamo stati inseriti in una lista di Paesi che presumibilmente sostengono il terrorismo, cosa che lei sa non essere vera: Cuba sostiene la solidarietà. Cuba non invia forze armate o truppe in nessun Paese del mondo per attaccare; lo abbiamo fatto in Angola su richiesta dei Paesi africani, per porre fine all’apartheid e per ottenere l’indipendenza insieme agli africani di quei Paesi. Le truppe che inviamo nel mondo sono truppe di medici, insegnanti e operatori umanitari internazionalisti!

In questi giorni avete potuto apprezzare, nello scambio con i luoghi di lavoro, nelle città e negli accampamenti che avete visitato, le difficoltà che affrontiamo e lo sforzo creativo e determinato del nostro popolo per superare le difficoltà, e questo mantiene intatta la volontà di continuare a costruire una società socialista sempre più giusta, prospera e sostenibile, uno sforzo che riceve un incoraggiamento straordinario dagli innumerevoli segni di solidarietà di milioni di amici in tutto il mondo, come voi.

Per quanto riguarda l’intossicazione mediatica, possiamo dire che c’è una campagna ben orchestrata e ben articolata da parte del governo degli Stati Uniti con i media internazionali, e soprattutto nelle reti sociali, per screditare la Rivoluzione cubana, per screditare la Rivoluzione cubana. Ecco perché anche le reti sociali sono diventate una trincea di battaglia, e il cellulare per difenderci in quella trincea è diventato anche un fucile.

Queste reti sono ugualmente pericolose, Cuba viene attaccata su di esse e c’è l’omicidio digitale, il linciaggio virtuale, l’assassinio di reputazioni e leadership; c’è un intero capitalismo di sorveglianza.

Va detto che le reti sociali sono diventate la più grande fabbrica di odio e una piattaforma di colonizzazione culturale da parte degli Stati Uniti. C’è il cyber-bullismo, l’incitamento alla violenza, l’esasperazione dell’individualismo e del narcisismo; è pieno di calunnie, spergiuri, diffamazioni. C’è uno sfruttamento dell’immaginazione e dei sentimenti delle persone e, come dice un famoso accademico brasiliano – citato anche da Frei Betto in una conferenza tenutasi a gennaio di quest’anno a Cuba – tutti coloro che sono utenti dei social network diventano allo stesso tempo manodopera gratuita, materia prima gratuita e infine merce, perché tutti i nostri dati vengono venduti come merce; quindi, è anche un sofisticato sistema di sfruttamento. Per questo motivo dobbiamo educare la nostra gente a un uso etico dei social media per difendere le cause giuste e promuovere la conoscenza, la solidarietà, il rispetto e la cooperazione.

In questa campagna di intossicazione mediatica c’è già un copione scritto: si invitano le proteste, poi si dice che c’è la repressione della polizia, che ci sono prigionieri politici, che il governo non si cura del popolo e che è necessario un cambio di regime. Questi sono i concetti della guerra non convenzionale applicata dal governo statunitense contro Cuba e altri Paesi della regione.

Alla luce di ciò, abbiamo stabilito come priorità quella di continuare a rafforzare la nostra unità sulla base dell’appello lanciato dal generale Raúl Castro Ruz nel suo discorso del 1° gennaio, in occasione del 65° anniversario del trionfo della Rivoluzione, quando disse che l’unità era la cosa più preziosa che avevamo e che dovevamo curarla come la pupilla dei nostri occhi.

Come cerchiamo di rafforzare l’unità? Cercando una maggiore partecipazione del nostro popolo a tutti i processi e alle decisioni. Per questo incoraggiamo costantemente la creazione di spazi in cui il popolo possa sollevare le proprie preoccupazioni, criticare, proporre e da lì prendere decisioni; spazi in cui, oltre a proporre soluzioni, possa partecipare alla loro attuazione, e spazi in cui il popolo possa anche esercitare un controllo popolare su tutto ciò che facciamo insieme e a cui partecipiamo, perché è così che affrontiamo le avversità; Lavorando in questo modo superiamo le sfide imposte dal blocco e dalla politica di massima pressione degli Stati Uniti; e se lavorando in questo modo otteniamo risultati e li condividiamo tra tutti, rafforziamo l’unità.

Abbiamo anche posto come priorità il miglioramento del lavoro ideologico, e per noi il concetto di lavoro ideologico significa soprattutto ciò che viene fatto bene a favore della Rivoluzione e del nostro popolo. Per questo insistiamo affinché tutte le istituzioni funzionino correttamente, affinché tutti i programmi vadano avanti.

Abbiamo creato un sistema di lavoro in cui i principali leader della Rivoluzione visitano ogni mese tutte le province del Paese, e ogni mese visitiamo un comune diverso del Paese. Lì apprezziamo i luoghi che funzionano bene e sono fonte di ispirazione, perché in questi luoghi i collettivi operai e i dirigenti, nonostante l’intensificazione del blocco, sono in grado di fare le cose in modo migliore, con più efficienza, con più impegno, e diventano fonte di ispirazione.

Visitiamo anche i luoghi che funzionano male e cerchiamo di stabilire una matrice tra ciò che funziona bene, in modo che sia fonte di ispirazione, e ciò che funziona male, in modo che, ispirato da questo, vada avanti e che ciò che funziona bene diventi una regola e non un’eccezione. Negli ultimi mesi abbiamo anche potuto constatare la presenza di una posizione intermedia in cui le cose che l’anno scorso funzionavano o funzionavano male ora cominciano a muoversi verso una buona performance, contribuendo alle persone e alla Rivoluzione.

