È dimostrato dalla scienza della Comunicazione: El Toque è parte del pacchetto di una guerra di IV Generazione
Jorge Enrique Jerez Belisario Granma – Órgano oficial del PCC
Dopo il 17 dicembre 2014 si è aperta una nuova fase nel conflitto tra USA e Cuba; la potenza puntava a sbiadire il nemico e presentare come soluzione il centrismo politico, una Terza Via.
I cervelli pensanti di questa ‘via’, tra cui personalità della politica mondiale, pretendono demonizzare lo Stato e il Governo come elementi di una società contemporanea e presentarli come incapaci di garantire il progresso socioeconomico.
Di fronte a questa situazione, chiamano i cittadini a non coinvolgersi nella realtà del loro paese da una prospettiva rivoluzionaria e ad evitare, apparentemente, posizioni reazionarie, a non polarizzarsi nel discorso politico di nessuno degli estremi e a mantenere una posizione di ‘neutralità attiva’.
In questo contesto, soprattutto nei media digitali, di fronte ai rovinosi fallimenti e al discredito della contro-rivoluzione tradizionale, emergono piattaforme che si autopresentano come alternative, un concetto che ha iniziato ad essere utilizzato negli anni ’60 e che coinvolgeva movimenti sociali che occupavano uno spazio al di fuori del convenzionale.
Nella comunicazione, l’alternativo è passato a mostrare temi, prospettive, immagini e pratiche giornalistiche diverse da quelle dei media di massa. Tuttavia, in questo sistema di media, si tratta di una alternanza a cosa? perché le loro posizioni, seppur in modo più sottile, coincidono con quelle esposte dai grandi monopoli della comunicazione e dalla grande stampa contro Cuba.
L’alternativo, a giudicare da questi media, non è più quello dove il denaro è poco, si critica l’egemonia o il mercato; in questa alternanza vengono promossi il cosiddetto stile di vita americano, i valori della democrazia rappresentativa alla statunitense, ed il suo discorso li converte in promotori della restaurazione capitalista.
CHI PAGA, COMANDA E DOMINA
Quando sorsero, nel 2016, Iroel Sánchez scrisse: ‘Negli ultimi anni si è costruito un sistema di pubblicazioni su Internet, con finanziamenti esterni, destinate a influenzare settori chiave della nostra società affinché operino all’interno delle nostre istituzioni come Cavalli di Troia in funzione degli interessi USA’. Un sistema di media a cui sono stati destinati migliaia di dollari.
El Toque, ad esempio, ha ricevuto più di 200000 $ dalle ambasciate europee all’Avana. Tra i suoi principali finanziatori c’è Ayuda Popular Noruega, una ONG subordinata al Ministero degli Esteri norvegese, membro della piattaforma europea Alianza 2015, i cui dirigenti principali avevano uffici in Nicaragua e hanno finanziato il tentativo di colpo di Stato nel paese centroamericano.
L’Istituto di Giornalismo di Pace e Guerra, Factual, Distintas Latitudes, Fondazione Svedese per i Diritti Umani, Editorial Hipermedia, Diario de Cuba, Cubanet e l’Università Sergio Arboleda hanno funzionato come appaltatori di questi progetti stampa.
Anche il National Democratic Institute (NDI), l’International Center for Journalists (ICFJ), l’Institute for War and Peace Reporting (IWPR), del Regno Unito, e l’ONG Open Society Foundations, sostenuti dalla Fondazione Svedese per i Diritti Umani e dalla Fondazione Gabriel García Márquez per il giornalismo latinoamericano, hanno fatto parte dello schema di finanziamento di El Toque.
El Toque è stato, fin dalla sua fondazione, partecipe in vari degli attacchi mediatici contro Cuba, e nel suo discorso sottendono determinate strutture e strategie che smontano la sua presentazione imparziale e apolitica.
ALLA RICERCA DI UN’ESPLOSIONE
È dimostrato dalla scienza della Comunicazione: El Toque è parte del pacchetto di una guerra di IV Generazione, che combina azioni negli scenari mediatico-virtuali e reali, per aprire squarci che favoriscano scontri e contraddizioni che infrangano l’unità popolo-Governo-Partito.
Questo avviene attraverso una costruzione molto intelligente del discorso, che non è altro che un processo specializzato, mediato e istituzionalizzato, in cui i media costruiscono una realtà, determinata da un sistema simbolico che produce significato; con un trattamento del discorso che rimane evidente nell’uso di strategie specifiche, risorse linguistiche e temi affrontati.
