Il prescelto dal Comando Sud

L’Argentina si mobilita contro il negazionismo di Milei, mentre i tagli finanziari del suo governo minacciano i cosiddetti siti della memoria, dove c’erano campi di concentramento, gli archivi storici e le politiche riparatorie

Francisco Arias Fernández

Washington lo ha accolto, benedetto e, rapidamente, lo ha trasformato in un importante cliente di armi, in un alleato incondizionato del Comando Sud e della CIA, in un aspirante assetato di entrare nella NATO, in una marionetta del XXI secolo con una maschera da «populista libertario» per attaccare –senza mezzi termini– gli sforzi integrativi latinoamericani e i difensori della Zona di Pace.

Ma per i servizi di intelligence USA e le forze ultraconservatrici nordamericane ed europee che gli fanno gioco a livello globale, stava nascendo una «stella» che la loro «grande stampa» mondiale doveva promuovere e seguire in tutte le sue buffonate, in funzione dei progetti strategici della Casa Bianca.

Si tratta di un dichiarato difensore del passato fascista che costò la vita a oltre 30000 argentini, la maggior parte giovani che, per recuperare le Malvine, puntarono su alleanze inusuali con la metropoli; colui che eliminò drasticamente bilanci e impieghi per la difesa dei diritti umani nel suo paese, gesto complice con l’impunità e il colpo di spugna che da tempo cercano i suoi capi del Nord, autori intellettuali del Piano Condor di allora e del presente, forse ora con nome sconosciuto.

Il presidente argentino Javier Milei, la sua vicepresidente e altri rappresentanti del suo governo cercano di far dimenticare che il 24 marzo 1976 iniziò la dittatura più sanguinaria della storia dell’Argentina.

In questa fase così oscura, i militari, al potere per quasi sette anni, attuarono un piano sistematico di sterminio; sequestrarono, torturarono, assassinarono, rubarono bambini e fecero sparire migliaia di persone i cui corpi non sono mai stati trovati.

Con il ritorno della democrazia, gli argentini dissero mai più al terrorismo di Stato e i responsabili di quei crimini contro l’umanità iniziarono ad essere processati. Da allora, oltre 1200 persone sono state condannate in un processo giudiziario che ha permesso agli argentini di conoscere i dettagli delle atrocità perpetrate dai militari. Fino a Milei, tutti i governi democratici avevano condannato il terrorismo di Stato.

Con fallimentari direttive della Guerra Fredda e della Guerra Non Convenzionale, dettate dal Dipartimento di Stato a Washington e dal Comando Sud, il nuovo presidente dell’Argentina, che ha viaggiato negli USA tre volte da quando è alla Casa Rosada, si crede e assume il ruolo del prescelto dell’impero per alzare la voce contro tutti gli avversari e i fastidi del padrone del Nord, da tutte le tribune fasciste, ultraconservatrici e conservatrici del mondo, o al fianco dei genocidi israeliani e dei predecessori defenestrati di esperienze o esperimenti recenti dei servizi di intelligence in America Latina, Europa dell’Est o Medio Oriente.

Dimmi con chi vai…, e le compagnie del presidente dicono molto: Donald Trump, Jair Bolsonaro, José María Aznar, Santiago Abascal, Benjamin Netanyahu, Volodymyr Zelensky e altri ultras con interessi di alleanze di estrema destra tra Nord e Sud, di grande interesse nei piani egemonici dell’impero.

Così appaiono le successive tensioni politiche e offese pubbliche contro governi e Capi di Stato di Spagna, Brasile, Bolivia, Venezuela, Nicaragua, Cuba e altri.

La novità è la sfacciataggine e la mancanza di rispetto per l’etica e la diplomazia. Meno originale, la ‘dovuta obbedienza’ alla cupola castrense del Pentagono e agli alti ufficiali della CIA, che chiedono da tale bocca e in pochi minuti c’è l’azione offensiva contro gli obiettivi della Casa Bianca.

