Nel contesto delle complesse sfide politiche ed economiche che il Venezuela affronta oggi, la giornalista Emma Carolina Agurto dell’emittente Venezolana de Televisión (VTV) ci offre una prospettiva sugli ultimi sviluppi e sui successi del governo bolivariano. In questa intervista, Agurto analizza le difficoltà incontrate dal presidente Nicolás Maduro, i principali risultati ottenuti nonostante le sanzioni internazionali e le pressioni esterne. Inoltre analizza il ruolo dell’opposizione estremista e golpista e le possibili implicazioni post-elettorali.
Esplora la posizione del Venezuela nella nuova realtà geopolitica multipolare, delineando le alleanze strategiche del paese e il suo futuro nel contesto internazionale. Con la sua esperienza e competenza, Agurto ci guida verso una comprensione più profonda delle dinamiche interne ed esterne che influenzano la Rivoluzione Bolivariana oggi.
Come valuta la gestione del presidente Nicolás Maduro in questi anni, considerando le sanzioni internazionali, la guerra ibrida e gli attacchi mediatici costanti?
Il presidente Nicolás Maduro non ha avuto vita facile, dal momento in cui ha assunto la presidenza dopo la morte del presidente Hugo Chávez, l’attacco non è cessato, oserei dire che l’assalto contro di lui è stato più forte di quando il presidente Chávez era in carica, gli avversari lo hanno visto come debole e non in grado di gestire il Paese, e si sono concentrati sulla creazione di un clima di instabilità economica, politica e sociale, con l’unico scopo di rimuoverlo dal potere, credo che lo abbiano sottovalutato.
Quali ritiene siano stati i principali successi del governo bolivariano nonostante gli ostacoli menzionati?
Penso che uno dei principali successi del Governo Bolivariano, fin dall’arrivo di Chávez, sia stato dare voce al popolo, rendere visibili coloro che prima erano nell’oscurità, dare protagonismo al potere popolare organizzato e di responsabilizzarlo in un progetto per il Paese; credo che questo sia stato fondamentale nella costruzione della Rivoluzione Bolivariana. Inoltre, e più recentemente, non possiamo ignorare la questione economica: negli ultimi anni hanno cercato di soffocarci con misure coercitive, con il furto dei nostri beni all’estero, con la scarsità di alimenti (solo per citare alcune cose). Tuttavia, con le azioni adottate dall’esecutivo, ci siamo ripresi e siamo diretti verso la stabilità e la crescita economica, un compito non facile perché i detrattori continuano a lavorare, ma il governo venezuelano insieme alle imprese private che credono nel nostro paese stanno cercando di raggiungere questo obiettivo, senza trascurare l’attenzione sociale al popolo che è sempre stata una priorità della Rivoluzione Bolivariana. Ricordiamo che oltre il 77% del bilancio di quest’anno è stato destinato agli investimenti sociali.
L’opposizione venezuelana è stata ambigua nella sua posizione, talvolta invocando interventi stranieri. María Corina Machado ha chiesto nel 2018 a Israele di intervenire militarmente in Venezuela?
L’opposizione venezuelana ha sempre avuto in mente di liberarsi della Rivoluzione Bolivariana con metodi violenti, mai con intenzioni democratiche. Ricordiamo il colpo di Stato del 2002 e da allora è sempre stata caratterizzata da piani destabilizzanti. Quando partecipano a un’elezione (e ne abbiamo avute 35 in 25 anni), se il risultato non è a loro favore, gridano subito al broglio. Tutti i loro piani cospirativi sono stati sponsorizzati e sostenuti dalle ali radicali della destra internazionale, come è stato dimostrato negli anni. Riguardo alla richiesta della signora Machado a Netanyahu, sì, è reale, è accaduto. In una lettera che lei stessa ha reso pubblica sui suoi social network, chiedeva testualmente “di applicare la loro forza e influenza per smantellare il regime…”. Questo non è altro che chiedere alle potenze straniere di intromettersi negli affari interni del Venezuela, e questa richiesta non l’ha fatta solo a Israele, ma anche ad altre nazioni.
In caso di sconfitta elettorale, si teme che l’opposizione possa chiamare alla violenza nelle piazze. Qual è lo scenario post-elettorale in Venezuela?
I settori radicali dell’opposizione stanno giocando in anticipo, che voglio dire con questo: stanno già creando una narrativa, soprattutto internazionale, di brogli nelle prossime elezioni presidenziali per poi, una volta conosciuti i risultati, attivare piani di destabilizzazione. Credo che cerchino di far rivivere le guarimbas del 2017, e per giustificare queste azioni stanno già preparando il terreno dei brogli e si fanno vedere al mondo come vincitori, quando la verità in Venezuela è un’altra. Tuttavia, dobbiamo anche dire che abbiamo un popolo consapevole, una Forza Armata Nazionale Bolivariana fedele alla Costituzione e un Governo che è già attivo e preparato ad affrontare questi tentativi.
L’era del dominio unipolare statunitense è finita, come si posiziona il Venezuela nella nuova realtà geopolitica multipolare?
Questo era “Cronaca di una morte annunciata”, il presidente Chávez ce lo diceva sempre, che l’Impero Yankee era in declino, tuttavia continuano a fare molti danni. Per questo motivo, dall’arrivo della Rivoluzione Bolivariana, si è insistito nell’aprire il ventaglio delle opzioni e stringere legami con le potenze emergenti, un terreno preparato dal presidente Chávez e che il presidente Nicolás Maduro ha coltivato molto bene. Attualmente il Venezuela si posiziona molto positivamente in questa nuova geopolitica, ci rispettano, perché ci facciamo rispettare e non ci pieghiamo. Abbiamo stabilito alleanze importanti con Russia, Cina, Iran, Turchia e Brasile; paesi con cui abbiamo costituito buone alleanze in ambito economico, politico, culturale e sociale, e si prospetta che queste relazioni continueranno a crescere. Puntiamo anche all’incorporazione nei BRICS, che senza dubbio sarà un passo importante e il consolidamento del Venezuela in questa geopolitica multipolare.