Le scampanate … della CIA

Cosa c’è dietro le scampanate del sacerdote cattolico Alberto Reyes Pías

Arthur González

Le continue provocazioni del sacerdote cattolico Alberto Reyes Pías evidenziano un obiettivo: creare problemi tra la Chiesa Cattolica Cubana e il governo rivoluzionario, qualcosa che probabilmente gli viene suggerito dagli USA, poiché nei suoi viaggi in quel paese si incontra apertamente con membri della mafia terroristica anticastrista, tra cui il congressista Mario Diaz-Balart, come accaduto il 30 e 31 gennaio 2024 durante il Vertice Internazionale sulla Libertà Religiosa, tenutosi a Washington DC, dove ha fatto parte del panel sulle Violazioni della Libertà Religiosa in America Latina.

Le sue azioni contro la Rivoluzione seguono la stessa linea del governo yankee, affermando: “Cuba ha bisogno di un cambio e, a suo avviso, solo la Chiesa Cattolica è in grado di guidare un dialogo e proporre una transizione”, lo stesso concetto espresso dal Rapporto della Commissione per l’Aiuto ad una Cuba Libera, meglio noto come Piano Bush, del maggio 2004.

In questo mese di maggio 2024, il sacerdote Alberto Reyes ha suonato le campane, nella sua parrocchia della diocesi della provincia di Camagüey, durante le notti in cui manca l’elettricità, incoraggiando i cubani a smettere di collaborare con il governo e a non partecipare alle riunioni politiche.

È noto che la mancanza di elettricità è dovuta alla manutenzione e ai guasti di diverse centrali termoelettriche, non creata dal governo per causare malessere nella popolazione, in questi giorni di intenso caldo e siccità.

Il governo cubano lavora intensamente per risolvere questa crisi e la mancanza di elettricità non si risolve con le proteste, sebbene, da Miami, vengano incoraggiate affinché il popolo scenda in piazza contro il sistema socialista, vecchio sogno di coloro che, dal 1959, si oppongono alla Rivoluzione, per poi chiedere “aiuto” agli USA e facilitargli un altro intervento militare.

Le misure di guerra economica, incrementate dal 2017, cercano di fomentare la delusione e lo scoraggiamento del popolo per incolpare il sistema delle tante difficoltà, qualcosa che il sacerdote non critica né menziona mai.

Dal 1962, documenti ufficiali yankee del Progetto Cuba, chiaramente, raccolgono questo scopo: “Il culmine della rivolta deriverà dalla reazione indignata del popolo a un atto governativo (prodotto da un incidente), o da un crollo nella direzione politica del regime o persino da entrambi. Provocare questo deve costituire un obiettivo primario del progetto. Il movimento popolare sfrutterà il momento del culmine per iniziare una rivolta aperta. Le aree verranno prese e mantenute occupate. Se necessario, il movimento popolare potrebbe chiedere aiuto ai paesi liberi dell’emisfero occidentale. Se possibile, gli USA, in concerto con altre nazioni dell’emisfero occidentale, fornirebbero supporto aperto alla rivolta del popolo cubano. Tale supporto potrebbe includere un intervento militare, se necessario”.

Wilfredo Pino, arcivescovo di Camagüey, ha dichiarato alla stampa straniera di aver impedito ad Alberto Reyes di continuare con queste provocazioni, per il bene della Chiesa e per il suo bene, perché sa perfettamente che il sacerdote cerca di mettere il clero cattolico contro il governo, proprio come desiderano gli yankee.

Queste attitudini sono simili a quelle commesse, dal 1960, da altri sacerdoti al servizio degli USA, quando si divulgavano numerosi documenti pastorali contro la Rivoluzione e persino pianificavano azioni terroristiche, come nel caso del gesuita spagnolo Marcial Bedoya Rodríguez, che pianificò di far esplodere i depositi di munizioni del campo militare di Managua, a L’Avana.

Da Miami, i terroristi anticastristi con il sostegno della CIA, pretendono incoraggiare il popolo a scendere in piazza il prossimo mese di luglio, proprio come fecero nel 2021, e per questo non è casuale che nel suo profilo Facebook, il sacerdote Reyes Pías abbia annunciato, il 17 maggio, il suo piano provocatorio con il suono delle campane, come un presunto segnale di lutto durante le notti senza elettricità, azione che ha voluto utilizzare per esortare la popolazione di Camagüey a protestare per la situazione energetica.

