Geraldina Colotti
Circa 500 persone, di oltre 90 paesi, rappresentanti di movimenti sociali e politici del mondo, hanno assistito il 27 maggio alla conferenza internazionale della vicepresidentessa esecutiva del Venezuela, Delcy Rodríguez, coordinatrice generale del Comando de Campaña “Venezuela Nuestra, Siglo XXI” a livello internazionale. Con lei, c’erano altri autorevoli componenti del Comando: Nicolás Maduro Guerra, Samuel Moncada, Carmen Meléndez, William Castillo, Rander Peña, Rodolfo Crespo.
Con una lectio magistralis sulla realtà economica, politica e sociale del paese, Rodríguez ha toccato i principali punti su cui si basa la campagna per l’elezione presidenziale del 28 luglio, a cui il chavismo e i partiti di sinistra presentano ancora il presidente Nicolas Maduro come candidato per un terzo mandato.
Un appuntamento che, in questo anno in cui oltre la metà del mondo si sta misurando con le urne, ha una portata che trascende i confini del Venezuela, sul piano geopolitico e simbolico. In gioco – ha esordito per questo Delcy – non c’è solo un risultato, comunque importante per il popolo venezuelano che, in 25 anni di socialismo bolivariano, è stato messo al centro delle decisioni, come mai era accaduto prima. In gioco c’è lo scontro fra due modelli alternativi di sviluppo: da una parte il modello capitalista, che ha come motore devastante il complesso militare-industriale, la guerra imperialista; e che, come avevano anticipato Fidel e Chávez, porta alla distruzione della vita sul pianeta. Dall’altra, il modello socialista, che mette al centro il benessere dei settori popolari e la difesa della specie.
Di che portata sia lo scontro, lo testimonia la natura dell’attacco multiforme che l’imperialismo sferra contro i governi che non si subordinano alle nuove pretese egemoniche. Contro il Venezuela bolivariano, si rinnova la ferocia con cui, a 200 anni dalla Dottrina Monroe, prosegue il feroce bloqueo contro Cuba, proseguono gli attacchi contro il Nicaragua sandinista, l’ultima rivoluzione del secolo scorso.
Rodríguez ha riassunto i dati dell’Osservatorio contro il bloqueo, diretto da William Castillo, che ha monitorato le cifre del danno arrecato al popolo venezuelano dalle 930 misure coercitive unilaterali, illegali, imposte dagli Stati uniti e dai suoi sudditi dell’Unione europea. Bombe silenziose che hanno severamente colpito l’economia venezuelana, il sistema di coperture sociali e quello pensionistico, che tutela oltre 5 milioni di anziani e anziane. Tuttavia, il governo bolivariano non è rimasto a guardare. Il presidente Maduro ha presentato subito un piano di rilancio dell’economia, che ha prodotto risultati.
Oggi, il paese provvede al 97% del proprio fabbisogno alimentare, senza importarlo dall’estero. Delcy ha quindi riassunto gli assi di intervento su cui si è basato e si basa il riscatto: le 7 Trasformazioni, presentate all’inizio dell’anno dal presidente per garantire lo sviluppo e il benessere del popolo. Sette obiettivi per recuperare il terreno perso e proseguire sul cammino della crescita, mostrata negli ultimi anni nonostante il bloqueo. Il primo, attiene alla nuova economia anti-bloqueo, mira a modernizzare metodi e tecniche di produzione per diversificare i vari comparti previsti nel nuovo modello di esportazione. Il secondo, riguarda la piena indipendenza: l’espansione della Dottrina Bolivariana nelle sue dimensioni politiche, scientifiche, culturali, educative e tecnologiche di fronte alle minacce che assediano il paese.
Il terzo è relativo alla pace, alla sicurezza e all’integrità territoriale, e mira a perfezionare il modello di convivenza cittadina, a garantire giustizia, diritti umani, difesa della pace sociale e territoriale. E qui si situa la salvaguardia e lo sviluppo della Guayana Esequiba. Il quarto punto è dedicato all’ambito sociale, ad accelerare il recupero del benessere, le Missioni e Grandi Missioni, in una strategia che, al contempo, porti avanti i valori del socialismo. Il quinto obiettivo è politico, e riguarda il rafforzamento della democrazia diretta, con etica e mediante un profondo processo di ri-politicizzazione.
