10 errori chiave di Maria Corina Machado in questa campagna

misionverdad.com

  1. Spostamento di Edmundo González

María Corina Machado ha guidato la campagna elettorale per Edmundo González. Sebbene questo, in teoria, faccia parte della sua strategia per trasferire al candidato la propria base di sostegno, ciò che è accaduto è un quasi totale spostamento di González a causa dell’imposizione di una figura tecnicamente fuori dall’elezione.

Quasi tutte le apparizioni di Machado sono state con lei sola al centro. Finora, solo in due occasioni si è presentata con González in eventi pubblici, in cui lui ha avuto un’apparizione secondaria.

Anche se Machado ha talvolta sventolato uno stendardo con il volto di González al fine di posizionare il suo nome e il suo simbolo elettorale, il messaggio è passato in secondo piano e lei conduce una campagna unipersonale focalizzata sulla propria figura.

La relegazione di González è diventata preoccupante quando la dirigente dell’opposizione ha iniziato a promuovere il “suo” programma di governo, chiamato “Venezuela terra di grazia”, un’offerta che prevede l’eventuale privatizzazione dell’istruzione superiore.

Ma la promozione del piano di governo è sintomatica di una semiotica generale della campagna che non ruota attorno al candidato reale. Machado appare in primo piano negli spot, nei volantini e in tutti i messaggi audiovisivi della campagna di Edmundo González.

La campagna dell’opposizione sembra disarticolata. González è stato relegato a posare in foto mentre mangiando hot dog o giocando a domino, per conferirgli un’immagine di uomo popolare, senza partecipare più a eventi pubblici.

  1. Riferirsi alla sua futura “presidenza”

Nuovamente, appellandosi alla strategia di trasferire i suoi sostenitori a González, Machado ha dichiarato in vari eventi che sarà lei la Presidente della Repubblica. Si suppone che, con l’aspirazione a un futuro governo con lei a capo, i suoi sostenitori voterebbero per González, il che probabilmente funziona tra i seguaci più ferventi della dirigente.

Tuttavia, la costruzione di una forte maggioranza politica per gli oppositori richiede di includere settori oltre la dirigente di Vente Venezuela (VV), il che comprende vari settori: quelli che preferiscono ruoli chiari in un eventuale governo dell’opposizione, quelli che si sentono attratti solo da González, quelli che preferiscono una dirigenza oppositrice moderata e quelli che preferiscono un presidente con autonomia e capacità proprie per esercitare il ruolo. Ma questi gruppi potrebbero essere scoraggiati dalla narrativa iper-personalista di Machado.

Con questo racconto, il profilo del candidato della Piattaforma Unitaria Democratica (PUD) finisce per essere più indebolito, considerando la sua posizione di candidato “di copertura”, sconosciuto, di età avanzata, con un discorso debole e una timida presenza sulla scena. Questo tipo di messaggi impone la metanarrazione che González non eserciterebbe un governo virtuale anti-chavista, il che incrementa la percezione della sua debolezza fisica e politica.

I messaggi della dirigente di VV e del suo circolo, secondo cui lei assumerebbe la presidenza de facto o che eserciterebbe la presidenza eventualmente, potrebbero confondere un segmento elettorale. Sebbene sia noto che lei non faccia parte delle elezioni e che non appaia nella scheda elettorale, l’evento richiede sempre una chiarezza di ruoli e posizioni di dirigenza.

La dicotomia tra “la dirigente” e “il candidato” implica una separazione atipica della figura reale da seguire, ma la confusione e l’incertezza aumentano quando “la dirigente dice che assumerà il ruolo che dovrebbe assumere “il candidato”.

  1. Machado aiuta ad agglutinare il chavismo

María Corina Machado è stata riconosciuta per due decenni come una figura di destra recalcitrante e antagonista del Governo Bolivariano. Questo registro è stato molto ampio e ha accumulato una lunga lista di frasi e apparizioni pubbliche in cui la dirigente ha minacciato il chavismo nel suo insieme, ricorrendo a discorsi vendicativi, confrontazionisti ed estremisti.

Ora è la principale referente dell’opposizione nella campagna, protagonizzando per sé la candidatura formalmente rappresentata da Edmundo González.

Si suppone che Machado faciliterebbe un travaso di sostegno a González, ma è più probabile che stia contribuendo piuttosto al raggruppamento e alla coesione del chavismo intorno a Nicolás Maduro.

Per un importante segmento di chavisti, inclusi i chavisti scontenti di Maduro o chavisti apatici e distaccati dalla militanza e dalla simpatia attiva, l’arrivo di Machado rappresenta una seria minaccia perché un eventuale governo sotto il suo controllo significherebbe la perdita di tutta la moderazione, lo sviluppo della persecuzione politica e l’eradicazione del chavismo, il che comporterebbe un ciclo di instabilità cruenta nel paese.

Quindi, per un segmento del chavismo che ora si starebbe raggruppando intorno a Maduro, sia Machado che González diventano fattori da affrontare. I disaccordi con il Governo Bolivariano passano in secondo piano e perdono rilevanza di fronte alle nuove circostanze minacciose.

Il senso di “minaccia” al chavismo non è solo fisico o esistenziale. Per il chavismo, Machado è una neoliberale estrema, si conosce pubblicamente la sua intenzione di privatizzare PDVSA, le aziende pubbliche, i servizi pubblici e l’istruzione. Il carattere pubblico di queste istituzioni, insieme alle missioni sociali, è parte integrante del “patto sociale” della Rivoluzione Bolivariana, e sono cause che i chavisti difenderebbero in molti contesti.

