Gli USA hanno, nuovamente, rubato un aereo venezuelano, il Dassault Falcon 900EX con targa T7-ESPRT, questa volta nella Repubblica Dominicana.
L’operazione, guidata dal Dipartimento di Giustizia, nel suo comunicato sull’evento informa che l’aereo è stato trasferito nel Distretto Sud dello stato della Florida, nella città di Fort Lauderdale.
Il Dipartimento del Commercio e il Dipartimento della Sicurezza Interna sono stati coinvolti anche nell’indagine e nelle azioni di sequestro illegale del velivolo.
L’ente giudiziario USA sostiene inoltre che, su richiesta USA alla Repubblica Dominicana, il sequestro si è basato su “violazioni dei controlli sulle esportazioni degli USA e delle leggi sanzionatorie”.
Questo è il secondo caso di confisca illegale di aerei venezuelani durante l’anno in corso, dopo il furto del Boeing 747-300M, di proprietà dell’azienda venezuelana Emtrasur, con il supporto del governo argentino, lo scorso 12 febbraio, che ha concluso un lungo processo di sequestro di due anni dell’attivo venezuelano.
Per quanto riguarda il Dassault Falcon 900EX, gli USA sostengono che l’azione è coperta dall’Ordine Esecutivo 13884, emesso dall’allora presidente Donald Trump, nel 2019, che “proibisce alle persone statunitensi di effettuare transazioni con persone che hanno agito o intendano agire direttamente o indirettamente per conto del governo del Venezuela, inclusi i membri del regime di Maduro”.
L’aereo, secondo il Dipartimento di Giustizia, è stato acquistato dallo Stato venezuelano attraverso una società in un terzo paese, essendo quello di origine statunitense. Secondo il rapporto dell’AP, il “terzo paese” sarebbe Saint Vincent e Grenadine – il cui governo è alleato del Venezuela nei Caraibi -.
Inoltre, si legge nel comunicato, “il Dipartimento del Commercio ha anche imposto controlli sulle esportazioni per articoli destinati, in tutto o in parte, a un utente finale militare o di intelligence militare venezuelano”. Secondo l’ente giudiziario, l’aereo “ha volato quasi esclusivamente verso e da una base militare in Venezuela ed è stato utilizzato a beneficio di Maduro e dei suoi rappresentanti, anche per trasportare Maduro in visite in altri paesi”.
Inoltre, e non è un dettaglio da poco, il Dipartimento di Giustizia ha imputato falsi e presunti capi d’accusa al presidente venezuelano, nel marzo 2020, origine di un sinistro ordine di cattura nei suoi confronti.
Si tratta di un’altra manovra che punta direttamente al presidente Nicolás Maduro, in un contesto di disconoscimento delle istituzioni venezuelane dopo la sua vittoria elettorale il 28 giugno.
Sebbene il furto dell’aereo sia un fatto materiale, opera nel campo percettivo in un momento in cui il processo di cambio di regime del settore rappresentato da María Corina Machado si trova in una fase di scarsa attenzione sul piano internazionale.
In questo modo, gli USA sembrano utilizzare il ricorso alle sanzioni illegali per attuare azioni che riportino in auge l’agenda del golpe.
Ma, oltre a ciò, il fatto presenta ulteriori sfumature di criminalità poiché gli USA mantengono l’obiettivo essenziale delle sanzioni contro il Venezuela: la pressione per l’usura continua attorno alla persecuzione dei beni statali all’estero.
Processo che aveva avuto una fase aggressiva prima del 2024 e che Washington riprende specificamente con un bene che si trovava all’estero, in un territorio politicamente cooptato dall’influenza USA, occasione unica per eseguire la confisca illegale con il pretesto del programma di sanzioni, dopo aver esaurito la maggior parte delle sue munizioni nel blocco economico, finanziario e commerciale, per oltre un quinquennio, iniziativa guidata dal Dipartimento del Tesoro durante l’era Trump.
Tuttavia, l’articolo di Bloomberg, pubblicato lunedì 2 settembre, riferisce che il governo di Joe Biden annuncerà l’imposizione di sanzioni individuali su 15 “funzionari affiliati a Maduro che, secondo quanto afferma, ‘hanno ostacolato lo svolgimento di elezioni presidenziali libere e giuste’, secondo documenti visti da Bloomberg”. Si prevede che la misura avvenga questa settimana. Doppia mossa: il furto dell’aereo e l’imposizione di sanzioni individuali come misura effettista nel contesto post-28 luglio.
D’altra parte, tale sottrazione criminale dell’aereo potrebbe essere un precedente immediato del tipo di decisioni che il governo USA potrebbe prendere verso il Venezuela.
In effetti, questo furto rappresenta il primo passo di grande rilievo post-28 luglio delle autorità USA contro lo Stato venezuelano in generale, e il presidente Nicolás Maduro in particolare.
