Forse perché gli obiettivi degli USA contro il Venezuela sono uguali a quelli pianificati contro la Rivoluzione cubana, è per questa ragione che ora ripetono le stesse azioni che, 65 anni fa, vennero progettate dalla CIA e dal Consiglio di Sicurezza, per tentare di rovesciare il governo di Fidel Castro.
Una rapida lettura di quei piani evidenzia una totale somiglianza.
Durante una riunione alla Casa Bianca, il 17 marzo 1960, presieduta dal presidente Dwight Eisenhower, alla presenza dei membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale, venne approvato il primo piano di azioni coperte contro Cuba, con lo scopo di rovesciare la Rivoluzione cubana, dove Eisenhower disse: “Non ho mai conosciuto nessun altro piano migliore per affrontare la situazione”, ma avvertì: “Tutti i presenti devono essere preparati a giurare che io non avevo mai sentito parlare di questo”. (Biblioteca Eisenhower, documento del Progetto Clean Up, questioni di intelligence. Strettamente confidenziale. Preparato da Goodpasture il 18 marzo 1960)
Il principale sforzo degli USA era concentrato nel minare la posizione e il prestigio di Fidel Castro, per questo scatenarono le loro pressioni e ricatti sui governi dell’America Latina e più tardi su quelli d’Europa membri della NATO per, tra tutti, isolare diplomaticamente ed economicamente Cuba, isolarla dal resto del mondo e soffocarla, con l’unico scopo di invertire il sostegno popolare che il governo rivoluzionario godeva.
Questo era il prezzo che i cubani dovevano pagare per mantenere l’indipendenza dagli yankee e godere di una vera sovranità nazionale.
Contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela applicano la stessa ricetta, e il risultato delle pressioni politiche ed economiche di Washington viene alla luce a partire dalle dichiarazioni dei presidenti di Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Cile, Perù, Repubblica Dominicana, Uruguay, Colombia, Brasile, Spagna, Italia e Luis Almagro dell’OSA, che si rifiutano di riconoscere i risultati delle recenti elezioni presidenziali e richiedono la protezione dei diritti dell’ex candidato di destra filoyankee, Edmundo González Urrutia, vecchio agente della CIA, già rifugiato in Spagna.
Per confermare chi dirige l’operazione contro il presidente Nicolás Maduro, il portavoce del Dipartimento di Stato USA, Matthew Miller, dichiarò: “Il mandato di arresto emesso è un’azione arbitraria e politicamente motivata, che dimostra quanto lontano Nicolás Maduro sia disposto ad andare per cercare di mantenere il potere dopo il suo tentativo di rubare le elezioni presidenziali del 28 luglio”.
González Urrutia si è rifiutato di presentarsi al tribunale elettorale del Venezuela, come hanno fatto invece i 9 candidati alla presidenza e inoltre ha commesso diversi reati per cui deve rispondere davanti alla legge.
Il signor Miller ha forse dimenticato che l’ex presidente Donald Trump è stato accusato e portato in giudizio per azioni simili e ha dovuto presentarsi in tribunale e fare la sua dichiarazione davanti al procuratore e ai giudici? Perché il Dipartimento di Stato e i paesi che ora accusano Maduro non dicono che quell’azione della giustizia contro Trump è stata un’azione arbitraria e politicamente motivata?
Washington non ha limiti quando si tratta di impedire l’esistenza di un governo nella regione che lotta per la sua sovranità, perché, come considerano Cuba, anche il Venezuela è un cattivo esempio per gli altri paesi e quindi, in nessun caso, lo possono permettere.
L’istoriale yankee dei suoi ricatti e pressioni sui paesi affinché obbediscano ai suoi ordini è comprovata in un rapporto segreto per il Consiglio di Sicurezza Nazionale, redatto nel 1964 da Gordon Chase, assistente di McGeorge Bundy, che era l’assistente speciale del Presidente per gli Affari di Sicurezza Nazionale, dove espone i risultati della politica USA per ottenere un boicottaggio contro Cuba. (Paper preparared by Gordon Chase of National Security Council. Economic Isolation Policy-Summary, Washington, 26 de febrero, 1964, FRUS 1964-1968. Vol.XXXII, pp 601 y 602).