Come può essere obiettivo un media che generalizza fatti particolari, principalmente negativi, e li fa apparire come un problema di tutti? Nel testo ‘Ho il diritto di dire’, pubblicato nel 2017, lascia un chiaro esempio che presenta una società e, soprattutto, una gioventù cubana depoliticizzata, conveniente a questo sfasamento società-governanti che cercano di costruire dal discorso: ‘In ultima istanza, la depoliticizzazione della società, e dei giovani in particolare, è funzionale al sistema, permette di mantenere lo status quo, legittima e riproduce l’ordine stabilito, non lo mette in discussione’.
L’eternalizzazione è anche un’altra delle strategie discorsive di El Toque, e ha lo scopo di privare i fenomeni del loro carattere storico, vengono trattati come permanenti, come evidenziato dalla frase dell’articolo ‘La vida en diferido’: ‘A Cuba, di solito, succede così poco che le aspettative finiscono sempre per essere maggiori dei fatti’. L’obiettivo è rendere eterni i problemi di Cuba, presentarli senza soluzione e, generalmente, incolpare il Governo della situazione.
Come può manipolare oggettivamente il tasso di cambio del dollaro un media che critica lo stesso tasso che loro hanno creato? ‘Questo non c’è chi lo sistemi’, mormorano quei cubani alla fermata dell’autobus, in fila alla bottega, alla riunione dei genitori a scuola. Questo aspro disincanto è in ogni caso meno distruttivo del pernicioso ottimismo dei politici, causa meno danni, non ostacola il cambio a Cuba, non lo blocca’.
El Toque prende posizione con l’ evidente obiettivo di convincere gli altri e raggiungere alti livelli di astensionismo. ‘La mia decisione è un’altra: non mi interessa partecipare a un processo elettorale in cui non credo più, non tornerò a giocare alla farsa di un voto che non decide nulla, non intendo gonfiare le statistiche di partecipazione senza partecipazione e impatto reale. Questa domenica, per la prima volta, prendo una decisione politica seria a Cuba: mi astengo’.
Con questa strategia raggiungono le reti sociali con versioni distorte su quasi tutto ciò che accade nell’isola. Auto-proclamati indipendenti o alternativi, CiberCuba, adn Cuba, Cubanos por el Mundo, Cubita Now, Cubanet, Periodismo de Barrio, El Toque, El Estornudo e YucaByte hanno qualcosa in comune: tutti i loro dirigenti risiedono all’estero, per lo più negli USA, e le loro strategie di comunicazione finiscono per rappresentare gli interessi dei gruppi di potere nel paese nordico. Dalla falsa neutralità, mirano a difendere i modelli stranieri e a criticare ciò che è cubano.
Insieme all’imposizione di misure economiche e all’impatto della pandemia di COVID-19, questi media si sono allineati per screditare la gestione del Governo cubano e delegittimare il sistema sociale. Hanno orientato le matrici di opinione per gestire i malcontenti esistenti, legati a determinati temi, e indirizzarli contro il Governo, il socialismo, il sistema politico; e in secondo luogo, cercano di promuovere a Cuba un pensiero liberale, basato sul liberalismo, che è l’ideologia del capitalismo.
Nell’ultimo periodo nascondono meno i loro interessi: da una parte il discorso è più aggressivo e, dall’altra, l’attacco diretto alla valuta lascia chiara la complicità di El Toque con il piano dell’11 luglio 2024; così come non si sono neppure nascosti, due anni fa, per inventare una repressione contro le manifestazioni che esistevano solo nel mondo virtuale.
Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano che la costruzione del discorso della piattaforma digitale El Toque, come parte della strategia di guerra non convenzionale del governo USA contro Cuba, utilizza strutture e strategie discorsive che riproducono l’ideologia dominante nel suo contesto, che danno significati e stereotipi ai messaggi diffusi sul tema di Cuba. Questa costruzione, dai temi trattati al discorso stesso, non è alternativa, manca di obiettività e riproduce elementi del discorso tradizionale contro Cuba.
Conoscendo questo, è troppo ingenuo credere in presunti algoritmi che nemmeno loro stessi sono stati in grado di chiarire, perché hanno il manifesto intento di intensificare la guerra economica e poi incolpare di inefficienza il Governo cubano, questa è la guerra sleale di El Toque. Quello che cercano, al di là del presunto prezzo del dollaro, è destabilizzare il paese e distruggere la Rivoluzione.
