Gli atti violenti scatenati dopo la pubblicazione dei risultati ufficiali del 28 luglio da parte del CNE (Consejo Nacional Electoral) portano con sé una componente di chiaro fascismo, manifestato in atti violenti contro statue di Hugo Chávez, servizi di trasporto, sanità e alimentazione, sedi di enti governativi (incluso il CNE), tra altri luoghi associati al chavismo come espressione politica. In questo contesto, Edmundo González Urrutia e María Corina Machado hanno legittimato queste azioni attraverso una narrativa che, sebbene pretenda di essere sofisticata e innocua (facendo appello all'”indignazione” della popolazione), sono servite a incoraggiarle e promuoverle.
Fascismo in pratica
Gli atti violenti che hanno inondato le reti sociali nelle ultime ore hanno avuto come segno centrale espressioni di odio e intolleranza politica verso il chavismo. La persecuzione e la vessazione, così come la distruzione di municipi, statue e sedi del Potere Elettorale, evidenzia che la manovra di destabilizzazione è stata messa in atto mediante la coercizione sociale, simbolica e politica di questo importante settore del paese.
All’interno della cosmo visione fascista, replicata dal settore guidato da Edmundo González e María Corina Machado, il simbolico è il primo passo per mostrare l’intenzione di eliminare l’altro, il diverso, convertendolo in un essere sacrificabile sotto filtri razziali, ideologici e di classe. Di conseguenza, l’agenda di violenza ha enfatizzato i legami materiali ed emotivi che identificano il “nemico” (il chavismo), come i monumenti in onore del Comandante Hugo Chávez, le case del PSUV, i CDI, i magazzini di CLAP e gli spazi comunitari.
Un esempio di ciò sono gli eventi degli ultimi due giorni.
Questo lunedì a Punto Fijo, nello stato di Falcón, il municipio di Carirubana è stato incendiato da gruppi violenti. Sulle reti sociali circolano video in cui si sente gridare: “L’abbiamo bruciato, l’abbiamo bruciato”. Anche la sede del municipio di Colina, a La Vela de Coro, è stata vandalizzata.
Il procuratore generale del Venezuela, Tarek William Saab, ha annunciato, questo martedì, che nove persone nello stato di Anzoátegui sono state arrestate per aver vandalizzato la sede del PSUV. “Ci sono già numerosi arresti a livello nazionale per l’esecuzione di atti vandalici che pretendevano minare la pace del paese”, ha detto in conferenza stampa.
Eventi simili sono stati registrati a Guárico, Táchira e altri stati. A Quíbor, nello stato di Lara, è stato bruciato il municipio di Jiménez. Il procuratore ha annunciato che 29 persone coinvolte sono state arrestate per aver bruciato il municipio di Sotillo a Puerto la Cruz.
Nella parrocchia di Antímano a Caracas è stata incendiata una farmacia mobile della rete di Farmacia Caribe, in cui si vendono medicine a prezzi accessibili. Un ospedale nella parrocchia di Coche, a Caracas, è stato anch’esso incendiato da gruppi che rispondono a María Corina Machado.
Questa sintesi degli eventi indica che l’odio promosso dall’opposizione si è tradotto in una persecuzione simbolica con espressioni pratiche e materiali dirette sulla popolazione. Si è cercato di sopprimere, con la forza, sia il diritto di esprimere (e accedere) all’immaginario chavista, attraverso statue o case del PSUV, per esempio, sia ai diritti economici e sociali fondamentali della popolazione che si materializzano in un CDI o in una farmacia popolare.
In entrambe le espressioni, il simbolico è associato al materiale, con un componente aggressivo di intolleranza per motivi ideologici e di classe, strutturato attraverso la marginalizzazione e la coercizione verso la popolazione comune di basso reddito, storicamente associata al chavismo. Questo settore è stato doppiamente attaccato: sul fronte della sua costruzione identitaria, ma anche nello spettro economico e sociale, dove è il principale colpito dalle devastazioni prodotte ai servizi di salute e trasporto che impattano nella sua vita quotidiana.
L’interesse nel cancellare un settore del paese passa anche attraverso il tentativo di sopprimere l’infrastruttura che sostiene l’esistenza dei suoi diritti fondamentali.
Dispositivi previamente costruiti
D’altra parte, i fattori visibili di operatività, coordinazione e potere distruttivo concentrato in spazi geografici specifici indicano che il paese è di fronte a un’operazione pianificata nei dettagli in anticipo. Così ha dichiarato il ministro degli Interni e della Giustizia, Remigio Ceballos Ichaso, affermando che i focolai di violenza non sono il prodotto di azioni spontanee, ma di scenari molto ben pianificati.
Da parte sua, il presidente Nicolás Maduro ha anche indicato che, prima delle elezioni del 28 luglio, era programmato un piano che includeva uno scenario violento di sabotaggio avanzato verso i servizi pubblici, diretto a generare condizioni di sospensione dell’evento elettorale.
Questa precisazione del presidente acquisisce validità se incrociata con l’arco temporale e il dispiegamento geografico di María Corina Machado nel paese dall’inizio delle primarie per la formazione dei “comanditos”.
A suo tempo, un dirigente di Vente Venezuela li descriveva come “un contingente perfettamente preparato per difendere il voto e, persino, per affrontare le sfide che potrebbero sorgere dopo il 28 luglio”, delineando che la loro attivazione non era circoscritta unicamente all’ambito elettorale, come si è visto nelle ultime ore.
D’altra parte, la situazione ha messo in luce l’artificialità della narrativa, lanciata durante la campagna di Edmundo González, sull’appello all’unità e alla riconciliazione con il chavismo e in particolare con il governo del presidente Nicolás Maduro, una volta avvenuta l’elezione. Questo, evidentemente, non è ciò che è accaduto.
