Contenziosi elettorali: il caso venezuelano in prospettiva regionale

misionverdad.com

Le impugnazioni e, in generale, i ricorsi elettorali sono stati procedimenti frequenti in molti paesi della regione. Come affrontato in un’analisi precedente, solo nel 2023 in Paraguay e Guatemala sono stati impiegati tali strumenti, mentre nel 2024 la candidata sconfitta in Messico, Xóchilt Gálvez, ha richiesto l’intervento del tribunale supremo per dirimere alcune controversie sorte durante le elezioni presidenziali.

Istituzioni e sovranità

 

L’esistenza di tali procedimenti rafforza lo Stato di diritto e dà garanzie democratiche a coloro che partecipano in esperienze elettorali. Tuttavia, è importante sottolineare che l’uso, i tempi, l’applicabilità e gli organi esecutivi variano da paese a paese, riflettendo la diversità dei sistemi elettorali in America Latina.

Queste differenze costituiscono un’espressione dell’esercizio della sovranità di ciascuno Stato, sancita nelle rispettive costituzioni e quadri legali. Ogni paese ha progettato un proprio sistema istituzionale per risolvere le proprie divergenze in modo pacifico, senza ricorrere a interventi esterni né a meccanismi estranei all’ordinamento giuridico.

Tenendo, come sfondo, questo contesto, è utile esaminare alcuni esempi regionali che permettono di valutare i tempi utilizzati dall’organo giurisdizionale elettorale dei paesi analizzati.

La caratterizzazione di questi procedimenti consente di valutare in prospettiva comparata il caso che attualmente realizza la Sala Elettorale del Tribunale Supremo di Giustizia del Venezuela, a partire dal ricorso elettorale presentato dal presidente Nicolás Maduro dopo l’attacco sofferto dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) che ha reso difficoltosa la trasmissione dei risultati delle elezioni del 28 luglio scorso.

Messico

La costituzione politica degli Stati Uniti Messicani stabilisce all’articolo 99 che il Tribunale Elettorale sia la massima autorità giurisdizionale in materia e l’organo specializzato del potere giudiziario di quel paese. Inoltre, l’articolo 166 della Legge Organica del Potere Giudiziario della Federazione, sezione II, afferma che una delle funzioni del tribunale è: “Risolvere, in un’unica istanza e in modo definitivo e inappellabile, le impugnazioni riguardanti l’elezione del Presidente/essa degli Stati Uniti Messicani. Una volta risolte le impugnazioni presentate, la Sala Superiore, entro e non oltre il 6 settembre dell’anno elettorale, effettuerà il computo finale, procedendo a formulare la dichiarazione di validità dell’elezione e quella del Presidente/essa Eletto con riferimento alla persona candidata che abbia ottenuto il maggior numero di voti”.

È importante ricordare che costituzionalmente le elezioni presidenziali in Messico si svolgono la prima domenica di giugno, come stabilito nell’articolo 116 della costituzione, sezione IV, punto “a”, e che la cerimonia di insediamento si tiene il 1º ottobre, come previsto dall’articolo 83.

Guatemala

Secondo la Legge Elettorale e dei Partiti Politici della Repubblica del Guatemala, l’articolo 121 stabilisce che il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) è la massima autorità in materia e che tra i suoi compiti e attribuzioni (articolo 125, lettera “s”) è previsto che debba pubblicare il resoconto dell’evento elettorale e i suoi risultati “entro sei mesi dalla conclusione del processo elettorale”.

Questa stessa legge prevede la possibilità di presentare un ricorso di nullità —istituito durante un processo elettorale— allo stesso TSE (articolo 246), “il quale deve essere presentato entro tre giorni lavorativi dalla notifica finale di fronte all’autorità che l’abbia motivato e sarà risolto dal Tribunale Supremo Elettorale entro tre giorni dalla sua ricezione”.

Le notifiche delle risoluzioni emanate devono essere effettuate entro due giorni, secondo quanto disposto dall’articolo 247.

