Il 17 agosto 1870 fu fucilato Pedro Felipe Figueredo Cisneros
«Pallido e languido, con una folta barba bianca, il celebre uomo probo della rivoluzione di Bayamo conserva tuttavia nel volto, nonostante le gravi malattie provocate senza dubbio dalle privazioni e dalle pene che ha dovuto sperimentare nella vita accidentata degli accampamenti lineamenti distinti.
La fronte elevata e ampia, il naso aquilino, lo sguardo penetrante e intelligente, l’alta statura. Tutto dimostra nel capo ribelle che era una persona importante prima e dopo la rivoluzione di Yara.
Così descriveva – il 1 settembre 1870 – il quotidiano indipendentista El Demócrata, edito in Nuova York, le ultime ore di vita dell’autore dell’Inno Nazionale, prima d’essere fucilato da un plotone di tiratori spagnoli, il 17 agosto 1870 in Santiago di Cuba.
Lì, prima della vile scarica che spense senza onore la sua epica esistenza, Pedro Felipe Figueredo Cisneros (il nostro Perucho) –anche se poteva appena stare in piedi e tanto meno camminare, tormentato alle ulcere ai piedi mantenne eretta la morale dell’eccezionale patriota che fu
Fino alla sua ultima frase ,quando riuscì a esclamare: «Morire per la Patria è vivere».
Era questo l’epitaffio che ritraeva meglio la leggenda certa di quell’avvocato, musicista letterato e mambí, la cui stirpe era già immortale, dal 20 ottobre del 1868, in una marcia guerriera che avrebbe simbolizzato per tutti i tempi lo spirito sovrano di un paese.
L’autore de La Bayamesa, il nostro inno patrio, si era guadagnato con giustezza il titolo di redentore e padre fondatore della nazione cubana guidando con il suo indimenticabile amico Carlos Manuel de
Céspedes e altri onorevoli patrizi, le prime gesta indipendentiste in Cuba.
Maggiore Generale dell’Esercito Liberatore e Segretario della Guerra, il «galletto bayamese» –come lo chiamavano, con l’affetto e il rispetto ci ha lasciato come legato la stirpe di un uomo sublime nel quale convergevano armoniosamente, la cultura, il patriottismo e il sacrificio più grande per la libertà della sua terra.
Non è casuale che evocandolo profondamente il nostro José Martí disse che dalla mano di un inno e un esempio, Perucho «alzó il decoro addormentato nei petti degli uomini».