È qui che proponiamo il concetto di resistenza creativa. Il problema non è solo resistere: il problema è resistere, crescere, superare le difficoltà e andare avanti, e non condannare lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Come abbiamo fatto durante la pandemia, quando con i vaccini cubani, con la partecipazione di tutto il nostro popolo, con il nostro sistema sanitario, siamo stati in grado di affrontare quella pandemia in un momento di blocco intensificato; quando ci hanno negato il diritto di avere ossigeno medico; quando ci hanno negato il diritto di vendere ventilatori polmonari e di poter acquistare vaccini, e queste cose sono state fatte dal popolo cubano con il suo talento, la sua volontà, la sua determinazione e il suo impegno.

Siamo convinti, e lo vediamo ogni giorno nei nostri scambi con la popolazione, che questo Paese ha abbastanza dignità, talento e volontà per superare l’assedio con i propri sforzi e, inoltre, per superarlo.

Una terza priorità è l’attuazione di un gruppo di misure economiche che ci porteranno gradualmente, in mezzo a questa situazione complessa, alla stabilizzazione macroeconomica e anche a tutto un insieme di azioni che permetteranno di rilanciare l’economia e la produzione nazionale, il miglior rapporto tra il settore statale e quello non statale dell’economia, in conformità con il Piano nazionale di sviluppo economico e sociale fino al 2030, e qui tutto dipenderà dalla nostra capacità di eseguire e attuare adeguatamente le misure già annunciate e altre che saranno applicate in questi tempi, che non fanno assolutamente parte di un pacchetto neoliberista, come l’imperialismo statunitense ha cercato di manipolare.

La prima misura adottata è stata quella di aumentare le entrate nei settori della sanità e dell’istruzione. Nessun programma neoliberista inizia, o anche solo fa, aumentando i redditi in settori così importanti per la vita e l’educazione del nostro popolo.

In tutte le misure che si stanno applicando, il criterio è sempre quello di applicarle quando si creano le condizioni e quando ci sono le misure di compensazione per evitare che colpiscano i settori che possono trovarsi in una situazione di maggiore vulnerabilità. Questo approccio non è capitalista, non è neoliberista: è un approccio di giustizia sociale che può essere raggiunto solo attraverso una costruzione socialista.

La quarta priorità è la richiesta all’interno della nostra società, con il nostro popolo, di un processo di riflessione, dibattito e analisi per identificare le deviazioni e le tendenze negative, che in questi tempi di crisi economica sono proliferate nella nostra società, al fine di contrastarle, eliminarle e superarle. Tutti questi sono compiti, priorità di prim’ordine che richiedono l’osservanza critica e la lotta ferma di tutti i rivoluzionari cubani, di tutto il nostro popolo, e li abbiamo sostenuti con processi di discussione popolare.

Stiamo sviluppando tre processi che sono iniziati con la militanza del Partito, ma che ora sono in tutti i collettivi operai e stanno per raggiungere il livello comunitario, dove stiamo riflettendo sul discorso del Generale dell’Esercito per il 65° anniversario del trionfo della Rivoluzione; sulle misure economiche annunciate dal Primo Ministro nell’ultima sessione dell’Assemblea Nazionale lo scorso dicembre 2023, e anche su un materiale che il Comitato Centrale del Partito ha preparato in relazione alle tendenze negative.

Care sorelle e fratelli solidali:

Cuba ha resistito per più di 60 anni a un blocco genocida, in contemporanea con attacchi terroristici e innumerevoli azioni per distruggere la Rivoluzione.

Oggi viviamo uno dei momenti più difficili di fronte alla rafforzata persecuzione economica, commerciale e finanziaria, ma l’unità del nostro popolo ci mantiene saldi nella difesa delle nostre conquiste sociali. Questa è l’eredità di Fidel e Raúl ed è il nostro impegno per il presente e per il futuro!

La nostra lotta continuerà giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, fino a quando il governo degli Stati Uniti non avrà revocato questa politica crudele, immorale e ingiustificabile.

Il nostro popolo merita di vivere in pace e in condizioni di uguaglianza, per dimostrare realmente ciò che siamo capaci di avanzare e costruire nel socialismo cubano.

Per questo affrontiamo ogni giorno con l’impeto della lotta e del lavoro e con l’esperienza acquisita in più di 150 anni di lotta, insieme all’esemplare Generazione Storica guidata dall’attuale leader della Rivoluzione Cubana, il Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, che nel commemorare il 65° anniversario del trionfo del 1959 ha esaltato, al di sopra di tante virtù del coraggioso popolo cubano, la sacra unità che è alla base di ogni trionfo sull’impero vicino che ci disprezza.

Nel suo discorso, lo stesso Raúl ci ha trasmesso una sintesi delle lezioni apprese condividendo gli anni di lotta rivoluzionaria con suo fratello Fidel, e in questo modo ci ha espresso che l’unità era molto importante e decisiva nel momento attuale – ed è questo che stiamo difendendo – per non perdere la serenità e la fiducia nel trionfo, per quanto insormontabili siano gli ostacoli, per quanto potenti siano i nemici o per quanto grandi siano i pericoli, e per imparare e trarre forza da ogni battuta d’arresto fino a trasformarla in vittoria.

Da Martí, Fidel, Raúl e il Che abbiamo imparato il valore della solidarietà; abbiamo imparato a dare solidarietà e a essere grati per la solidarietà che ci date.

Da qui diciamo No alla guerra, all’egemonia, all’ingerenza, alle misure coercitive, alle aggressioni, alla costruzione di muri e blocchi.

