Esperienze con Fidel

Gli aneddoti sulla vicinanza del Comandante in capo ai colleghi della radio e della televisione durante l’esercizio della loro professione di giornalisti, cameraman o produttori in generale, sono stati raccolti nel libro Privilegiados del tiempo (Privilegiati del tempo).

Fidel Castro Ruz, statista ed essere umano virtuoso rivela un libro con testimonianze di giornalisti cubani sull’operato del leader rivoluzionario, presentato questo giovedì in occasione della commemorazione del 98° anniversario della sua nascita, il 13 agosto.

Il testo, compilato dagli importanti professionisti della televisione cubana Ovidio Cabrera e Irma Cáceres, contiene 25 aneddoti e più di 100 fotografie di momenti intimi e pubblici del Comandante in capo della Rivoluzione cubana, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Prensa Latina.

Intitolato Privilegiati del tempo, il libro contiene ricordi di giornalisti cubani e tecnici della radio e della televisione, nonché esperienze con il Comandante in Capo, raccontate dal famoso meteorologo José Rubiera.

I testimoni hanno messo in luce l’umanesimo dell’uomo solidale che è stato presente nei momenti più difficili e gloriosi di Cuba nel secolo scorso e in parte del presente.

Così, ogni testimone del suo lavoro politico dal 1959 fino a prima della sua morte, avvenuta il 25 novembre 2016, lo rivela nel libro come un essere umano “un conversatore, interessato ai problemi del popolo, colui che riunisce il suo popolo e lo guida”, ha detto il giornalista Pedro Martínez Pírez.

Da parte sua, Rubiera lo descrive nei suoi rapporti con la gente “come se si parlasse con un fratello o un amico che, inoltre, ha un immenso appetito per la conoscenza, dalla meteorologia allo studio dei pianeti e della loro atmosfera”, ha detto.

È stato proprio lui a pronunciare il discorso più breve e rigoroso mai fatto da un uomo di Stato, ha detto l’esperto dell’Istituto cubano di meteorologia, quando ha messo in guardia dai pericoli che incombono sulla specie umana al vertice di Rio de Janeiro, in Brasile, nel 1992.

Il testo, con la prefazione del presidente onorario dell’Unione dei giornalisti cubani, Tubal Páez, sarà presentato in altre sedi della capitale, in particolare presso il Centro Fidel Castro Ruz, nel contesto del compleanno del leader latinoamericano e mondiale.

Fonte: Juventud Rebelde

Traduzione: italiacuba.it


Il pensiero economico di Fidel Castro

 

Le analisi di Fidel Castro sulle relazioni economiche internazionali hanno affrontato sfide cruciali, avvertendo con comprovata lucidità intellettuale che, per la prima volta nella storia umana, la nostra specie era ed è a rischio reale di estinzione.

Non si tratta solo della distruzione dell’ambiente naturale della vita, le minacce arrivano all’unisono da “gravi rischi politici, armi di distruzione di massa e di sterminio sempre più sofisticate e dottrine estremiste che potrebbero essere sostenute da forze mortali e annientanti”, ha ribadito lo statista il 14 febbraio 2003, al V Incontro “Globalización y Problemas del Desarrollo”, tenutosi a L’Avana.

Nel corso della sua vita, il leader storico della Rivoluzione cubana è intervenuto con i suoi argomenti “di fronte ad una realtà che conserva, e per certi aspetti supera, la rapacità e la disumanità che ha potuto sperimentare per più di cinque decenni come studioso, e ancor più come attore politico di primo piano”, ha affermato il Dottore in Scienze, Osvaldo Martínez.

Dal suo discorso politico, ha analizzato con rigore scientifico l’evoluzione dei fenomeni complessi dell’economia internazionale ed ha dimostrato una grande conoscenza, mobilitandosi per la lotta rivoluzionaria ed antimperialista, ha sostenuto l’esperto in uno studio presentato a L’Avana dal Centro Studi sull’Economia Mondiale (CIEM).