  1. Sommare voti. Fino a che punto?

La strategia dell’opposizione si è consolidata attorno alle primarie dell’ottobre 2023 come evento e metodo politico. Tuttavia, gli obiettivi non sono stati raggiunti. La PUD non ha scelto una persona non inabilitata e adatta per l’iscrizione e, ad oggi, nessuno dei nove candidati delle opposizioni ha partecipato alle primarie. Edmundo González è stato eletto in un piccolo conclave, scelto direttamente dai capi dei partiti.

Ma la personificazione della campagna attorno a María Corina Machado si è convertita nell’elemento centrale della campagna della PUD, come una candidatura delegata a González. La tesi della “candidata reale impedita” che fa campagna per qualcun altro implica un processo di somma di voti, ma poco si analizza o considera quale sia la portata reale di lei in termini di voti.

Machado rappresenta una forza molto difficile da misurare in termini di intenzione di voto dato che rappresenta un segmento dell’opposizione, non l’intera opposizione. Le sue differenze con altri dirigenti di partiti consistono in divisioni reali e profonde. Inoltre, né Machado né il suo partito avevano un registro elettorale prima delle primarie del 2023. Non esiste una base di partenza per stabilire una relazione statistica del reale sostegno in voti su cui conti Machado.

Supponiamo che i risultati delle primarie siano reali e non siano stati alterati, come ampiamente denunciato trattandosi di un processo rudimentale e manuale non sottoposto ad audit. Alle primarie del 2023 ha partecipato solo l’11,8% del registro elettorale e Machado ha ottenuto 2 milioni 253 mila voti, equivalenti al 10% dell’elettorato.

I voti a suo favore nelle primarie le hanno conferito un privilegio che Henri Falcón non ha avuto nel 2018 in una elezione reale, ovvero assumere di fatto la “dirigenza” e il protagonismo nell’opposizione tradizionale, nonostante abbia ottenuto quasi 2 milioni di voti. Mettersi al vertice dell’opposizione è stato un successo per lei. Ma un’altra cosa è un’elezione aperta convenzionale.

Il fatto che Machado centralizzi la campagna dell’opposizione esclusivamente su di sé potrebbe essere considerato un segno del suo egocentrismo istrionico evidentemente personalistico, ma questo è un errore strategico, considerando che ha un limite elettorale. Non c’è certezza sul numero reale della sua base di sostegno e, certamente, molti sondaggi hanno condizioni sufficienti per essere messi in discussione.

L’errore di questa strategia di “travaso” di sostegno è che si calcola su numeri non affidabili che, inoltre se veri, implicano un importante limite politico. Machado potrebbe essere la più alta in un gruppo di nani, e affidare il processo di costruzione della forza esclusivamente nelle sue mani è controproducente.

  1. Disconoscimento delle dirigenze nazionali e regionali

La dirigente di VV è diventata la regina del palcoscenico. Le sue esibizioni e la presentazione delle immagini si vantano di porla unicamente lei a capo. Non ci sono altri dirigenti della PUD con un qualche ruolo rilevante nella campagna e figure come un tempo il più importante dirigente dell’opposizione, Henrique Capriles, hanno avuto apparizioni e dichiarazioni isolate a sostegno di González.

È noto che Machado ha troncato l’aspirazione elettorale di Manuel Rosales e che altri dirigenti minori e indeboliti, come Delsa Solórzano, César Pérez Vivas e Andrés Velásquez, hanno avuto apparizioni limitate in pubblico insieme alla “capa”.

Ma è inoltre apparso nello Zulia senza Manuel Rosales. È apparso a Nueva Esparta senza Morel Rodríguez. È apparso in diverse regioni e i dirigenti della PUD non hanno avuto spazio sui palchi, occupati solo da figure locali di VV.

L’assenza dei governatori dell’opposizione è evidente e ciò deve essere compreso dalla percezione locale. Non c’è un processo di costruzione del sostegno basato sulla somma di supporti e referenti nazionali e regionali.

Questo si potrebbe giustificare con la nozione che Rosales, Rodríguez e altri sono “dirigenti delegittimati” e potrebbero “sottrarre” alla campagna. Ma l’opposizione ha divisioni evidenti, quindi gli elettori non comprendono questo dal punto di vista strategico ma come un’espressione dell’esclusione dei loro referenti.

Inoltre, nelle regioni esistono sentimenti di attaccamento per i loro dirigenti locali, e i governatori hanno una base propria di seguaci che non deve essere sottovalutata. Finora, nel contesto della campagna, non ci sono apparizioni pubbliche di Machado insieme a uno dei quattro governatori dell’opposizione: Zulia, Barinas, Cojedes e Nueva Esparta.

  1. Il fallimento dei comanditos

Diverse fonti hanno riferito che gli obiettivi di conformazione dei cosiddetti “Comanditos 600K” di VV non sono stati raggiunti. Questa registrazione online di nuclei di supporto alla campagna arriverà incompleto al 28 luglio.

Ci sono carenze organizzative chiave e, a quanto pare, l’opposizione nel suo insieme non ha completato l’elenco delle persone con nome e cognome che si recheranno ai centri elettorali in qualità di testimoni.

La conformazione unilaterale di questi comanditos da parte di VV, senza articolare il supporto degli altri partiti della PUD, starebbe indebolendo le organizzazioni dell’opposizione.

