Da Gaza al Venezuela: il fondatore di Blackwater prepara i suoi prossimi passi

Robert Inlakesh

Mentre i funzionari del governo USA continuano a rifiutare i risultati delle ultime elezioni, Erik Prince, il fondatore del noto gruppo mercenario Blackwater, ha pubblicato un video rivolto ai manifestanti dell’opposizione di quella nazione, suscitando timori che le sue forze militari private possano coinvolgersi.

“I vostri amici del nord, anche se non siamo con voi oggi, saremo presto lì. Vi sosteniamo fino alla fine”, ha dichiarato Prince in un video sulle reti sociali rivolto ai manifestanti dell’opposizione venezuelana. Ha aggiunto in una didascalia allegata al video, pubblicato su X: “A tutte le forze di sicurezza, schieratevi dalla parte della libertà, non da quella dei gangster socialisti. Vi stiamo osservando, e ci sarà giustizia”.

Erik Prince, ex Navy SEAL diventato poi dirigente della sicurezza privata, ha guadagnato infamia attraverso Blackwater, che Human Rights Watch ha accusato di essere “in una assalto mortale” in Iraq. Il massacro di Piazza Nour, a Baghdad nel 2007, in cui furono uccisi 17 civili, si è distinto come un lugubre esempio della fallita guerra di cambio di regime in Iraq, con un tribunale federale USA che ha concluso che le guardie di Blackwater erano colpevoli degli omicidi.

Nonostante Blackwater sia diventata una risorsa importante per l’amministrazione di Bush Jr., il suo coinvolgimento in un programma di assassinii della CIA e l’espansione del gruppo in quella che è stata descritta come l’ala privata dell’esercito USA, arrivò al termine sotto l’amministrazione Obama.

Tuttavia, Prince iniziò a inscenare un ritorno durante la presidenza di Donald Trump, presumibilmente diventando un vicino all’amministrazione promuovendo la privatizzazione della guerra in Afghanistan, che durava già da decenni. Ma, questa rinascita fu offuscata da un controverso fiasco mercenario in Libia che coinvolse il signore della guerra Khalifa Haftar.

Secondo quattro fonti citate da Reuters, nel 2019, Prince faceva pressioni sull’amministrazione Trump per dispiegare un esercito privato in Venezuela per rovesciare il dirigente socialista, democraticamente eletto, Nicolás Maduro. A quanto pare, Prince passò mesi cercando di ottenere supporto politico e finanziario per quel progetto.

Nel 2020, il presidente Trump ha concesso l’amnistia ai contractor di Blackwater condannati per il massacro di civili a Baghdad, nel 2007, nonostante un memorandum del governo USA riconoscesse che nessuna “delle vittime fosse un insorgente, o rappresentasse una minaccia al convoglio Raven 23”.

Durante l’amministrazione Biden, Prince non si è ritirato dal centro dell’attenzione, suscitando timori che stia solo aspettando il possibile ritorno di Trump al potere, per perseguire nuove imprese mercenarie. Da allora ha lanciato un podcast in cui, all’inizio di quest’anno, ha apertamente promosso la colonizzazione dell’Africa e dell’America Latina, affermando che “è arrivato il momento di rimetterci il cappello imperialista per governare questi paesi”. Aggiungendo di credere che “si possa dire lo stesso praticamente di tutta l’Africa; sono incapaci di governarsi da soli”.

Secondo il Gruppo di Esperti delle Nazioni Unite che monitora l’embargo sulle armi alla Repubblica Democratica del Congo, le prove suggeriscono che Erik Prince abbia tentato di raggiungere un accordo per dispiegare una forza mercenaria di 2500 effettivi nella regione del Nord Kivu, ricca di minerali, nel paese devastato dalla guerra. Il Times inglese ha anche riportato che Prince ha persuaso il governo israeliano ad acquistare attrezzature sofisticate per l’estrazione mineraria per inondare le centinaia di chilometri di tunnel di Hamas a Gaza, poco dopo l’eruzione della guerra il 7 ottobre.

