Ascesa e dominio delle Big Tech in politica ed economia

Il Venezuela nel mirino dell’imperialismo tecnologico

Ad agosto, il presidente rieletto del Venezuela, Nicolás Maduro, ha firmato un decreto che blocca l’accesso alla piattaforma di rete sociale X, precedentemente nota come Twitter, per dieci giorni. Ha accusato il proprietario, il magnate Elon Musk, affermando: “Ha violato le norme incitando all’odio, al fascismo, alla guerra civile, alla morte, allo scontro tra i venezuelani e ha violato tutte le leggi venezuelane”.

Musk, che è anche il padrone della rete di banda larga satellitare Starlink, ha espresso il suo sostegno a una parte dell’opposizione venezuelana e ha insultato il Capo dello Stato, mostrando così la determinazione delle nuove élite globali di influenzare un cambio di regime nel paese.

Questa azione è stata accompagnata da altre misure messe in atto da diverse piattaforme tecnologiche come Apple, Google e Meta.

Queste élite, concentrate nelle più grandi aziende tecnologiche (Big Tech), hanno formato un blocco di potere che cerca di governare la politica mondiale mesiante nuovi metodi, ma con antiche strategie, basate sull’imposizione del potere economico al di sopra dei valori democratici che affermano  difendere.

Sette aziende tecnologiche sono nella lista delle dieci principali aziende al mondo, classificate per capitalizzazione di mercato.

Apple Inc., Microsoft Corporation, Amazon, Alphabet (Google) e Facebook (Meta), sono accompagnate dalla corporazione Nvidia, uno dei maggiori sviluppatori di processori grafici e chipset, e Tesla (anche proprietà di Musk), che produce e vende sia automobili elettriche che sistemi di stoccaggio di energia e fotovoltaici.

La capitalizzazione di mercato delle Big Tech supera i 10 trilioni di $, più dei valori sommati del Prodotto Interno Lordo (PIL) di Germania, Regno Unito e Francia. Questo è solo un esempio della loro ascesa e dominio.

Ascesa e dominio nel paradiso della deregolamentazione neoliberale

 

Le Big Tech hanno aumentato la loro egemonia nell’economia globale. 16 fa, solo 2 delle 10 imprese più potenti al mondo erano tecnologiche: Microsoft e Vodafone. Oggi, poco più di 30 delle 100 aziende più grandi del mondo si dedicano alla catena tecnologica, includendo semiconduttori, software, telecomunicazioni e altre attività.

La loro crescita è stata esponenziale in meno di 50 anni grazie al fatto che i loro prodotti e servizi tendono a dominare tutte le aree economiche e altre attività globali. Dall’implementazione di software e hardware nei vari ambiti della vita quotidiana, ai servizi specializzati in settori come difesa, salute e finanza.

Come in molti ambiti della vita attuale, la diversità è stata la grande colpita. Così come la proprietà dei sistemi alimentari o dei media è stata concentrata nelle mani di pochi, la lista delle grandi corporazioni, secondo la loro capitalizzazione borsistica, ha subito un cambio di correlazione.

Tra il 2005 e il 2021, questa lista è passata da una diversificazione, che includeva produttori come General Electric, banche come Citigroup o commercianti come Walmart, alla cosiddetta GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft) aggiungendo aziende cinesi come Tencent.

Le Big Oil come Exxon Mobil, BP e Royal Dutch Shell sono state soppiantate dalla parte superiore dell’indice di borsa NASDAQ, così come le Big Media come Disney, AT&T e Comcast, con un rapporto di 10 a 1.

-Il terreno fertile: un’economia globalizzata e deregolamentata che favorisce la concentrazione estrema delle risorse.

-Il metodo: strategie di attori che perseguono costantemente l’istituzione e la salvaguardia di posizioni monopolistiche.

Un articolo del Washington Post, pubblicato a settembre 2023, descrive in dettaglio il loro modello di crescita: prima, sono diventati dominanti nei loro settori originali, poi hanno sviluppato tentacoli e realizzato acquisizioni in nuovi settori per aggiungere flussi di entrate e aggirare i concorrenti.