L’esecuzione operativa nella consolidazione dei comanditos è stata delegata a Magalli Meda, persona di estrema fiducia di Machado, che è rifugiata nell’ambasciata argentina a Caracas insieme ad altri collaboratori vicini a VV. Meda e altri membri di questa squadra non hanno possibilità di percorrere il territorio nazionale e non possono fare articolazioni in presenza. Delegare a Meda questo compito è un grave errore.

Ma uno dei problemi più gravi per la conformazione dei comanditos è la stessa inerzia dell’astensionismo dell’opposizione. L’organizzazione VV non è un partito politico registrato, in realtà non ha mai partecipato alle elezioni nazionali, e fino alle primarie dell’opposizione del 2023 non aveva una struttura territoriale a livello nazionale. Inoltre, le costanti astensioni dei partiti della PUD e della stessa Machado li hanno esclusi dal terreno politico e non hanno maturato una cultura dell’organizzazione fino alla base dell’elettorato.

È molto difficile che partiti che non partecipano a elezioni riescano ad articolare, in pochi mesi, una struttura territoriale dettagliata, associata a ogni centro elettorale e a ogni palmo del territorio. È molto difficile che quella struttura sia efficace. Questo indebolisce le loro possibilità di organizzazione, mobilitazione e strategia elettorale nei centri.

  1. Difficoltà nella creazione di comandi regionali e municipali

Qualche settimana fa, un comunicato della Segreteria Generale della PUD, guidata da Omar Barboza, ha rivelato la preoccupante situazione della formazione dei comandi regionali e municipali ConVzla, che sarebbero stati il Comando della Campagna di Edmundo González. Il messaggio faceva riferimento ai “problemi per trovare l’unità” tra i dirigenti regionali e municipali in diverse parti del paese.

Questa situazione è particolarmente grave per la vicinanza delle elezioni e per significare un rovescio tattico nel lavoro del comando al fine di sviluppare campagne territoriali e settoriali efficaci. Si tratta di strutture di comando non definite, formate da dirigenti in conflitto tra loro.

Una delle ragioni di questa debolezza sarebbe la conduzione del comando, che in gran parte è caduta de facto su Magalli Meda, che dall’ambasciata argentina è l’articolatrice di molte nomine. Inoltre, VV si è arrogato nelle regioni e nei comuni importanti la dirigenza di questi comandi e dei loro principali incarichi, escludendo capi e dirigenti di altri partiti della PUD.

Le esclusioni di dirigenti di UNT, PJ e AD —settore Ramos Allup— sarebbero dannose sotto molti aspetti perché si tratta di partiti con esperienza elettorale e che hanno vinto cariche nelle regioni.

È particolarmente grave che molti sindaci provenienti da partiti della PUD non facciano parte di questi comandi perché ciò riduce le capacità politiche della campagna per González e riduce il radicamento territoriale.

Le lotte hanno molto a che fare con la possibilità di cariche elettive nelle prossime elezioni regionali e municipali previste per il 2025. I dirigenti di VV e della PUD aspirano a posti nel comando di campagna perché ciò rappresenta un biglietto d’accesso alle candidature.

La campagna comporta anche un flusso di risorse e questa disputa avrebbe anche fini clientelari.

María Corina Machado sarebbe al centro di questi problemi poiché ha determinato che VV concentri la direzione dei comandi. Non si è riunita con i dirigenti della PUD per risolvere queste divergenze e, con l’approssimarsi delle elezioni, ci sono strutture di comandi regionali e municipali che restano acefale o affrontano conflitti.

  1. Recidivare nel richiedere l’ingerenza straniera

Il chavismo ha un importante fronte della campagna accusando Machado e la PUD di essere artefici del blocco e delle sanzioni illegali contro il paese, danneggiando così ampie fasce della popolazione. Questa narrativa del chavismo è robusta e diverse indagini concordano sul fatto che, per la maggioranza della popolazione, inclusi chavisti, oppositori e indipendenti, “le sanzioni danneggiano la popolazione” e non il governo venezuelano.

Nonostante ciò, la capa di VV ha cercato di internazionalizzare il suo nome ed è apparsa in vari forum internazionali chiedendo “più azioni” dalla comunità internazionale. Continua a fare pressione per essere inclusa in eventi dove ha affermato che “il Venezuela è il quarto produttore mondiale di cocaina”, che il governo venezuelano “collabora con il gruppo terroristico Hezbollah”, e ha chiesto ulteriori sanzioni contro il governo venezuelano dalla ratifica della sua inabilitazione come candidata.

Nel suo desiderio di posizionarsi all’estero, parlando anche in inglese ma presumibilmente a nome “di tutto il paese”, Machado getta benzina sul fuoco delle narrazioni sul blocco illegale in Venezuela. Questo contribuisce a unire il chavismo e genera sconcerto tra gli elettori indipendenti e oppositori che respingono le sanzioni per il loro impatto dannoso sulla popolazione.

Questo include attori del settore privato venezuelano, un importante segmento con potere economico con capacità di capitalizzare i suoi attributi nel potere politico. Il consenso generale, anche tra le associazioni del settore privato, è che le sanzioni abbiano danneggiato l’economia nel suo complesso. Rianimare queste narrazioni scoraggia i privati dal sostenere “la dirigente” e la campagna dell’opposizione nel suo insieme.

  1. Attacco alle “dissidenze” e incapacità di alleanze

María Corina Machado e i suoi gruppi di supporto, in particolare quelli che gestiscono la sua comunicazione politica, hanno condotto campagne mediatiche di attacco contro un’ampia gamma di media, istituti di sondaggi, consulenti, attori politici e opinionisti, inclusi quelli dell’opposizione.