Il processo contenzioso è particolare perché la decisione del TSE può essere impugnata presso la Corte Costituzionale di Giustizia (articolo 248). In base alla richiesta di tutela regolata dalla Legge di Amparo nell’articolo 20, è previsto un termine di 5 giorni dall’ultima notifica all’interessato per dare una risposta.

La costituzione politica dello Stato stabilisce, all’articolo 211, che l’insediamento avviene il 14 gennaio successivo alla data delle elezioni quindi tutte le controversie devono essere risolte prima di quella data.

Perù

Secondo la costituzione politica del Perù, l’articolo 177 stabilisce che il Giurì Nazionale Elettorale è parte del sistema elettorale peruviano, e che tra le sue funzioni, secondo il punto 4 dell’articolo 178, c’è “amministrare la giustizia in materia elettorale”. L’articolo 181 stabilisce che le sue “risoluzioni sono definitive e non sono soggette a revisione. Contro di esse non è ammesso alcun ricorso”.

Il ricorso di impugnazione è previsto dalla Legge Organica delle Elezioni, articolo 35, che stabilisce la presentazione del ricorso entro 3 giorni lavorativi dalla pubblicazione dei risultati e 3 giorni lavorativi per rispondere al ricorso. Non ci sono tempi specifici per la proclamazione del vincitore. Tuttavia, la Legge Organica delle Elezioni, nei suoi articoli 320-322, stabilisce i tempi per risolvere i ricorsi di nullità una volta ricevuti i conteggi dal Giurì Nazionale Elettorale, che deve decidere entro un termine massimo di 3 giorni lavorativi; una volta risolti, si procede alla proclamazione del vincitore.

Secondo l’articolo 116 della costituzione politica del Perù, il candidato eletto assume l’incarico e presta giuramento il 26 luglio dell’anno in cui si svolgono le elezioni quindi tutte le impugnazioni e i dubbi che sorgono nel processo elettorale devono essere risolti prima di tale data.

Brasile

Secondo l’articolo 22 del Codice Elettorale del Brasile, lettera “g”, spetta al Tribunale Superiore Elettorale giudicare in generale la materia elettorale e in particolare le “impugnazioni ai risultati generali, la proclamazione degli eletti e l’emissione di certificati nelle elezioni di Presidente e Vicepresidente della Repubblica”.

L’articolo 281 della stessa legislazione stabilisce che le decisioni del Tribunale Superiore sono inappellabili. Anche se non viene stabilito un termine per l’atto di proclamazione, deve essere effettuato secondo quanto disposto dall’articolo 211 una volta “approvato il computo generale”, in conformità con quanto previsto dagli articoli 205-210.

In ogni caso, si prevede che tutto avvenga prima del 1º gennaio successivo alle elezioni —primo o secondo turno, a seconda del caso—, data in cui si svolge l’insediamento della nuova amministrazione, come stabilito dagli articoli 28 e 77 della costituzione.

Istanza nazionale e sovrana

 

In questi quattro casi, si evidenzia la via istituzionale per garantire che i disaccordi e le divergenze emerse in un processo elettorale possano essere risolti all’interno dei meccanismi e dispositivi costituzionali previsti dall’ordinamento giuridico, senza che alcuna istituzione straniera possa compromettere o mettere in discussione la sovranità dello Stato.

In questo senso, sebbene la funzione teorica degli osservatori internazionali sia quella di rafforzare la credibilità degli eventi elettorali, esperienze come la missione dell’OSA in Bolivia, nel 2019, e del Centro Carter in Venezuela, nel 2024, indicano che l’accompagnamento può essere strumentalizzato politicamente con l’obiettivo di erodere la sovranità dei paesi a fini di intervento straniero e cambio di regime.

Ad esempio, nelle elezioni presidenziali del Paraguay, del 2023, i candidati sconfitti Efraín Alegre e Paraguayo Cubas hanno affermato che durante il processo, incluso il giorno delle elezioni, si era verificata una frode, chiedendo quindi un riconteggio dei voti con una revisione internazionale.

