Oggi la battaglia per il Venezuela è la battaglia di Nuestra America e dev’essere l’unità con la difesa della sovranità la bandiera principale per difenderla.
La sceneggiatura era scritta a ripassata dagli autori che hanno analizzato esperienze precedenti. Cercavano, sperando la comparsa di alcuni governi europei, latino americani e la aberrante OSA.
Il Venezuela ha vissuto, e vive in questi giorni, un’aggressione «con tutto», per cambiare il presidente eletto Nicolás Maduro, che significa sottomettersi fedelmente ai disegni USA.
È un momento di denuncia e di mobilitazione popolare nei paesi di Nuestra America. Si devono smascherare i pagliacci e coloro che preferiscono unirsi agli interessi imperiali prima di cercare il dialogo mediante il rispetto, e si devono togliere le maschere a quelli che agiscono alle spalle dei popoli per seppellire con un pugnale chi non pensa come loro.
I nostri popoli dell’ America Latina e dei Caraibi devono ricordare in tempi come questi l’alto valore della solidarietà venezuelana e ascoltare le persone che hanno salvato la loro vista attraverso la Missione Miracolo, in interventi chirurgici totalmente gratuiti, realizzati in ospedali venezuelani.
È tempo di rendere più reale la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (Celac) e riferirci a lei, ai suoi momenti della fondazione.
E anche all’ALBA e al suo contributo di ogni tipo con le nazioni della regione.
L’ ingerenza nei temi interni di altri stati è proscritta e non dobbiamo permettere che cresca come un’erba cattiva.
Il confronto e la divisione non sono permessi e queste due raccomandazioni provengono da Washington come parte di una guerra in cui s’integrano il mediatico, la destabilizzazione e la minaccia di sanzioni e interventi militari.
È l’ora di ricordare – anche se qualche governante lo ignora e fa il contrario- i tempi sinistri delle dittature militari in Sudamerica: l’Argentina, che ancora ricerca figli e nipoti scomparsi durante la dittatura del generale Videla, e dove sommano più di 4000 morti, o il Cile (1973-1990) dove, oltre a un sanguinoso colpo di Stato, Augusto Pinochet instaurò una crudele dittatura con il visto buono degli USA e che provocò circa 40000 vittime, tra le quali 3065 civili morti o scomparsi.
Accadde lo stesso in Uruguay, dove adesso sembra che dimentichi o in Paraguay, dove il generale Alfredo Stroessner rimase al potere per 34 anni.
I nostri popoli non possono dimenticare la memoria storica, quella che alcuni governanti si propongono di cancellare dalle nostre menti, come il ritorno al sistema neoliberale che ci faccia più dipendenti e più impoveriti.
Le ricette di oggi, venute dagli USA o da qualche altro paese dell’Europa, hanno come obiettivo principale quello di mettere i nostri popoli come nell’epoca di Monroe, sotto il dominio statunitense.
Per questo non si vuole permettere che in Venezuela —l’appetibile Venezuela – per il suo petrolio— esista un governo popolare, con piani sociali per beneficio di tutto il popolo e con la sovranità e l’indipendenza come bandiera.
L’impero e i suoi accoliti non vogliono nemmeno che Cuba costruisca il suo proprio progetto di vita a beneficio di tutto il popolo, o che lo facciano Nicaragua, Bolivia o alcun’altra nazione di Nuestra America.
Oggi la battaglia per il Venezuela è la battaglia per Nuestra America e devono essere l’unità e la difesa della sovranità la bandiera principale per difenderla.