Il Venezuela non è l’eccezione bensì la regola a livello istituzionale

Recenti controversie elettorali risolte dai tribunali nella regione

misionverdad.com

Esaminando le elezioni presidenziali recentemente svolte nel continente, si osserva che i ricorsi contenziosi elettorali, ovvero, i mezzi tecnico-giuridici di impugnazione, espressi in pareri giudiziari e reclami di vario tipo, sono procedure frequenti in un gran numero di paesi.

L’esistenza di questi procedimenti è un pilastro fondamentale dello Stato di diritto. La possibilità di ricorrere alla giustizia elettorale in caso di dubbi o perturbazioni durante eventi elettorali è fondamentale per lo sviluppo equilibrato dei processi di votazione.

Ecco cinque casi recenti in America Latina —e uno extra— che esemplificano come il ricorso contenzioso elettorale sia stato utilizzato per dirimere controversie a livello istituzionale.

In definitiva, l’attivazione di questo ricorso in Venezuela non è un’eccezione bensì la regola nella regione.

1. Perù 2021

Il secondo turno si è svolto il 6 giugno 2021 e ha visto la sfida tra Pedro Castillo, che è risultato vincitore con il 50,13% dei voti, e Keiko Fujimori, che ha ottenuto il 49,87%.

La candidata sconfitta ha contestato il risultato, molto stretto, sostenendo che Perú Libre, il partito di Pedro Castillo, aveva commesso cattive pratiche. Fujimori ha contestato oltre 1300 verbali elettorali che comprendevano circa 400000 elettori.

Un mese e mezzo dopo il secondo turno, il 19 luglio 2021, l’Ufficio Nazionale dei Processi Elettorali ha certificato la vittoria di Pedro Castillo e ha respinto i 943 ricorsi di nullità presentati dalla candidata sconfitta davanti a 35 giurie elettorali speciali del Perù, che hanno esaminato i verbali nei quali, secondo il partito di Fujimori, Fuerza Popular, si era verificata frode.

È importante notare che la procura ha aperto un’indagine contro Keiko Fujimori e altre 25 persone per i reati di sedizione, cospirazione per la ribellione, denuncia calunniosa e prevaricazione, giustificandosi con “la persistenza degli imputati nel disconoscere i risultati elettorali che davano come vincitore Pedro Castillo Terrones”.

2.Brasile 2022

In queste elezioni hanno gareggiato Lula da Silva e Jair Bolsonaro, che aspirava a un secondo mandato.

La campagna è stata fin dall’inizio molto serrata, con alti livelli di polarizzazione. Bolsonaro ha apertamente messo in discussione la legittimità del processo e ha denunciato la possibilità di una presunta frode pochi giorni prima del voto.

Il risultato finale è stato molto stretto. Lula ha ottenuto il 50,90% dei voti e Bolsonaro il 49,10%. In questo scenario, il candidato sconfitto ha contestato il processo elettorale di ottobre e ha chiesto al Tribunale Supremo Elettorale (TSE) di annullare i voti espressi nella maggior parte delle macchine per il voto elettronico del paese, sostenendo che c’erano errori nel software.

Il TSE ha respinto le contestazioni e ha certificato la vittoria di Lula 43 giorni dopo le elezioni. L’organo ha deciso di inabilitare l’ex presidente Bolsonaro per aver screditato il sistema elettorale brasiliano e aver agito in malafede durante la campagna.

3.Paraguay 2023

Le elezioni si sono svolte il 23 aprile 2023 e hanno visto la vittoria di Santiago Peña, del Partito Colorado, con il 42,74% dei voti; al secondo posto Efraín Alegre, della Concertazione Nazionale, con il 27,48% e, al terzo, Paraguayo Cubas, con il 22,91% del partito Cruzada Nacional.

Nonostante la grande differenza emersa dai risultati, sia Alegre che Cubas hanno manifestato il loro disaccordo con il conteggio finale.