Lo stesso Reyes ha esposto il suo piano quando ha scritto: “Invito i cubani a parlare dalla verità, pubblicamente e dall’evidente, dalla realtà che non si può negare, senza mentire, senza giustificare l’ingiustificabile”. “D’ora in poi, ogni notte in cui non avremo elettricità, suonerò le campane della chiesa 30 volte, con il rintocco lento dei cortei funebri, con il rintocco che annuncia la morte e il lutto: la morte agonizzante della nostra libertà e dei nostri diritti, l’asfissia e il collasso delle nostre vite… Quali ragioni abbiamo per continuare così? Quali guadagni ha la nostra sottomissione? Che senso ha continuare a cercare di ‘non avere problemi’ al prezzo di distruggerci l’un l’altro? Che senso ha sostenere e mantenere ciò che è marcio?”

Queste sono le direttive che riceve, insieme al pagamento per le sue provocazioni, qualcosa che non può negare perché lo ha esposto in diverse interviste durante i suoi soggiorni negli USA; viaggi finanziati con i fondi approvati annualmente per la sovversione contro Cuba.

Da Miami desiderano creare una matrice di opinione: “Lui è in pericolo, perché Cuba e la Chiesa Cattolica soffrono la repressione di un regime che ignora tutte le richieste del popolo o di libertà”.

Una menzogna in più delle tante fabbricate per distorcere la realtà cubana, poiché se davvero nell’Isola ci fosse la repressione che descrivono, il sacerdote Reyes starebbe già scontando una pena, come fanno negli USA con coloro che pacificamente chiedono la fine del genocidio di Israele contro il popolo palestinese; genocidio sostenuto dalla Casa Bianca.

Reyes non è altro che una pedina degli yankee nello sviluppo della loro guerra psicologica contro la Rivoluzione cubana, basata sull’odio e la frustrazione di non poterla distruggere, nonostante quella brutale e genocida guerra economica, commerciale e finanziaria che aspira, da 65 anni, a privare la Rivoluzione del sostegno interno, attraverso l’insoddisfazione e le difficoltà economiche, con il macabro fine di causare fame, disperazione e il rovesciamento del governo.

Di fronte a queste attitudini, ricordiamo José Martí, quando disse: “Invano invocano gloria i pedanti”.


Qué hay detrás de las campanadas del sacerdote católico Alberto Reyes Pías

Por Arthur González

Las constantes provocaciones del sacerdote católico Alberto Reyes Pías, evidencian un objetivo, crear problemas entre la Iglesia Católica Cubana y el gobierno revolucionario, algo que desde Estados Unidos deben orientarle, porque en sus viajes a ese país se reúne abiertamente con los integrantes de la mafia terrorista anticubana, entre ellos el congresista Mario Diaz-Balart, como el pasado 30 y 31 de enero 2024 durante la Cumbre Internacional de Libertad Religiosa, realizada en Washington DC, donde integró el panel de Violaciones a la Libertad Religiosa en América Latina.

Su actuación en contra de la Revolución sigue la misma línea del gobierno yanqui, al afirmar: “Cuba necesita un cambio y en su opinión, solamente la Iglesia Católica está en condiciones de liderar un diálogo y de proponer una transición”, lo mismo que expone el Informe de la Comisión para la ayuda a una Cuba libre, más conocido como el Plan Bush de mayo del 2004.

En este mes de mayo del 2024, el sacerdote Alberto Reyes se aventuró a realizar un toque de campañas en su parroquia de la diócesis de la provincia de Camagüey, durante las noches en que falta la electricidad, alentado a los cubanos a dejar de colaborar con el gobierno y no asistir a sus reuniones políticas.

Se sabe que la falta de electricidad es debido a la salida de varias plantas termoeléctricas por mantenimiento y roturas, y no creada por el gobierno para causar malestar en la población, en estos días de intenso calor y sequía.

El gobierno cubano trabaja intensamente por resolver esa crisis y la falta de fluido eléctrico no se resuelve con protestas, aunque desde Miami se estimulan con el fin de que el pueblo se lance a las calles en contra del sistema socialista, viejo sueño de aquellos que desde 1959 se opusieron a la Revolución, para pedir después la “ayuda” de los Estados Unidos y facilitarles otra intervención militar.