Forse altri precedenti di quello stesso paese o dei dintorni furono meno sottomessi e perversi.

ALLEANZE MAFIOSE

Perché le organizzazioni di estrema destra della Florida, i mercenari e i mafiosi guardano sempre più all’Argentina?

Da dove provengono gli ordini…, dalla Casa Bianca, dal Dipartimento di Stato, dalla CIA o altre agenzie, dagli estremisti repubblicani, dal neofascismo trumpista o dai capi anticubani del Congresso?

Chi paga tanti viaggii, alloggio, guardie del corpo, incontri, banchetti, trasferimenti, cospirazioni, piani sovversivi, interviste e pubblicità?

Secondo notizie trapelate su siti digitali, recentemente la controrivoluzionaria Rosa María Payá si è incontrata con diplomatici argentini per ottenere fondi ed eseguire un nuovo piano destabilizzante contro Cuba e Venezuela.

Payá, legata alle organizzazioni estremiste e ai congressisti anticubani, ha sostenuto che luglio sarà «un mese storico» per «distruggere una volta per tutte» i governi progressisti di entrambe le nazioni. I fondi ottenuti servirebbero a sostenere la formazione di nuove amministrazioni soggette agli interessi di Washington.

Per affinare i dettagli, pianificano di convocare un evento sponsorizzato da organizzazioni come l’Istituto Interamericano per i Diritti Umani e l’OSA, con la partecipazione attiva della CIA di Buenos Aires, dove Payá stabilirà la sua base operativa.

Inoltre, il governo USA sta facendo tutto il possibile per mantenere la crisi alimentare e dei combustibili a Cuba, utilizzando l’instabilità monetaria e manipolando il sistema elettrico come principali strumenti per provocare l’esplosione sociale.

Nel frattempo, organizzazioni come l’Istituto Interamericano per i Diritti Umani e il Direttorio Democratico Cubano cercano supporto europeo per una presunta «transizione» nel sistema sociopolitico cubano.

Nel caso del Venezuela, Payá ha menzionato la strategia interventista della destra repubblicana USA riguardo alle elezioni, prevedendo una campagna di discredito in caso di vittoria del chavismo.

Mentre accoglie mercenari con travestimenti di marca della Florida, cerca di creare un’atmosfera di tensione interna in altri paesi con i suoi attacchi e presunti gridi «libertari», e continua a viaggiare rispettando le agende del Dipartimento di Stato; decine di migliaia di persone hanno marciato contro Milei e in difesa della democrazia nelle grandi città dell’Argentina.

Lo slogan «Mai Più» si ripeteva su bandiere, striscioni e magliette stampate anche con il fazzoletto bianco che identifica le Abuelas e le Madres de Plaza de Mayo, simbolo mondiale della resistenza argentina contro la dittatura.

Sono convenuti attivisti per i diritti umani, militanti di gruppi peronisti e di sinistra e sindacalisti che manifestano, ogni 24 marzo, per il Giorno della Memoria per la Verità e la Giustizia, ma anche molte persone che hanno deciso di partecipare allarmate da un discorso ufficiale che giustifica l’azione delle forze di sicurezza durante il regime e per la sua ingerenza reazionaria.

L’Argentina si mobilita contro il negazionismo di Milei, contro gli 80 licenziamenti nella Segreteria dei Diritti Umani, dove la Polizia sorveglia all’interno e nega gli accessi, mentre i tagli finanziari del suo governo minacciano i cosiddetti siti della memoria, dove c’erano campi di concentramento, gli archivi storici e le politiche riparatorie.

Si afferma per le strade di Buenos Aires e nei media che chi mette in dubbio i 30000, pretende negare la storia, relativizzare la repressione, minimizzare i suoi effetti, banalizzare la sua portata e aprire le porte a una ripetizione del genocidio e glorificare il terrorismo di Stato.

Gioca con il fuoco il Comando Sud, sottovalutando le forze che continuano a dimostrare in Argentina, Bolivia, Colombia, Venezuela, Nicaragua, Honduras, Cuba, o recentemente in Europa, che «non passeranno».