Más allá del precio del dólar
Demostrado está con la ciencia de la Comunicación: El Toque es parte del paquete de una guerra de IV Generación
Jorge Enrique Jerez Belisario
Después del 17 de diciembre de 2014 se abrió una nueva etapa en el conflicto Estados Unidos-Cuba; la potencia apostaba por desdibujar al enemigo y presentar como solución el centrismo político, una Tercera Vía.
Los tanques pensantes de esa «vía», entre ellos personalidades de la política mundial, pretenden demonizar al Estado y al Gobierno como elementos de una sociedad contemporánea y presentarlos incapaces de garantizar el avance socioeconómico.
Ante esta situación, convocan a los ciudadanos a no involucrarse en la realidad de su país desde una perspectiva revolucionaria y evitar, aparentemente, posturas reaccionarias, a no polarizarse en el discurso político de ninguno de los extremos y mantener una posición de «neutralidad activa».
En ese contexto, esencialmente en medios digitales, ante los rotundos fracasos y el desprestigio de la contrarrevolución tradicional, surgen plataformas que se autopresentan como alternativos, un concepto que comenzó a utilizarse en la década de los 60 y abarcaba a movimientos sociales que ocuparon un espacio fuera de lo convencional.
En la comunicación, lo alternativo pasó por mostrar temas, enfoques, imágenes y prácticas de ejercer el periodismo diferente a las de los medios masivos. Sin embargo, en este sistema de medios se trata de una alternancia ¿a qué?; porque sus posiciones, aunque de formas más sutiles, coinciden con la que exponen los grandes monopolios de la comunicación y la gran prensa contra Cuba.
Lo alternativo, a juzgar por estos medios, ya no es aquello donde el dinero es poco, se critica lo hegemónico o el mercado; en esta alternancia se promueven el llamado modo de vida americano, los valores de la democracia representativa a lo estadounidense, y su discurso los convierte en promotores de la restauración capitalista.
EL QUE PAGA, MANDA Y DOMINA
Cuando surgían, en 2016, Iroel Sánchez escribió: «En los últimos años se ha venido construyendo un sistema de publicaciones en internet, con financiamiento externo, destinadas a influir en sectores claves de nuestra sociedad para que operen al interior de nuestras instituciones como Caballos de Troya en función de los intereses norteamericanos». Un sistema de medios al que se destinaron miles de dólares.
El Toque, por ejemplo, recibió más de 200 000 dólares de las embajadas europeas en La Habana. Entre sus principales financistas está Ayuda Popular Noruega, una ong subordinada al Ministerio de Relaciones Exteriores noruego, miembro de la plataforma europea Alianza 2015, cuyos directivos principales tenían oficinas en Nicaragua y financiaron el intento de golpe de Estado en el país centroamericano.
El Instituto de Periodismo de Paz y Guerra, Factual, Distintas Latitudes, Fundación Sueca de Derechos Humanos, Editorial Hipermedia, Diario de Cuba, Cubanet y la Universidad Sergio Arboleda han funcionado como contratistas de estos proyectos de prensa.
También han formado parte del esquema de financiamiento de El Toque el National Democratic Institute (NDI), International Center for Journalists (ICFJ), Institute for War and Peace Reporting (IWPR), de Reino Unido, y la ong Open Society Foundations, apoyados por la Fundación Sueca de Derechos Humanos y por la Fundación Gabriel García Márquez para Periodismo Latinoamericano.
El Toque ha sido, desde su fundación, partícipe en varios de los ataques mediáticos contra Cuba, y en su discurso subyacen determinadas estructuras y estrategias que desmontan su presentación imparcial y apolítica.
EN PROCURA DE UN ESTALLIDO
Demostrado está con la ciencia de la Comunicación: El Toque es parte del paquete de una guerra de iv Generación, que combina acciones en los escenarios mediático-virtual y real, para abrir brechas que propicien enfrentamientos y contradicciones que quebranten la unidad pueblo-Gobierno-Partido.
Esto lo hacen mediante una construcción muy inteligente del discurso, que no es más que un proceso especializado, mediado e institucionalizado, en el que los medios construyen una realidad, determinada por un sistema simbólico que produce significación; con un tratamiento del discurso que queda evidenciado en el empleo de estrategias específicas, recursos lingüísticos y los temas que abordan.