Il caso più recente caso è stato l’attacco contro Luis Vicente León per aver affermato che le manifestazioni di massa non significavano automaticamente vittorie elettorali.

Inoltre, comunicatori associati a Machado come Miguel Henrique Otero, Carla Angola, Orlando Avendaño, Leopoldo Castillo, Ana Milagros Parra, tra altri, hanno promosso il linciaggio digitale e hanno proposto la creazione di liste di analisti e consulenti che non dovrebbero “cavarsela” in un eventuale governo di destra, accusati di essere “collaborazionisti” del chavismo.

Questo è avvenuto in risposta a critiche o analisi provenienti dall’opposizione stessa, che si discostano dal racconto unico e totalizzante che Machado ha cercato di imporre nella conversazione pubblica.

Attori del chavismo e dell’opposizione -come è stato il caso di Manuel Rosales- hanno denunciato l’esistenza di fabbriche di bot ingaggiate da VV per intervenire sull’opinione pubblica digitale al fine di imporre la loro presunta egemonia nella dirigenza dell’opposizione, ma anche per perseguire opinioni dissidenti benché vengano da gruppi e individui ampiamente riconosciuti come anti-chavisti.

Machado non vuole che la sua immagine venga intaccata, non tollera attacchi, e questo è spiegato dalla sua attitudine apertamente conflittuale, retta dal suo egocentrismo isterico e molto probabilmente da un disturbo narcisistico della personalità.

La persecuzione mediatica porta come conseguenza importanti distorsioni nel dibattito pubblico, devia gli obiettivi della campagna politica e crea spazi di discussione su questioni che sono parte di una diatriba tra oppositori, il cui effetto è indebolire l’unità, contrariare la coesione narrativa e creare ferite non necessarie tra gli stessi anti-chavisti.

La radice di questo problema è il disconoscimento da parte di Machado delle altre opposizioni o di qualsiasi forma di opposizione non subordinata alla sua figura. Sopraffare la dissidenza nel dibattito è sintomatico della sua mancanza di familiarità con tutti gli altri spettri oppositori, considerandoli “collaborazionisti del regime”.

Questa falla iniziale è anche evidente nel desiderio di Machado di apparire il più separata possibile da certe persone della PUD, così come nella sua incapacità di stringere alcune alleanze con altri oppositori già registrati come candidati.

Diverse inchieste portate in primo piano hanno scopi propagandistici e i loro risultati potrebbero non essere affidabili, ma c’è un consenso assoluto in tutte le indagini, che danno Edmundo González o Nicolás Maduro come vincitori. Tutte concordano sul fatto che gli oppositori al di fuori della PUD stiano capitalizzando tra il 10% e il 15% dell’intenzione di voto.

In molte elezioni nel mondo è comune che, con vari candidati di destra o sinistra, si uniscano in qualche momento della campagna e i candidati declinino a favore degli altri. Questo scenario sembra difficile in Venezuela e, fino ad ora, alla vigilia del 28 luglio, non ci sono segni chiari che ciò possa accadere.

Probabilmente non ci sono le giuste discussioni e articolazioni private per ottenere questi cambi di sostegno e la ragione principale è che Machado ha già etichettato gli otto candidati al di fuori della PUD come “collaborazionisti di Maduro”, li ha etichettati come “candidati imposti da Maduro”, e quindi ha distrutto i ponti in anticipo e ha indebolito le possibilità di associazione.

Trasversalmente, sia nel campo dell’opinione pubblica che nel sostegno elettorale e nella formazione di forze, quella di VV non ha raggiunto nuove sommatorie. Ha solo promosso la sottrazione.

  1. Introduzione delle narrative della “frode elettorale”

La ciliegina sulla torta nella campagna di María Corina Machado è stata la collocazione, in primo piano, delle diverse narrazioni di frode a solo a poche settimane dal 28 luglio.

L’opposizione venezuelana ha sofferto una brutale traslazione tematica. Fino a poche settimane fa, il racconto si stava sviluppando sul vettore trionfale della “transizione”. Si è generata una discussione pubblica in cui questo tema era il centro di attenzione dei media e degli analisti, assicurando un cambio di governo. Ma “la transizione” è stata abbandonata e ora “la frode” si impone come primo tema, implicando un cambio dello stato emotivo dell’opinione pubblica da uno scenario trionfale a uno di incertezza.

Il tema della “frode” suggerisce l’uso di indignazione e rabbia per “la possibilità di frode” per, teoricamente, essere canalizzata come elemento motivazionale al voto. Cioè, convincere gli elettori che potrebbero essere derubati della vittoria e che quindi devono “votare massicciamente”.

La narrazione della “valanga di voti per evitare la frode” può certamente essere utile, ma si applica per canalizzare le aspettative degli oppositori già convinti, che voterebbero comunque in altri contesti. Ha un significato diverso tra gli elettori oppositori moderati, apatici, delusi, indecisi e astensionisti.

All’avvicinarsi delle elezioni, l’introduzione delle narrazioni di frode da parte degli stessi dirigenti e comunicatori oppositori genera confusione, aumenta la diffidenza verso il voto e incrementa l’ostilità nei confronti del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE). Questa narrazione permea certi strati dell’opposizione e degli indecisi, scoraggia la partecipazione e incrementa l’apatia e l’immobilismo. La diffusione di emozioni negative propone un cambio dello stato d’animo, il che è dannoso per gli oppositori tradizionali poiché rappresentano una forza con un impeto e volontarismo molto altalenanti.