Viva l’amicizia, la pace, la solidarietà e l’unità tra i nostri popoli e tutti i lavoratori del mondo!

Nella lotta per la pace, la solidarietà e la cooperazione potrete sempre contare sul contributo modesto ma risoluto di Cuba!

Hasta la Victoria Siempre!


Discurso pronunciado por Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primer Secretario del Comité Central del Partido Comunista de Cuba y Presidente de la República, en la clausura del Encuentro Internacional de Solidaridad con Cuba y contra el imperialismo, en el Palacio de las Convenciones, el 2 de mayo de 2024, “Año 66 de la Revolución”  

 

Queridas amigas y queridos amigos defensores de la solidaridad internacional;

Hermanas y hermanos de la Revolución Cubana:

A todos les queremos dar las gracias por estar aquí en Cuba.  Les agradecemos por su participación en el Encuentro, en el que compartimos un mismo sentimiento y un mismo compromiso: el de la solidaridad humana, que es también para ustedes con sus expresiones, la solidaridad con la Revolución Cubana y con la lucha de los pueblos por su verdadera emancipación.

Celebrar el Día Internacional de los Trabajadores, como lo hicimos ayer en Cuba, junto a representantes de la clase trabajadora y de los movimientos solidarios y amigos de Cuba es un gran honor y es un gesto de valentía que nuestro heroico pueblo les agradece a todos ustedes.

También constituye un honor para el pueblo cubano la significativa presencia y participación de jóvenes en la Brigada Internacional Primero de Mayo y en las delegaciones sindicales que nos visitan (Aplausos).

En este Encuentro, que ha sesionado dentro de las actividades de la conmemoración del Día Internacional de los Trabajadores, han participado más de 1 000 delegados, y el 70 % de ellos llegan por primera vez a Cuba.  Eso significa que Cuba sigue siendo un referente y espacio de encuentros para los que aspiramos a un mundo mejor; eso significa que también la familia de la solidaridad está creciendo; y eso significa que en las nuevas generaciones también el sentimiento de solidaridad está germinando (Aplausos).

Estos han sido días de jornadas intensas.  Recientemente celebramos dos días de amplio debate en análisis sobre el excluyente e injusto Orden Económico Internacional y también sobre las propuestas para un Nuevo Orden Económico Internacional tan necesario.

Ayer también fueron condecorados y premiados amigos y organizaciones solidarias con Cuba, de Canadá, Uruguay, Estados Unidos, Argentina y Ecuador.  A todos les reiteramos las felicitaciones y nuestro agradecimiento.

Saludamos también el trabajo de la Red Continental Latinoamericana y Caribeña de Solidaridad con Cuba y las causas justas (Aplausos); la aprobación de más de 100 resoluciones contra el bloqueo en Estados Unidos; el aniversario 40 de una amistad ininterrumpida con los amigos de la solidaridad australianos, quienes nos visitarán en diciembre de este año; y también el aniversario 30 de la brigada canadiense Che Guevara, aquí presente (Aplausos).

Reconocemos el valioso trabajo de organizaciones sindicales y de solidaridad en Europa y Estados Unidos para divulgar los resultados del Tribunal Internacional contra el bloqueo, que tuvo lugar en Bruselas en noviembre de 2023.

Resaltamos la importancia de los encuentros continentales de solidaridad con Cuba, que están previstos para este año en la República Popular China para la región Asia-Pacífico, y en Francia para el área de Europa (Aplausos).

Estamos seguros de que estos eventos también serán escenarios de vital importancia para la continuidad y el fortalecimiento del movimiento de solidaridad con Cuba.

De igual manera agradecemos las manifestaciones, caravanas de autos y bicicletas, los plantones y otras acciones públicas que tienen lugar todos los fines de semana, todos los meses, en disímiles ciudades del mundo, protagonizados por ustedes, exigiendo el levantamiento del recrudecido bloqueo y la exclusión de Cuba de la lista de países que supuestamente apoyan el terrorismo.

Reconocemos la importancia de continuar impulsando el movimiento de brigadas internacionales y las visitas de grupos a Cuba, porque no existe mejor forma de conocer nuestra realidad que compartiendo con nosotros, como lo han hecho ustedes en estos días, viviendo nuestra resistencia, nuestra creatividad y nuestro espíritu de lucha y de victoria.

Al mismo tiempo, cada amigo que nos visita es una evidencia más de que Cuba no está sola ni aislada, sino que sigue latiendo en el pecho de millones de mujeres y hombres en todo el mundo.

Distinguimos los generosos esfuerzos que ustedes realizan para combinar las acciones solidarias con los proyectos de cooperación.  Desde aquí les ratificamos que Cuba continuará levantando las banderas de la paz, la solidaridad y la cooperación con los pueblos.

Las tres declaraciones aprobadas hoy por aclamación representan también el sentir del pueblo cubano, de sus obreros y campesinos, de sus intelectuales y artistas, de sus jóvenes y estudiantes, y constituyen para nosotros un compromiso.

El trabajo en las tres comisiones refleja la comprensión de los asistentes sobre el escenario global y sobre la situación de Cuba.  Reflejó a su vez la coincidencia que existe frente a las principales demandas de los amigos de la Isla.

Nuestro pueblo dio ayer una demostración de unidad y disciplina en todos los municipios del país.  Las condiciones económicas nos obligaron a celebrar el histórico Día Internacional de los Trabajadores con concentraciones y no con el tradicional y masivo desfile en La Habana; pero en casi todas las provincias y municipios, a pesar de lo orientado, hubo desfiles (Aplausos).  Esto tiene que ver mucho con el fervor revolucionario, y fue un día donde las alegrías fueron extraordinarias.