¿Cómo puede ser objetivo un medio que generaliza hechos particulares, fundamentalmente negativos, y los hace ver como un problema de todos? En el texto Tengo derecho a decir, publicado en 2017, deja una muestra muy evidente que presenta a una sociedad y, sobre todo, a una juventud cubana despolitizada, convenientes a ese desfase sociedad-gobernantes que intentan construir desde el discurso: «En última instancia, la despolitización de la sociedad, y de los jóvenes en particular, es funcional al sistema, permite mantener el status quo, legitima y reproduce el orden establecido, no lo cuestiona».
La eternalización también es otra de las estrategias discursivas de El Toque, y tiene como objetivo privar a los fenómenos de su carácter histórico, son tratados como permanentes, lo que queda evidenciado en la frase del trabajo La vida en diferido: «En Cuba suele suceder tan poco que casi siempre las expectativas acaban siendo mayores que los hechos». El objetivo es hacer eternos los problemas de Cuba, presentarlos sin solución y, generalmente, culpar al Gobierno de la situación.
¿Cómo puede manipular objetivamente la tasa de cambio del dólar un medio que critica la misma que ellos han creado? «Esto no hay quien lo arregle, musitan esos cubanos en la parada de la guagua, en la cola de la bodega, en la reunión de padres de la escuela. Ese ríspido desánimo es de todas maneras menos destructivo que el pernicioso optimismo de los políticos, causa menos daño, no entorpece el cambio de Cuba, no lo bloquea».
El Toque toma posición con el marcado objetivo de convencer a otros y lograr altos niveles de abstencionismo. «Mi decisión es otra: no me interesa participar en un proceso eleccionario en el que ya no creo, no volveré a jugar a la farsa de un voto que no decide nada, no pienso engordar las estadísticas de asistencia sin participación y repercusión real. Este domingo, por primera vez, tomo una decisión política seria en Cuba: me abstengo».
Con esa estrategia llegan a las redes sociales con versiones distorsionadas sobre casi todo lo que ocurre en la Isla. Autotitulados independientes o alternativos, CiberCuba, adn Cuba, Cubanos por el Mundo, Cubita Now, Cubanet, Periodismo de Barrio, El Toque, El Estornudo y YucaByte tienen algo en común: todos sus directivos residen en el exterior, la mayoría en los propios Estados Unidos, y sus estrategias de comunicación terminan por representar los intereses de los grupos de poder en el norteño país. Desde la falsa neutralidad, apuntan a defender los modelos extranjeros y a criticar lo cubano.
Junto a la imposición de medidas económicas y al impacto de la pandemia de la covid-19, estos medios se alinearon para desacreditar la gestión del Gobierno cubano y deslegitimar el sistema social. Orientaron las matrices de opinión para administrar los descontentos que existen, relacionados con determinados temas, y dirigirlos en contra del Gobierno, del socialismo, del sistema político; y segundo, intentan promover en Cuba un pensamiento liberal, basado en el liberalismo, que es la ideología del capitalismo.
En el último periodo esconden menos sus intereses: por una parte el discurso es más agresivo y, por otra, el ataque directo a la moneda deja claro la complicidad de El Toque con el plan del 11 de julio de 2024; así como tampoco se escondieron, hace dos años, para inventarse una represión contra las manifestaciones que solamente existieron en el escenario virtual.
Estos son solo algunos ejemplos que dejan ver que la construcción del discurso de la plataforma digital El Toque, como parte de la estrategia de guerra no convencional del Gobierno estadounidense contra Cuba, utiliza estructuras y estrategias discursivas reproductoras de la ideología dominante en su contexto, que dotan de significados y estereotipos a los mensajes que difundieron sobre el tema Cuba. Esta construcción, desde los temas que abordan hasta el propio discurso, no es alternativa, carece de objetividad y reproduce elementos del discurso tradicional contra Cuba.
Conociendo esto, es demasiado ingenuo creer en supuestos algoritmos que ni ellos mismos han sabido esclarecer, porque tienen el propósito manifiesto de arreciar la guerra económica y luego culpar de ineficaz al Gobierno cubano, esa es la guerra desleal de El Toque. Lo que buscan, más allá del supuesto precio del dólar, es desestabilizar el país y destruir la Revolución.