Las medidas de guerra económica, incrementadas desde el 2017, buscan fomentar el desencanto y desaliento del pueblo para culpar al sistema de tantas penurias, algo que jamás el cura critica ni menciona.

Desde 1962, documentos oficiales yanquis del Proyecto Cuba, recogen claramente ese propósito: “El clímax del levantamiento saldrá de la reacción airada del pueblo ante un hecho gubernamental (producido por un incidente), o de un resquebrajamiento en la dirección política del régimen o de ambos incluso. Desencadenar esto debe constituir un objetivo primordial del proyecto. El movimiento popular aprovechará el momento del clímax para iniciar un levantamiento abierto. Se tomarán y se mantendrán ocupadas las áreas. En caso de ser necesario el movimiento popular pediría ayuda a los países libres del hemisferio occidental. De ser posible, Estados Unidos, en concierto con otras naciones del hemisferio occidental, brindaría apoyo abierto a la sublevación del pueblo cubano. Tal apoyo incluiría una fuerza militar, si fuera necesario”.     

Wilfredo Pino, arzobispo de Camagüey, declaró a la prensa extranjera que le impidió a Alberto Reyes seguir adelante con esas provocaciones, por el bien de la Iglesia y por su bien, porque sabe perfectamente que el cura persigue enfrentar al clero católico con el gobierno, tal como desean los yanquis.

Esas actitudes son similares a las cometidas desde 1960, por otros sacerdotes al servicio de Estados Unidos, cuando se divulgaban numerosas pastorales en contra de la Revolución e incluso planificaron acciones terroristas, como fue el caso del jesuita español Marcial Bedoya Rodríguez, quien dirigió un plan para hacer estallar los polvorines del campamento militar de Managua, en La Habana.

Desde Miami, los terroristas anticubanos con apoyo de la CIA, pretenden estimular al pueblo para que salga a las calles el próximo mes de julio, tal como hicieron en el año 2021 y por eso no es casual que en su perfil de Facebook, el sacerdote Reyes Pía anunciara el 17 de mayo, su plan provocativo con el toque de campanas, como una supuesta señal de luto durante las noches sin electricidad, acción que quiso utilizar para exhortar a la población de Camagüey a protestar por la situación energética.

El propio Reyes expuso su plan cuando escribió: “Invito a los cubanos a hablar desde la verdad, públicamente y desde lo evidente, desde la realidad que no se puede negar, sin mentir, sin justificar lo injustificable”. “A partir de ahora, cada noche que no tengamos electricidad, tocaré las campanas de la iglesia 30 veces, con el repique lento de los cortejos fúnebres, con el repique que anuncian la muerte y luto: la muerte agonizante de nuestra libertad y de nuestros derechos, la asfixia y el colapso de nuestras vidas… ¿Qué razones tenemos para seguir así? ¿Qué ganancias tiene nuestra sumisión? ¿Qué sentido tiene seguir buscando ‘no tener problemas’ al precio de destruirnos los unos a los otros? ¿Qué sentido tiene apoyar y sostener lo que está podrido?”

Esas son las orientaciones que recibe, junto al pago por sus provocaciones, algo que no puede negar porque así lo ha expuesto en varias entrevistas durante sus estancias en Estados Unidos, viajes financiados con el dinero aprobado anualmente para la subversión contra Cuba.

Desde Miami desean crear una matriz de opinión: “Él está en peligro, porque Cuba y la Iglesia Católica, sufren la represión de un régimen que ignora todas las demandas del pueblo o de libertad”.

Una mentira más de las fabricadas para distorsionar la realidad cubana, pues sí realmente en la Isla hubiera la represión que pintan, ya el sacerdote Reyes estuviera cumpliendo sanción, como hacen en Estados Unidos con aquellos que reclaman pacíficamente el cese del genocidio de Israel contra el pueblo palestino, apoyado por la Casa Blanca.

Reyes no es más que un peón de los yanquis en el desarrollo de su guerra psicológica contra la Revolución cubana, basada en el odio y la frustración de no poder destruirla, a pesar de esa brutal y genocida guerra económica, comercial y financiera que aspira, desde hace 65 años, enajenar el apoyo interno a la Revolución, a través de la insatisfacción y las dificultades económicas, con el macabro fin de causar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno.

Ante estas actitudes, recordemos a José Martí, cuando dijo: “En vano invocan gloria los pedantes”

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