Constituyó también un digno homenaje al legado del Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz, paradigma de la solidaridad del pueblo cubano, en el contexto del Aniversario 65 del triunfo de la Revolución.

De esa manera, concentraciones y desfiles del Primero de Mayo, protagonizado por el pueblo, en el que participaron ustedes, delegados internacionales, es también muestra fehaciente de la unidad, del compromiso y del apoyo a la Revolución, de que Cuba vive y trabaja y de que vamos con todo.

Frente a las acciones mediáticas y subversivas enemigas, cuyo objetivo es provocar un cambio de régimen en Cuba, la inmensa mayoría del pueblo humilde y trabajador ha demostrado, una vez más este Primero de Mayo, en plazas y ciudades, que está dispuesto a defender su independencia, su soberanía, su derecho a vivir en paz, sin bloqueos, sin sanciones y sin rendiciones, sin venderse ni arrodillarse, sin renunciar a su historia y a sus principios (Aplausos).

Me llamaba la atención que hoy los cables de las agencias internacionales, como siempre, con su intoxicación mediática, manipulaban la cifra, el contenido y el éxito de la celebración del Primero de Mayo en Cuba.  Algunos de ellos decían: participaron miles de cubanos en actos muy pequeños, no tradicionales.

Tenemos que aclararles bien a los señores imperialistas que no participaron miles de cubanos: ¡Participaron más de cuatro millones de cubanos! (Aplausos.)

Creo que en todos nosotros existe la convicción de la complejidad de la coyuntura internacional y regional, la cual nos mueve a la preocupación y también nos convoca a la acción.

Este evento se produce en un momento de extrema complejidad global: hay amenazas a la paz mundial, la guerra es el lenguaje que se usa por las potencias hegemónicas para resolver los conflictos; crece la pobreza; cada vez son mayores los impactos del cambio climático; hay un agotamiento de los recursos naturales, y una creciente desigualdad entre pobres y ricos, lo cual explica y expresa los límites a los que ha llegado el actual Orden Económico Internacional.  A ese Orden Económico Internacional actual hay que cambiarlo, y ese cambio hay que promoverlo también desde la unidad y desde la solidaridad. 

Hay que analizar constantemente las contradicciones de este mundo lleno de incertidumbres que debemos cambiar.

En medio del más colosal desarrollo científico-técnico de todos los tiempos, el mundo ha retrocedido tres décadas en materia de reducción de la pobreza extrema, con niveles de hambruna no vistos desde el año 2005.

Ochocientos millones de personas en el mundo padecen de hambre; 760 millones de personas, en su mayoría mujeres, no saben leer ni escribir.

El llamado Tercer Mundo presenta más de 84 millones de niños sin escolarizar; hay más de 660 millones de personas sin electricidad, y solo el 36 % de la población utiliza Internet en los países menos adelantados y en las naciones en desarrollo sin litoral.

Al acudir a los mercados financieros las naciones del Sur se han enfrentado a tasas de interés hasta ocho veces superiores a las de los países desarrollados.  Alrededor de una quinta parte de las economías en desarrollo liquidaron más del 15 % de sus reservas internacionales de divisas para amortiguar la presión sobre las monedas nacionales.

En el año 2022, veinticinco naciones en desarrollo tuvieron que dedicar más de una quinta parte de sus ingresos totales al servicio de la deuda pública, lo que equivale a una nueva forma de esclavitud.  Solo ese año el gasto militar mundial, como aquí se mencionó, alcanzó la cifra de 2,24 millones de millones de dólares.

Lograr la participación universal inclusiva en la economía digital requerirá invertir en nuestros países como mínimo 428 000 millones de dólares para el año 2030.  Esta demanda podría cubrirse con apenas el 19 % de ese gasto anual en armamento.

El apoyo financiero del Fondo Monetario Internacional a los países menos adelantados y a otros de renta baja, desde el año 2020 hasta finales de noviembre de 2022, no sobrepasaba el equivalente a lo que ha gastado la empresa Coca-Cola solo en la publicidad de su marca en esos últimos ocho años; mientras tanto, menos del 2 % de la ya deficiente Ayuda oficial al desarrollo se ha podido dedicar a capacidades de ciencia, tecnología e innovación en nuestros países. 

Según la CEPAL, en 2024 las economías de América Latina y el Caribe seguirán la senda de bajo crecimiento, y todas las subregiones crecerán menos que en el año 2023.  Seguiremos siendo en América Latina y el Caribe la región más desigual del planeta.

Se cuenta en 183 millones el número de habitantes de esta región que califican como pobres, eso equivale al 29 % de la población, y de ellos, 72 millones viven en la extrema pobreza.  Lacera profundamente que la mitad de esas cifras corresponde a niños y a adolescentes.

La creación de empleos entre los años 2014 y 2023 ha sido la más baja en la región desde la década de 1950. De los 292 millones de personas ocupadas, una de cada dos se encuentra en empleos informales y cuatro de cada diez tienen ingresos inferiores al salario mínimo.  Se amplía la brecha de género en el empleo y también en los ingresos.

Cuatro de cada cinco menores de diez años en América Latina y el Caribe no saben leer ni escribir.  Y estos no son datos inventados por Cuba, están en el balance preliminar de las economías de América Latina y el Caribe de la CEPAL, publicado en diciembre de 2023 en el Panorama Social de América Latina y el Caribe de la CEPAL; en el Informe de la Situación y Perspectivas de la Economía Mundial de 2024,  de la Organización de las Naciones Unidas, publicado en enero de 2024; y en La encrucijada de la educación en América Latina y el Caribe, un informe de la UNICEF y el Banco Mundial que data de marzo de 2023. 