Il fascismo è sempre dietro l’angolo
¿Cómo entender la nueva ola de fascismo en Venezuela?
Los hechos violentos desencadenados tras la publicación de los resultados oficiales del 28 de julio por parte del CNE llevan consigo un componente fascismo de abierto, manifestado en actos violentos dirigidos a estatuas de Hugo Chávez, servicios de transporte, salud y alimentación, sedes de entes gubernamentales (incluyendo el CNE), entre otros lugares asociados al chavismo como expresión política. En medio de esta situación, Edmundo González Urrutia y María Corina Machado han legitimado estas acciones, a través de una narrativa que, aunque pretende ser sofisticada e inocua (apelando a la “indignación” de la población), ha servido para alentarlas y promoverlas.
FASCISMO EN LA PRÁCTICA
Los actos violentos que han inundado las redes sociales en las últimas horas han tenido como signo central expresiones de odio e intolerancia política hacia el chavismo. La persecución y el hostigamiento, así como la destrucción de alcaldías, estatuas y sedes del Poder Electoral, evidencia que la maniobra de desestabilización se ha desplegado mediante la coerción social, simbólica y política de este importante sector del país.
Dentro de la cosmovisión fascista, replicada por el sector liderado por Edmundo González y María Corina Machado, lo simbólico es el primer paso para exhibir la intención de borrar al otro, al distinto, convirtiéndolo en un ser sacrificable bajo filtros raciales, ideológicas y de clase. En consecuencia, la agenda de violencia ha enfatizado los vínculos materiales y emocionales que identifican al “enemigo” (el chavismo), como los monumentos en honor al Comandante Hugo Chávez, casas del PSUV, CDIs, almacenes de CLAPs y espacios comunitarios.
Muestra de ello son los eventos de los últimos dos días.
Este lunes en Punto Fijo, estado Falcón, la Alcaldía del municipio Carirubana fue quemada por grupos violentos. En redes sociales circulan videos donde gritaron: “Ya la quemamos, ya la quemamos”. La sede de la Alcaldía del municipio Colina, en La Vela de Coro, también fue vandalizada.
El fiscal general de Venezuela, Tarek William Saab, anunció este martes que nueve personas en el estado Anzoátegui fueron detenidas por vandalizar la sede del PSUV en Anzoátegui. “Ya se encuentran numerosos detenidos a nivel nacional por la ejecución de actos vandálicos que pretendieron socavar la paz del país”, dijo en rueda de prensa.
Hechos similares se registraron en Guárico, Táchira y otros estados. En Quíbor, estado Lara, quemaron la alcaldía del municipio Jiménez. El fiscal anunció que 29 personas involucradas fueron detenidas por quemar la Alcaldía de Sotillo en Puerto la Cruz.
En la parroquia Antímano de Caracas quemaron una farmacia móvil de la red de Farmacia Caribe, en la cual se comercializan medicinas a precios accesibles. Un hospital en la parroquia Coche, en Caracas, también fue quemado por grupos que responden a María Corina Machado.
Esta muestra resumida de hechos indican que el odio impulsado por la oposición se ha traducido en una persecución simbólica con expresiones prácticas y materiales directas sobre la población. Se ha buscado suprimir, a la fuerza, tanto el derecho a expresar (y acceder) al imaginario chavista, mediante las estatuas o casas del PSUV por ejemplo, como los derechos económicos y sociales básicos de la población que se materializan en un CDI o en una farmacia popular.
En ambas expresiones, lo simbólico va asociado a lo material, con un componente agresivo de intolerancia por razones ideológicas y de clase, vertebrada a partir de la marginalización y coerción hacia la población de común de bajos ingresos, asociada históricamente con el chavismo. Este sector ha sido doblemente atacado: por el flanco de su construcción identitaria, pero también en el espectro económico y social, donde es el principal afectado por los destrozos producidos en servicios de salud y transporte que impactan en su vida cotidiana.
El interés por borrar a un sector del país también pasa por intentar suprimir la infraestuctura que sustenta la existencia de sus derechos básicos.
Dispositivos previamente construidos
Por otro lado, los factores visibles de operatividad, coordinación y poder destructivo focalizado en espacios geográficos específicos indica que el país está frente a una operación planificada a detalle con antelación. De esta forma lo aseguró el ministro de Interior y Justicia, Remigio Ceballos Ichaso, al argumentar que los focos de violencia no son producto de acciones espontáneas sino de escenarios muy bien planificados.
Por su parte, presidente Nicolás Maduro también señaló que, antes de las elecciones del 28 de julio, estaba programado un plan que incluía un escenario violento de sabotaje avanzado hacia los servicios públicos, dirigido a generar condiciones de suspensión del evento comicial.
Esta precisión del mandatario adquiere validez si se cruza con el arco temporal y el despliegue geográfico de María Corina Machado en el interior país desde las primarias para la formación de los “comanditos”.
En su momento, un dirigente de Vente Venezuela los describía como “un contingente cabalmente preparado para defender el voto e, incluso, para enfrentar los desafíos que puedan surgir tras el 28J”, perfilando que su activación no estaba circunscrita únicamente a lo electoral, como se ha visto en las últimas horas.
Por otro lado, la situación ha dejado expuesta la artificialidad de la narrativa, lanzada durante la campaña de Edmundo González, sobre el llamado a la unidad y reconciliación con el chavismo y específicamente con el gobierno del presidente Nicolás Maduro, una vez ocurriera el día de la elección. Esto, evidentemente, no es lo que ha ocurrido.
El fascismo siempre aguarda a la vuelta de la esquina.