Efraín Alegre ha richiesto un conteggio manuale dei voti e un’audit internazionale del sistema elettronico di voto in seguito a denunce di irregolarità che si sono moltiplicate dopo l’annuncio dei risultati. Nel frattempo, Cubas ha chiamato a manifestare davanti al massimo tribunale elettorale per denunciare una frode che ha scatenato proteste violente nelle principali città del paese.

Tuttavia, il Tribunale Superiore di Giustizia Elettorale (TSJE) ha negato qualsiasi possibilità di manipolazione delle macchine per il voto, basandosi sul fatto che erano state condotte le necessarie verifiche da parte delle diverse forze politiche. L’ente ha stabilito, tramite una risoluzione, che non avrebbe accettato la richiesta di diversi settori politici di sottoporre a una verifica internazionale il software del sistema informatico e le macchine per il voto utilizzate nelle elezioni generali del 30 aprile.

Nonostante ciò, il candidato di Cruzada Nacional ha rifiutato di riconoscere la vittoria e ha puntato sulla mobilitazione di piazza.

La procura paraguaiana ha accusato Cubas di “disturbo della pace pubblica, minaccia di atti punibili, tentativo di impedimento delle elezioni, tentativo di coazione agli organi costituzionali e resistenza”, come registrato nel verbale di imputazione diffuso dai mezzi di comunicazione.

La vittoria di Santiago Peña è stata certificata dall’organo elettorale un mese dopo le elezioni.

4.Guatemala 2023

Il secondo turno si è svolto il 22 agosto 2023 e ha visto la sfida tra Bernardo Arévalo, del Movimento Semilla, che ha vinto con il 60,91%, contro Sandra Torres del partito UNE, che ha ottenuto solo il 39,10%.

Nel primo turno, la certificazione dei risultati è stata ritardata a causa di un controverso provvedimento concesso dalla Corte Costituzionale a nove partiti, incluso il partito ufficiale Vamos.

Questi partiti hanno impugnato il risultato del primo turno sostenendo “irregolarità” e “frode elettorale” a favore di Arévalo, arrivando persino a chiedere nuove elezioni. Tuttavia, la Corte ha respinto le accuse e ha certificato i candidati che avrebbero partecipato al secondo turno.

Dopo i risultati, la Fiscal General ha richiesto l’annullamento delle elezioni tenutesi ad agosto e la revoca dell’immunità del presidente eletto, Bernardo Arévalo, a causa di un’indagine in corso in cui si presumeva che ci fosse stata frode elettorale.

In questo contesto, il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) ha sostenuto che tale accusa non alterava i risultati che avevano dato la vittoria ad Arévalo e che le elezioni presidenziali non potevano essere ripetute, affermando, inoltre, che “i risultati erano inalterabili”.

La certificazione del TSE è avvenuta nel dicembre 2023, cinque mesi dopo il secondo turno, stabilendo che i funzionari eletti dovevano assumere l’incarico nel gennaio 2024 come previsto, altrimenti ci sarebbe stato “il mancato rispetto dell’ordine costituzionale”.

Queste elezioni sono state le più soggette a controversie giudiziarie, fino ad oggi, nell’ambiente latinoamericano.

5.Messico 2024

Le elezioni si sono tenute il 2 giugno 2024 e hanno visto la vittoria dell’ex sindaca di Città del Messico, Claudia Sheinbaum, che ha ricevuto il 59,75% dei voti, mentre la sua principale sfidante, la senatrice Xóchilt Gálvez, ha ottenuto solo il 27,45% dei voti.

Tuttavia, nonostante i più di 30 punti di differenza tra le due candidate, la senatrice ha impugnato le elezioni.

Xóchilt Gálvez ha sostenuto che il ricorso contenzioso elettorale che avviava non aveva l’obiettivo di “chiedere l’annullamento delle elezioni, ma di far sì che ci fosse una sanzione al presidente López Obrador per la sua intromissione nel processo elettorale”.

