Gli USA hanno la capacità di intensificare le sanzioni contro PDVSA?

misionverdad.com

Il Venezuela affronta uno scenario di conflitto post-elettorale che evidenzia la riproposizione di vecchi schemi di destabilizzazione e attacchi diretti alla sovranità nazionale, in cui nuovamente il governo USA ha giocato un ruolo di guida e supervisione.

Da Washington si è manifestata una posizione sui risultati elettorali che non disconosce apertamente la legittimità del processo del 28 luglio.

Questa posizione si inserisce in un contesto di crescente pressione sul Paese, dove le aggressioni economiche continuano a essere l’arma principale di coercizione.

In diverse conferenze stampa, i portavoce della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato mantengono la stessa linea discorsiva sul regime sanzionatorio contro il Venezuela. La portavoce dell’amministrazione Biden, Karine Jean-Pierre, ha dichiarato recentemente che “sebbene oggi non abbia nulla da annunciare in relazione alle sanzioni o al futuro, continueremo a valutare la nostra politica di sanzioni calibrata verso il Venezuela alla luce degli interessi generali degli USA”.

Funzionari di alto livello hanno anche indicato che non è possibile anticipare le azioni relative alle licenze che autorizzano le operazioni petrolifere in Venezuela, ma:


  • “Che attualmente non si sta considerando la possibilità di modificare retroattivamente le licenze già rilasciate”.

  • E, “ora che ci troviamo di fronte ad un possibile nuovo scenario, lo terremo in considerazione mentre pianifichiamo la direzione che prenderemo riguardo alle sanzioni sul Venezuela”.

Le dichiarazioni sono state formulate con un certo grado di ambiguità strategica rispetto alla situazione attuale in Venezuela, poiché il programma di sanzioni USA include una fase di gestione delle licenze che consente di adeguare l’approccio man mano che le circostanze cambiano, mantenendo sempre una carta nascosta nella manica. Questa gestione si basa, in termini generali, sulle esigenze e le urgenze del mercato energetico globale, nonché sui criteri di convenienza per gli USA in relazione alla loro sicurezza energetica.

Possibili manovre

Washington ha lasciato intendere che la politica sanzionatoria contro il Venezuela sarà “calibrata” in base agli interessi USA. Questo implica che l’imposizione di nuove misure o l’opzione di revocare le licenze non risponde unicamente alla situazione politica del Venezuela, bensì anche a un calcolo geopolitico più ampio, in cui gli interessi energetici e di sicurezza nazionale del paese nordamericano giocano un ruolo fondamentale.

In questo contesto, ci si potrebbe chiedere quale sia il margine di manovra degli USA se decidessero di revocare le esenzioni petrolifere concesse in mezzo a una escalation di pressioni diplomatiche. Per rispondere è necessario ricordare che, imponendo le sanzioni contro PDVSA, gli USA avevano già cercato di garantire altre fonti di approvvigionamento di petrolio. Il Canada, con le sue vaste riserve di sabbie bituminose, è diventato uno dei principali fornitori alternativi, nonostante le sfide tecniche e ambientali che implica la lavorazione di questo tipo di petrolio.

Non sarebbe sorprendente se, in questa nuova fase di aggressione contro il Venezuela, gli strateghi a Washington stiano elaborando un piano di contenimento, una sorta di “piano B” volto a rafforzare fonti alternative che coprano le necessità energetiche del paese ed evitare le pressioni di grandi aziende come Chevron, Eni, Repsol, Shell, BP e altre, con progetti e operazioni congiunte con PDVSA.

Gli annunci di nuovi progetti di esplorazione e produzione di compagnie petrolifere internazionali, a seguito della scoperta di nuovi giacimenti in Guinea Equatoriale o nel Golfo del Messico, sono chiari segnali di come si preparerebbero se decidessero di intrappolarsi, nuovamente, in un ciclo di inasprimento delle sanzioni contro il Venezuela.

Tuttavia, importanti società energetiche globali sono coinvolte nello sviluppo di progetti cruciali in Venezuela, fondamentali per la sicurezza energetica, e operano con una logica a lungo termine con l’interesse di consolidare una partecipazione permanente nelle riserve di uno dei paesi con i maggiori depositi di petrolio e gas al mondo.

