Elon Musk e il cinismo dei magnati

Fernando Buen Abad

Anche se qui serve da esempio, il nome e il cognome sono la cosa meno importante, Musk non è altro che un ingranaggio del sistema putrido e criminale che qui denunciamo e combattiamo. Armato delle sue stravaganze e buffonate da magnate, Musk sbava per impossessarsi delle ricchezze naturali del Venezuela e sbava per infliggere al popolo rivoluzionario di Chávez una lezione ideologica per aver osato costruire un paese con sovranità ed un progetto socialista bolivariano. Quando l’avidità si converte in psicopatia, l’avidità trabocca. Spargono l’odio di classe che hanno invecchiato in botti mediatiche. Monroe contro Bolívar di nuovo?

Dai giacimenti inesauribili dei loro ego, Musk e le sue orde trasudano un’avidità macabra dispiegata in narrative golpiste. Ma si dimenticano che esiste la memoria collettiva, che non è solo un inventario di ricordi perché costituisce un campo di battaglia simbolico. Musk alimenta la sua libidine perversa con l’idea di scatenare un’enorme ondata di distorsioni e fake news per sottomettere il popolo del Venezuela a saccheggi, principalmente petroliferi, usando la metodologia dell’intelligenza artificiale borghese che loro usano come arma di guerra. Questa avidità di Musk si è manifestata come secrezione di elisir che inebria i suoi seguaci e ammiratori, criminali quanto lui, impregnandoli di credenze o feticci che appaiono come fenomeni intellettuali propri, anche se portano il marchio di fabbrica dei laboratori di guerra cognitiva.

Stanno spendendo somme oscene per il colpo di Stato la cui vera missione è impossessarsi delle ricchezze naturali. Il saccheggio golpista si presenta in modo seducente con la promessa di meraviglie libertarie; lasciando sul tavolo delle nostre realtà l’amara impotenza che ci assale di fronte alle vetrine della violenza imperiale.

Musk ha messo la faccia per guidare il delirio delle dittature che operano i loro brodi ideologici all’interno delle democrazie borghesi come tendenze silenziose camuffate da voti. È riuscito a infiltrarsi, con retorica democratica e tutte le forme dell’ inganno tecnologico, in un terreno propagandistico fertile per la sua irresponsabilità redditizia. Si tratta anche di un colpo di Stato semantico orchestrato dagli eserciti mediatici oligarchici che chiamano democrazia le loro perversioni saccheggiatrici.

La concentrazione monopolistica della tecnologia è una minaccia contro le democrazie. E sembra che ci siamo abituati, a costi incalcolabili, a consumare docilmente, in modo pianificato e dipendente, tutto ciò che ci impongono i consorzi tecnologici transnazionali, spesso con sede nell’industria bellica. Internet non ci lascerà mentire, per esempio. Trasferiamo all’apparato imprenditoriale bellico, bancario e mediatico – senza freni e senza controlli – somme ingenti. Qui si intenda dipendenza nel suo senso più ampio, che include le dipendenze più varie e le più recenti. Acquisiamo tecnologia senza sovranità; non consolidiamo le nostre forze produttive, non creiamo una corrente internazionalista per una tecnologia emancipata ed emancipatrice; non creiamo le officine semiotiche per l’emancipazione e l’ascesa delle coscienze verso la prassi trasformatrice; nella produzione di tecnologie e non creiamo un bastione etico e morale per il controllo politico del discorso e della spesa. Non è che manchino talenti o esperti, non è che manchi denaro o manchino bisogni con i loro scenari. Ha nuovamente devastato la crisi di direzione politica trasformatrice. Abbiamo parlato molto, fatto poco. Neanche il Rapporto MacBride (1980) abbiamo saputo ascoltare e utilizzare, come si deve.

(Tratto da RedH Cuba)


Elon Musk y el cinismo de los magnates

Por: Fernando Buen Abad     

                                                                                                       

Aunque aquí sirve de ejemplo, lo que menos importa es su nombre y apellido, Musk no es más que un engranaje del sistema putrefacto y criminal que aquí denunciamos y combatimos. Armado con sus veleidades y payasadas de magnate, Musk babea por adueñarse de las riquezas naturales de Venezuela y babea por propinarle al pueblo revolucionario de Chávez un escarmiento ideológico por atreverse a construir un país con soberanía y un proyecto socialista bolivariano. Cuando la avaricia se les convierte en sicopatía se les desborda la avaricia. Desparraman el odio de clase que han añejado en barricas de mediáticas. ¿Monroe vs Bolívar de nuevo?

Desde los yacimientos inagotables de sus egos Musk, y sus jaurías, supura avaricia macabra desplegada en narrativas golpistas. Pero se les olvida que hay la memoria colectiva, que no es sólo inventario de recuerdos porque constituye un campo de batalla simbólica. Musk se alimenta su lívido perversa con la idea de descargar una arremetida descomunal de tergiversaciones y fake news para subordinar al pueblo de Venezuela a saqueos, petroleros principalmente, bajo la metodología de la inteligencia artificial burguesa que ellos usan como arma de guerra. Esa avaricia de Musk se ha exhibido como secreción de elíxires que embriaga a sus secuaces y admiradores, tan criminales como él, impregnándolos con creencias o fetiches que aparecen como fenómenos intelectuales propios, aunque tengan sello de fábrica de laboratorios de guerra cognitiva.

Están gastando sumas obscenas para el golpe de Estado cuya verdadera tarea es sustituir adueñarse de las riquezas naturales. Que el saqueo golpista se presente seductor con la oferta de maravillas libertarias; dejar sobre la mesa de nuestras realidades la muy amarga impotencia que nos asalta ante los escaparates de la violencia imperial.

Musk puso la jeta para liderar un delirio de las dictaduras que operan sus caldos ideológicos por dentro de las democracias burguesas como tendencias sordas camufladas con votos. Ha logrado infiltrarse, con palabrería democrática, y todas las formas del engaño tecnológico en un terreno propagandístico fértil para su irresponsabilidad rentable. Se trata también de un golpe de Estado semántico orquestado por los ejércitos mediáticos oligarcas que llaman democracia a sus perversiones saqueadoras.

La concentración monopólica de la tecnología es una amenaza contra las democracias. Y parece que nos acostumbramos, a costos incalculables, a consumir mansamente, planificada y adictamente, todo cuanto nos imponen los consorcios tecnológicos trasnacionales frecuentemente con matriz en la industria bélica. Internet no nos dejará mentir, por ejemplo. Transferimos al aparato empresarial bélico, bancario y mediático –sin frenos y sin auditorías–, sumas ingentes. Entiéndase aquí dependencia en su sentido amplio que incluye las adicciones más variadas y las más novedosas. Adquirimos tecnología sin soberanía; no consolidamos nuestras fuerzas de producción, no creamos una corriente internacionalista para una tecnología emancipada y emancipadora; no creamos las usinas semióticas para la emancipación y el ascenso de las conciencias hacia la praxis transformadora; en la producción de tecnologías y no creamos un bastión ético y moral para el control político del discurso y el gasto. No es que falten talentos o expertos, no es que falte dinero ni que falten las necesidades con sus escenarios. Hizo estragos, nuevamente, la crisis de dirección política transformadora. Hablamos mucho, hicimos poco. Ni el Informe MacBride (1980) supimos escuchar y usar, como se debe.

(Tomado de RedH Cuba)           

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