Guerre psicologiche: un caso da manuale di autoeliminazione indotta

Un 23 agosto come oggi, ma del 1973, il comandante in capo delle forze armate cilene Carlos Prats rassegnava le dimissioni per ragioni di salute. Salute mentale.

Veniva sostituito da Augusto Pinochet, che poco meno di un mese dopo avrebbe guidato i carri armati sulla Moneda.

Fatto poco noto è che le dimissioni che spianarono la strada al golpe militare, dopo tre anni di operazioni coperte da parte dell’amministrazione #Nixon e delle sue quinte colonne in loco, giunsero al culmine di una campagna di guerra psicologica focalizzata su Prats.

Fedelissimo di #SalvadorAllende, schneiderista e figura chiave nella lotta al tremendo “sciopero dei camionisti” del ’72 organizzato dalla CIA e infiltrato da Patria y Libertad allo scopo di piegare l’economia cilena, Prats era l’ultimo ostacolo al golpe. (*)

Nel dopo-sciopero, visto l’aumento del peso politico di Prats, che rischiava di vanificare tre anni di guerra ibrida totale, si decise di eliminare Prats. Non fisicamente come il suo predecessore, René Schneider, ma psicologicamente.

Guerra psicologica targetizzata.

Per mesi Prats fu bersagliato da una campagna di manipolazione psicologica maligna, aka gaslighting o zersetzung, basata su lettere minatorie, proiettili nella buca delle lettere, telefonate anonime in piena notte, pettegolezzi infondati sul suo conto dati alla stampa.

Non di rado Prats rientrava a casa trovando oggetti spostati o spariti. Risultato: insonnia e paranoia.

Il culmine di questa campagna di destabilizzazione mentale fu un incidente automobilistico a fine giugno con la giovane Alejandrina Cox.

La Cox fu pagata “da ignoti” per indossare degli occhiali a mosca, risultare un maschio a prima vista e “fare uno scherzo” a Prats.

Salì su un’auto con degli amici, trovarono Prats e, una volta affiancato, iniziarono a fargli boccacce e il gesto della pistola.

Prats, che dormiva male da mesi, che riceveva proiettili e lettere minatorie, e che soprattutto era il sostituto di Schneider, che era stato ucciso in mezzo alla strada tre anni prima, pensò che si trattasse di un commando di sicari. Ne scaturì una violenta lite.

Con grande stupore, scoprì che in quella macchina contro cui aveva inveito e sparato alcuni colpi non c’era nessun sicario: solo dei giovani, tra cui una donna.

Su questo incidente la stampa montò un caso di distruzione della reputazione: Prats il pazzo, Prats il misogino.

Alle lettere minatorie e alle chiamate anonime in piena notte si aggiunsero le proteste delle femministe, sempre in piena notte, sotto il suo balcone.

Neanche il ruolo chiave giocato nella soppressione di un tentativo di golpe, il Tanquetazo, ripristinò la sua immagine.

Rassegnò le dimissioni il 23 agosto, implorando Allende di accettarle, spiegandogli che ne andava della sua lucidità mentale.

Un caso da manuale di autoeliminazione indotta, utile per capire le guerre psicologiche.

(Da Kissinger contro Allende di E. Pietrobon)

(*) https://www.latercera.com/…/CDEIQSKK6NFEVFHZGNHTQBBP6I/

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