Cosa significa il Venezuela per Elon Musk?

misionverdad.com

Con l’ascesa, negli ultimi anni, di Elon Musk nella classifica delle persone più ricche del mondo, sono aumentati gli sforzi del miliardario di origine sudafricana per influenzare in modo decisivo lo spettro politico USA.

I suoi interessi privati si combinano con la corrente della destra libertaria e di altre fazioni nello stesso spettro, lì dove anche Donald Trump è un importante riferimento ideologico.

Ora il Venezuela entra nella scena degli interessi di Musk, sia per ragioni politiche e ideologiche che economiche, con un ruolo protagonistico straordinario nel contesto delle elezioni del 28 giugno.

Nella tribuna di Musk

Lo scontro tra il presidente Nicolás Maduro e Musk ha generato innumerevoli titoli e controversie in panel digitali e articoli di opinione. Mentre l’attenzione si concentra sugli scambi tra le due figure, si perdono di vista i possibili interessi del magnate nel considerare il Venezuela uno dei pilastri della sua retorica.

Musk è a capo di diverse aziende con portata globale e che operano nel campo tecnologico:

  • Tesla: azienda che progetta, fabbrica e vende veicoli elettrici e tecnologia associata alle energie verdi.
  • SpaceX: costruisce veicoli spaziali con i quali offre servizi di trasporto.
  • Neuralink: opera nel campo della neurotecnologia.
  • L’ultima società acquistata da Musk Twitter (ora X).

Il suo portafoglio di affari comprende, quindi, quattro aree fondamentali: Internet, nuove energie, tecnologia affine al movimento transumanista e lo spazio. Le aziende di Musk sono ben posizionate a Wall Street e lui stesso è una figura riconosciuta a livello mondiale, sia per il valore di capitalizzazione delle sue società che per le sue posizioni politiche e la sua personalità narcisista che ama attirare l’attenzione mediatica.

Va sottolineato che SpaceX è un importante appaltatore (per molti miliardi di $) per il Dipartimento della Difesa, la NASA e la comunità dell’intelligence USA. E che Tesla beneficia di generosi sussidi governativi e crediti fiscali per l’industria dei veicoli elettrici.

Il suo attivismo è collegato allo spettro ideologico della nuova destra USA, incluso associato all’ultradestra, al punto da incolpare la “sinistra” del Partito Democratico, riferendosi ai Biden e ai Clinton del sistema, di minare l’egemonia USA. Egli stesso si è eretto come una figura di spicco della destra e difende le sue opinioni con l’autorità che gli conferisce essere il proprietario di X (precedentemente Twitter, dal 2022), dove promuove ciò che negli USA vengono chiamate le “guerre culturali” tra le fazioni di destra e il progressismo woke.

Twitter manteneva una forte spesa in lobbying presso le autorità federali per non limitare le sue attività e un’importante influenza politica a Washington. Ora chiamata X, è la piattaforma prediletta per le dichiarazioni politiche, dove la maggior parte dei presidenti e funzionari di tutto il mondo emettono le loro dichiarazioni e opinioni, una “rete sociale” che Elon Musk gestisce arbitrariamente per i suoi fini, per esempio: ha tolto la verifica di colore grigio (assegnata agli attori governativi) all’account del presidente Nicolás Maduro per sostenere l’agenda del golpe in Venezuela.

La manipolazione è un attacco simbolico alla figura presidenziale di Maduro, alla sua investitura e maestosità come primo mandatario nazionale, considerando che lo stesso Musk asseconda la narrativa estremista di María Corina Machado e Edmundo González Urrutia.

Ma questo supporto non è dettato da una genuina simpatia per l’opposizione venezuelana; piuttosto, la sua base si trova nel consenso della sua figura come promotore dell’internazionale dell’ultradestra che sta prendendo il potere negli USA, in Europa e in parte del Sud America.

Interessi e posizioni

Economia e risorse: Il Venezuela possiede le più grandi riserve di petrolio e una delle più importanti di gas, inoltre possiede minerali importanti alla luce della cosiddetta “transizione energetica,” tra cui rame, ferro, bauxite, coltan, cassiterite, nichel, rodio, titanio, ecc.

Forse l’interesse economico di Musk risiede in queste risorse, ma la realtà politica ha una gravità molto più critica per il magnate quando si tratta del nostro paese.