Nikos Smyrnaios, dell’Università di Tolosa, evidenzia quattro caratteristiche chiave nell’emergere di GAFAM: la teoria della convergenza di media e tecnologie dell’informazione, la finanziarizzazione, la deregolamentazione economica e la globalizzazione.

Concentrazione in dati

 

Il dominio delle Big Tech nei mercati ha chiare manifestazioni:

-Amazon domina il commercio elettronico con il 50% di tutte le vendite online; influenza le tecnologie di cloud computing con quasi il 32% della quota di mercato, e lo streaming live con Twitch, che detiene il 75,6%.

-Apple vende smartphone di alta gamma e altri dispositivi di elettronica di consumo. Condivide un duopolio con Google nel campo dei sistemi operativi mobili: il 99% della quota di mercato appartiene a loro.

-Meta, che possiede anche Instagram e WhatsApp, ha 3,5 miliardi di utenti nelle sue reti. Influisce sull’opinione pubblica al punto che circa il 50% della spesa pubblicitaria online globale viene effettuata tramite Meta o Alphabet.

-Google domina la quota di mercato dei motori di ricerca, con una media dell’86-96% in tutto il mondo.

-Microsoft domina la quota di mercato dei sistemi operativi desktop (Microsoft Windows) e del software di produttività per ufficio (Microsoft Office) con circa l’80%.

Verso l’appropriazione del potere politico

 

L’influenza di queste grandi corporazioni nella quotidianità dei cittadini è un tema che ha iniziato a preoccupare gli stessi attori sociali USA. Sono note le manovre che, non più dietro le quinte, hanno sviluppato nei processi elettorali e in altre congiunture politiche.

Le campagne di Barack Obama sono state le prime a sfruttare con grande vantaggio la microtargetizzazione che fa un uso intensivo dei dati, poi gli esperti di dati hanno prestato le loro competenze a Donald Trump e alla campagna per la Brexit.

La connotazione dell’uso di queste strategie di sfruttamento dei dati non è sempre stata negativa, all’epoca i media lodavano l’allora presidente democratico per “il suo potente fascino tecnodemografico”.

Un caso iconico è stato l’intervento della società Cambridge Analytica nei processi elettorali sopra menzionati, ma anche durante le campagne elettorali in Italia, Repubblica Ceca, India, Kenya, Malesia, Nigeria, Messico e Brasile. Sono emerse prove evidenti dell’uso delle piattaforme digitali per il controllo sociopolitico, e persino militare.

Sebbene questi metodi siano innovativi, la strategia non è tanto nuova. L’influenza nascosta è qualcosa di usuale nella società USA, è comune l’uso di tecniche di pubblicità e marketing manipolative e psicologicamente guidate per vendere prodotti, stili di vita e idee. Funziona così da quando l’autoproclamato inventore delle relazioni pubbliche, Edward Bernays, pubblicò il suo libro “Cristallizzando l’opinione pubblica”, nel 1923.

Un sondaggio privato, realizzato nel 2023 per la Commissione del Futuro della Tecnologia, ha rivelato che l’80% degli elettori USA concorda sul fatto che il governo “deve fare tutto il possibile per frenare l’influenza delle grandi aziende tecnologiche che sono diventate troppo potenti e ora utilizzano i nostri dati per intromettersi troppo nelle nostre vite”.

L’84% dei votanti hanno affermato di essere “molto nervosi” per gli effetti delle reti sociali sui bambini.

Il Venezuela nel mirino del potere tecnocratico

 

Il coordinamento dei magnati delle Big Tech contro i risultati delle elezioni del 28 luglio scorso in Venezuela è un esempio di come il dominio economico di queste corporazioni non sia un punto d’arrivo, bensì parte di un percorso verso l’egemonia politica.

Nei giorni successivi alle elezioni, si è evidenziato tale coordinamento. Alcuni esempi:

Oltre agli insulti proferiti da Musk e alla ripubblicazione di video falsi su presunte manifestazioni contro di lui (Maduro ndt), la piattaforma X ha rimosso l’etichetta di verifica grigia dall’account del presidente Maduro, per cui non è più considerato un account governativo.

Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, ha anch’essa rimosso il distintivo di verifica a Maduro, un segno che conferisce credibilità e autenticità agli account di figure pubbliche e organizzazioni.

Il presidente ha denunciato che, nei giorni precedenti le elezioni ma soprattutto in quelli successivi, sono stati registrati messaggi minacciosi contro dirigenti di base del chavismo, tramite WhatsApp, da dispositivi registrati all’estero.

Apple e Google hanno eliminato l’applicazione VenApp dai loro store; la piattaforma viene utilizzata dai venezuelani per segnalare problemi legati ai servizi pubblici e alla salute. Il governo venezuelano aveva attivato una sezione speciale nell’app per denunciare “atti fascisti e vandalici” legati all’escalation di violenza post-elettorale, scatenata da una parte dell’opposizione.

La rete sociale TikTok, la sesta più popolare, dietro Facebook, YouTube, WhatsApp, Instagram e WeChat, ha consentito la trasmissione di atti vandalici durante l’escalation post-elettorale. Tuttavia, ha sospeso l’account di Maduro durante un discorso in diretta, dopo aver mostrato una esposizione del procuratore generale, Tarek William Saab, sulla violenza scatenata.

Si tratta di attori che partecipano a favore o contro determinati sistemi politici senza la validazione di alcun processo sociopolitico o elettorale, ma tramite la pretesa legittimità conferita loro dal “potere tecnocratico”.

Questa dimensione di potere si è formata “nel contesto delle strutture sociali in evoluzione che hanno promosso la tecnologia come una soluzione alle sfide sociali, economiche, politiche e ambientali più ampie”, afferma una recente ricerca dell’Università Nazionale di Singapore.

Si tratta di una capacità di esercitare controllo sui cittadini attraverso la sorveglianza, la censura e la manipolazione basata sulla convinzione collettiva che le tecnologie siano democratiche e supportino l’autonomia dell’individuo.

Musk è un esempio dell’uso del potere tecnocratico. La sua posizione attivamente schierata nelle dinamiche sociopolitiche, siano esse negli USA o nel Regno Unito, o in Bolivia, Brasile o Venezuela, solleva interrogativi sulla relazione tra mercati, conoscenza e democrazia.

Il modellamento comportamentale attraverso le piattaforme digitali non solo influisce su ciò che le persone decidono di acquistare, ma anche sull’immaginario socioculturale e, a sua volta, politico dei cittadini. È così che, attraverso i loro algoritmi, sono riusciti a diffondere una narrazione di “frode” durante la nuova offensiva dell’opposizione contro lo Stato venezuelano e le sue istituzioni.

Le reti sociali, e la stessa Intelligenza Artificiale, fanno parte dell’infrastruttura attraverso la quale i miliardari esercitano il loro potere, manipolano la propria immagine e perseguono i loro obiettivi politici su larga scala.

Il ruolo dei governi di fronte alle Big Tech e alle loro nuove scale di potere è stato oggetto di dibattito in vari contesti multilaterali e nazionali. Le libertà, sia di espressione che di impresa, centralizzano un racconto secondo cui qualsiasi Stato che cerca di regolamentare l’impatto di queste aziende sulla privacy, sulla sicurezza nazionale e sui sistemi giuridici viene accusato di “dittatura”.

Proprio a seguito del sondaggio realizzato dalla Commissione del Futuro della Tecnologia, il suo co-presidente ed ex governatore democratico del Massachusetts, Deval Patrick, ha affermato che lo strumento di misurazione dell’opinione prova che “l’industria tecnologica deve operare entro limiti, e l’unica entità che può costringerla è il governo federale”.

La deriva del potere transnazionale globale ha come espressione totale e totalitaria le Big Tech: fungono da mediatrici e sfruttatrici delle risorse e delle attività di altri attori sociali. Gli elementi del loro percorso, presentati in precedenza, denotano la necessità di rivedere le loro relazioni con gli Stati e i cittadini.