Il Tribunale Superiore di Giustizia Elettorale (TSJE) del Paraguay ha deciso di “non dare corso” alle richieste di diversi settori politici, affermando che “in considerazione dei principi di sicurezza giuridica, preclusione e unità dell’atto elettorale, non è accolta la richiesta di riconteggio avanzata dai ricorrenti”. Ha inoltre aggiunto che l’audit internazionale è una “previsione già adempiuta prima delle elezioni”, riferendosi alla partecipazione di osservatori e accompagnatori nei processi di revisione preelettorale.

In Perù, dopo le elezioni presidenziali del 2021, in cui è stato eletto Pedro Castillo, e che sono state contestate da Keiko Fujimori, la candidata sconfitta ha chiesto al governo peruviano una revisione internazionale del secondo turno dell’evento, sostenendo che ci fosse stata una frode elettorale.

Il presidente ad interim dell’epoca, Francisco Segesti, ha risposto che secondo quanto stabilito dalla Costituzione peruviana non poteva esserci intervento esterno in un processo elettorale ancora in corso.

Ha inoltre segnalato che, secondo l’articolo 178 della Carta Magna peruviana, le accuse di irregolarità sollevate dalla candidata sconfitta dovevano essere affrontate dal Giurì Nazionale Elettorale (JNE), organismo che stava già esaminando le numerose denunce presentate da Fujimori.

In El Salvador, la presidentessa del Tribunale Superiore Elettorale ha richiesto una revisione internazionale del sistema di elaborazione e trasmissione dei dati che sarebbe stato utilizzato nelle elezioni municipali e regionali di febbraio 2021. Tuttavia, all’interno dell’organo collegiale, la presidentessa del massimo tribunale elettorale non ha ottenuto i voti necessari per l’approvazione della sua proposta, e la richiesta è stata respinta.

La Sala Elettorale come spazio sovrano

 

Dopo l’attacco informatico contro il CNE e dopo che il presidente Nicolás Maduro ha presentato il ricorso elettorale alla Sala Elettorale del TSJ, sono sorte voci a livello internazionale e nazionale, all’interno della Piattaforma Unitaria Democratica e del gruppo Vente Venezuela, attraverso Perkins Rocha, che hanno screditato e messo in discussione il ruolo dell’organo giurisdizionale elettorale venezuelano nella risoluzione della controversia emersa dopo l’annuncio dei risultati del 28 luglio scorso.

Rivolgersi alla giurisdizione elettorale, come previsto dalla Costituzione venezuelana, e all’esercizio periziale condotto dalla Sala Elettorale non solo sono conformi all’ordinamento giuridico nazionale ma, come abbiamo visto, rappresentano una pratica comune in diversi sistemi elettorali della regione.

“Il Venezuela ha la sua sovranità, è un Paese indipendente, ha una Costituzione, ha istituzioni. E i conflitti che si verificano in Venezuela, di qualsiasi natura —incluso quello elettorale—, vengono risolti tra venezuelani, con le loro istituzioni, con la loro legge e la loro Costituzione”, ha dichiarato il presidente Nicolás Maduro il 17 agosto scorso in dichiarazioni a Venezolana de Televisión.

Le dichiarazioni della magistrata Caryslia Beatriz Rodríguez, presidentessa del massimo tribunale, sullo stato dell’indagine che l’istituzione sta conducendo a partire dal ricorso elettorale presentato dal presidente Maduro, indicano che è stato già esaminato il 60% dei verbali elettorali.

Ciò che la giurista ha affermato permette di considerare questo caso in una prospettiva regionale:

“Completata questa fase di perizia entro il termine stabilito precedentemente da questa Sala Elettorale del Tribunale Supremo di Giustizia, con questi fatti oggettivi, comprovati e certificati, verrà emessa una sentenza definitiva su questo ricorso elettorale”.