Un altro capitolo di politica criminale.
Lo scorso luglio, nel contesto delle elezioni presidenziali, il governo del Venezuela ha sospeso i voli commerciali verso la Repubblica Dominicana, oltre ad aver ordinato il ritiro del suo ambasciatore, insieme a quelli di altri sei paesi, “di fronte alle azioni e dichiarazioni ingerenti (…) cercando di rieditare il fallito e sconfitto Gruppo di Lima”.
Una risoluzione di sovranità che ha avuto la sua replica nell’acquiescenza del governo dominicano per concretizzare il furto del Dassault Falcon 900EX.
Di fronte al fatto, la Cancelleria venezuelana ha emesso un comunicato in cui definisce “pirateria” l’operazione degli USA, il cui governo “ha confiscato illegalmente un aeromobile che è stato utilizzato dal Presidente della Repubblica, giustificandosi con le misure coercitive che impone unilateralmente e illegalmente in tutto il mondo”.
Il testo ufficiale caratterizza altresì la manovra come “un esempio del presunto ‘ordine basato su regole’, il quale, disprezzando il Diritto Internazionale, pretende di stabilire la legge del più forte, creare norme che si adattino ai suoi interessi ed eseguirle con totale impunità”.
Le misure coercitive unilaterali come “politica criminale” — parole della Cancelleria — continuano ad operare senza restrizioni nonostante la narrativa che considera il regime delle licenze emesse dal Dipartimento del Tesoro come un sollievo o un sollevamento delle sanzioni, quando in realtà si tratta di una gestione particolare di queste in base alle necessità energetiche e geopolitiche degli USA.
A questo va aggiunto il fatto che, per la pressione sulla Repubblica Dominicana, gli USA si frappongono e minano le relazioni del Venezuela con altri paesi della regione. Un proposito che ha cercato di replicare con altri governi come quello di Lula da Silva e di Gustavo Petro.
La Nazione insulare è stata firmataria dell’accordo Petrocaribe, nel 2005, tuttavia, a seconda delle tensioni del Venezuela con gli USA, il governo dominicano del momento si è inclinato verso le risoluzioni della Nazione nordamericana: per esempio, nel 2018, Santo Domingo ha disconosciuto i risultati delle elezioni presidenziali vinte da Maduro, seguita dalla sospensione delle relazioni diplomatiche. Di modo che esiste un precedente immediato di quanto accaduto dopo il 28 luglio.
Ora, con l’atto di pirateria di un altro bene venezuelano, si scrive un nuovo capitolo nella saga delle sanzioni contro il Venezuela, aumentando la tensione fino al limite nelle relazioni con la Repubblica Dominicana e, quindi, con gli USA.
EE.UU. roba otro avión venezolano en un intento de escalar el conflicto
Estados Unidos volvió a robar un avión venezolano, el Dassault Falcon 900EX con placa T7-ESPRT, esta vez en República Dominicana.
La operación, liderada por el Departamento de Justicia, en su comunicado sobre el suceso informa que la aeronave fue trasladada al Distrito Sur del estado de Florida, a la ciudad de Fort Lauderdale.
El Departamento de Comercio y el Departamento de Seguridad Nacional también estuvieron involucrados en la investigación y las acciones de incautación ilegal del vehículo.
La entidad judicial estadounidense también alega que, por petición de Estados Unidos a República Dominicana, la incautación se basó en “las violaciones de los controles de exportación estadounidenses y las leyes sancionatorias”.
Este es el segundo caso de confiscación ilegal de aeronaves venezolanas durante el presente año, tras el robo del Boeing 747-300M, propiedad de la empresa venezolana Emtrasur, con el apoyo del gobierno argentino el pasado 12 de febrero, que concluyó un largo proceso de secuestro de dos años del activo venezolano.
Respecto al Dassault Falcon 900EX, Estados Unidos argumenta que la acción está amparada por la Orden Ejecutiva 13 884, emitida por el entonces presidente Donald Trump en 2019, que “prohíbe a las personas estadounidenses realizar transacciones con personas que hayan actuado o pretendan actuar directa o indirectamente para o en nombre del gobierno de Venezuela, incluso como miembros del régimen de Maduro”.
El avión, de acuerdo con el Departamento de Justicia, fue comprado por el Estado venezolano a través de una compañía en un tercer país, siendo aquel de origen estadounidense. Según el reporte de AP, el “tercer país” sería San Vicente y las Granadinas —cuyo gobierno es aliado de Venezuela en el Caribe—.
A su vez, dice el comunicado, “el Departamento de Comercio también ha impuesto controles de exportación para artículos destinados, total o parcialmente, a un usuario final militar o de inteligencia militar venezolano”. Según la entidad judicial, la aeronave “ha volado casi exclusivamente hacia y desde una base militar en Venezuela y se ha utilizado en beneficio de Maduro y sus representantes, incluso para transportar a Maduro en visitas a otros países”.