Commentando su questa infrastruttura di tunnel, Prince ha dichiarato: “Ho fornito agli israeliani, completamente pagata e donata, la capacità di inondare Gaza con acqua di mare”. Tuttavia, nonostante gli sforzi israeliani per inondare i circa 450 chilometri di tunnel sotto la Striscia di Gaza, il progetto è infine fallito.

Haaretz ha rivelato che Prince aveva accordi negoziati con Ari Harow, ex capo di gabinetto del primo ministro Benjamin Netanyahu, che in seguito si è dichiarato colpevole di frode e abuso di fiducia. Il media israeliano ha anche rivelato prove che Prince ha “legami duraturi con il finanziere israeliano Dorian Barak, ex socio di Harow”.

Sono stati anche resi pubblici rapporti secondo cui una compagnia di sicurezza privata potrebbe assumere il controllo del valico di Rafah tra Egitto e Gaza, sollevando da questa responsabilità le forze di occupazione. Il Times of Israel ha affermato che “sono in corso negoziati con una compagnia il cui nome non è stato rivelato, che impiega ex soldati d’élite USA e che si specializza nella sicurezza di località strategiche in Africa e Medio Oriente. USA e Israele, se necessario, forniranno assistenza”. Successivamente Al Mayadeen ha citato fonti che sostengono che la compagnia sarebbe Reflex Responses (R2), di Erik Prince.

Il videomessaggio pubblicato da Prince il 17 agosto suggerisce le sue intenzioni di coinvolgersi in Venezuela. Dato il suo vasto istoriale di coinvolgimento in zone di conflitto in tutto il mondo, il video potrebbe indicare più di un semplice atto di solidarietà.

Originariamente pubblicato da Mint Press News il 23 agosto, la traduzione per Misión Verdad è stata realizzata da Diego Sequera.

Robert Inlakesh è un giornalista, documentarista e analista politico residente a Londra. Ha riportato e vissuto nei territori palestinesi sotto occupazione ed è l’ospite del programma “Palestine Files”. Direttore de “Il furto del secolo: la catastrofe palestinese-israeliana di Trump”. Si può seguire sul suo account @falasteen47 su X.


De Gaza a Venezuela: el fundador de Blackwater trama sus próximos pasos

Robert Inlakesh

Mientras que funcionarios del gobierno estadounidense continúan rechazando los resultados de las últimas elecciones, Erik Prince, el fundador del notorio grupo mercenario Blackwater ha publicado un video dirigido a los manifestantes opositores de esa nación, provocando temores de que sus fuerzas militares privadas pudieran involucrarse.

“Sus amigos del norte, aunque no estemos con ustedes hoy, estaremos pronto por allá. Los apoyamos hasta el final”, declaró Prince en un video en redes sociales a los manifestantes de la oposición venezolana. Agregó en un pie adjunto al video, publicado en X: “A todas aquellas fuerzas de seguridad, pónganse del lado de la libertad, no del de los gángsters socialistas. Los estamos viendo, y habrá justicia”.

Erik Prince, ex Navy SEAL devenido en ejecutivo de seguridad privada, ganó infamia a través de Blackwater, al que Humans Rights Watch acusó de ir “en una embestida mortal” en Irak. La masacre de la Plaza Nour en Baghdad en 2007, donde fueron asesinados 17 civiles, resaltó como un ejemplo lúgubre de la fallida guerra de cambio de régimen en Irak, con un juzgado federal en los Estados Unidos concluyendo que guardias de Blackwater fueron los culpales de los asesinatos.

A pesar de Blackwater convertirse en un activo importante para la administración Bush Jr., su involucramiento en un programa de asesinatos de la CIA y la expansión del grupo en lo que ha sido descrito como el ala privada del ejército estadounidense, había llegado a su final bajo la administración Obama.