Questa narrazione potrebbe essere più efficace nel mobilizzare il voto se fosse un discorso nuovo. Il problema è la sua riproposta e logoramento nel tempo, poiché “la frode elettorale” è un concetto dell’opposizione sin dal 2004. Per molti elettori, ciò significa rivivere momenti passati e la contesa elettorale del 28 luglio inizia a somigliare ad altre giornate del recente passato.


10 ERRORES CLAVES DE MARÍA CORINA MACHADO EN ESTA CAMPAÑA

DESPLAZAMIENTO DE EDMUNDO GONZÁLEZ

María Corina Machado ha protagonizado la campaña por Edmundo González. Si bien esto, en teoría, formaría parte de su estrategia de transferir al candidato su base de apoyo, lo que ha ocurrido es un desplazamiento casi total del susodicho por la imposición de una figura técnicamente fuera de la elección.

Casi todas las presentaciones de Machado son con ella únicamente al frente. Hasta ahora, solo en dos ocasiones se ha presentado con González en eventos de calle, quien más bien tuvo una aparición secundaria.

Aunque Machado en algunas oportunidades blandió un pendón con el rostro de González, con el fin de posicionar su nombre y tarjeta electoral, el mensaje quedó atrás y ella realiza una campaña unipersonal enfocada en su propia figura.

La postergación de González adquirió una categoría preocupante cuando la dirigente opositora comenzó a divulgar “su” programa de gobierno, llamado “Venezuela tierra de gracia”, una oferta en la que se aventuró a señalar la eventual privatización de la educación superior.

Pero la promoción del plan de gobierno es sintomática de una semiótica general de la campaña que no gira alrededor del candidato real. Machado aparece en el primer plano de los spots, en los flyers, en todos los mensajes audiovisuales de la campaña de Edmundo González.

La campaña opositora parece desarticulada. González ha sido relegado a posar en fotos comiendo perrocalientes o jugando dominó, para conferirle una imagen de hombre popular, sin volver a aparecer en eventos con público.

REFERIR SU FUTURA “PRESIDENCIA”

Nuevamente, apelando a la estrategia de transferir sus seguidores a González, Machado ha declarado en diversos eventos que ella será la Presidenta de la República. Se supone que, con la aspiración de un futuro gobierno de ella al frente, sus seguidores votarían por González, lo qaue probablemente funcione entre los seguidores más fervorosos de la dirigente.

Sin embargo, la construcción de una fuerte mayoría política para los opositores demanda sumar sectores más allá de la lideresa de Vente Venezuela (VV), lo cual incluye a varios sectores: aquellos que prefieran roles claros en un eventual gobierno de oposición, aquellos que se sienten atraídos únicamente por González, aquellos que prefieran un liderazgo opositor moderado y aquellos que prefieren un presidente con autonomía y capacidades propias para ejercer el cargo. Pero estos grupos podrían ser desestimulados con la narrativa hiperpersonalista de Machado.

Con este relato el perfil del candidato de la Plataforma Unitaria Democrática (PUD) termina más debilitado, considerando su posición como candidato “tapa”, desconocido, de edad avanzada, con débil discurso y tímida puesta en escena. Ese tipo de mensajes impone el metarelato de que González no ejercería un virtual gobierno antichavista, lo cual incrementa la percepción sobre su debilidad física y política.

Los mensajes de la dirigente de VV y su círculo de que ella asumiría el mandato de facto o que ejercerá la presidencia eventualmente podrían confundir a un segmento electoral. Si bien es sabido que ella no forma parte de los comicios, y que no aparece en el tarjetón electoral, el evento demanda siempre una claridad de roles y posiciones de liderazgo.

La dicotomía de “la lideresa” y “el candidato” implica una separación atípica de la figura real a seguir, pero la confusión y la incertidumbre se incrementan cuando “la lideresa dice que asumirá el papel que debe asumir “el candidato”.

MACHADO AYUDA A AGLUTINAR AL CHAVISMO

María Corina Machado ha sido reconocida durante dos décadas como una figura de derecha recalcitrante y antagonista del Gobierno Bolivariano. Este registro ha sido muy extenso y además ha acumulado una larga retahíla de frases y apariciones públicas en la que la dirigente ha amenazado al chavismo en su conjunto apelando a discursos revanchistas, confrontacionistas y extremistas.

Ahora, es la principal referente de la oposición en la campaña, protagonizando para sí la candidatura formalmente representada por Edmundo González.

Se supone que Machado facilitaría un trasvase de apoyo a González, pero es probable que más bien esté contribuyendo a la reagrupación y aglutinamiento del chavismo alrededor de Nicolás Maduro.

Para un importante segmento de chavistas, incluidos los chavistas descontentos con Maduro o chavistas apáticos y desafiliados de la militancia y la simpatía activa, el advenimiento de Machado supone una seria amenaza porque un eventual gobierno bajo su control significaría la pérdida de toda moderación, el desarrollo de la persecución política y la erradicación del chavismo, lo cual implicaría sumir el país en un ciclo de cruenta inestabilidad.

Entonces, para un segmento del chavismo que ahora se estaría reagrupando alrededor de Maduro, tanto Machado como González pasan a ser factores a confrontar. Las inconformidades con el Gobierno Bolivariano pasan a un segundo plano y pierden relevancia ante las nuevas circunstancias amenazantes.