Le loro azioni abbracciano, in modo multidimensionale, il corso della politica e dell’economia mondiale, e quindi i processi socioculturali su scala globale. Dal capitalismo della sorveglianza sino all’ingerenza diretta nella diatriba politica interna, queste azioni influenzano i processi storici dei paesi e accelerano il controllo egemonico della plutocrazia emergente.


Ascenso y dominio de las Big Tech en política y economía

Venezuela en la mira del imperialismo tecnológico

 

En agosto, el presidente reelecto de Venezuela, Nicolás Maduro, firmó un decreto que bloquea el acceso a la plataforma de redes sociales X, anteriormente Twitter, durante diez días. Acusó a su propietario, el magnate Elon Musk: “Ha violado las normas incitando al odio, al fascismo, a la guerra civil, a la muerte, al enfrentamiento de los venezolanos y ha violado todas las leyes venezolanas”, afirmó.

Musk, quien además es dueño de la red de banda ancha satelital Starlink, expresó su apoyo a parte de la oposición venezolana y endilgó insultos al primer mandatario, lo que es una muestra de la determinación de las nuevas élites globales en incidir a favor de un cambio de régimen en el país.

Esta acción fue acompañada de otras instrumentadas por distintas plataformas tecnológicas como Apple, Google y Meta.

Dichas élites, concentradas en las empresas tecnológicas más grandes (Big Tech), han conformado un bloque de poder que busca regir en la política mundial mediante nuevos métodos, pero antiguas estrategias, basadas en la imposición del poder económico por encima de los valores democráticos que afirman defender.

Siete empresas tecnológicas están en la lista de las diez principales empresas del mundo, clasificadas por capitalización de mercado.

Apple Inc., Microsoft Corporation, Amazon, Alphabet (Google) y Facebook (Meta), están acompañadas por la corporación Nvidia, uno de los mayores desarrolladores de procesadores gráficos y conjuntos de chips, y Tesla (también propiedad de Musk), que fabrica y vende tanto automóviles eléctricos como sistemas de almacenamiento de energía y fotovoltaicos.

La capitalización de mercado de las Big Tech supera los 10 billones de dólares, por encima de los valores sumados del Producto Interno Bruto (PIB) de Alemania, Reino Unido y Francia. Esto es solo una muestra de su ascenso y dominio.

Ascenso y dominio en el paraíso de la desregulación neoliberal

Las Big Tech han incrementado su hegemonía en la economía global. Hace 16 años, sólo dos de las diez empresas más potentes del mundo eran tecnológicas: Microsoft y Vodafone. En la actualidad, poco más de 30 de las 100 empresas más grandes del mundo, están dedicadas a la cadena tecnológica: esto incluye semiconductores, software, telecomunicaciones, entre otras actividades.

Su crecimiento ha sido exponencial en menos de 50 años debido a que sus productos y servicios tienden a dominar todas las áreas económicas y demás actividades globales. Desde la implementación de softwares y hardware en los distintos ámbitos de la vida cotidiana, hasta servicios especializados en áreas como defensa, salud y finanzas.

Como en muchos ámbitos de la vida actual, la diversidad ha sido la gran afectada. Así como la propiedad de los sistemas alimentarios o los medios de comunicación ha sido concentrada en pocas manos, la lista de las grandes corporaciones, según su capitalización bursátil, ha sufrido un cambio de correlación.

Entre 2005 y 2021 esta lista mutó de una diversificación, que incluía fabricantes como General Electric, bancos como Citigroup o comercializadoras como Walmart, a la llamada GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple y Microsoft) sumada a empresas chinas como Tencent.

Las Big Oil como Exxon Mobil, BP y Royal Dutch Shell fueron desplazadas de la parte superior del índice bursátil NASDAQ, también a las Big Media como Disney, AT&T y Comcast en un factor de 10.

El caldo de cultivo: una economía globalizada y desregulada que favorece la concentración extrema de los recursos.

El método: estrategias de actores que persiguen constantemente el establecimiento y salvaguarda de posiciones monopólicas.

Un reporte del Washington Post, publicado en septiembre de 2023, describe a detalle su patrón de crecimiento: primero, se volvieron dominantes en sus negocios originales, luego desarrollaron tentáculos y realizaron adquisiciones en nuevos sectores para agregar flujos de ingresos y flanquear a los competidores.