Ha inoltre chiesto al tribunale di indagare sull’uso di risorse pubbliche nella campagna di Sheinbaum e sulla manipolazione dei programmi sociali a favore della candidatura della Sindaca.

Dopo quasi due mesi dalla vittoria, la Sala Superiore del Tribunale Elettorale ha ritenuto infondate le impugnazioni contro la vittoria di Sheinbaum e ha confermato i risultati dei conteggi distrettuali, procedendo a ricevere il conteggio finale prima della consegna della sua attestazione.

In quella giornata si sono risolti 240 ricorsi di contestazione relativi all’elezione e si è stabilito che le impugnazioni erano “infondate e inoperanti”, in particolare per quanto riguarda la questione relativa alla composizione indebita dei seggi elettorali.

La Sezione Superiore del Tribunale Elettorale ha confermato la vittoria di Sheinbaum con i conteggi distrettuali.

Extra: Stati Uniti 2020

Queste elezioni sono state le più controverse dalla criticata scelta di George W. Bush contro il democratico Al Gore, nel 2000.

Nel caso delle elezioni presidenziali tra Joe Biden e Donald Trump, c’è stato un prolungato scandalo in cui, alla fine, si è affermato in modo definitivo che Joe Biden aveva ottenuto la maggioranza dei collegi elettorali per diventare presidente.

Gli USA dispongono di un sistema di voto per corrispondenza, implementato da molti stati, e il loro sistema è manuale nella maggior parte del paese.

Le votazioni si sono ufficialmente svolte il 3 novembre e solo quattro giorni dopo Biden è stato dichiarato vincitore.

Sebbene vari sondaggi trasmessi da reti televisive avessero annunciato che Biden aveva ottenuto la vittoria, è stato solo il 7 novembre che egli ha raggiunto la maggioranza, secondo un conteggio preliminare. Tuttavia, la sua vittoria non è stata confermata fino al 14 dicembre di quell’anno, 41 giorni dopo la data delle elezioni, quando ottenne il supporto dei commissari rappresentanti dei collegi elettorali, come previsto dal sistema di voto indiretto.

Donald Trump ha quindi denunciato che ci fosse stata una frode e ha sottoposto le elezioni a difficili processi di contestazione in diversi stati. Tecnicamente, secondo il sistema USA, c’è stata un’elezione per ogni stato, ovvero 50 esperienze simultanee, il che aumenta la complessità del processo.

Il sistema elettorale USA non ha un’istituzione federale unica che organizzi queste giornate. Gli enti elettorali dipendono dalla struttura di governo di ogni stato e, in diversi casi, esistono tribunali elettorali alternativi agli enti organizzatori dei processi.

Trump ha contestato i risultati in Wisconsin, Michigan, Georgia e Pennsylvania, e si è rivolto agli uffici elettorali, ai tribunali o alla Corte Suprema di quegli stati, a seconda del caso, ma in nessuno di questi ha ottenuto verdetti favorevoli alle sue denunce.

Rispetto dell’istituzionalità

Nei casi trattati si osserva un rispetto per la legalità e la legittimità dell’organo giurisdizionale nella rispettiva materia elettorale. La parte che ritiene che i propri diritti siano stati violati conosce la procedura legale che deve seguire per difenderli.

Nei casi in cui l’autorità elettorale determinava che le denunce di frode erano infondate e miravano a generare sfiducia nel sistema nel suo complesso, lo Stato, attraverso i suoi organismi competenti, sanzionava in base alla legislazione vigente. Garantendo l’equilibrio del processo, la giurisdizione elettorale contribuisce a prevenire conflitti politici. Ciò permette che il verdetto delle urne sia accettato da tutti i fattori politici e sociali, evitando così tensioni che possano sfociare in situazioni di destabilizzazione prolungata.