El sentido de “amenaza” al chavismo no es únicamente físico o existencial. Para el chavismo Machado es una neoliberal a ultranza, se conoce públicamente su intención de privatizar PDVSA, las empresas públicas, los servicios públicos y la educación. El carácter de lo público es, junto a las misiones sociales, parte del “pacto social” de la Revolución Bolivariana y son causas que los chavistas defenderían en muchos contextos.

SUMAR VOTOS. ¿HASTA QUÉ PUNTO?

La estrategia opositora se consolidó sobre la primaria de octubre de 2023 como hecho y método político. Pero sus objetivos no se cumplieron. La PUD no eligió a una persona no inhabilitada y apta para inscribirse y, al día de hoy, ninguno de los nueve candidatos de las oposiciones participó en las primarias. Edmundo González fue electo en un cónclave muy pequeño, a dedazo por los jefes de partidos.

Pero la personificación de la campaña alrededor de María Corina Machado se ha convertido en el elemento central de la campaña de la PUD, a modo de una candidatura delegada en González. La tesis de la “candidata real impedida” que hace campaña para alguien más supone un proceso sumatorio de votos, pero poco se analiza o considera cuál es el alcance real de ella en votos.

Machado representa una fuerza muy difícil de medir en intención de voto dado que ella en sí misma representa un segmento opositor, no a las oposiciones en su conjunto. Sus diferencias con otros dirigentes de partidos consisten en divisiones reales y profundas. Además, ni Machado ni su partido tenían registro electoral antes de las primarias de 2023. No hay línea base para establecer una relación estadística del apoyo real en votos con que cuenta Machado.

Demos por contado que los resultados de las primarias sean reales y no hayan sido alterados, tal como se ha denunciado ampliamente por tratarse de un proceso rudimentario y manual que no fue auditado. En las primarias de 2023 participó solo 11,8% del registro electoral y Machado obtuvo 2 millones 253 mil votos, equivalentes a 10% del padrón electoral.

Los votos a su favor en las primarias le dieron un privilegio con el que no contó Henri Falcón en 2018 en una elección real, que fue asumir de facto el “liderazgo” y protagonismo en la oposición tradicional, a pesar de lograr casi 2 millones de votos. Ponerse en la cima de la oposición fue un logro para ella. Pero otra cosa es una elección abierta convencional.

Que Machado centralizara la campaña opositora exclusivamente en ella podría considerarse un rasgo de su egocentrismo histriónico evidentemente personalista, pero esto es un error estratégico, considerando que tiene un techo electoral. No hay certidumbre sobre el número real en su base de apoyo y, ciertamente, muchas encuestas tienen condiciones sobradas para ser cuestionadas.

El error de esta estrategia de “trasvase” de apoyo es que se calcula sobre números no fiables que además, de ser ciertos, implican un importante techo político. Machado podría ser el más alto en un grupo de enanos, y colocar el proceso de construcción de fuerza únicamente en sus manos es contraproducente.

DESCONOCIMIENTO DE LOS LIDERAZGOS NACIONALES Y REGIONALES

La jefa de VV se ha convertido en la reina de la tarima. Sus puestas en escena y la presentación de imágenes se ufanan en colocarla únicamente a ella al frente. No hay otros dirigentes de la PUD con algún rol relevante en la campaña y figuras como el otrora más importante líder opositor, Henrique Capriles, han tenido apariciones y declaraciones aisladas en apoyo a González.

Se sabe que Machado truncó la aspiración electoral de Manuel Rosales y que otros dirigentes menores y desgastados, como Delsa Solórzano, César Pérez Vivas y Andrés Velásquez, han tenido apariciones limitadas en público junto a “la lideresa”.

Pero además ha aparecido en el Zulia sin Manuel Rosales. Ha aparecido en Nueva Esparta sin Morel Rodríguez. Ha aparecido en diversas regiones y los dirigentes de la PUD no han tenido espacio en las tarimas, las cuales solo están ocupadas con figuras locales de VV.

La ausencia de los gobernadores opositores es notable, y ello debe entenderse desde la percepción local. No hay un proceso de construcción de apoyo con base en la sumatoria de apoyos y referentes nacionales y regionales.

Esto se podría justificar desde la noción de que Rosales, Rodríguez y otros son “dirigentes deslegitimados” y que podrían “restarle” a la campaña. Pero la oposición tiene divisiones evidentes, así que los electorados no entienden esto desde lo estratégico sino como una expresión de la exclusión de sus referentes.

Además, en las regiones existen sentimientos de apego por sus líderes locales, y los gobernadores cuentan con una base propia de seguidores que no debe ser desestimada. Hasta ahora, en el marco de la campaña, no hay apariciones públicas de Machado junto a alguno de los cuatro gobernadores opositores: Zulia, Barinas, Cojedes y Nueva Esparta.

EL FRACASO DE LOS COMANDITOS

Diversas fuentes han referido que las metas de conformación de los llamados “Comanditos 600K” de VV no se han cumplido. Este registro en línea de núcleos de apoyo a la campaña llegará incompleto el 28 de julio.

Hay falencias organizativas claves y, al parecer, la oposición en su conjunto no ha completado la grilla de personas con nombre y apellido que acudirán a los centros electorales en calidad de testigos.

La conformación unilateral de estos comanditos por parte de VV, sin articular el apoyo de otros partidos de la PUD, estaría debilitando las orgánicas opositoras.

