Vigilantes senza diritti

Arthur González

Un distaccamento navale della Federazione Russa ha effettuato una visita ufficiale a l’Avana, tra il 12 e il 17 giugno 2024, scatenando immediatamente l’isteria negli USA, come se fosse qualcosa di straordinario, mentre la flotta di guerra yankee realizza giornalmente visite in tutti i mari del mondo, anche molto vicino alle coste di paesi che non sono di suo gradimento.

Lo scompiglio lo hanno creato coloro che sempre vedono una minaccia alla propria sicurezza; in questo caso motivata dalla presenza a Cuba della fregata Gorshkov, del sottomarino a propulsione nucleare Kazan, della nave cisterna Pashin e del rimorchiatore di salvataggio Nikolai, nonostante non trasportassero armi nucleari e quindi non rappresentassero alcun pericolo per nessuno.

Le dichiarazioni di Sabrina Singh, portavoce del Pentagono, il 13 giugno, lo ha confermato: “La visita non rappresenta una minaccia per gli USA, anche se sempre continueremo a vigilare su qualsiasi nave straniera che operi vicino alle acque territoriali USA e prendiamo la cosa seriamente”.

Chi ha dato il diritto agli yankee di vigilare sulle visite ufficiali ricevute da Cuba, libera e sovrana dal 1959?

Per dimostrare la loro prepotenza, hanno immediatamente inviato un sottomarino nucleare alla illegale base navale che, contro la volontà del popolo cubano, usurpano, dal 1901, nella baia di Guantánamo.

Sembra che agli attuali occupanti del Dipartimento della Difesa e della Casa Bianca abbiano dimenticato, o forse non conoscano per ignoranza, che l’11 marzo 1949, mentre era in carica Lester Mallory, il numero due dell’ambasciata yankee a L’Avana, una portaerei e quattro sottomarini USA arrivarono nella baia della capitale cubana. Ma a differenza dei marinai russi che ebbero un comportamento etico e rispettoso, i marines yankee uscirono di notte per divertirsi nei bar e nei bordelli che pullulavano le strade vicine alla rada dell’Avana.

Come risultato dell’ubriachezza, i marines della potenza del nord arrivarono al parco centrale, dove è situata la statua di José Martí, apostolo dell’indipendenza di Cuba, e uno di loro la scalò, si sedette sulle spalle e urinò sulla figura dell’Eroe Nazionale, mentre altri con birre in mano tentavano di fare altrettanto.

Questa azione irrispettosa provocò l’indignazione del paese, vedendo profanata la figura dell’apostolo, sacra per i cubani.

Perché il Dipartimento della Difesa non si occupò di vigilare sul comportamento dei suoi marines, che violarono la sovranità cubana?

Di fronte allo scandalo e alle denunce sulla stampa nazionale, il diplomatico Lester Mallory ricorse alle sue relazioni a L’Avana per placare la complicata situazione che aveva generato una protesta popolare di fronte all’edificio dell’ambasciata yankee, situata all’epoca nella Plaza de Armas, accanto all’antico Palazzo dei Capitani Generali di Spagna.

Un ufficiale dell’FBI, sotto copertura diplomatica, fungeva da collegamento tra l’ambasciata e la polizia cubana e insieme a un giornalista dell’agenzia di stampa yankee Associated Press (AP), redassero una breve dichiarazione di scuse, che l’ambasciatore non poté esporre davanti alle telecamere della TV, perché aveva dimenticato chi fosse José Martí. La situazione fu risolta dal lacchè Carlos Hevia, che occupava la carica di ministro degli Esteri e si era laureato presso l’Accademia Navale degli USA.

Questa era la condotta abituale dei marines USA ogni volta che arrivavano nei porti cubani, specialmente a L’Avana, dove c’erano 270 bordelli, quasi 12000 prostitute certificate e molte altre che lavoravano per strada e costavano meno.

Mallory, nelle sue memorie pubblicate presso la Biblioteca del Congresso, scrisse: “I latinoamericani formati nelle scuole militari statunitensi non sempre diventarono dittatori o gorilla. Alcuni, opportunamente, servivano come ministri degli Esteri”.