Sul fronte ideologico internazionale: Musk ha dichiarato che Javier Milei ha la sua benedizione e che “incoraggerà la gente a dargli tutto il sostegno,” una premessa che può essere supportata dai mezzi tecnologici che possiede.

L’Argentina, oltre ad avere un governo ultraliberale che sostiene il minimo intervento statale in campo economico e sociale, ospita una delle maggiori riserve di litio della regione, nelle province di Catamarca, Salta e Jujuy. Di fatto, fa parte del cosiddetto Triangolo del Litio, dove si trova circa l’85% del suddetto minerale, vitale per i prodotti nella catena del valore di Tesla.

La sua amicizia con Milei ha, quindi, una deriva economica accompagnata dalla politica-ideologica. Con Machado succede qualcosa di simile, ma non uguale. Lei si inserisce nello spettro ideologico dell’estrema destra: propone un regime neoliberale come quello di Milei, si vanta del libertarismo come filosofia politica e si riconosce come parte dell’internazionale ultradestra dove rientrano anche Giorgia Meloni (Italia), José Antonio Kast (Cile) e Santiago Abascal (Spagna).

Potremmo citare la sua relazione con la Fondazione Disenso, guidata da Abascal, che connette politicamente Musk anche con Milei, Meloni e Likud, il partito presieduto dal sionista genocida Benjamin Netanyahu.

Verso la cima degli USA. Dopo il tentato assassinio di Donald Trump in Pennsylvania a inizio luglio scorso, Musk ha annunciato ufficialmente il suo sostegno alla candidatura dell’anch’egli magnate per le elezioni presidenziali di novembre. I rapporti indicano che donerà 45 milioni di $ ogni mese alla sua candidatura fino al giorno delle elezioni, essendo il miliardario della tecnologa che più denaro dona al Partito Repubblicano.

Figure di detto partito hanno mostrato il loro sostegno a Machado nel corso degli anni. Marco Rubio e Rick Scott, senatori della Florida, mantengono un contatto diretto con lei e hanno persino pressato il governo di Joe Biden affinché gli USA riconoscessero González Urrutia come “presidente eletto”.

Di modo che tra le élite politiche del Partito Repubblicano ed Elon Musk c’è una convergenza di interessi politici e ideologici che spiegano perché il magnate sia così coinvolto nel caso del Venezuela.

*Da un lato, il suo sostegno a figure dell’ultradestra regionale lo colloca nello stesso spettro, supportato dai media che possiede e elevandolo nella principale tribuna di opinione nel mondo digitale: X.

*Dall’altro, e questo è più importante, Musk si inserisce nel discorso repubblicano sul Venezuela per aumentare la sua influenza nei corridoi di Washington, D.C.

Tra i magnati della tecnologia negli USA, il proprietario di Tesla compete con Mark Zuckerberg, il padrone di Meta, per ottenere maggiore influenza nelle profondità politiche della Casa Bianca e del Congresso. Solo che il creatore di Facebook lo fa dal lato del Partito Democratico, come faceva Jack Dorsey quando era il CEO di Twitter.

Nella lotta politica esistente negli USA, Musk ha un ruolo sempre più prominente, grazie al lobbying a favore delle sue compagnie al Congresso e alla sua stessa figura esposta tramite X, lo strumento più potente che ha a livello comunicativo e propagandistico.

Di qui la sua retorica contro il presidente Maduro ha una rilevanza insolita nella politica venezuelana. I calcoli di Musk ruotano attorno ai dividendi che spera di incassare se Trump tornerà alla Casa Bianca, al contempo promuovendo la figura di Machado che, fino ad ora, gode del sostegno golpista, esplicito e tradizionale, dei repubblicani più estremisti della Florida.

Per rispondere alla domanda che dà titolo a questo articolo, possiamo riassumere come conclusione che Elon Musk interviene nell’agenda USA contro il Venezuela per gli interessi economici rappresentati dalle riserve minerarie nazionali, per la sua affiliazione ideologica con la destra libertaria dogmatica del laissez-faire e per i suoi sforzi di aumentare la sua influenza nei circoli politici USA. Per il plutocrate, il Venezuela rappresenta un’opportunità per elevare il suo profilo a nuovi limiti in un contesto di acuta crisi politica e sociale che sta vivendo il suo paese.


