L’ombra del saccheggio di CITGO pesa sull’opposizione

misionverdad.com

Attraverso un comunicato emesso dalla vicepresidente Delcy Rodríguez, il governo del Venezuela ha espresso il suo rifiuto del processo di espropriazione della società Citgo Petroleum Corporation (CITGO) da parte delle autorità USA.

Il comunicato qualifica la vendita forzata di CITGO come un “nuovo capitolo di aggressione multiforme” messa in atto dagli USA contro il Venezuela, con l’obiettivo di saccheggiare gli attivi appartenenti al popolo venezuelano.

Il governo denuncia l’esclusione di PDVSA e del governo stesso dal processo giudiziario, impedendo loro di difendere i propri diritti nei tribunali USA.

              

Il termine per la ricezione delle offerte per l’acquisizione della società negli USA è scaduto la settimana scorsa, sotto la supervisione del giudice federale distrettuale del Delaware, Leonard Stark. Questo evento rappresenta un passo critico nel processo di vendita della raffineria di petrolio venezuelana, sospesa almeno fino ad agosto da un ordine del governo USA che impedisce ai detentori di titoli di prendere il controllo del 50,1% delle azioni della società.

In risposta a questo processo, il Venezuela ha affermato che “non riconoscerà la vendita forzata di Citgo”, sostenendo che è condotta senza rispettare le garanzie economiche, il giusto processo e il diritto alla difesa che qualsiasi nazione civilizzata dovrebbe garantire.

Il Governo Bolivariano ha annunciato che prenderà “tutte le misure necessarie” per evitare il compimento dell’espropriazione definitiva di CITGO, riservandosi inoltre il diritto di agire contro coloro che acquistano, facilitano o negoziano azioni di questa filiale di PDVSA.

Il comunicato sottolinea che l’espropriazione è stata realizzata con la complicità di settori dell’opposizione che denominati “Assemblea Nazionale del 2015”, guidati da Juan Guaidó, Leopoldo López e Julio Borges, che dal 2019 hanno cercato di prendersi il controllo delle istituzioni venezuelane.

Durante il suo programma “Con Maduro+”, il presidente Nicolás Maduro ha dichiarato: “Il Governo USA, in complicità con questa mafia dell’élite (estrema destra), intende rubare CITGO, nei prossimi giorni, al Venezuela (…) Deve esserci il carcere per tutti i coinvolti nel furto di CITGO. Deve esserci giustizia”.

Secondo un’analisi della società petrolifera statale venezuelana, dal 2018 il governo USA ha intrapreso azioni contro il commercio internazionale con l’intenzione di prendere il controllo di CITGO. Queste misure includono la dichiarazione di Juan Guaidó come “presidente ad interim” e la designazione di un nuovo consiglio di amministrazione per Citgo e PDV Holding.

A gennaio 2021, il giudice Leonard Stark ha autorizzato Crystallex a continuare con il processo di vendita delle azioni della filiale di PDVSA, per una somma di 1,4 miliardi di $. Successivamente, nel 2023, nuovi creditori si sono uniti al processo, tra cui aziende come ConocoPhillips, Rusoro Mining e Koch Industries.

In totale, è stata approvata la partecipazione di 17 creditori all’asta delle azioni di CITGO, per un importo totale di 20,8 miliardi di $. Più dell’80% di questo debito si basa sull’affermazione che Guaidó e la sua squadra hanno utilizzato fondi della società per finanziare attività estensive, incorrendo così nella figura di alter ego.

Il tribunale USA ha confermato che il falso governo di Guaidó ha utilizzato direttamente le filiali commerciali di PDVSA negli USA, il che ha impedito che la società madre ricevesse dividendi. Inoltre, l’amministrazione di Donald Trump ha permesso all’opposizione venezuelana di accedere ai conti bancari della società statale in territorio USA.

Il valore stimato dell’espropriazione, tra 11 e 13 miliardi di $, implica la perdita di beni strategici che vanno dalle raffinerie agli oleodotti e alle stazioni di servizio, influenzando direttamente la capacità di produzione e distribuzione degli idrocarburi in Venezuela.

Oltre alle perdite economiche, la confisca di CITGO genera una profonda incertezza e sfiducia nell’ambito internazionale. Gli USA, infrangendo il velo societario, creano un precedente pericoloso che indebolisce la fiducia nel sistema finanziario globale.

Sul terreno diplomatico, la situazione esaspera le tensioni tra Venezuela e USA, complicando lo sviluppo di accordi bilaterali e creando un clima di sfiducia che renderà ancora più difficili le future relazioni tra i due paesi.

È cruciale collocare l’attuale momento critico che attraversa CITGO nel contesto elettorale del 28 luglio. Sia la Piattaforma Unitaria Democratica che María Corina Machado, che sostengono la candidatura di Edmundo González Urrutia, condividono una responsabilità significativa nella confisca degli attivi venezuelani all’estero. Questo è evidente attraverso il suo storico sostegno alle politiche di sanzioni e pressioni, nonché il suo appoggio al fallito piano Guaidó.

Questa realtà, che ha approfondito le fratture all’interno dell’opposizione, con settori che tentano di dissociarsi dall’immagine negativa che comporta la minaccia di perdita di CITGO, è un riflesso esatto di ciò che è il vero piano di governo dei candidati che affrontano il presidente Nicolás Maduro: cessione della sovranità e delle ricchezze nazionali agli interessi corporativi transnazionali e alla geopolitica USA.