Es por eso que nuestros pueblos tienen una sed histórica de justicia. Y, ante tanta incertidumbre y desesperanza desplegada por las élites capitalistas, necesitamos cada vez más certeza y confianza en el triunfo de nuestras ideas, en el triunfo de la unidad y en el triunfo de la solidaridad.

Lejos de globalizar la solidaridad, la amistad y el respeto, el mundo acude a la guerra, a las sanciones, a las medidas coercitivas, a las presiones, a los bloqueos, a levantar muros y, sobre todo, a la guerra, al genocidio.  Eso demuestra que el capitalismo no tiene ninguna respuesta para los problemas actuales de la humanidad.

Ahí tenemos el caso de Palestina.  De algún modo y en más de una ocasión, todos hemos señalado los peligros de la impunidad con la que actúa Israel, gracias a la complicidad y el apoyo del Gobierno de Estados Unidos y a pesar de los graves riesgos de regionalización del conflicto en el Oriente Medio, una seria amenaza para la paz y la seguridad internacional.  Solo una mentalidad imperial, un propósito intervencionista puede negar que la paz y estabilidad en esa región dependen, en primer término, de una solución amplia, justa y duradera al conflicto israelí-palestino, que contemple la creación de un Estado palestino soberano e independiente en las fronteras anteriores a 1967, con Jerusalén Oriental como su capital y garantizando el derecho al retorno de los refugiados a su tierra.

Junto a ustedes, demandamos el ingreso inmediato del Estado de Palestina como miembro pleno de la Organización de las Naciones Unidas (Aplausos). 

No podemos ser indiferentes ante el crimen cotidiano que hace 75 años se comete contra el hermano pueblo palestino. Nada puede justificar la brutal escalada sionista de los últimos seis meses, las graves violaciones al Derecho Internacional Humanitario, los crímenes de guerra y de lesa humanidad que han convertido a una mínima franja de tierra habitada en campo de entrenamiento de un ejército sanguinario.

El Consejo de Seguridad de las Naciones Unidas debe cumplir su mandato y poner fin a la impunidad de Israel, potencia ocupante, antes de que la cuestionable credibilidad de sus resoluciones, asediadas por el veto imperial de Estados Unidos, termine de desaparecer entre los escombros de Gaza.

Cuba se ha solidarizado siempre con la causa palestina.  Hoy en nuestro país estudian cientos de estudiantes palestinos, con ellos tenemos un intercambio permanente, con ellos nuestro pueblo ha desfilado frente a la Embajada norteamericana en Cuba demandando que cese la agresión a Palestina.  Junto a ellos hemos compartido conversatorios, debates y también manifestaciones de expresión pública. 

A esos jóvenes les hemos dicho que son hijos también de Cuba (Aplausos), y todos los cubanos nos sentimos padres y madres de esos jóvenes palestinos que estudian con nosotros, que comparten también la cotidianidad del pueblo cubano.  Hacemos todo lo posible porque se forjen como buenos profesionales, como buenos patriotas, para que sean en el futuro útiles a su pueblo y a su causa (Aplausos).  En todos ellos cada vez observamos decisión y compromiso con la causa palestina, y por eso estamos seguros de que ellos desde aquí, desde Cuba, son también parte del presente y del futuro de Palestina.  ¡Viva Palestina Libre! (Exclamaciones de: “¡Viva!”)

De igual manera, manifestamos nuestro apoyo a la causa del pueblo saharaui que puede seguir contando con un amigo fiel y leal en Cuba.

Apoyamos la causa del pueblo sirio (Aplausos).

Planteamos también nuestro apoyo a los jóvenes que hoy se manifiestan en las universidades de los Estados Unidos y que están recibiendo represión y brutalidad policial (Aplausos).

Con relación a nuestra región de América Latina y el Caribe, para todos es conocido que la Doctrina Monroe, dos siglos después de enunciada, sigue amenazando el destino de lo que Martí llamó Nuestra América.

El imperialismo persiste en su proyecto de dominación sobre nuestras tierras, financia y promueve la violencia, la desestabilización, y cada vez engendra más los discursos de odio, ataca a las fuerzas de izquierda y progresistas y pretende borrar la historia de lucha y resistencia de los pueblos latinoamericanos y caribeños.

A pesar de las sanciones y medidas coercitivas impuestas por Estados Unidos, a las que se suman las presiones y chantajes sobre nuestras naciones, se preservó la naturaleza de los procesos revolucionarios en Venezuela, Bolivia y Nicaragua; los gobiernos de México, Brasil, Colombia y Honduras, gobiernos encabezados por López Obrador, Lula, Petro y Xiomara (Aplausos), junto a sus pueblos, contribuyeron a mantener la correlación de fuerzas a favor del progresismo en nuestra región.

La derecha, sin embargo, ha mostrado capacidad de reacción para obstaculizar la gestión de los gobiernos que asumieron mandatos con agendas sociales de izquierda, y su fuerte oposición derrocó a algunos gobiernos y continúa torpedeando a otros.

En algunos países las fuerzas progresistas no pudieron retornar o mantener el poder ejecutivo, y sus efectos están a la vista con gobiernos serviles a Estados Unidos, potencialmente muy peligrosos para la paz y la estabilidad de América Latina y el Caribe, porque son países y gobiernos que han abierto sus fronteras al Comando Sur estadounidense.