Questo è l’obiettivo che si intende raggiungere con il contenzioso elettorale presentato dal presidente Nicolás Maduro alla Sala Elettorale del Tribunale Supremo di Giustizia. Questo ricorso si erge come un meccanismo di salvaguardia dello Stato di diritto di fronte all’offensiva multipla e sostenuta contro il sistema elettorale venezuelano, promossa dal settore estremista dello spettro oppositore, che da sempre ha puntato alla strumentalizzazione delle elezioni con l’obiettivo di accumulare forza in vista di attivare agende golpiste.

 


Venezuela no es la excepción sino la regla a escala institucional
Controversias electorales recientes resueltas por tribunales en la región

Al revisar los comicios presidenciales realizados recientemente en el continente, se observa que los recursos contenciosos electorales, es decir, los medios técnico-jurídicos de impugnación, expresados en dictámenes judiciales y reclamaciones de diverso tipo, son procedimientos frecuentes en una gran cantidad de países.

La existencia de estos procedimientos es un pilar fundamental del Estado de derecho. La posibilidad de recurrir a la justicia electoral ante dudas o perturbaciones durante eventos comiciales es clave para el desarrollo equilibrado de los procesos de votaciones.

Aquí cinco casos recientes en América Latina —y un extra— que ejemplifican cómo el recurso contencioso electoral ha sido utilizado para dirimir disputas a escala institucional.

En definitiva, la activación de este recurso en Venezuela no es una excepción sino la regla en la región.

1.Perú 2021

La segunda vuelta se realizó el 6 de junio de 2021 y enfrentó a Pedro Castillo, quien resultó ganador con 50,13% de los votos, contra Keiko Fujimori, que alcanzó 49,87%.

La candidata perdedora impugnó el resultado, por demás cerrado, mediante el alegato que Perú Libre, el partido de Pedro Castillo, había incurrido en  malas prácticas. Fujimori impugnó más de 1 300 actas electorales que contenían alrededor de casi 400 mil electores.

Mes y medio después de la segunda vuelta, 19 de julio de 2021, la Oficina Nacional de Procesos electorales certificó la victoria de Pedro Castillo y desestimó los 943 recursos de nulidad que interpuso la candidata perdedora ante 35 jurados electorales especiales de Perú, que revisaron las actas en las que, según el partido de Fujimori, Fuerza Popular, se había cometido fraude.

Es importante destacar que la fiscalía abrió una investigación contra Keiko Fujimori y otras 25 personas por los delitos de sedición, conspiración para la rebelión, denuncia calumniosa y prevaricato, justificándose en “la persistencia de los imputados de desconocer los resultados electorales que daban como ganador a Pedro Castillo Terrones”.

  1. Brasil 2022

En estas elecciones compitieron Lula da Silva y Jair Bolsonaro, que aspiraba a un segundo mandato.

La campaña se mostró desde un principio cerrada, con altos niveles de polarización. Bolsonaro cuestionó abiertamente la legitimidad del proceso y denunció la posibilidad de un supuesto fraude días antes de la jornada.

El resultado final fue ajustado. Lula obtuvo 50,90% de los votos y Bolsonaro 49,10%. Ante este escenario el candidato perdedor impugnó el proceso electoral de octubre y solicitó al Tribunal Supremo Electoral (TSE) que anulara los votos emitidos en la mayoría de las máquinas de votación electrónica del país, basado en el alegato de que existieron errores de software.

El TSE desestimó las impugnaciones y certificó la victoria de Lula 43 días después de los sufragios. El órgano decidió inhabilitar al expresidente Bolsonaro por desacreditar el sistema electoral brasileño y actuar de mala fe durante la campaña.

  1. Paraguay 2023

Se realizaron el 23 de abril de 2023 y surgió como ganador Santiago Peña, del Partido Colorado, con 42,74% de los votos; en segundo lugar quedó Efraín Alegre, de Concertación Nacional, con 27,48% y, en el tercero, Paraguayo Cubas, con 22,91% del partido Cruzada Nacional.