La ejecución operativa en la consolidación de los comanditos está delegada en Magalli Meda, persona de extrema confianza de Machado, quien está asilada en la embajada de Argentina en Caracas junto a otros colaboradores cercanos de VV. Meda y demás integrantes de ese equipo no tienen posibilidades de recorrer el territorio nacional y no pueden hacer articulaciones presenciales. Delegar en Meda esta tarea es un error garrafal.

Pero uno de los problemas más graves para la conformación de los comanditos es la propia inercia del abstencionismo opositor. La organización VV no es un partido político registrado, en realidad nunca ha ido a elecciones nacionales, y hasta las primarias opositoras de 2023 no tenían una orgánica territorial a escala nacional. Además, las constantes abstenciones de los partidos de la PUD y de la propia Machado los sacó del terreno político y no maduraron una cultura de la organización hasta la base del electorado.

Es muy difícil que partidos que no vayan a comicios logren articular en apenas unos meses una orgánica territorial detallada, asociada a cada centro electoral y a cada palmo del territorio. Es muy difícil que esa estructura sea eficaz. Ello debilita sus posibilidades de organización, movilización y de estrategia electoral en centros.

DIFICULTADES EN LA CREACIÓN DE COMANDOS REGIONALES Y MUNICIPALES

Hace semanas un comunicado desde la Secretaría General de la PUD, a cargo de Omar Barboza, reveló la preocupante situación por la conformación de los comandos regionales y municipales ConVzla, el que sería el Comando de Campaña de Edmundo González. El mensaje refirió los “problemas para encontrar la unidad” entre los dirigentes regionales y municipales en diversos lugares del país.

Esta situación es particularmente grave por la cercanía de la elección y por significar un revés táctico en la labor del comando a fin de desarrollar campañas territoriales y sectoriales eficaces. Se trata de estructuras de mando no definidas, conformadas con dirigentes enfrentados entre sí.

Una de las razones de esta debilidad sería la conducción del comando, que en gran medida recayó de facto sobre Magalli Meda, quien desde la embajada Argentina es la articuladora de muchos nombramientos. Además, VV se abrogó en las regiones y en municipios importantes el liderazgo de estos comandos y sus cargos principales, excluyendo a líderes y dirigentes de otros partidos de la PUD.

Las exclusiones contra dirigentes de UNT, PJ y AD —sector Ramos Allup— serían perjudiciales en muchos aspectos debido a que se trata de partidos con experiencia en elecciones y que han ganado cargos en las regiones.

Es particularmente grave que muchos alcaldes provenientes de partidos de la PUD no formen parte de esos comandos porque ello resta capacidades políticas a la campaña por González y le resta asidero territorial.

Las pugnas tienen mucho que ver con la posibilidad a cargos de elección en los próximos comicios regionales y municipales previstos para 2025. Los dirigentes de VV y la PUD aspiran a lugares en el comando de campaña porque eso supone un ticket de acceso a candidaturas.

La campaña también supone un flujo de recursos y esa disputa también tendría fines clientelares.

María Corina Machado estaría en el centro de estos problemas en virtud de que ella ha determinado que VV concentre el liderazgo de los comandos. No se ha reunido con dirigentes de la PUD para resolver estos disensos y en la proximidad de la elección hay estructuras de comandos regionales y municipales que siguen acéfalas o lidian con disputas.

REINCIDIR EN SOLICITAR LA INJERENCIA EXTRANJERA

El chavismo tiene un importante frente de campaña aludiendo a Machado y a la PUD como artífices del bloqueo y sanciones ilegales contra el país que han perjudicado a las capas más grandes de la población. Esa narrativa del chavismo es sólida y diversas encuestas coinciden en que, para una mayoría de la población, la cual incluye a chavistas, opositores e independientes, “las sanciones perjudican a la población” y no al gobierno venezolano.

Pese a esto, la de VV ha intentado internacionalizar su nombre y ha aparecido en diversos foros internacionales clamando por “más acciones” desde la comunidad internacional. Ella sigue empleando lobbies para que se le incorpore en eventos, donde ha dicho que “Venezuela es el cuarto país productor de cocaína en el mundo”, que el gobierno venezolano “colabora con el grupo terrorista Hezbolá”, ha pedido más sanciones contra el gobierno venezolano desde la ratificación de su inhabilitación como candidata.

En su afán por posicionarse en el extranjero, incluso hablando en inglés pero supuestamente a nombre de “todo el país”, Machado echa gasolina al fuego de las narrativas sobre el bloqueo ilegal en Venezuela. Contribuye a aglutinar al chavismo y genera desconcierto entre los electores independientes y opositores que rechazan las sanciones por su carácter perjudicial para la población.

Esto incluye a factores del sector privado venezolano, un importante segmento con poder económico con facultades de rentabilizar sus atributos en poder político. El consenso general, incluso entre los gremios del sector privado, es que las sanciones han sido perjudiciales para la economía en su conjunto. Avivar esas narrativas desestimula a los privados en apoyar a “la lideresa” y a la campaña opositora en su conjunto.

ATAQUE A LAS “DISIDENCIAS” E INCAPACIDAD DE ALIANZAS

María Corina Machado y sus grupos de apoyo, especialmente los que ejecutan su política comunicacional, han desarrollado campañas y paredones mediáticos de fusilamiento contra un gran espectro de medios, encuestadoras, consultores, actores políticos y constructores de opinión, incluidos a los de oposición.

El más reciente caso fue el ataque contra Luis Vicente León por afirmar que las movilizaciones de masas no significaban automáticamente victorias electorales.