Estados Unidos ha optado por el desgaste del progresismo y la profundización de las divisiones a lo interno de las alianzas para obstaculizar su avance y preparar alternativas de derecha con posibilidades de regresar al poder. 

Una mención especial dentro de toda esta coyuntura merecen nuestros queridos hermanos caribeños, quienes estoicamente resisten las presiones de Estados Unidos para dividirlos y lograr el quiebre de su apreciada e histórica unidad.

Desde aquí reiteramos la más enérgica condena a la violenta irrupción de la policía ecuatoriana en la sede diplomática de México en Quito, el pasado 5 de abril.  Esta violación flagrante del Derecho Internacional, de la Convención de Viena sobre Relaciones Diplomáticas, del derecho al asilo y de la soberanía del entrañable México, es absolutamente injustificable. 

Instamos a restituir al ex vicepresidente Jorge Glas a su condición previa al asalto de la Embajada mexicana y a reencauzar su caso en correspondencia con el Derecho Internacional.

A diez años de la adopción en La Habana de la Proclama de América Latina y el Caribe como Zona de Paz, llamamos al respeto y estricto cumplimiento de sus postulados: que la región siga siendo reconocida internacionalmente por su compromiso con la paz y la estabilidad regional.  Ese es un asunto de máxima importancia para el presente y el futuro de los pueblos.

Felicitamos al pueblo venezolano por el desarrollo del nuevo proceso electoral en un clima de paz y en apego a su Constitución, por el cumplimiento del cronograma electoral a pesar de las amenazas y acciones de la derecha en complicidad con los Estados Unidos.  No ha dejado de estar presente tampoco el intento de magnicidio contra Nicolás Maduro, nuestro hermano presidente venezolano, tema sobre el cual hemos expresado todo nuestro repudio (Aplausos).

Una treintena de procesos electorales desarrollados en los veinticuatro años de la Revolución Bolivariana y Chavista avalan la credibilidad y fortaleza del sistema electoral venezolano. 

Reiteramos una vez más el rechazo de Cuba a las injerencias e imposiciones externas que pretenden influir en el funcionamiento de las instituciones venezolanas y afectar la estabilidad y la tranquilidad que caracterizan a la sociedad de ese hermano país.

Expresamos el reconocimiento y todo el apoyo solidario a los hermanos nicaragüenses, que resisten el asedio mediático y los intentos injerencistas del imperialismo y sus aliados para quebrantar su orden constitucional.

Al Estado Plurinacional de Bolivia extendemos el respaldo y la solidaridad en la defensa de su soberanía sobre sus recursos naturales y frente a los intentos desestabilizadores.

La hermana República de Haití enfrenta una nueva y muy grave crisis.  La comunidad internacional tiene una gran deuda con su pueblo, que fue sometido a repudiables castigos por potencias imperiales y ha sido forzado a pagar injustamente un alto precio por protagonizar la primera revolución social del continente. 

Haití necesita asistencia y cooperación para el desarrollo que resulten verdaderas, suficientes y efectivas, no agresión e injerencia en sus asuntos internos (Aplausos).  El pueblo haitiano tiene derecho a encontrar una solución pacífica, sostenible y duradera a los desafíos que enfrenta, basada en el pleno respeto a su libre determinación, soberanía e independencia. 

Cuba ha ofrecido fraternal y desinteresada cooperación a Haití en áreas de gran impacto para su pueblo: aun en las circunstancias actuales mantenemos una brigada médica allí que brinda servicios a los hijos de ese pueblo que lo necesitan (Aplausos).

Refrendamos igualmente las justas demandas de reparación y compensación por los daños de la esclavitud y el colonialismo de los hermanos caribeños que necesitan y merecen un trato justo, especial y diferenciado. 

Por supuesto que apoyamos de manera muy sentida el derecho a la independencia del pueblo puertorriqueño.  Y expresamos nuestra solidaridad con la situación que hoy está viviendo el querido pueblo argentino (Aplausos).

Qué decirles sobre Cuba, si ustedes lo conocen.  No estamos exentos de las consecuencias de la crisis multidimensional del capitalismo actual.  Nuestra situación se agrava, además, por el bloqueo económico, comercial y financiero que aplica Estados Unidos desde hace más de seis décadas, arreciado hasta el extremo por las administraciones de Donald Trump y Joe Biden.  Ambas administraciones han intentado asfixiar nuestra economía mientras destinan millones de dólares a planes subversivos y campañas mediáticas dirigidas a quebrar la unidad nacional en torno a la Revolución y al Partido.

Nosotros consideramos que hay dos componentes de este propósito imperial de destruir a la Revolución Cubana: la asfixia económica y la intoxicación mediática.

Con relación a la asfixia económica podemos decir que tiene sus referentes en el Memorando de Mallory, del 6 de abril de 1960, en el cual pretendían que para derrocar a la Revolución Cubana era necesario que hubiera una política de máxima presión que provocara la asfixia económica del país, que condujera entonces al descontento popular, que complicara la situación social y esto llevara al estallido con el cual la Revolución caería.

Eso en estos tiempos se ha recrudecido, como ustedes han denunciado, y se ha recrudecido mucho más cuando nos ubicaron en una lista de países que supuestamente apoyan el terrorismo, que ustedes saben que no es cierto: Cuba apoya la solidaridad.  Cuba no manda fuerzas armadas ni tropas a ningún país del mundo para agredir; lo hicimos en Angola por solicitud de los países africanos y fue para acabar con el apartheid y para lograr la independencia junto a los africanos de esos países (Aplausos prolongados).  ¡Las tropas que enviamos al mundo son tropas de médicos, maestros y cooperantes internacionalistas!  (Aplausos prolongados.)