Come ha osservato, “Fidel Castro non era un economista od un sociologo, né uno scienziato in senso accademico. Il suo terreno era quello della scienza e dell’arte politica, il terreno più complicato, mutevole e sconcertante, più di tutti i terreni”.

Avvicinarsi all’ideologia di questo marxista latinoamericano “non è una questione di storia antica”, il suo pensiero è oggi ancora necessario, anzi, forse tuttora più che mai, quando l’economia mondiale continua ad essere predatoria, il neoliberismo avanza e la distruzione del pianeta continua.

Sotto il titolo “Il pensiero economico di Fidel Castro nelle relazioni economiche internazionali”, un gruppo di specialisti e collaboratori del CIEM ha offerto un prezioso approccio all’argomento, che potrebbe servire da motivazione per future indagini.

Pubblicato da Editorial Academia nel 2018, il testo ha il valore di raccogliere, ordinare e stabilire rapporti tra il pensiero del leader antimperialista ed il contesto in cui fu enunciato, i successivi sviluppi in alcuni campi specifici e la validità della sua ideologia.

Studioso insaziabile, è riuscito a comprendere e sostenere che l’ordine economico internazionale funziona “come un meccanismo perverso che blocca lo sviluppo, riproduce la povertà ed estrae risorse finanziarie essenziali”, spiega Martínez nel prologo del libro.

È una matassa complicata da comprendere, in cui si mescolano condizioni di scambio sfavorevoli, crediti onerosi, protezionismo, debito ed investimenti saccheggiatori da parte delle imprese transnazionali.

Inoltre, le manipolazioni dei tassi di cambio, la voracità dell’agrobusiness transnazionale, la distruzione dell’ambiente e altri problemi diversi sul pianeta, con alle spalle povertà, malattie e analfabetismo.

Per affrontare la sfida era necessario riunire un insieme essenziale di capacità difficilmente riscontrabili in un leader politico, perché non si trattava solo di comprendere il fenomeno sul piano intellettuale, ma anche di denunciarlo al mondo con argomentazioni solide e proporre modi di agire contro i potenti beneficiari dell’ordine economico globale, ha avvertito lo specialista che per anni ha diretto il CIEM e la Commissione Affari Economici del Parlamento cubano.

Per portare avanti l’analisi descritta, e anche per farsi ascoltare, era necessaria un’autorità morale basata sui fatti ed una padronanza tecnica delle interrelazioni molto complesse tra economia e politica, per esporre il pensiero e difenderlo davanti a capi di stato, giornalisti, accademici, uomini d’affari, funzionari internazionali, ha aggiunto.

Ed anche avere la capacità di esprimere il proprio pensiero senza trasformarlo in uno schema da manuale davanti ai lavoratori, ai religiosi, agli indigeni, ai movimenti sociali od ai cittadini. “Per realizzare questa articolazione tra il complesso teorico e la sua dichiarazione politica assimilabile e mobilitante, senza perdere il suo rigore tecnico essenziale, il comandante Fidel Castro disponeva di una vasta cultura – forse la cosa più vicina a una cultura enciclopedica nel ponte tra il XX e il XXI secolo, ed una vasta esperienza nella comunicazione orale e scritta delle sue idee e nel dibattito diretto davanti a pubblici molto diversificati”, ha valutato Martínez.

Non è difficile notare, ha commentato, che per Fidel Castro lo studio delle relazioni economiche internazionali aveva diversi obiettivi, tra cui la conoscenza dello scenario economico nel quale Cuba combatteva la sua tenace battaglia per affermarsi e l’utilizzo delle principali contraddizioni che rivelano la natura rapace e contraria allo sviluppo del capitalismo globalizzato e neoliberista.

Ha approfondito anche le questioni legate all’integrazione, agli armamenti ed alla distruzione dell’ambiente ed ha sottoposto a dure critiche il discorso sul libero scambio, come unica via possibile verso lo sviluppo.

da Prensa Latina, traduzione di Ida Garberi

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