¿Qué significa Venezuela para Elon Musk?

 

Con el ascenso durante los últimos años de Elon Musk en el ránking de las personas individuales más ricas del mundo, aumentaron los esfuerzos del milmillonario de origen sudafricano por influir de manera decisiva en el espectro político de Estados Unidos.

Sus intereses privados se compaginan con la corriente de derecha libertaria y de otras facciones en el mismo espectro, allí donde Donald Trump es también un importante referente ideológico.

Venezuela ahora entra en la escena de los intereses de Musk, tanto por razones políticas e ideológicas como económicas, y con un protagonismo extraordinario en el marco de las elecciones del 28J.

En la tribuna de Musk

El choque entre el presidente Nicolás Maduro y Musk ha generado incontables titulares y controversia en paneles digitales y artículos de opinión. Mientras la mirada se posa sobre los intercambios entre ambas figuras, se pierden de vista los posibles intereses del magnate en tener a Venezuela como uno de los ejes de su retórica.

Musk está a la cabeza de varias empresas con alcance global y que se desenvuelven en el campo tecnológico:

Tesla, empresa que diseña, fabrica y vende vehículos eléctricos y tecnología asociada con energías verdes.

SpaceX construye aeronaves espaciales con los cuales ofrece servicios de transporte.

Neuralink se desarrolla en el campo de la neurotecnología.

La última de las compañías adquiridas por Musk fue Twitter, ahora X.

Su carpeta de negocios consiste, así, en cuatro áreas fundamentales: Internet, nuevas energías, tecnología afin al movimiento transhumanista y el espacio exterior. Las empresas de Musk están bien posicionadas en Wall Street y él mismo es una figura reconocida a nivel mundial, tanto por el valor de capitalización de sus compañías como por sus posiciones políticas y su personalidad narcisista que gusta copar las portadas mediáticas.

Se debe resaltar que SpaceX es un contratista importante (por valor de muchos miles de millones de dólares) para el Departamento de Defensa , la NASA y la comunidad de inteligencia estadounidense. Y que Tesla se beneficia de generosos subsidios gubernamentales y créditos fiscales para la industria de vehículos eléctricos.

Su activismo está vinculado con el espectro ideológico de la nueva derecha estadounidense, incluso asociado con la ultraderecha, a tal punto que culpabiliza a la “izquierda” del Partido Demócrata, refiriéndose a los Biden y Clinton del sistema, de socavar la hegemonía de Estados Unidos. Él mismo se ha erigido como una figura derechista de prominencia y defiende sus opiniones con la autoridad que le confiere ser el dueño de X (antes Twitter, desde 2022), donde promueve lo que en el país norteamericano denominan las “guerras culturales” entre las facciones de derecha y el progresismo woke.

Twitter mantenía un fuerte gasto en lobby ante las autoridades federales para no limitar sus actividades y una importante influencia política en Washington. Ahora llamada X, es la plataforma predilecta para la vocería política, donde la mayoría de presidentes y funcionarios en todo el mundo emiten sus declaraciones y opiniones, una “red social” que Elon Musk maneja arbitrariamente correspondiendo a sus propios fines, por ejemplo: le quitó la verificación de color gris (dada a actores gubernamentales) a la cuenta del presidente Nicolás Maduro para apoyar la agenda del golpe en Venezuela.

La manipulación es un ataque simbólico a la figura presidencial de Maduro, a su investidura y majestad como primer mandatario nacional, frontal tomando en cuenta que el mismo Musk secunda la narrativa extremista de María Corina Machado y Edmundo González Urrutia.

Pero este apoyo no está signado por una simpatía genuina por la oposición venezolana; más bien su base se encuentra en la aquiescencia de su figura como promotor de la internacional ultraderechista que está tomando el poder en Estados Unidos, Europa y parte de Sudamérica.

Intereses y posturas

Economía y recursos. Venezuela cuenta con las más grandes reservas de petróleo y una de las más importantes de gas, pero además posee minerales importantes a la luz de la llamada “transición energética”, entre ellos cobre, hierro, bauxita, coltán, casiterita, níquel, rodio, titanio, etc.