Il sesto punto riguarda l’ecologia, l’insieme di azioni per combattere la crisi climatica, promuovere coscienza, proteggere il popolo dall’impatto ambientale, e contribuire alla salvaguardia dell’Amazzonia e delle riserve naturali, proteggendole dalla voracità del capitalismo. L’ultimo punto riguarda l’inserimento e la leadership del Venezuela nella nuova configurazione mondiale. Il proposito è quello di ricostruire l’integrazione latinoamericana e caraibica, rafforzare i Brics e le alleanze strategiche con i paesi emergenti per contribuire alla nascita di un mondo multipolare e multicentrico.
A questo riguardo, la vicepresidentessa esecutiva ha messo in guardia circa il pericolo che rappresenta il tentativo dell’imperialismo di destabilizzare il continente – l’unico ancora esente da conflitti armati – usando la questione dell’Essequibo e il ruolo della Guyana, che ha permesso le perforazioni illegali delle multinazionali Usa nella zona contesa.
Elementi che consentono alla solidarietà internazionale, quanto mai necessaria in questa fase, di smontare le narrazioni tossiche sul Venezuela bolivariano, facendo emergere la verità dei fatti. “L’unica transizione, qui, è quella verso il socialismo”, ha detto Delcy alludendo alla campagna dell’estrema destra per far credere che, dopo il 28 luglio, Maduro deve prepararsi a passare la mano, perché perderà con il candidato dell’imperialismo.
Alcuni ospiti internazionali hanno arricchito l’incontro, illustrando l’importanza del Venezuela nel contesto internazionale. Il ministro degli Esteri nicaraguense, Denis Moncada, accompagnato dal presidente del parlamento, Gustavo Porras, ha espresso la disposizione del popolo e del governo sandinista a sostenere la campagna elettorale di Maduro, e ha ricordato che, il 28 maggio di 45 anni fa, è iniziata nel suo paese l’insurrezione popolare contro la feroce dittatura di Anastasio Somoza. Che la rivoluzione bolivariana festeggi oggi i suoi primi 25 anni di esistenza – ha detto – “dimostra la forza dei popoli progressisti e rivoluzionari nella configurazione di un nuovo ordine mondiale multipolare”.
La senatrice colombiana, Gloria Flórez ha, per parte sua, espresso soddisfazione per il ripristino delle relazioni fra i due paesi, reso possibile dal governo di Gustavo Petro e Francia Marquez, dopo anni di attacchi e chiusure dell’estrema destra colombiana. “Contro il Venezuela – ha affermato – esiste una campagna mediatica, sia sulle reti sociali che nei media tradizionali. È necessario ascoltare altre voci che provengano dal Venezuela, diverse da quelle dell’opposizione che diffonde notizie false. Dobbiamo rompere questa comunicazione egemonica e la campagna mediatica in vista delle elezioni. Siamo tutti parte del sogno bolivariano”.
La segretaria esecutiva del Foro di San Paolo, Monica Valente ha ribadito l’importanza delle elezioni in Venezuela per tutta la regione, ma anche per la pace e la sovranità dei popoli di tutte le nazioni.
Il politologo spagnolo, Juan Carlos Monedero, ha poi messo in risalto che è con la mobilitazione popolare che si possono vincere la paura e l’inganno dell’estrema destra, e ha invitato i popoli a sconfiggere il racconto dominante per diffondere nuova speranza di cambiamento.
Durante la campagna “Venezuela Nostra”, diretta dal presidente Maduro – ha spiegato ancora Delcy Rodríguez – il popolo si espresso animando per due mesi 65000 assemblee alle quali hanno partecipato oltre 2 milioni di venezuelani e venezuelane, che hanno difeso il progetto delle 7 trasformazioni per consolidare il modello di giustizia e inclusione che, con la rivoluzione bolivariana, si incammina verso la transizione al socialismo.
E anche il 28 di luglio, “a vincere sarà nuovamente il popolo”.