Sin embargo, Prince comenzó a escenificar un retorno durante la presidencia de Donald Trump, presuntamente convirtiéndose en alguien cercano a la administración al promover la privatización de la guerra en Afganistán, que ya llevaba décadas. Pero, este resurgimiento fue empañado por un fiasco mercenario controversial en Libia que involucró al señor de la guerra Khalifa Haftar.

De acuerdo a cuatro fuentes citadas por Reuters, en 2019, Prince presionaba a la administración Trump para desplegar un ejécito privado en Venezuela para derrocar al líder socialista, democráticamente electo, Nicolás Maduro. Según consta, Prince pasó meses tratando de asegurar el apoyo político y financiero para ese proyecto.

En 2020, el presidente Trump amnistió a los contratistas de Blackwater condenados por la masacre civil en Baghdad en 2007, a pesar de un memorando del gobierno estadounidense reconociendo que ninguna “de las víctimas era un insurgente, o representaban una amenaza al convoy Raven 23”.

Durante la administración Biden, Prince no se ha retirado del foco, provocando temores por tan solo estar esperando el potencial retorno de Trump al poder, para perseguir nuevas empresas mercenarias. Desde entonces lanzó un podcast donde, a inicios de este año, promovió abiertamente la colonización de África y América Latina, manifestando que “llegó el momento de que nos volvamos a poner de nuevo el sombrero imperialista para gobernar estos países”. Agregando que era de la creencia de que “se puede decir de esto prácticamente de toda África; son incapaces de gobernarse ellos mismos”.

Según el Grupo de Expertos de la ONU que monitorea el embargo de armas a la República Democrática del Congo, las evidencias sugieren que Erik Prince intentó llegar a un acuerdo para desplegar una fuerza mercenaria de 2 mil 500 efectivos en la región de Kivu Norte, rica en minerales, dentro del país devastado por la guerra. El Times inglés también reportó que Prince ha persuadido al gobierno israelí para que compre equipos sofisticados de minería para inundar la centena de kilómetros de los túneles de Hamás en Gaza, poco tiempo después de la erupción de la guerra el 7 de octubre.

Comentando sobre esa infraestructura de túneles, Prince declaró: “Le suministré a los israelíes, completamente paga y donada, la habilidad para inundar Gaza con agua de mar”. Sin embargo, a pesar de los esfuerzos israelíes por inundar los estimados 450 kilómetros de túneles debajo de la Franja, el proyecto finalmente fracasó.

Haaretz reveló que Prince tenía acuerdos negociados con Ari Harow, ex jefe de gabinete del primer ministro Benjamin Netanyahu, quien luego se declaró culpable de fraude y abuso de confianza. El medio israelí también reveló evidencias de que Prince tiene “vínculos duraderos con el financista israelí Dorian Barak, otrora socio de Harow”.

También se han hecho públicos reportes de que una compañía de seguridad privada pudiera asumir el control del cruce de Rafah entre Egipto y Gaza, relevando de esta responsabilidad a las fuerzas de ocupación. El Times of Israel señaló que “hay negociaciones en curso con una compañía cuyo nombre no sido revelado, que emplea antiguos soldados de élite estadounidenses y que se especializan en asegurar locaciones estratégicas en África y Medio Oriente. Estados Unidos e Israel, de ser necesario, le darán asistencia”. Luego Al Mayadeen citó fuentes que alegan que la compañía sería Reflex Responses (R2), de Erik Prince.

El videomensaje publicado por Prince el 17 de agosto sugiere sus intenciones de involucrarse en Venezuela. Dado su extenso historial de involucramiento en zonas de conflicto en todo el mundo, el video pudiera indicar más que un show de solidaridad.

Originalmente publicado por Mint Press News el 23 de agosto, la traducción para Misión Verdad la realizó Diego Sequera

Robert Inlakesh es un periodista, documentalista y analista político radicado en Londres. Ha reportado y vivido en los territorios palestinos bajo ocupación y es el anfitrión del programa “Palestine Files”. Director de El robo del siglo: la catástrofe palestina-israelí de Trump. Se le puede seguir en la cuenta @falasteen47 en X.

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