Quizás el interés económico de Musk esté en estos recursos, pero la realidad política tiene una gravedad mucho más crítica para el magnate cuando de nuestro país se trata.

En el frente ideológico internacional. Musk ha declarado que Javier Milei cuenta con su bendición y que va “a alentar a la gente que le dé todo el apoyo”, una premisa que puede ser sustentada por los medios tecnológicos que posee.

Argentina, además de tener un gobierno ultraliberal que aboga por el más mínimo Estado en lo económico y social, alberga una de las mayores reservas de litio en la región, en las provincias de Catamarca, Salta y Jujuy. De hecho, forma parte del llamado Triángulo del Litio, donde se encuentra aproximadamente el 85% del mencionado mineral, vital para las mercancías en la cadena de valor de Tesla.

Su amistad con Milei tiene, entonces, una deriva económica acompasada con la política-ideológica. Con Machado sucede algo similar, mas no igual. Ella se inserta en el espectro ideológico de la extrema derecha: propone un régimen neoliberal como el de Milei, se enorgullece del libertarismo como filosofía política y se reconoce como parte de la internacional ultraderechista donde caben también Giorgia Meloni (Italia), José Antonio Kast (Chile) y Santiago Abascal (España).

Podríamos citar su relación con la Fundación Disenso, liderada por Abascal, que conecta políticamente a Musk asimismo con Milei, Meloni y Likud, el partido que preside el sionista genocida Benjamín Netanyahu.

Hacia la cúspide estadounidense. Tras el intento de asesinato de Donald Trump en Pensilvania a principios de julio pasado, Musk anunció oficialmente su respaldo a la candidatura del también magnate de cara a los comicios presidenciales de noviembre. Los reportes apuntan que donará 45 millones de dólares cada mes a su candidatura hasta el día de las elecciones, siendo el milmillonario de la tecnología que más dinero otorga al Partido Republicano.

Figuras de dicho partido han mostrado su respaldo a Machado a lo largo de estos años. Marco Rubio y Rick Scott, senadores por Florida, mantienen contacto directo con ella e incluso presionaron al gobierno de Joe Biden para que Estados Unidos reconociera a González Urrutia como “presidente electo”.

De modo que entre las elites políticas del Partido Republicano y Elon Musk hay una confluencia de intereses políticos e ideológicos que explican por qué el enconamiento del magnate en torno a Venezuela.

Por un lado, su apoyo a figuras de la ultraderecha regional lo ubica dentro del mismo espectro, apuntalado por los medios que posee y elevándolo en la principal tribuna de opinión en el mundo digital: X.

Por el otro, y esto es más importante, Musk se cuela por la rendija discursiva de los republicanos sobre Venezuela para escalar en los réditos de influencia que tiene tiempo labrando en los pasillos de Washington, D.C.

Entre los magnates de la tecnología en Estados Unidos, el dueño de Tesla compite con Mark Zuckerberg, el dueño de Meta, por lograr mayor ascendencia en las entrañas políticas de la Casa Blanca y el Congreso. Solo que el creador de Facebook lo hace desde la acera del Partido Demócrata, como lo hizo Jack Dorsey cuando era el CEO de Twitter.

En la pugna política existente en el país norteamericano, Musk tiene cada vez mayor protagonismo, amén del lobby a favor de sus compañías en el Congreso y de la exposición de su propia figura a través de X, la herramienta más poderosa que tiene a nivel comunicativo y propagandístico.

De allí que su vocería contra el presidente Maduro tenga una predominancia para nada usual en la política venezolana. Los cálculos de Musk rondan en torno a los dividendos que piensa cobrar si Trump regresa a la Casa Blanca, a su vez entronizando a la figura de Machado que, hasta los momentos, cuenta con la venia golpista, explícita y tradicional, de los republicanos más extremistas de Florida.

Para responder a la pregunta que da título a este artículo, podemos resumir como conclusión que Elon Musk interviene en la agenda estadounidense contra Venezuela por los intereses económicos que representan las reservas minerales nacionales, por su filiación ideológica con la derecha libertaria dogmática del laissez faire y por sus esfuerzos en escalar su influencia en los círculos políticos estadounidenses. Para el plutócrata, Venezuela significa una oportunidad para elevar su perfil a nuevos límites en un contexto de aguda crisis política y social que experimenta su país.

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