Además, comunicadores asociados a Machado como Miguel Henrique Otero, Carla Angola, Orlando Avendaño, Leopoldo Castillo, Ana Milagros Parra, entre otros, han promovido el linchamiento digital y han propuesto la creación de listas de analistas y consultores que no deberían “caer parados” en un eventual gobierno de la derecha, al ser acusados de “colaboracionistas” del chavismo.

Esto ha ocurrido en razón de críticas o análisis surgidos desde la misma oposición, que se deslindan del relato único y totalizante que Machado ha pretendido imponer en la conversación pública.

Actores del chavismo y de la oposición —tal como fue el caso del mismo Manuel Rosales— han denunciado la existencia de granjas de bots contratadas por VV para intervenir la opinión publica digital con el fin de imponer su supuesta hegemonía en el liderazgo opositor, pero además para perseguir opiniones disidentes aunque vengan de grupos y personas ampliamente reconocidos como antichavistas.

Machado no quiere ver degradada su imagen, no tolera ataques, y ello se explica desde su actitud abiertamente pendenciera, arrogante, regida por su egocentrismo histriónico y muy probable trastorno de personalidad narcisista.

La persecución mediática trae como consecuencias importantes distorsiones en la conversación pública, desvía los fines de la campaña política y crea nichos de discusiones en temas que son parte de una diatriba entre opositores, cuyo efecto es el debilitamiento de la unidad, que contraviene la cohesión narrativa y crean heridas innecesarias entre los propios antichavistas.

La falla de origen de este problema es el desconocimiento de Machado de las otras oposiciones o de cualquier forma de oposición no subordinada a su figura. Apabullar a la disidencia en la opinión es sintomático de su desconocimiento de todos los demás espectros opositores al considerarlos “colaboracionistas del régimen”.

Esta falla de origen también queda en evidenciada en el afán de Machado de lucir lo más separada posible de ciertas personas de la PUD, así como por su imposibilidad de lograr algunas alianzas con algunos opositores ya inscritos como candidatos.

Diversas encuestas puestas en el tapete tienen fines propagandísticos y sus resultados podrían no ser fiables, pero hay un consenso en absolutamente todas las encuestas, aquellas que dan a Edmundo González como ganador o aquellas que dan a Nicolás Maduro como ganador. Todas coinciden en que los opositores fuera de la PUD están capitalizando entre 10 a 15% de la intención de voto.

En muchas elecciones en el mundo es usual que, habiendo diversos candidatos de derecha o de izquierda, logren unirse en algún momento de la campaña y los candidatos declinen a favor de otros. Este escenario parece difícil en Venezuela y, hasta ahora, en la proximidad del 28 de julio, no hay rasgos claros de que esto suceda.

Seguramente no hay las debidas discusiones y articulaciones privadas para lograr esos cambios de apoyo y la principal razón de ello es que Machado ya ha catalogado a los ocho candidatos fuera de la PUD como factores “colaboracionistas de Maduro”, los ha catalogado de “candidatos impuestos por Maduro”, y así se han dinamitado los puentes de manera anticipada y se han debilitado las posibilidades de asociación.

En términos transversales, tanto en el ámbito de la opinión pública como en el de los apoyos electorales y conformación de fuerzas, la de VV no ha logrado nuevas sumatorias. Solo ha promovido la resta.

INTRODUCCIÓN DE LAS NARRATIVAS DE “FRAUDE ELECTORAL”

La guinda del pastel en la campaña de María Corina Machado ha sido la colocación en primer plano de las diversas narrativas de fraude a solo semanas del 28 de julio.

La oposición venezolana sufrió una traslación temática brutal. Hasta hace semanas el relato estaba desarrollándose en el vector triunfal de “la transición”. Se generó una conversación pública en la que este tema se hizo comidilla de medios y analistas, y se aseguraba un cambio de gobierno. Pero “la transición” ha sido desechada y ahora “el fraude” se impone como primer tema, lo que implica un cambio del estado anímico de la opinión desde un escenario triunfal a uno de incertidumbre.

La temática del “fraude” sugiere el uso de la indignación y rabia por “la posibilidad de fraude”, para teóricamente ser canalizada como un elemento de motivación al voto. Es decir, convencer a los electores de que podrían robarles el triunfo y que por ello deben “votar masivamente”.

La narrativa de “la avalancha de votos para evitar el fraude” ciertamente puede ser útil, pero aplica para canalizar las expectativas de opositores ya convencidos, los cuales igualmente votarían en otros contextos. Tiene un significado distinto entre electores opositores moderados, apáticos, desencantados, ni-nís, indecisos y abstencionistas.

En la cercanía a una elección, la introducción de las narrativas de fraude por parte de los mismos dirigentes y comunicadores opositores genera desconcierto, aumenta la desconfianza por los sufragios e incrementa la hostilidad hacia el Consejo Nacional Electoral (CNE). Esta narrativa permea a ciertas capas opositoras e indecisas, desestimula la participación e incrementa la apatía y la inmovilización. El despliegue de emociones negativas propone un cambio del estado anímico y esto es perjudicial para los opositores tradicionales dado que es una fuerza con ímpetu y voluntarismo muy oscilante.

Esta narrativa podría ser más útil para movilizar el voto si se tratara de un discurso inédito. El problema es su reutilización y desgaste pues “el fraude electoral” existe como significante opositor desde 2004. Para muchos electores hay reedición de momentos pretéritos y la contienda comicial del 28 de julio comienza a parecerse a otras jornadas del pasado reciente.

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