A pesar de la diferencia amplia que arrojaban los resultados, tanto Alegre como Cubas manifestaron su desacuerdo con el cómputo final.

Efraín Alegre reclamaba un cómputo manual de sufragios y una auditoría internacional del sistema electrónico de votación ante denuncias de irregularidades que se multiplicaron luego del anuncio de los resultados. Mientras, Cubas llamó a manifestarse frente al máximo tribunal electoral para denunciar un fraude que desencadenó protestas violentas en las principales ciudades del país.

No obstante, el Tribunal Superior de Justicia Electoral (TSJE) negó toda posibilidad de manipulación de las máquinas de votación, basado en el argumento de que habían contado con las auditorías necesarias por parte de las distintas fuerzas políticas. El ente estableció, a través de una resolución, que no aceptaría el pedido de varios sectores políticos de someter a una auditoría internacional el software del sistema informático y las máquinas de votación utilizadas en las elecciones generales del 30 abril.

A pesar de esto, el candidato de Cruzada Nacional se negó a reconocer el triunfo y apostó por la movilización callejera.

La fiscalía paraguaya acusó a Cubas de “perturbación de la paz pública, amenaza de hechos punibles, tentativa de impedimento de las elecciones, tentativa de coacción a órganos constitucionales y resistencia”, según quedó consignado en el acta de imputación difundida por los medios de comunicación.

La victoria de Santiago Peña fue certificada por el órgano electoral un mes después de los comicios.

  1. GUATEMALA 2023

La segunda vuelta se realizó el 22 de agosto de 2023 y enfrentó a Bernardo Arévalo, del Movimiento Semilla, quien ganó con 60,91%, contra Sandra Torres del partido UNE, quien obtuvo solo 39,10%.

En la primera vuelta la certificación de los resultados se retrasó debido a un controvertido amparo concedido por la Corte de Constitucionalidad a nueve partidos, incluido el partido oficialista Vamos.

Dichos partidos impugnaron el resultado de la primera vuelta mediante el alegato de “irregularidades” y de “fraude electoral” a favor de Arévalo, incluso llegaron a pedir unos nuevos sufragios. No obstante, la Corte desestimó las acusaciones y certificó a los candidatos que participarían en la segunda vuelta.

Tras los resultados, la Fiscal General solicitó la nulidad de los comicios celebrados en agosto y el retiro de la inmunidad del presidente electo, Bernardo Arévalo, a causa de una investigación que venían realizando en la que presumían que había ocurrido fraude electoral.

En este contexto, el Tribunal Supremo Electoral (TSE) sostuvo que tal acusación no alteraba los resultados que dieron el triunfo a Arévalo y que las elecciones presidenciales no podían repetirse, y afirmaron, además, que “los resultados eran inalterables”.

La certificación del TSE se dio en diciembre de 2023, cinco meses después de la segunda vuelta, y establecieron que los funcionarios electos debían asumir el cargo en enero de 2024 como estaba previsto o, de lo contrario, habría ” incumplimiento del orden constitucional”.

Estas elecciones han sido las más judicializadas hasta el momento en el entorno latinoamericano.

  1. México 2024

Celebradas el 2 de junio de 2024,  arrojaron como ganadora de la contienda a la exjefa de gobierno de la Ciudad de México, Claudia Sheinbaum, quien recibió 59,75% de los votos, mientras que su principal contendiente, la senadora Xóchilt Gálvez, alcanzó solo 27,45% de los votos.

No obstante, a pesar de los más de 30 puntos de diferencia entre las dos candidatas, la senadora impugnó los comicios.

Xóchilt Gálvez alegó que el contencioso electoral que iniciaba no tenía por objetivo “pedir la anulación de la elección sino de que exista una sanción al presidente López Obrador por su intromisión en el proceso electoral”.

También solicitó al tribunal investigar el uso de recursos públicos en la campaña de Sheinbaum y la manipulación de los planes sociales en favor de la candidatura de la Jefa de gobierno.