Ustedes en estos días han podido apreciar, cuando han intercambiado con centros laborales, en ciudades y campamentos que han visitado, las dificultades que enfrentamos y el esfuerzo creativo y decidido de nuestro pueblo para superar las dificultades, y esto mantiene intacta la voluntad de continuar construyendo una sociedad socialista cada vez más justa, próspera y sostenible, empeño que recibe un extraordinario aliento con las incontables muestras de solidaridad de millones de amigos en todo el mundo, como ustedes.

En cuanto a la intoxicación mediática podemos decir que hay toda una campaña bien orquestada y articulada por parte del Gobierno de Estados Unidos con los medios internacionales, y sobre todo en las redes sociales, para desacreditar a la Revolución Cubana, para desprestigiar a la Revolución Cubana.  Por eso las redes sociales también hoy se convierten en una trinchera de combate, y un móvil para defendernos en esa trinchera se convierte también en un fusil. 

Esas redes son igualmente peligrosas, en las mismas a Cuba se le ataca y hay asesinato digital, linchamiento virtual, asesinato de reputaciones y liderazgos; hay todo un capitalismo de vigilancia. 

Hay que decir que las redes sociales se han convertido en la mayor fábrica de odio y plataforma de colonización cultural por parte de los Estados Unidos.  Está el ciberacoso, la inducción a la violencia, la exacerbación del individualismo y el narcicismo; se llena de calumnias, perjurios, difamaciones.  Hay una explotación del imaginario y de los sentimientos de las personas, y, como dice un famoso académico brasileño             –mencionado también por Frei Betto en una conferencia en enero de este año en Cuba–, todos los que son usuarios de las redes sociales se convierten a la vez en mano de obra gratuita, materia prima gratuita y finalmente mercancía, porque todos nuestros datos son vendidos como mercancía; por lo tanto, es también un sofisticado sistema de explotación.  Por eso tenemos que educar a nuestros pueblos en el uso ético de las redes sociales para defender las causas justas y también para promover el conocimiento, la solidaridad, el respeto y la cooperación. 

En esta campaña de intoxicación mediática ya hay un libreto que está escrito: se convoca a protestas, después se articula que hay represión policial, que hay presos políticos, que el gobierno no se ocupa del pueblo y que es necesario el cambio de régimen.  Son los conceptos de la Guerra No Convencional que aplica el Gobierno de los Estados Unidos contra Cuba y contra otros países del área.

Ante esto, nosotros nos hemos planteado como prioridades seguir fortaleciendo nuestra unidad a partir del llamado que hizo el General de Ejército Raúl Castro Ruz en el discurso que pronunció el 1ro. de enero, en ocasión del Aniversario 65 del triunfo de la Revolución, cuando dijo que la unidad era lo más preciado que teníamos y que había que cuidarla como la niña de nuestros ojos.

¿Cómo tratamos de fortalecer la unidad?  Buscando más participación de nuestro pueblo en todos los procesos y en la toma de decisiones.  Por eso constantemente estamos alentando a la creación de espacios donde el pueblo plantee sus inquietudes, critique, proponga y a partir de ahí se tomen decisiones; espacios donde además de proponer soluciones, participe en la implementación de esas soluciones, y espacios también donde el pueblo pueda hacer control popular de todo lo que hacemos de manera conjunta y en lo que participamos, porque trabajando así enfrentamos la adversidad; trabajando así superamos los desafíos y los retos que nos imponen el bloqueo y la política de máxima presión de los Estados Unidos; y si trabajando así logramos resultados y los resultados los compartimos entre todos, estamos fortaleciendo la unidad.

Nos hemos planteado también como una prioridad perfeccionar la labor ideológica, y para nosotros el concepto del trabajo ideológico significa, sobre todo, lo que se hace bien a favor de la Revolución y a favor de nuestro pueblo.  Por eso estamos insistiendo mucho en que todas las instituciones funcionen adecuadamente, que todos los programas salgan adelante. 

Hemos planteado un sistema de trabajo en el cual los principales dirigentes de la Revolución estamos visitando todos los meses todas las provincias del país, y cada mes visitamos un municipio distinto del país.  Ahí entonces apreciamos los lugares que funcionan bien y son inspiradores, porque en esos los colectivos de trabajadores y los liderazgos, a pesar del bloqueo recrudecido, son capaces de hacer las cosas de una mejor manera, con más eficiencia, con más compromiso, y esos se convierten en inspiradores. 

Visitamos también los lugares que funcionan mal, y tratamos de establecer una matriz entre lo que funciona bien, para que sea inspirador, y lo que funciona mal, para que inspirados en esto vaya avanzando, y que lo que funciona bien vaya pasando a ser una regla y no una excepción.  En los últimos meses hemos podido apreciar también cómo tenemos una posición intermedia donde cosas que trabajaron o tuvieron un mal de­sempeño el pasado año empiezan a transitar ahora hacia el buen desempeño, aportando al pueblo y a la Revolución. 