Il calcolo relativo alle licenze dipende dal fatto se realmente gli USA abbiano la capacità di coprire tutte le esigenze dei paesi importatori di idrocarburi in diverse regioni, in mezzo a una dinamica complessa in cui devono valutare costi e benefici.

Queste variabili suggeriscono che la gestione delle licenze sarà complessa. La decisione di revocare le esenzioni o meno dipende da un delicato equilibrio tra obiettivi politici, interessi economici e portata geopolitica.

Di fronte a ciò, gli USA potrebbero mantenere un comportamento cauto, nel breve termine, mentre avanza la corsa elettorale e, contemporaneamente, potrebbero optare per inasprire le condizioni sotto cui vengono concesse queste licenze, invece di revocarle direttamente. E, in parallelo, adottare il meccanismo di imposizione di sanzioni individuali come schema di pressione.

In ogni caso, a novembre si saprà chi sarà il nuovo inquilino della Casa Bianca, una questione che determinerebbe una nuova fase nella relazione bilaterale tra Venezuela e USA, il cui asse principale continuerà a ruotare attorno all’interesse per garantire l’approvvigionamento di idrocarburi. In questo scenario, il Venezuela rappresenta un anello fondamentale nella catena di approvvigionamento globale.

Le sanzioni e le esenzioni sono solo strumenti in un gioco di potere più ampio, in cui ogni mossa deve essere attentamente calcolata per evitare un esito che potrebbe avere profonde ripercussioni sia per l’America Latina che per l’equilibrio energetico globale.

La mescolanza di instabilità che include il conflitto in Ucraina, il genocidio a Gaza e, in generale, una crisi energetica che ha scosso i mercati, riduce il margine d’azione USA per intensificare le sanzioni.

In questo contesto, nel mezzo di questa trama di sanzioni, licenze e manovre politiche, il Venezuela si mantiene come un baluardo di risorse energetiche e si erge non solo come un giocatore regionale, bensì come una pedina chiave nel puzzle energetico mondiale, soprattutto per il suo potenziale come futuro esportatore di gas. Per questo motivo, Washington riflette due volte prima di considerare un’escalation attraverso sanzioni petrolifere.


¿EE.UU. tiene capacidad para intensificar las sanciones contra PDVSA?

 

Venezuela enfrenta un panorama de conflicto postelectoral que evidencia la reedición de antiguos esquemas de desestabilización y ataques directos a la soberanía nacional, en los que nuevamente el gobierno de Estados Unidos ha figurado como entidad de conducción y tutelaje.

Desde Washington se ha manifestado una postura sobre los resultados comiciales que desconoce abiertamente la legitimidad del proceso del 28 de julio.

Dicha postura se enmarca en un contexto de presión creciente sobre el país, donde el hostigamiento económico sigue siendo la principal arma de coerción.

En diversas ruedas de prensa, voceros de la Casa Blanca y del Departamento de Estado mantienen la misma línea discursiva sobre el régimen sancionatorio contra Venezuela. La secretaria de prensa de la administración Biden, Karine Jean-Pierre, dijo recientemente que “si bien no tengo nada que anunciar hoy en relación con las sanciones o el futuro, seguiremos evaluando nuestra política de sanciones calibrada hacia Venezuela a la luz de los intereses generales de Estados Unidos”.

Funcionarios de alto nivel también indicaron que las acciones sobre las licencias que autorizan operaciones petroleras en Venezuela no podían adelantarse, pero:

“Que actualmente no se está considerando la posibilidad de modificar retroactivamente las licencias que se han otorgado con anterioridad”.

Y, “ahora que nos enfrentamos a un posible nuevo escenario, vamos a tenerlo en cuenta a medida en que planificamos hacia dónde podemos dirigirnos con respecto a las sanciones sobre Venezuela”.

Las declaraciones han sido formuladas con una carga de ambigüedad estratégica frente a la actualidad venezolana, ya que el programa de sanciones estadounidenses incluye una fase de administración de licencias que permite ajustar el enfoque conforme cambien las circunstancias, manteniendo siempre una carta bajo la manga. Esta gestión se fundamenta, en términos generales, en las necesidades y urgencias del mercado energético global, así como en criterios de conveniencia para Estados Unidos en relación a su seguridad energética.