Además, y no es un dato menor, el Departamento de Justicia imputó con presuntos y falsos cargos al primer mandatario venezolano en marzo de 2020, origen de una siniestra orden de captura en su contra.
Se trata de otra maniobra que apunta directamente al presidente Nicolás Maduro, bajo un contexto de desconocimiento de las instituciones venezolanas tras su triunfo electoral el 28J.
Si bien el robo del avión es un hecho material, opera en el costado perceptivo en un momento cuando el proceso de cambio de régimen del sector que representa María Corina Machado se encuentra en una fase de poca atención en el plano internacional.
De esta manera, Estados Unidos pareciera utilizar el recurso de las sanciones ilegales para llevar a cabo acciones que refloten la agenda de golpe.
Pero además, el hecho presenta matices extras de criminalidad ya que Estados Unidos mantiene el objetivo esencial de las sanciones contra Venezuela: la presión por el desgaste continuo en torno a la persecución de los bienes estatales en el extranjero.
Proceso que había tenido una fase agresiva previa a 2024 y que Washington retoma específicamente con un bien que se encontraba en el extranjero, en territorio cooptado políticamente por la influencia estadounidense, oportunidad única para ejecutar la confiscación ilegal bajo el pretexto del programa de sanciones, tras haber gastado la mayoría de sus municiones en el bloqueo económico, financiero y comercial durante más de un lustro, iniciativa liderada por el Departamento del Tesoro durante la era Trump.
Sin embargo, el artículo de Bloomberg publicado el lunes 2 de septiembre da cuenta de que el gobierno de Joe Biden anunciará la imposición de sanciones individuales sobre 15 “funcionarios afiliados a Maduro que, según afirma, ‘obstruyeron la celebración de elecciones presidenciales libres y justas’, de acuerdo con documentos vistos por Bloomberg”. Se espera que la medida ocurra esta semana. Doble jugada: el robo del avión y la imposición de sanciones individuales como medida efectista en el contexto post-28J.
Por otro lado, tal sustracción criminal del avión podría ser un precedente inmediato del tipo de decisiones que podría tomar el gobierno estadounidense sobre Venezuela.
En efecto, este robo significa el primer paso de gran calado post-28J de las autoridades estadounidenses contra el Estado venezolano en general, y el presidente Nicolás Maduro en particular.
Otro capítulo de política criminal
En julio pasado, en el marco de las elecciones presidenciales, el gobierno de Venezuela suspendió los vuelos comerciales a República Dominicana, así como ordenó retirar a su embajador, junto con los de otros seis países, “ante las injerencistas acciones y declaraciones (…) tratando reeditar el fracasado y derrotado Grupo de Lima”.
Una resolución de soberanía que tuvo su réplica en la aquiescencia del gobierno dominicano para concretar el robo del Dassault Falcon 900EX.
Ante el suceso, la Cancillería venezolana emitió un comunicado con el que califica de “piratería” la operación de Estados Unidos, cuyo gobierno “ha confiscado ilegalmente una aeronave que ha venido siendo utilizada por el Presidente de la República, justificándose en las medidas coercitivas que de manera unilateral e ilegal impone alrededor del mundo”.
El texto oficial asimismo caracteriza la maniobra como “un ejemplo del supuesto ‘orden basado en reglas’, el cual, despreciando el Derecho Internacional, pretende establecer la ley del más fuerte, crear normas que se ajusten a sus intereses y ejecutarlas con total impunidad”.
Las medidas coercitivas unilaterales como “política criminal” —palabras de la Cancillería— continúan operando sin restricciones a pesar de la narrativa que considera el régimen de licencias emitidas por el Departamento del Tesoro como un alivio o levantamiento de sanciones, cuando se trata realmente de una gestión particular de estas ante las necesidades energéticas y geopolíticas de Estados Unidos.
A esto se debe añadir el hecho de que, por la presión sobre República Dominicana, Estados Unidos se interpone en y mina las relaciones de Venezuela con otros países de la región. Un propósito que ha intentado replicar con otros gobiernos como el de Lula da Silva y el de Gustavo Petro.
La nación insular fue signataria del acuerdo de Petrocaribe en 2005, sin embargo, según las tensiones de Venezuela con Estados Unidos, el gobierno dominicano de turno se ha inclinado por las resoluciones de la nación norteamericana: por ejemplo, en 2018 Santo Domingo desconoció los resultados de las elecciones presidenciales que ganó Maduro, seguido de la suspensión de las relaciones diplomáticas. De manera que existe un precedente inmediato de lo ocurrido luego del 28J.
Ahora, con el acto de piratería de otro bien venezolano, se escribe un nuevo capítulo en la saga de sanciones contra Venezuela, tensionando en escalada y hasta el límite las relaciones con República Dominicana y, por lo tanto, con Estados Unidos.