El elegido del Comando Sur

Argentina se moviliza contra el negacionismo de Milei, mientras los recortes financieros de su gobierno amenazan los denominados sitios de memoria, donde hubo campos de concentración, los archivos históricos y las políticas reparatorias

Francisco Arias Fernández

Washington lo arropó, lo bendijo y, rápidamente, lo convirtió en un cliente importante de armas, en un aliado incondicional del Comando Sur y de la Agencia Central de Inteligencia (CIA), en sediento aspirante a ingresar a la OTAN, en el títere del siglo xxi con careta «de populista libertario» para arremeter –sin tapujos– contra los esfuerzos integradores latinoamericanos y defensores de la Zona de Paz.

Pero para los servicios de inteligencia estadounidenses y las fuerzas ultraconservadoras norteamericanas y europeas que le hacen el juego a nivel global les nacía una «estrella» que su «gran prensa» mundial debía promover y seguir en todas sus payasadas, en función de proyectos estratégicos de la Casa Blanca.

Se trata de un declarado defensor del pasado fascista que costó la vida a más de 30 000 argentinos, la mayoría jóvenes que, para recuperar Las Malvinas, apostaron por raras alianzas con la metrópolis; el que eliminó drásticamente presupuestos y empleos para la defensa de derechos humanos en su país, gesto cómplice con la impunidad y el borrón y cuenta nueva que hace tiempo buscan sus jefes del Norte, autores intelectuales del Plan Cóndor de entonces y del presente, quizá ahora con nombre desconocido.

El presidente argentino Javier Milei, su vicepresidenta y otros representantes de su gobierno pretenden hacer olvidar que el 24 de marzo de 1976 comenzó la dictadura más sanguinaria de la historia de Argentina.

En esta etapa tan oscura, los militares, en el poder casi siete años, llevaron a cabo un plan sistemático de exterminio; secuestraron, torturaron, asesinaron, robaron bebés y desaparecieron a miles de personas cuyos cuerpos nunca han sido encontrados.

Al recuperar la democracia, los argentinos dijeron nunca más al terrorismo de Estado y los responsables de esos crímenes de lesa humanidad comenzaron a ser juzgados. Desde entonces, más de 1 200 personas han sido condenadas en un proceso judicial que ha permitido que los argentinos conozcan los detalles de las atrocidades que perpetraron los militares. Hasta Milei, todos los gobiernos democráticos habían condenado el terrorismo de Estado.

Con fracasadas directivas de la Guerra Fría y la No Convencional, dictadas desde el Departamento de Estado en la capital estadounidense y en el injerencista Comando Sur, el nuevo presidente de Argentina, que ha viajado a EE. UU. tres veces desde que está en la Casa Rosada, se cree y asume el papel del elegido del imperio para alzar la voz contra todos los adversarios y piedras en el zapato del amo del Norte, desde todas las tribunas fascistas, ultraconservadoras y conservadoras del mundo, o al lado de genocidas israelíes y antecesores defenestrados de experiencias o experimentos recientes de los servicios de inteligencia en América Latina, Europa del Este o Medio Oriente.

Dime con quién andas…, y las juntamentas del mandatario dicen demasiado: Donald Trump, Jair Bolsonaro, José María Aznar, Santiago Abascal, Benjamín Netanyahu, Volodímir Zelenski y otros ultras con intereses de alianzas de extrema derecha entre el Norte y el Sur, de mucho interés en los planes hegemonistas del imperio.

Así aparecen las sucesivas tensiones políticas y ofensas públicas contra gobiernos y mandatarios de España, Brasil, Bolivia, Venezuela, Nicaragua, Cuba y otros.

Lo nuevo es la desfachatez y el irrespeto por la ética y la diplomacia. Menos original, la «debida obediencia» a la cúpula castrense del Pentágono y a la alta oficialidad de la Agencia Central de Inteligencia, que piden por esa boca, y en minutos está la acción ofensiva contra los blancos de la Casa Blanca.