Un esempio preciso di come gli yankee trattano con totale disprezzo i loro servitori.

Lester Mallory fu anche diplomatico a Buenos Aires, Guatemala e Giordania, durante l’era dell’anticomunismo del senatore Joseph McCarthy, con la sua indigna caccia alle streghe. Visse la luna di miele di Washington con i dittatori Rafael Leónidas Trujillo della Repubblica Dominicana e il cubano Fulgencio Batista, sotto la politica di mano dura in America Latina, durante la Prima Guerra Fredda.

Nel 1960, sotto la presidenza di Dwight Eisenhower, fu promosso sottosegretario di Stato per l’emisfero occidentale e il 6 aprile 1960 redasse una nota interna (declassificata nel 1991) dimostrando il suo disprezzo per i diritti umani del popolo cubano, affermando: “La maggioranza dei cubani appoggia Castro […] L’unico modo possibile per far perdere al governo l’appoggio interno è provocare la delusione e lo scoraggiamento attraverso l’insoddisfazione economica e le difficoltà. Dovremmo essere utilizzate immediatamente tutti i mezzi possibili per indebolire la vita economica. Dobbiamo negare fondi e forniture a Cuba per ridurre i salari nominali e reali, con l’obiettivo di provocare fame, disperazione e rovesciamento del governo.”

Come responsabile di Cuba al Dipartimento di Stato, scrisse nelle sue memorie: “Si ebbe un momento in cui Cuba aveva bisogno di cibo e di riso. Propose di fermare tutte le spedizioni di riso a Cuba. In un’altra occasione, ci fu un programma in cui c’era una spedizione di petrolio a Cuba. (La CIA) suggerì di includere certi ingredienti nell’olio, che avrebbero distrutto la loro raffineria. Mi fu presentato e lo approvai…”

Questa è la vera natura di coloro che si autoproclamano difensori dei diritti umani, mentre assassinano e supportano con denaro e armi altri per distruggere la pace mondiale.

José Martí non si sbagliò quando disse: “Vissi nel mostro e conosco le sue viscere”.


Vigilantes sin derechos

Por Arthur González

Un destacamento naval de la Federación de Rusia, realizó una visita oficial a La Habana entre los días 12 y el 17 de junio de 2024, y de inmediato se desató una histeria en Estados Unidos, como si fuese algo extraordinario, cuando la flota de guerra yanqui realiza a diario visitas en todos los mares del mundo, incluso muy cerca de las costas de países que no son de su agrado.

La algarabía la formaron los que siempre ven una amenaza a su seguridad, y en este caso fue motivada por la presencia en Cuba de la fragata Gorshkov, el submarino de propulsión nuclear Kazan, el buque petrolero de la flota Pashin y el remolcador de salvamento Nikolai, a pesar de que no portaban armas nucleares y por tanto no representaba peligro alguno para nadie.

Las declaraciones de Sabrina Singh, portavoz del Pentágono, el 13 de junio, así lo confirmó: “La visita no supone una amenaza para Estados Unidos, aunque siempre vamos a vigilar cualquier buque extranjero que opere cerca de las aguas territoriales de Estados Unidos y lo tomamos en serio”.

¿Quién les ha dado el derecho a los yanquis, para vigilar las visitas oficiales que reciba Cuba, libre y soberana desde 1959?

Para demostrar su prepotencia, rápidamente enviaron un submarino nuclear a la ilegal base naval que, en contra de la voluntad del pueblo de Cuba, usurpan desde 1901 en la bahía de Guantánamo.

Parece que a los actuales ocupantes del Departamento de Defensa y de la Casa Blanca, se les olvidó, o no conocen por ignorancia, que el 11 de marzo del año 1949, siendo Lester Mallory, el número dos de la embajada yanqui en La Habana, arribaron a la bahía de la capital cubana, un portaviones y cuatro submarinos estadounidenses. Pero a diferencia de los marinos rusos que sostuvieron una conducta ética y respetuosa, los marines yanquis salieron por la noche a divertirse en los bares y prostíbulos que pululaban en las calles aledañas a la rada habanera.