Nikos Smyrnaios, de la Universidad de Toulouse, destaca cuatro características clave en el surgimiento de GAFAM: la teoría de la convergencia de medios y tecnologías de la información, financiarización, desregulación económica y globalización.

Concentración en datos

El dominio de las Big Tech en los mercados tiene manifestaciones claras:

Amazon domina el comercio electrónico con el 50% de todas las ventas en línea; influye en tecnologías de computación en la nube con casi 32% de participación de mercado, y en transmisión en vivo con Twitch con 75,6%.

Apple vende teléfonos inteligentes de alta gama y otros dispositivos de electrónica de consumo. Comparte un duopolio con Google en el campo de los sistemas operativos móviles: 99% de la cuota de mercado les pertenece.

Meta, que también es propietaria de Instagram y WhatsApp, tiene 3 mil 500 millones de usuarios en sus redes. Influyen en la opinión pública al punto que, alrededor de 50% del gasto mundial en publicidad online se realiza a través de Meta o Alphabet.

Google domina la cuota de mercado de los motores de búsqueda, con una media de 86-96% en todo el mundo.

Microsoft domina la cuota de mercado de los sistemas operativos de escritorio (Microsoft Windows) y el software de productividad de oficina (Microsoft Office) con aproximadamente 80%.

Hacia la apropiación del poder político

La influencia de estas grandes corporaciones en la cotidianidad ciudadana es un tema que ha comenzado a preocupar a los mismos actores sociales estadounidenses. Son conocidas las maniobras que, ya no tras bastidores, han desarrollado en procesos electorales y otras coyunturas políticas.

Las campañas de Barack Obama fueron las primeras en aprovechar con gran ventaja la microfocalización que hace un uso intensivo de los datos, luego los expertos en datos prestaron sus destrezas a Donald Trump y a la campaña del Brexit.

La connotación del uso de estas estrategias de aprovechamiento de datos no siempre fue negativa, en su momento los medios halagaban al entonces presidente demócrata por “su poderoso atractivo tecnodemográfico”.

Un caso icónico fue la intervención de la empresa Cambridge Analytica en los procesos electorales mencionados, pero también durante las campañas electorales en Italia, República Checa, India, Kenia, Malasia, Nigeria, México y Brasil. Se han hecho evidentes las pruebas del uso de las plataformas digitales para el control sociopolítico, y hasta militar.

Aunque estos métodos son novedosos, la estrategia no lo es tanto. La influencia encubierta es algo usual en la sociedad estadounidense, es común el uso de técnicas de publicidad y marketing manipuladoras y psicológicamente impulsadas para vender productos, estilos de vida e ideas. Así funciona desde que el autoproclamado inventor de las relaciones públicas, Edward Bernays, publicara su libro “‘Cristalizando la opinión pública” en 1923.

Una encuesta privada, realizada en 2023 para la Comisión del Futuro de la Tecnología, reveló que 80% de los votantes estadounidenses coinciden en que el gobierno “debe hacer todo lo posible para frenar la influencia de las grandes empresas tecnológicas que se han vuelto demasiado poderosas y ahora usan nuestros datos para meterse demasiado en nuestras vidas”.

El 84% de los votantes afirmaron que estaban “muy nerviosos” por los efectos de las redes sociales en los niños.

Venezuela en la mira del poder tecnocrático

La articulación de magnates de las Big Tech en contra de los resultados de las elecciones del pasado 28 de julio en Venezuela son una muestra de cómo el dominio económico de estas corporaciones no es un punto de llegada, sino parte de una trayectoria hacia la hegemonía política.

En los días siguientes a los comicios, se evidenció dicha articulación. Algunos ejemplos:

Además de los insultos proferidos por Musk y la republicación de videos falsos sobre supuestas manifestaciones en su contra, la plataforma X retiró la etiqueta de verificación gris a la cuenta del presidente Maduro, por lo que ya no es considerada una cuenta gubernamental.