Aquí planteamos entonces el concepto de resistencia creativa.  El tema no es solo resistir: el tema es resistir, crecer, vencer las dificultades y avanzar, y no condenar el desarrollo económico y social de nuestro país.  Como lo hicimos en la pandemia, cuando con vacunas cubanas, con la participación de todo nuestro pueblo, con nuestro sistema de Salud, pudimos enfrentar esa pandemia en un momento de bloqueo recrudecido; cuando nos negaron el derecho a tener oxígeno medicinal; cuando nos negaron el derecho a vendernos ventiladores pulmonares y a poder adquirir vacunas, y esas cosas las hizo el pueblo cubano con su talento, su voluntad, su empeño y su compromiso (Aplausos).

Estamos convencidos, y lo apreciamos todos los días en nuestros intercambios con la población, de que este país cuenta con dignidad, talento y voluntad suficientes para levantarse con sus propios esfuerzos por encima del cerco y, además, saltarlo.

Una tercera prioridad es la implementación de un grupo de medidas económicas que nos lleven paulatinamente, en medio de esta situación compleja, a una estabilización macroeconómica y también a todo un grupo de acciones que permitan potenciar la economía nacional, las producciones nacionales, la mejor relación entre el sector estatal y el sector no estatal de la economía en función del Plan Nacional de Desarrollo Económico y Social hasta el 2030, y aquí todo dependerá de nuestra capacidad de ejecutar e implementar adecuadamente las medidas ya anunciadas y otras que también se irán aplicando en estos tiempos, que para nada forman parte de un paquete neoliberal, como ha tratado de manipular el imperialismo yanqui.

La primera medida que se tomó fue subir los ingresos en el sector de la Salud y la Educación.  Ningún programa neoliberal inicia ni, incluso, lo hace subiendo los ingresos en sectores muy comprometidos con la sociedad y que son tan importantes para la vida y para la educación de nuestro pueblo. 

En todas las medidas que se están aplicando siempre se busca como criterio que se aplican cuando están creadas las condiciones y cuando están las medidas de compensación para evitar que estas afecten a los sectores que puedan estar en una situación de mayor vulnerabilidad.  Ese enfoque no es capitalista, ese enfoque no es neoliberal: ese enfoque es un enfoque de justicia social que solo se puede lograr con la construcción socialista (Aplausos).

La cuarta prioridad es la convocatoria dentro de nuestra sociedad, con nuestro pueblo, a un proceso de reflexión, de debate y de análisis para distinguir desviaciones y tendencias negativas, que en estos tiempos de crisis económica han proliferado en nuestra sociedad, para también contrarrestarlas, eliminarlas y superarlas.  Todas estas son tareas, prioridades de primer orden que llevan la observancia crítica y el combate firme de todos los revolucionarios cubanos, de todo nuestro pueblo, y las hemos apoyado con procesos de discusión popular.

Estamos desarrollando tres procesos que comenzaron con la militancia del Partido, pero que ahora están en todos los colectivos obreros y van a llegar hasta nivel de comunidad, donde estamos reflexionando sobre el discurso del General de Ejército en el Aniversario 65 del triunfo de la Revolución; sobre las medidas económicas anunciadas por el Primer Ministro en la última sesión de la Asamblea Nacional el pasado diciembre de 2023, y también sobre un material que elaboró el Comité Central del Partido con relación a las tendencias negativas.

Queridas hermanas y hermanos de la solidaridad:

Cuba ha resistido más de 60 años de un bloqueo genocida, simultaneado con ataques terroristas e innumerables acciones para destruir la Revolución.

Hoy vivimos uno de los momentos más difíciles ante el reforzamiento de la persecución económica, comercial y financiera, pero la unidad de nuestro pueblo nos mantiene firmes en la defensa de nuestras conquistas sociales.  ¡Ese es el legado de Fidel y de Raúl y es nuestro compromiso con el presente y con el futuro!

Nuestra lucha continuará día a día, semana a semana, mes a mes, año tras año, hasta que el Gobierno de Estados Unidos levante esa política cruel, inmoral e injustificable. 

Nuestro pueblo merece vivir en paz y en igualdad de condiciones, demostrar realmente lo que somos capaces de avanzar y construir en socialismo cubano 

Por eso enfrentamos cada día con ímpetu de lucha y de trabajo y con la experiencia ganada en más de 150 años de lucha, junto a la ejemplar Generación Histórica que encabeza el líder actual de la Revolución Cubana, el General de Ejército Raúl Castro Ruz, quien al conmemorarse el Aniversario 65 del triunfo de 1959 ha exaltado, por encima de tantas virtudes del bravo pueblo cubano, la sagrada unidad que está en la base de cada triunfo sobre el imperio vecino que nos desprecia.

Raúl en ese propio discurso nos transmitía una síntesis de los aprendizajes que él recibió compartiendo los años de lucha revolucionaria con su hermano Fidel, y de esa manera nos expresó que era muy importante y decisiva en los momentos actuales –y así lo estamos defendiendo– la unidad; no perder la serenidad y la confianza en el triunfo por insalvables que parezcan los obstáculos, poderosos los enemigos o grandes los peligros, y aprender y sacar fuerzas de cada revés hasta transformarlo en victoria. 

De Martí, de Fidel, de Raúl y del Che aprendimos el valor de la solidaridad; aprendimos a entregar solidaridad y a agradecer la que ustedes nos entregan.

Desde aquí nos pronunciamos por un No a la guerra, a la hegemonía, a la injerencia, a las medidas coercitivas, a las agresiones, al levantamiento de muros y a los bloqueos.

¡Viva la amistad, la paz, la solidaridad y la unidad entre nuestros pueblos y todos los trabajadores del mundo! 

¡En la lucha por la paz, la solidaridad y la cooperación pueden contar siempre con la modesta, pero decidida contribución de Cuba! 

¡Hasta la Victoria Siempre!

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