Bolivia: La congiura degli stupidi

Marcos Roitman Rosenmann

Imbarazzo e sconforto, non si può concettualizzare diversamente il battibecco nella dirigenza del Movimento Al Socialismo (MAS) boliviano. Golpe-autogolpe? Non c’è nulla che giustifichi il cumulo di accuse lanciate dall’ex presidente Evo Morales. Prima di farle, avrebbe dovuto misurare le conseguenze. La deriva generata è pericolosa, compromette la cittadinanza e mette a nudo rancori da cortile scolastico.

Se si permette un paragone, potremmo definirla come La congiura degli stupidi, titolo del romanzo di John Kennedy Toole. Non diversamente potrebbe interpretarsi la polemica scatenata da una fazione del MAS contro il governo di Luis Arce. Così, potremmo affermare, come fa il personaggio di Toole, Ignatius, che “la stupidità umana non ha limiti” e che “la mediocrità è il nemico silenzioso che ci insidia in ogni angolo”.

I colpi di Stato sono una tecnica per far saltare in aria l’ordine costituzionale vigente. Tale obiettivo esiste sin dalla fondazione dello Stato moderno. In America Latina, riusciti o falliti, hanno sempre visto la partecipazione delle Forze Armate, unica istituzione capace di inclinare la bilancia da una parte o dall’altra. La ragione: possiedono un comando centralizzato, hanno una gerarchia unica, condividono una disciplina nell’adempimento degli ordini e sono presenti in tutto il territorio nazionale. E, come se non bastasse, sono un potere fattuale il cui monopolio delle armi gli conferisce un potere unico: carri armati, aerei da combattimento, missili.

Dopo la fine della Guerra Fredda, le Forze Armate, protagoniste d’eccezione nella storia del continente, si sono situate in secondo piano. Hanno preferito ricevere ordini dal potere giudiziario o legislativo per attuare un colpo di Stato. Per non andare troppo lontano, in Bolivia nel 2019. Ma nel ricordo, l’Honduras nel 2009, con la destituzione del presidente Manuel Zelaya.

La tecnica del colpo di Stato è stata l’opzione preferita dalle plutocrazie latinoamericane per ribaltare i processi democratici. L’unità dei golpisti è solitamente il punto di svolta per ottenere il successo.

È stato il caso del Cile, dove il rovesciamento del presidente Salvador Allende non è stato possibile fino a ottenere le dimissioni del generale Carlos Prats e rimuovere i generali costituzionalisti con comando di truppe l’11 settembre 1973. In Spagna, il colpo di Stato del 1936 fallì, sfociando in una guerra civile. Le Forze Armate si divisero, alcune sostennero l’ordine costituzionale repubblicano e altre si unirono al generale golpista Francisco Franco.

In Bolivia, in questo fallito colpo di Stato, le Forze Armate non hanno agito all’unisono. Il piano ordito dal generale Juan José Zúñiga, destituito pochi giorni prima dalla carica di comandante generale dell’Esercito della Bolivia, è stata una sciocchezza strategicamente e tatticamente. Iniziare una sommossa per poi ottenere il sostegno dello Stato Maggiore delle Forze Armate non è il migliore dei piani, anzi ne assicura il fallimento. Cercare spiegazioni al di fuori della cattiva pianificazione non ha senso. Senza un consenso che lo preceda, risulta impraticabile.

Non sorprende che il presidente Luis Arce, per ribaltare la sommossa militare, decida di nominare un nuovo comando nelle tre armi delle Forze Armate, lasciando ai suoi generali il compito di far abortire il colpo militare guidato dal generale Juan José Zúñiga.

I motivi del colpo possono essere studiati, ma negare e sostenere che si trattasse di un autogolpe è mentire sotto un velo di verità superficiale. Juan Carlos Onetti, in Il pozzo, riflette sul significato della fragile linea che separa la verità dalla menzogna: “si dice che ci sono vari modi di mentire, ma il più ripugnante di tutti è dire la verità, tutta la verità, nascondendo l’anima dei fatti. Perché i fatti sono sempre vuoti; sono recipienti che prenderanno la forma del sentimento che li riempie”.

Carlos Fazio, nella sua colonna su La Jornada di giovedì 27 giugno, “Due ore che hanno scosso la Bolivia“, spiega i motivi reali che sottendono al tentativo golpista e facilita la sua comprensione in mezzo a una guerra ibrida con cui gli USA cercano di impossessarsi de litio, delle terre rare e di smantellare gli accordi del governo boliviano raggiunti con la Cina.

Non esistono autogolpe nella storia dell’America Latina realizzati da governi di sinistra. L’unico modo di accettarne l’esistenza è avallare le tesi dell’intellettuale fascista Curzio Malaparte, il quale nel suo saggio “Tecnica del colpo di Stato” (1931) equipara le rivoluzioni ai colpi di Stato, affermando che la Rivoluzione russa fu un colpo di Stato comunista. Così ci sarebbero colpi di Stato fascisti e comunisti. In tal modo, la Rivoluzione messicana e quella cubana si trasformerebbero in colpi di Stato, un assurdo.

Pertanto, accettare che le azioni del generale Juan José Zúñiga fossero una manovra orchestrata dal Governo costituisce un assurdo che avvantaggia solo la plutocrazia boliviana, gli USA, il Comando Sud e i loro alleati, ai quali toglie ogni responsabilità nella sua elaborazione.

La versione dell’autogolpe non regge. La congiura degli stupidi si riscrive in Bolivia.