LA SOMBRA DEL SAQUEO DE CITGO POSA SOBRE LA OPOSICIÓN

 

A través de un comunicado emitido por la vicepresidenta Delcy Rodríguez, el gobierno de Venezuela ha expresado su rechazo al proceso de despojo de la empresa Citgo Petroleum Corporation (CITGO) llevado a cabo por las autoridades estadounidenses.

El comunicado califica la venta forzosa de CITGO como un “nuevo capítulo de agresión multiforme” ejecutado por Estados Unidos en contra de Venezuela, con el objetivo de saquear los activos pertenecientes al pueblo venezolano.

El gobierno denuncia la exclusión de PDVSA y del propio gobierno del proceso judicial, impidiéndoles así la posibilidad de defender sus derechos en los tribunales estadounidenses.

El plazo para la recepción de ofertas dirigidas a la adquisición de la empresa en Estados Unidos finalizó la semana pasada, bajo la supervisión del juez federal de distrito en Delaware, Leonard Stark. Este suceso representa un paso crítico en el proceso de venta de la refinería de petróleo venezolana, pausada al menos hasta agosto por una orden del gobierno estadounidense que impide a los tenedores de bonos tomar el control del 50,1% de las acciones de la empresa.

En respuesta a este proceso, Venezuela ha afirmado que “no reconocerá la venta forzosa de Citgo”, argumentando que se está llevando a cabo sin respetar las garantías económicas, el debido proceso y el derecho a la defensa que cualquier nación civilizada debería garantizar.

El Gobierno Bolivariano ha anunciado que tomará “todas las medidas necesarias” para evitar la consumación del despojo definitivo de CITGO, reservándose además el derecho de actuar contra aquellos que adquieran, faciliten o negocien acciones de esta filial de PDVSA.

El comunicado destaca que el despojo se realizó con la complicidad de sectores de la oposición que denominados “Asamblea Nacional de 2015”, liderados por Juan Guaidó, Leopoldo López y Julio Borges, quienes desde 2019 han intentado hacerse con el control de las instituciones venezolanas.

Durante su programa “Con Maduro +”, el presidente Nicolás Maduro declaró: “El Gobierno de Estados Unidos, en complicidad con esta mafia de los apellidos (extrema derecha), pretende robarle CITGO en los próximos días a Venezuela (…) Tiene que haber cárcel para todos los involucrados en el robo de CITGO. Tiene que haber justicia”.

Según un análisis realizado por la estatal petrolera venezolana, desde 2018 el gobierno de Estados Unidos ha emprendido acciones que van en contra del comercio internacional con la intención de tomar el control de CITGO. Estas medidas incluyen la declaración de Juan Guaidó como “presidente interino” y la designación de una nueva junta directiva para Citgo y PDV Holding.

En enero de 2021, el juez Leonard Stark autorizó a Crystallex a continuar con el proceso de venta de acciones de la filial de PDVSA, a favor de una adjudicación de 1 mil 400 millones de dólares. Posteriormente, en 2023, nuevos acreedores se sumaron al proceso, entre ellos empresas como ConocoPhillips, Rusoro Mining y Koch Industries.

En total, se aprobó la participación de 17 acreedores en la subasta de las acciones de CITGO, por un monto total de 20 mil 800 millones de dólares. Más del 80% de esta deuda se basa en la afirmación de que Guaidó y su equipo utilizaron fondos de la empresa para financiar actividades extensivas, incurriendo así en la figura de alter ego.

El tribunal estadounidense confirmó que el falso gobierno de Guaidó utilizó directamente las filiales comerciales de PDVSA en Estados Unidos, lo que impidió que la empresa matriz recibiera dividendos. Por otra parte, la administración de Donald Trump permitió que la oposición venezolana accediera a las cuentas bancarias de la estatal en territorio estadounidense.

El valor estimado del despojo, entre 11 mil y 13 mil millones de dólares, implica la pérdida de activos estratégicos que van desde refinerías hasta oleoductos y estaciones de servicio, afectando directamente la capacidad de producción y distribución de hidrocarburos en Venezuela.

Más allá de las pérdidas económicas, la confiscación de CITGO genera una profunda incertidumbre y desconfianza en el ámbito internacional. Estados Unidos, al quebrantar el velo corporativo, crea un precedente peligroso que debilita la confianza en el sistema financiero global.

En el terreno diplomático, la situación exacerba las tensiones entre Venezuela y Estados Unidos, complicando el desarrollo de acuerdos bilaterales y creando un ambiente de desconfianza que dificultará aún más las futuras relaciones entre ambos países.

Es crucial situar el actual momento crítico que atraviesa CITGO en el contexto electoral del 28 de julio. Tanto la Plataforma Unitaria Democrática como María Corina Machado, que respaldan la candidatura de Edmundo González Urrutia, comparten una responsabilidad significativa en la confiscación de los activos venezolanos en el extranjero. Esto se evidencia a través de su histórico apoyo a las políticas de sanciones y presiones, así como su respaldo al fallido plan Guaidó.

Dicha realidad, que ha profundizado las fracturas dentro de la oposición, con sectores intentando desligarse de la imagen negativa que conlleva la amenaza de pérdida de CITGO, es un reflejo exacto de lo que es el verdadero plan de gobierno de los candidatos que enfrentan al presidente Nicolás Maduro: entrega de la soberanía y las riquezas nacionales a los intereses corporativos transnacionales y a la geopolítica estadounidense.

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