Como resultado de la borrachera, los marines de la potencia del norte llegaron al parque central, donde está enclavada la estatua de José Martí, apóstol de la independencia de Cuba, y uno de ellos la escaló, se sentó en los hombros y orinó a la figura del Héroe Nacional, mientras otros con cervezas en la mano intentaban hacer lo mismo.

Esa acción irrespetuosa provocó la indignación del país, al ver mancillada la figura del apóstol, sagrada para los cubanos.

¿Por qué el Departamento de Defensa no se ocupó de vigilar la actuación de sus marines, que afectaron la soberanía cubana?

Ante el escándalo y las denuncias en la prensa nacional, el diplomático Lester Mallory, acudió a sus relaciones habaneras para aplacar la complicada situación que generó una protesta popular frente al edificio de la embajada yanqui, ubicada en aquella fecha en la Plaza de Armas, a un costado del antiguo Palacio de los Capitanes Generales de España.

Un oficial del FBI, con fachada diplomática, era el enlace de la embajada con la policía cubana y junto a un periodista de la agencia de prensa yanqui Associated Press (AP), redactaron una breve declaración de desagravio, que el embajador no pudo exponer ante las cámaras de la TV, pues se le olvidó quién era José Martí. La situación fue resuelta por el lacayo Carlos Hevia, quien ocupaba la cartera de Ministro de Relaciones Exteriores y se había graduado en la Academia Naval de Estados Unidos.

Esa era la conducta habitual de los marines de Estados Unidos cada vez que llegaban a los puertos cubanos, especialmente a La Habana donde existían 270 burdeles, casi 12 mil prostitutas certificadas y muchas otras que trabajaban en las calles y eran más baratas.

Mallory, en sus memorias, publicadas en la Biblioteca del Congreso, escribió: “Los latinoamericanos formados en escuelas militares estadounidenses, no siempre resultaron dictadores o gorilas. Algunos, oportunamente, servían como Ministros de Relaciones Exteriores”.

Un ejemplo preciso de cómo los yanquis valoran con total desprecio a sus peones.

Lester Mallory también fue diplomático en Buenos Aires, Guatemala y Jordania, en la etapa del anticomunismo del Senador Joseph McCarthy, con su indigna cacería de brujas. Vivió la luna de miel de Washington con los dictadores Rafael Leónidas Trujillo de República Dominicana y el cubano Fulgencio Batista, bajo la política de mano dura en América Latina, en los tiempos de la Primera Guerra Fría.

En 1960, bajo la presidencia de Dwight Eisenhower, fue ascendido a subsecretario de Estado para el hemisferio occidental  y el 6 de abril de 1960 redactó un memorando interno,(desclasificado en 1991) donde demuestra su irrespeto por los derechos humanos del pueblo cubano, al asegurar: “La mayoría de los cubanos apoyan a Castro […] La única forma posible de hacer que el gobierno pierda el apoyo interno es provocar la desilusión y el desaliento, a través de la insatisfacción económica y las dificultades. Deberán ser utilizados inmediatamente, todos los medios posibles para debilitar la vida económica. Debemos negar los fondos y suministros a Cuba para reducir los salarios nominales y reales, con el objetivo de provocar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno.”

Como encargado de Cuba en el Departamento de Estado, apuntó en sus memorias: “Hubo un momento en el que Cuba necesitaba comida y necesitaba arroz. Propuse que detuviéramos todos los envíos de arroz a Cuba.  En otra ocasión, hubo un programa donde había un envío de petróleo a Cuba. (La CIA) sugirió incluir ciertos ingredientes en el aceite, lo que destruiría su refinería. Se me presentó y lo aprobé…”

Esa es la verdadera naturaleza de los que se auto declaran defensores de los derechos humanos, mientras asesinan y apoyan con dinero y armas a otros para destruir la paz mundial.

No se equivocó José Martí cuando dijo: “Viví en el monstruo y le conozco sus entrañas”.

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