__________________________

Marcos Roitman Rosenmann, cileno-spagnolo, sociologo e scrittore.


Bolivia: la conjura de los necios

Por Marcos Roitman Rosenmann

Bochorno y desazón, no de otra manera se puede conceptualizar el rifirrafe en la dirigencia del Movimiento Al Socialismo (MAS) boliviano. ¿Golpe-autogolpe? No hay nada que justifique el cúmulo de acusaciones lanzadas por el expresidente Evo Morales. Antes de realizarlas, debió medir sus consecuencias. La deriva generada es peligrosa, compromete a la ciudadanía y desnuda rencillas de patio de colegio.

Si se permite un símil, podríamos definirla como La Conjura de los necios, título de la novela de John Kennedy Toole. No de otra manera podría interpretarse la polémica desatada por un sector del MAS contra el gobierno de Luis Arce. Así, podríamos afirmar, como lo hace el personaje de Toole, Ignatius, que “la estupidez humana no tiene límites” y que “la mediocridad es el enemigo silencioso que acecha en cada esquina”.

Los golpes de Estado son una técnica para hacer saltar por los aires el orden constitucional imperante. Tal objetivo lo es desde la fundación del Estado moderno. En América Latina, triunfantes o fracasados, ha contado con la participación de las Fuerzas Armadas, única institución capaz de inclinar la balanza hacia uno y otro lado. La razón: poseen un mando centralizado, tienen una jerarquía única, comparten una disciplina en el cumplimiento de las órdenes y están presentes en todo el territorio nacional. Y, por si fuera poco, son un poder fáctico cuyo monopolio en el armamento les confiere un poder único. Tanques, aviones de combate, misiles.

Tras el fin de la Guerra Fría, las Fuerzas Armadas, protagonistas de excepción en la historia en el continente, se han situado en un segundo plano. Han preferido recibir órdenes del Poder Judicial o Legislativo para actuar en un golpe de Estado. Sin ir más lejos, Bolivia en 2019. Pero en el recuerdo, Honduras en 2009, con la destitución del presidente Manuel Zelaya.

La técnica del golpe de Estado ha sido la opción preferida por las plutocracias latinoamericanas para revertir procesos democráticos. La unidad de los golpistas suele ser el punto de inflexión para lograr el éxito.

Fue el caso de Chile, donde el derrocamiento del presidente Salvador Allende no fue posible hasta conseguir la renuncia del general Carlos Prats y desplazar los generales constitucionalistas con mando en tropa el 11 de septiembre de 1973. En España, el golpe de Estado de 1936 fracasó, derivando en una guerra civil. Las Fuerzas Armadas se dividieron, unos apoyaron el orden constitucional republicano y otros se sumaron al general golpista Francisco Franco.

En Bolivia, en este fallido golpe de Estado, las Fuerzas Armadas no actuaron al unísono. El plan urdido por el general Juan José Zúñiga, destituido días antes del cargo de comandante general del Ejército de Bolivia, fue un disparate estratégica y tácticamente. Iniciar una asonada para, a continuación, lograr el apoyo del Estado Mayor de las Fuerzas Armadas no es el mejor de los planes, más bien asegura su fracaso. Buscar explicaciones al margen de la mala planificación no tiene pies ni cabeza. Sin un consenso que le preceda, resulta inviable.

No es de extrañar que el presidente Luis Arce, para revertir la asonada militar, decida nombrar a una nueva comandancia en las tres armas de las Fuerzas Armadas, dejando en manos de sus generales abortar el push militar encabezado por el general Juan José Zúñiga.

Los motivos del golpe se pueden estudiar, pero negar y plantear que se trataba de un autogolpe, es mentir bajo un manto de verdad superficial. Juan Carlos Onetti, en El Pozo, reflexiona sobre el significado de la frágil línea que separa la verdad y la mentira: “se dice que hay varias maneras de mentir, pero la más repugnante de todas es decir la verdad, toda la verdad, ocultando el alma de los hechos. Porque los hechos son siempre vacíos; son recipientes que tomarán la forma del sentimiento que los llene”.

Carlos Fazio, en su columna de La Jornada del jueves 27 de junio, “Dos horas que conmovieron a Bolivia”, explica los motivos reales que subyacen a la intentona golpista y facilita su comprensión en medio de una guerra híbrida en la que los Estados Unidos buscan hacerse con la propiedad del litio, las tierras raras y desarticular los acuerdos del gobierno boliviano alcanzados con China.

No existen autogolpes en la historia de América Latina llevados a cabo por gobiernos de izquierda. La única manera de asumir su existencia es avalar las tesis del intelectual fascista Curzio Malaparte, quien en su ensayo “Técnica del golpe de Estado” (1931) equipara revoluciones con golpes de Estados, afirmando que la Revolución rusa fue un golpe de Estado comunista. Así habría golpes de Estado fascistas y comunistas. De tal forma que la Revolución mexicana y la cubana se transformarían en golpes de Estado, un absurdo.

Por consiguiente, aceptar que las acciones del general Juan José Zúñiga fueron una maniobra orquestada por el Gobierno constituye un absurdo que solo beneficia a la plutocracia boliviana, los Estados Unidos, el Comando Sur y sus aliados, a quienes exonera de responsabilidad en su elaboración.

La versión del autogolpe no se sostiene. La conjura de los necios se reescribe en Bolivia.

__________________________

Marcos Roitman Rosenmann Chileno español, sociólogo y escritor

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.