Le azioni intraprese dalle istituzioni venezuelane, oltre a rappresentare atti unici ed esclusivi del Venezuela, sono un’altra dimostrazione dell’esercizio sovrano che diversi enti elettorali della regione compiono al fine di dirimere le controversie che, comunemente, sorgono dopo i processi elettorali.

L’obiettivo principale è che queste siano risolte dagli stessi organismi dello Stato, senza ingerenze esterne né pressioni internazionali, come si pretende fare contro il Venezuela.


Contenciosos electorales: el caso venezolano en perspectiva regional

 

Las impugnaciones, y en general los recursos contenciosos electorales, han sido procedimientos frecuentes en una gran cantidad de países de la región. Como se abordó en un análisis anterior, solo en 2023 en Paraguay y Guatemala se empleó este tipo de herramientas, mientras que en 2024 la candidata perdedora en México, Xóchilt Gálvez, solicitó la intervención del máximo tribunal para dirimir algunas controversias surgidas durante las elecciones presidenciales.

Instituciones y soberanía

La existencia de tales procedimientos fortalece el Estado de derecho y da garantías democráticas a quienes participan en experiencias comiciales. Sin embargo, es importante señalar que los usos, lapsos, aplicabilidad y organismos ejecutores varían de país en país, responden a la diversidad existente en los sistemas electorales de América Latina.

Dichas diferencias constituyen una expresión del ejercicio de la soberanía de cada Estado, plasmado en sus respectivas constituciones y marcos legales. Cada uno ha diseñado un sistema institucional propio para resolver sus diferencias de manera pacífica, sin recurrir a la intervención extranjera ni a mecanismos ajenos al ordenamiento jurídico.

Teniendo como telón de fondo este marco referencial, es pertinente abordar algunos ejemplos regionales que permiten valorar los lapsos empleados por el órgano jurisdiccional en materia electoral de los países analizados.

La caracterización de esos procedimientos permite evaluar en perspectiva comparada el caso que actualmente lleva a cabo la Sala Electoral del Tribunal Supremo de Justicia de Venezuela, a partir del recurso contencioso electoral interpuesto por el presidente Nicolás Maduro tras el ataque que sufrió el Consejo Nacional Electoral (CNE) y que dificultó la transmisión de los resultados de los comicios del pasado 28 de julio.

México

La constitución política de los Estados Unidos Mexicanos contempla en su artículo 99 que es el Tribunal Electoral la máxima autoridad jurisdiccional en la materia y órgano especializado del Poder Judicial de ese país. Por otra parte, el artículo 166 de la Ley Orgánica del Poder Judicial de la Federación, fracción II, expresa que una de las funciones del tribunal es: “Resolver, en una sola instancia y en forma definitiva e inatacable, las impugnaciones sobre la elección de Presidenta o Presidente de los Estados Unidos Mexicanos. Una vez resueltas las que se hubieren interpuesto, la Sala Superior, a más tardar el 6 de septiembre del año de la elección, realizará el cómputo final, procediendo a formular la declaración de validez de la elección y la de Presidenta o Presidente Electo respecto de la persona candidata que hubiese obtenido el mayor número de votos” (Subrayado de Misión Verdad).

Hay que recordar que constitucionalmente las elecciones presidenciales en México se realizan el primer domingo de junio, según lo establecido en el artículo 116 de la constitución, fracción IV, inciso “a”, y la toma de protesta se realizará el 1 de octubre, como lo contempla su artículo 83.

Guatemala

De acuerdo con la Ley Electoral y de Partidos Políticos de la República de Guatemala en su artículo 121, el Tribunal Supremo Electoral (TSE) es la máxima autoridad en la materia y dentro de sus obligaciones y atribuciones (artículo 125, literal “s”) se estipula que deberá publicar la memoria del evento comicial y sus resultados “dentro de los seis meses después de que el proceso electoral haya concluido”.

Esta misma ley incorpora la posibilidad de recurrir a un recurso de nulidad —establecido durante un proceso electoral— dentro del mismo TSE (artículo 246), “el cual debe ser interpuesto dentro de los tres días hábiles siguientes a la última notificación ante la autoridad que la haya motivado y será resuelto por el Tribunal Supremo Electoral, dentro del plazo de tres días luego de ser recibido”.

