Fernando Buen Abad Domínguez (*) Fonte: Alinet
È necessario studiare il carattere filosofico dell’opera rivoluzionaria di Fidel insieme al suo popolo. Non per ambizioni museali o enciclopediche, ma perché l’umanità sta attraversando una crisi di orientamento rivoluzionario in cui sono indispensabili i contributi e i possibili dibattiti che il suo pensiero e la sua opera fecondano costantemente. Fidel ha sempre creduto che sia possibile cambiare il mondo, perché è insostenibile e insopportabile l’aberrazione oligarchica che trasforma la vita in una desolata assurdità in cui la specie umana e l’intero pianeta vengono distrutti.
Tra tutte le dimensioni rivoluzionarie di Fidel, quella di “filosofo” ha una sua genialità e definizione. Nel suo pensiero, e soprattutto nella sua prassi, ha fissato coordinate molto chiare per comprendere la sua intelligenza e la sua validità rivoluzionaria, capace di superare il passare del tempo e ogni forma di oblio. Fidel, ad esempio, ha dato carne al pensiero di José Martí, lo ha fatto suo e lo ha approfondito. Fidel si è impegnato in una vertenza permanente contro la misera realtà che divorava il popolo non solo sotto la dittatura di Batista, ma anche molto prima. Da quel Martí e da quel contenzioso contro l’ingiustizia emerge la certezza definitiva di un filosofare in lotta che sale verso la prassi rivoluzionaria e che, realizzandosi come esempio e con fedeltà per tutta la vita, sconfigge la morte e l’oblio. Perché le idee rivoluzionarie sono idee che devono essere perfezionate in modo permanente.
Contro l’operazione mediatica o psicologica imperiale che ha cercato di convincerci che la rivoluzione è morta dopo la morte di Fidel, abbiamo in eredità il bastione della sua filosofia critica, che ha saputo essere un contenitore etico mondiale, che ha saputo essere una luce di dignità che ha resistito a tutte le avversità. Sapeva chiamare per nome ogni virtù dei rivoluzionari e anche ogni loro errore. Sapeva essere un visionario esemplare e uno studioso rigoroso delle lotte (e delle minacce contro quelle lotte), grazie al privilegio della sua intelligenza creativa nel pieno utilizzo del metodo di Marx ed Engels nell’azione diretta. Ha saputo chiarire la premessa più importante di una Rivoluzione che non è “proprietà” di Fidel ma del popolo rivoluzionario di Cuba.
Il repertorio di idee filosofiche di Fidel comprende la sua preoccupazione essenziale per l’umanità, soprattutto per il carattere rivoluzionario dell’umanità, e la sua fiducia sempre esemplare che l’ascesa degli esseri umani verso una società superiore sia possibile e inarrestabile. Per questo Fidel è presente in ogni ribellione, nonostante i dibattiti, le contraddizioni e le battute d’arresto che l’umanità subisce. La filosofia socialista di Fidel, il suo filosofare la società superiore e i percorsi per raggiungerla, continua la sua marcia e la sua perfezione nelle mani dello stesso popolo cubano. “Se vogliamo esprimere come vogliamo che siano i nostri combattenti rivoluzionari, i nostri militanti, i nostri uomini, dobbiamo dire senza alcuna esitazione: che siano come il Che! Se vogliamo esprimere come vogliamo che siano gli uomini delle generazioni future, dobbiamo dire: che siano come il Che! Se vogliamo dire come vogliamo che siano educati i nostri figli, dobbiamo dire senza esitazione: vogliamo che siano educati nello spirito del Che!“.
Ma il proposito è quello di difendere il Che dall’essere (considerato) Dio, come fanno molti. Come tutti gli esseri umani rivoluzionari, in Fidel ci sono errori – da lui stesso riconosciuti e mancanze da lui stesso ammesse – nella dinamica stessa della sua formazione o delle tensioni mondiali che Cuba aveva e ha. “Ho commesso degli errori, ma nessuno di questi è strategico, semplicemente tattico. Non ho un atomo di rimpianto per quello che abbiamo fatto nel nostro Paese“, ha detto in un’intervista.
Fidel ha incubato nel suo pensiero la certezza che una Rivoluzione (che un tempo sembrava impossibile) doveva essere realizzata (diventare realtà) trasformando la sua teoria e il suo metodo in azione concreta. Tutto questo nonostante le minacce e gli attacchi dell’imperialismo statunitense… una rivoluzione era in corso. Fiducia nell’umanità, sfiducia nell’impero. Il pensiero filosofico di Fidel, che non è un’opera decorativa, è impregnato di verità umane ed è questo che lo rende, insieme alle sue radici rivoluzionarie, contagioso.
Questo ha contagiato milioni di esseri umani e ha fatto sì che Fidel maturasse come leader, diventando allo stesso tempo un educatore popolare e un nuovo tipo di statista, lontano dalle rigide forme politiche, diluendo la volubilità diplomatica convenzionale e dando vita al nuovo ordine della fraternità rivoluzionaria con tutti i popoli e all’unità della Rivoluzione verso il socialismo con la liberazione nazionale. La Rivoluzione – in quanto rivoluzionaria – si esprime nel pensiero del suo popolo, che si trasformerà per vedere nascere una nuova coscienza che sia una conquista epistemologica, etica ed estetica. Tutto questo filosofando in chiave di umanista, di tipo nuovo, forgiato nella lotta rivoluzionaria. Fidel è sempre stato audace e fraterno. Il suo pensiero ha superato le frontiere. Fidel sapeva darsi il tempo di riflettere profondamente, senza abbandonare le impellenze e senza rallentare la lotta. Soprattutto la “Battaglia delle idee“. Un filosofo senza smettere di essere un soldato, un pensatore in azione per la libertà e la giustizia. Un soldato delle idee e della moralità della pratica. Insieme a Chávez, ha chiesto l’esistenza di una Rete di Intellettuali e Artisti in Difesa dell’Umanità.
Fidel, dalla sua elevatezza e ampiezza intellettuale, dalla sua statura morale e politica, aveva tra le sue preoccupazioni il problema permanente di far conoscere le idee, trasmetterle, diffonderle. Questo era il dilemma su tutti i nostri fronti e in tutte le nostre lotte. Fidel si appellava a tutta la grazia e l’audacia che avrebbero (chiaramente) diffuso gli ideali rivoluzionari (la sua filosofia) maturati dai popoli, con i loro sogni di giustizia e uguaglianza; con i loro progetti di equità e felicità. Fidel era pronto ad ammettere tutto, senza confondere la tattica con la strategia, perché anche la sua etica aveva una chiarezza cristallina, margini inconfutabili e solvibilità alla prova. La sua etica umanista… la sua etica di lotta. Il suo slogan filosofico in vigore:
“Dentro la rivoluzione tutto; fuori dalla rivoluzione niente“. Chiarissimo.
Fonte: cuba-si.ch/it
(*)Dr. Fernando Buen Abad Domínguez
Universidad de la Filosofía
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