Meta, propietaria de Facebook e Instagram, también retiró el distintivo de verificación a Maduro, dicha señal otorga credibilidad y autenticidad a las cuentas de figuras públicas y organizaciones.

El mandatario denunció que en los días previos a los comicios, pero más en los posteriores, se evidenciaron mensajes amenazantes contra dirigentes de base del chavismo, vía WhatsApp, desde dispositivos registrados en el extranjero.

Apple y Google eliminaron la aplicación VenApp de sus tiendas de aplicaciones; la plataforma es utilizada por los venezolanos para reportar problemas relacionados con servicios públicos y salud. El gobierno venezolano había activado una sección especial en la app para la denuncia de “actos fascistas y vandálicos” relacionados con la escalada de violencia post electoral, desatada por un sector de la oposición.

La red social TikTok, la sexta más popular, detrás de Facebook, YouTube, WhatsApp, Instagram y WeChat, permitió la transmisión de actos vandálicos durante la escalada post electoral. Sin embargo, suspendió la cuenta de Maduro durante una alocución en vivo, luego de haber mostrado una exposición del fiscal general, Tarek William Saab, sobre la violencia desatada.

Se trata de actores que participan en favor o en contra de determinados sistemas políticos sin la validación de proceso sociopolítico o electoral alguno, sino mediante la pretendida legitimidad que les otorga el “poder tecnocrático”.

Esta dimensión de poder se ha conformado “en el contexto de las estructuras sociales cambiantes que han promovido la tecnología como una solución a los desafíos sociales, económicos, políticos y ambientales más amplios”, dice una investigación reciente de la Universidad Nacional de Singapur.

Se trata de una capacidad para ejercer control sobre la ciudadanía mediante la vigilancia, la censura y la manipulación con base en la creencia colectiva de que las tecnologías son democráticas y apoyan la autonomía del individuo.

Musk es un ejemplo de instrumentación del poder tecnocrático. Su posición activamente parcializada ante las dinámicas sociopolíticas, sean de Estados Unidos o Reino Unido, o de Bolivia, Brasil o Venezuela, abre interrogantes respecto a la relación entre los mercados, el conocimiento y la democracia.

El modelaje conductual a través de las plataformas digitales no solo impacta sobre lo que las personas deciden comprar, sino sobre el imaginario sociocultural y, a su vez político, de la ciudadanía. Es así como, a través de sus algoritmos, han logrado difundir una narrativa de “fraude” durante la nueva arremetida opositora contra el Estado venezolano y sus instituciones.

Las redes sociales, y la misma Inteligencia Artificial, forman parte de la infraestructura mediante la cual los multimillonarios ejercen su poder, manipulan su imagen y persiguen sus objetivos políticos a gran escala.

El rol de los gobiernos frente a las Big Tech y sus nuevas escalas de poder han sido tema de debate en distintos escenarios multilaterales y nacionales. Las libertades, tanto de expresión como de empresas, centralizan un relato bajo en cual se acusa de “dictadura” a cualquier Estado que busque regular el impacto de estas empresas en la privacidad, la seguridad nacional y los sistemas jurídicos.

Precisamente, a raíz de la encuesta realizada por la Comisión del Futuro de la Tecnología , su copresidente y ex gobernador demócrata de Massachusetts, Deval Patrick, afirmó que el instrumento de medición de opinión muestra que “la industria tecnológica tiene que operar dentro de los límites, y la única entidad que puede obligarla es el gobierno federal”.

La deriva del poder transnacional global tiene como expresión total y totalitaria a las Big Tech: fungen como mediadoras y explotadoras de los recursos y actividades de otros actores sociales. Los elementos de su trayectoria, presentados previamente, denotan la necesidad de replantear sus relaciones con los Estados y la ciudadanía.

Sus acciones abarcan, de manera multidimensional, el devenir de la política y la economía mundial, por ende, los procesos socioculturales en un alcance global. Desde el capitalismo de la vigilancia hasta la injerencia directa en la diatriba política interna, impactan en los procesos históricos de los países y aceleran el control hegemónico de la plutocracia emergente.

Venezuela en la mira del imperialismo tecnológico | Misión Verdad (misionverdad.com)

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.