Las notificaciones de las resoluciones que se dicten deberán realizarse en un plazo de dos días, según lo dispuesto en el artículo 247.

El proceso contencioso es particular porque la decisión del TSE puede ser impugnada ante la Corte Constitucional de Justicia (artículo 248). A partir de una solicitud de amparo que se encuentra regulada en la Ley de Amparo en su artículo 20, se establece un plazo de cinco días desde su última notificación al afectado para dar respuesta.

La constitución política del Estado establece en su artículo 211 que la toma de posesión es el 14 de enero inmediatamente posterior a la fecha de las elecciones, por lo que todas las controversias deben ser resueltas antes de ese día.

Perú

Según la constitución política de Perú en su artículo 177, el Jurado Nacional Electoral es parte del sistema comicial peruano, y dentro de sus funciones, de acuerdo con el numeral cuatro del artículo 178, está “administrar justicia en materia electoral”. El artículo 181 establece que sus “resoluciones son dictadas en instancia final, definitiva y no son revisables. Contra ellas no procede recurso alguno”.

El recurso de impugnación está contemplado en la Ley Orgánica de Elecciones, artículo 35, el cual establece la interposición del recurso en un plazo máximo de tres días hábiles posteriores a la publicación de resultados y de tres días hábiles para dar respuesta a la interposición. No hay lapsos específicos para la proclamación del ganador. No obstante, la Ley Orgánica de Elecciones en sus artículos 320-322 establece los tiempos para resolver los recursos de nulidad una vez recibidos los cómputos en el Jurado Nacional Electoral, el cual debe dirimir en un lapso no mayor a tres días hábiles dichas peticiones; una vez resueltas, se procede a proclamar la fórmula ganadora.

Según el artículo 116 de la constitución política de Perú el candidato electo asume el cargo y presta juramento de ley el 26 de julio del año en que se realiza la elección, por lo que todas las impugnaciones y dudas que hayan surgido en el proceso comicial deben ser superadas antes de la fecha.

Brasil

Según el artículo 22 del Código Electoral de Brasil en su literal “g”, corresponde al Tribunal Superior Electoral juzgar de forma general sobre la materia comicial y de forma específica sobre “las impugnaciones al cómputo del resultado general, la proclamación de electos y la expedición de diplomas en la elección de Presidente y Vicepresidente de la República”.

El artículo 281 de la misma legislación establece que las decisiones del Tribunal Superior son inapelables. Aunque no se establece tiempo para el acto de proclamación, debe realizarse según lo dispuesto el artículo 211 después de haberse “aprobado el cómputo general”, atendiendo a lo señalado entre los artículos 205-210.

En todo caso, se prevé que todo ocurra antes del 1 de enero inmediatamente posterior a las elecciones —primera o segunda vuelta, según el caso—, fecha cuando se realiza la toma de posesión de la nueva administración, según lo contemplado en el 28 y 77 constitucional.

Instancia nacional y soberana

En estos cuatro casos se resalta la vía institucional para garantizar que los desacuerdos y desavenencias surgidos en un proceso comicial puedan ser resueltos dentro de los mecanismos y dispositivos constitucionales contemplados por el ordenamiento jurídico, sin que medie institución extranjera que socave o cuestione la soberanía del Estado.

En este sentido, aunque la función teórica de los observadores internacionales es fortalecer la credibilidad de los eventos electorales, experiencias como la misión de la OEA en Bolivia en 2019 y del Centro Carter en Venezuela en 2024 indican que el acompañamiento puede instrumentalizarse políticamente con el objetivo de erosionar la soberanía de los países con fines de intervención extranjera y cambio de régimen.

Por ejemplo, en las presidenciales de Paraguay en 2023 los candidatos perdedores Efraín Alegre y Paraguayo Cubas aseguraron que durante el proceso, incluido el día de las elecciones, se había gestado un fraude, por lo que exigían un recuento de votos con auditoría internacional.