Luego de casi dos meses de conseguir la mayor cantidad de votos, la Sala Superior del Tribunal Electoral dio por infundadas las impugnaciones contra la victoria de Sheinbaum y confirmó los resultados de los cómputos distritales, procediendo a recibir el cómputo final previamente a la entrega de su constancia.

En esa jornada se resolvieron 240 juicios de inconformidad relacionados con la elección y se determinó que las impugnaciones “resultaron infundadas e inoperantes”, en particular respecto a la causa relacionada con la integración indebida de las mesas directivas de casilla.

La Sala Superior del Tribunal Electoral confirmó la victoria de Sheinbaum con los cómputos distritales.

extra: Estados Unidos 2020

Estas elecciones han sido las más controversiales desde la polémica escogencia de George W. Bush frente al demócrata Al Gore en el año 2000.

En el caso de las presidenciales entre Joe Biden y Donald Trump hubo un prolongado escándalo en el que, después de todo, se afirmó de manera definitiva que Joe Biden había conseguido la mayoría de los colegios electorales para ser presidente.

Estados Unidos cuenta con un sistema de votación por correo, implementado por muchos estados, y su sistema es manual en la mayoría del país.

Los sufragios se realizaron oficialmente el 3 de noviembre y fue cuatro días después cuando Biden fue anunciado ganador.

Aunque diversas encuestas en cadenas televisivas anunciaron que Biden había obtenido el triunfo, no fue hasta el 7 de noviembre cuando contó con una mayoría, según conteo preliminar. Pero su victoria no se confirmaría sino hasta el 14 de diciembre de ese año, a 41 días de la fecha de los comicios, al conseguir el apoyo de comisarios representantes de colegios electorales, según dicta el sistema de voto indirecto.

Donald Trump denunció entonces que hubo fraude y sometió los comicios a difíciles procesos de impugnación en varios estados. Técnicamente, según el sistema estadounidense, hubo una elección por cada estado, o 50 experiencias simultáneas, lo cual eleva su complejidad

El sistema electoral estadounidense carece de una institución federal única que organice dichas jornadas. Los entes comiciales corresponden a la estructura de gobierno de cada estado y en diversos casos existen tribunales electorales alternos a los entes organizadores de los procesos.

Trump impugnó los resultados en Wisconsin, Michigan, Georgia y Pensilvania, y se dirigió a oficinas electorales, tribunales o a la Corte Suprema de esos estados, según fuera el caso, pero en ninguno consiguió veredictos favorables a sus denuncias.

Respeto a la institucionalidad

En los casos abordados se observa un acatamiento a la legalidad y legitimidad del órgano jurisdiccional en la materia electoral respectiva. La parte que cree que sus derechos fueron vulnerados conoce el procedimiento legal que debe seguir para defenderlos.

En los escenarios donde la autoridad electoral determinaba que las denuncias de fraude eran infundadas y buscaban generar desconfianza en el sistema en su totalidad, el Estado, a través de sus organismos competentes, sancionaba con base en la legislación vigente. Al garantizar el equilibro del proceso, la jurisdicción electoral contribuye a prevenir conflictos políticos. Permite que el veredicto de las urnas sea aceptado por todos los factores políticos y sociales, y de ese modo se evitan tensiones que desemboquen en situaciones de desestabilización prolongadas.

Tal es el objetivo que se pretende con el contencioso electoral introducido por el presidente Nicolás Maduro ante la Sala Electoral del Tribunal Supremo de Justicia. Este recurso se erige como un mecanismo de salvaguarda del Estado de derecho frente a la ofensiva múltiple y sostenida contra el sistema electoral venezolano, promovida por el sector extremista del espectro opositor, que desde siempre ha apostado por la instrumentalización de las elecciones con el objetivo de acumular fuerza con vistas a activar agendas de golpe de Estado.

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