Posibles maniobras

Washington ha dejado entrever que la política sancionatoria contra Venezuela será “calibrada” de acuerdo a los intereses de Estados Unidos. Esto implica que la imposición de nuevas medidas o la opción de revocar licencias no responde únicamente a la situación política de Venezuela sino también a un cálculo geopolítico más amplio, en el que los intereses energéticos y de seguridad nacional del país norteamericano juegan un rol fundamental.

En este contexto, cabe preguntarse cuál es el margen de maniobra de Estados Unidos si decide revocar las exenciones petroleras otorgadas en medio de una escalada de presiones diplomáticas. Para responder es menester recordar que, al imponer las sanciones contra PDVSA, ya EE.UU. había buscado asegurar otras fuentes de suministro de crudo. Canadá, con sus vastas reservas de arenas bituminosas, se convirtió en uno de los principales proveedores alternativos, a pesar de los desafíos técnicos y ambientales que implica el procesamiento de este tipo de crudo.

No sería sorprendente que, en esta nueva fase de agresión contra Venezuela, los estrategas en Washington estén elaborando un plan de contención, una especie de “plan B” dirigido a reforzar fuentes alternativas que cubran las necesidades energéticas del país y evitar las presiones de grandes empresas como Chevron, Eni, Repsol, Shell, BP y otras, con proyectos y operaciones conjuntas con PDVSA.

Los anuncios de nuevos proyectos de exploración y producción de compañías petroleras internacionales, tras el descubrimiento de nuevos pozos en Guinea Ecuatorial o en el Golfo de México, son señales claras de cómo se prepararían si deciden entramparse nuevamente en un ciclo de recrudecimiento de sanciones contra Venezuela.

No obstante, importantes empresas globales de energía están vinculadas en el desarrollo de proyectos cruciales en Venezuela, claves para la seguridad energética, y operan bajo una lógica a largo plazo con el interés de consolidar una participación permanente en las reservas de uno de los países con mayores depósitos de crudo y gas en el mundo.

El cálculo en torno a las licencias recae en si realmente Estados Unidos cuenta con la capacidad de abarcar todos los requerimientos de los países importadores de hidrocarburos  en diferentes regiones, en medio de una intrincada dinámica en la que les toca evaluar los costos y beneficios.

Estas variables sugieren que la gestión de las licencias será compleja. La decisión de revocar las exenciones o no depende de un delicado equilibrio entre objetivos políticos, intereses económicos y alcance geopolítico.

Frente a esto, Estados Unidos puede mantener un comportamiento cauteloso en el corto plazo mientras avanza la carrera electoral, mientras que, en simultáneo, podría optar por endurecer las condiciones bajo las que se otorgan estas licencias, en lugar de revocarlas directamente. Y, en paralelo, adoptar el mecanismo de imposición de sanciones individuales como esquema de presión.

De todas maneras, en noviembre se sabrá quién será el nuevo inquilino de la Casa Blanca, cuestión que determinaría una nueva etapa en la relación bilateral entre Venezuela y Estados Unidos, cuyo eje principal seguirá orbitando en torno al interés por garantizar el suministro de hidrocarburos. Venezuela, en ese escenario, representa un eslabón fundamental en la cadena de suministro global.

Las sanciones y las exenciones son solo herramientas en un juego de poder más amplio, en el que cada movimiento debe ser cuidadosamente calculado para evitar un desenlace que pudiera tener repercusiones profundas tanto para América Latina como para el equilibrio energético global.

La amalgama de inestabilidad que incluye el conflicto en Ucrania, el genocidio en Gaza y, en general, una crisis energética que ha sacudido los mercados, reduce el margen de acción estadounidense para intensificar sanciones.

En tal marco, en medio de esta trama de sanciones, licencias y maniobras políticas, Venezuela se mantiene como un baluarte de recursos energéticos y se erige no solo como un jugador regional sino como una pieza clave en el rompecabezas de energía mundial, especialmente por su potencial como futuro exportador de gas. Razón por la cual Washington piensa dos veces la posibilidad de una escalada mediante sanciones petroleras.

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