Quizá otros precedentes de ese mismo país o de las cercanías fueron menos sumisos y perversos.

 ALIANZAS MAFIOSAS

¿Por qué las organizaciones de extrema derecha de la Florida, las mercenarias y los mafiosos miran cada vez más hacia Argentina?

¿De dónde proceden las órdenes…, de la Casa Blanca, del Departamento de Estado, de la CIA u otras agencias, de los extremistas republicanos, del neofascismo trumpista o de los capos anticubanos del Congreso?

¿Quién paga tanto viaje, hospedaje, guardaespaldas, encuentros, banquetes, traslados, conspiraciones, planes subversivos, entrevistas y publicidad?

Según trascendidos en sitios digitales, recientemente la contrarrevolucionaria Rosa María Payá se ha reunido con diplomáticos argentinos para obtener fondos y ejecutar un nuevo plan desestabilizador contra Cuba y Venezuela.

Payá, vinculada a las organizaciones extremistas y a congresistas anticubanos, argumentó que julio será «un mes histórico» para «destruir de una vez» a los gobiernos progresistas de ambas naciones. Los fondos que obtenga servirían para apoyar la conformación de nuevas administraciones sujetas a los intereses de Washington.

Para afinar los detalles, planean convocar a un evento patrocinado por organizaciones como el Instituto Inter­americano para los Derechos Humanos y la OEA, con la participación activa de la CIA de Buenos Aires, donde Payá establecerá su base de operaciones.

Además, el Gobierno de EE. UU. está haciendo todo lo posible por mantener la crisis de alimentos y combustibles en Cuba, utilizando la inestabilidad monetaria y manipulando el sistema eléctrico como principales herramientas para provocar el estallido social.

Mientras tanto, organizaciones como el Instituto Interamericano para los Derechos Humanos y el Directorio Democrático Cubano buscan apoyo europeo para una supuesta «transición» en el sistema sociopolítico cubano.

En el caso de Venezuela, Payá se refirió a la estrategia injerencista de la derecha republicana estadounidense en torno a las elecciones, previendo una campaña de descrédito ante el triunfo del chavismo.

Mientras arropa a mercenarios con disfraces de marca de la Florida, trata de enrarecer la situación interna de otros países con sus ataques y presuntos gritos «libertarios», y sigue de gira cumpliendo agendas del Departamento de Estado; decenas de miles de personas marcharon contra Milei y en defensa de la democracia en las grandes ciudades de Argentina.

La consigna «Nunca Más» se repetía en banderas, pancartas y camisetas estampadas también con el pañuelo blanco que identifica a las Abuelas y Madres de Plaza de Mayo, símbolo mundial de la resistencia argentina contra la dictadura.

Coincidieron activistas de derechos humanos, militantes de agrupaciones peronistas y de izquierda y sindicalistas que se manifiestan cada 24 de marzo por el Día de la Memoria por la Verdad y la Justicia, pero también muchas personas que decidieron participar alarmadas por un discurso oficial que justifica el accionar de las fuerzas de seguridad durante el régimen y por su injerencia reaccionaria.

Argentina se moviliza contra el negacionismo de Milei, contra los 80 despidos en la Secretaría de Derechos Humanos, donde la Policía vigila adentro y niega los accesos, mientras los recortes financieros de su Gobierno amenazan los denominados sitios de memoria, donde hubo campos de concentración, los archivos históricos y las políticas reparatorias.

Se afirma en las calles de Buenos Aires y en los medios que, quien pone en duda a los 30 000, pretende negar la historia, relativizar la represión, minimizar sus efectos, banalizar su magnitud y abrir las puertas a que se repita el genocidio y glorificar el terrorismo de Estado.

Juega con candela el Comando Sur, subestimando las fuerzas que siguen demostrando en Argentina, Bolivia, Colombia, Venezuela, Nicaragua, Honduras, Cuba, o recientemente en Europa, que «no pasarán».

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