El Tribunal Superior de Justicia Electoral (TSJE) de Paraguay resolvió “no hacer lugar” a los pedidos de diferentes sectores políticos, señalando que “en atención a los principios de seguridad jurídica, preclusión y unidad del acto electoral, no procede el pedido de recuento planteado por los recurrentes”. Además agregó que la auditoría internacional es una “previsión cumplida con anterioridad a las elecciones”, refiriéndose a la participación de observadores y acompañantes en los procesos de auditoría previas a las elecciones.

En Perú, tras los sufragios presidenciales de 2021 en los que salió electo Pedro Castillo y que fueron impugnados por Keiko Fujimori, la candidata perdedora solicitó al ejecutivo peruano una auditoría internacional a la segunda vuelta del evento, alegando fraude electoral.

El presidente interino del momento, Francisco Segesti, respondió que según lo dispuesto en la Constitución peruana no puede haber intervención externa en un proceso comicial que seguía en curso.

Señaló, además, que de acuerdo con el artículo 178 de la Carta Magna peruana, los alegatos de irregularidades hechos por la candidata perdedora le correspondía atenderlos al Jurado Nacional de Elecciones (JNE), organismo que ya estaba realizando una evaluación de las múltiples denuncias realizadas por Fujimori.

En El Salvador la presidenta del Tribunal Superior Electoral solicitó la realización de una auditoría internacional al sistema de procesamiento y transmisión de datos que se utilizaría en los comicios municipales y regionales de febrero de 2021. Pero en el seno del órgano colegiado, la presidenta del máximo tribunal electoral no contó con los votos necesarios que permitieran la aprobación de su propuesta, y resultó denegada.

La Sala Electoral como espacio soberano

Tras el ataque cibernético contra el CNE y luego de que el presidente Nicolás Maduro introdujo el contencioso electoral ante la Sala Electoral del TSJ, surgieron voces en el ámbito internacional y nacional, dentro de la Plataforma Unitaria Democrática y de la agrupación Vente Venezuela, a través de Perkins Rocha, que desacreditaron y cuestionaron el papel de la instancia jurisdiccional electoral venezolana en la resolución de la controversia presentada luego del anuncio de los resultados el pasado 28 de julio.

El acudir a la jurisdicción electoral, tal como lo establece la Constitución venezolana, y el ejercicio de peritaje realizado por la Sala Electoral no solo son conformes con el ordenamiento jurídico nacional sino que, como ya se ha visto, constituyen una práctica común en diversos sistemas electorales de la región.

“Venezuela tiene soberanía, es un país independiente, con una Constitución, tiene instituciones. Y los conflictos que haya en Venezuela, de cualquier característica —incluido el electoral—, se resuelven entre los venezolanos, con sus instituciones, con su ley y su Constitución”, dijo el presidente Nicolás Maduro el pasado 17 de agosto en declaraciones a Venezolana de Televisión.

Las declaraciones de la magistrada Caryslia Beatriz Rodríguez, presidenta del máximo tribunal, sobre el estado de la investigación que la institución realiza a partir del contencioso electoral interpuesto por el presidente Maduro, según lo informado recientemente ya alcanza 60% de las actas electorales.

Lo que dice la letrada permite valorarse en clave regional: “Culminado este proceso de peritaje en el tiempo perentorio establecido previamente por la esta Sala Electoral del Tribunal Supremo de Justicia, con estos hechos objetivos, comprobados y certificados, se emitirá sentencia definitiva sobre este recurso contencioso electoral”.

Las acciones realizadas por las instituciones venezolanas, más allá de representar actos únicos y exclusivos de Venezuela, son otra muestra de un ejercicio soberano que realizan distintos entes electorales en la región con el objeto de dirimir las controversias que comúnmente se presentan tras los procesos comiciales.

En principio, con el objeto de que sean resueltas por los propios organismos del Estado, sin injerencias extranjeras ni presiones internacionales, como se pretende realizar contra Venezuela.

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