Il citato rapporto afferma che hanno fatto pressione sul più grande armatore marittimo del Regno Unito, il greco M.G. Mavroleon, per ridurre al minimo i trasporti navali verso Cuba.
Per quanto riguarda l’aviazione, hanno fatto pressione su diverse compagnie aeree per ridurre il servizio regolare a Cuba, ottenendo che il governo spagnolo fermasse il trasporto di merci commerciali a L’Avana su voli passeggeri e non rinnovasse i contratti di noleggio sulle navi coinvolte nel commercio con l’Isola, azione valutata dal Dipartimento di Stato come appropriata.
Durante la riunione della NATO, del 23 marzo 1964 a Parigi, il sottosegretario di Stato yankee George W. Ball espose la politica da seguire per isolare Cuba. Il risultato ottenuto fu che i rappresentanti di Canada, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Grecia e Turchia parlarono fortemente a favore della politica USA, come informato da Thomas K. Finietter, ambasciatore permanente USA presso il Consiglio della NATO, in un telegramma segreto inviato al Dipartimento di Stato. (Telegram Polto 1138 from Paris, 23 marzo, p. 621 FRUS, 1964-1968 vol. XXXII)
Allo stesso modo, hanno fatto pressione su Regno Unito e Francia per unirsi al boicottaggio, persino con la partecipazione diretta del presidente Lyndon B. Johnson con il ministro degli Esteri britannico, a cui espresse il disappunto di Washington per il fatto che il Regno Unito continuava a commerciare con Cuba. A partire da ciò, le autorità britanniche iniziarono a scoraggiare le compagnie di navigazione dal trasportare merci verso l’Isola, in particolare gli autobus Leyland che Cuba aveva acquistato.
Alla Francia, il Dipartimento di Stato inviò una protesta ufficiale del suo governo per la vendita di 20 locomotive diesel Brissoneau et Lofty a Cuba. A seguito di tali pressioni, nel 1964, il governo francese si rifiutò di fornire garanzie di credito per altri acquisti commerciali cubani, tra cui una fabbrica di fertilizzanti, un’altra di lievito, nuove locomotive e attrezzature pesanti per il movimento terra.
Anche la Repubblica Federale di Germania fu sottoposta a pressioni e minacce identiche, perciò decisero di ridurre le esportazioni di apparecchiature di telecomunicazione, macchinari per l’estrazione mineraria, motori diesel e altre attrezzature. Il cancelliere Ludwig Erhard promise a Washington di mantenere il commercio tedesco al livello più basso legalmente possibile e di vietare le garanzie governative di esportazione verso l’Isola.
Nonostante i danni economici che ciò rappresentava per gli europei, si sottomisero, come fanno ora con le sanzioni contro Russia e Venezuela.
Coloro che accusano il Venezuela e non condannano gli atti terroristici commessi dall’opposizione mercenaria, non si preoccupano dei diritti dei più di 1385 statunitensi accusati per le proteste politiche svoltesi da oppositori a Joe Biden, il 6 gennaio 2021.
Esigono che altri critichino il governo di Nicolás Maduro e inaspriscano le sanzioni contro il Venezuela, ma agiscono in modo diverso con coloro che violano le leggi, come nel recente caso di Bryan Roger Bishop, residente in Florida, condannato dal giudice distrettuale Timothy J. Kelly a 45 mesi di prigione, 36 mesi di libertà vigilata e il pagamento di 2000 dollari di risarcimento, per la sua partecipazione all’assalto al Campidoglio nazionale.
Per gli yankee, quelli non sono prigionieri politici, ma criminali, qualifica che dovrebbero dare anche a quelli che agiscono in modo simile in paesi che hanno governi non accettabili per loro, come nei casi di Cuba e Venezuela.
Per questo motivo provoca tanta indignazione la posizione assunta da governi che non hanno sufficienza vergogna e dignità per opporsi agli ordini di Washington e si lasciano piegare, anche se ciò significa vendere l’anima al diavolo.
Il mondo sa che gli yankee si considerano i padroni e signori del pianeta, provocano guerre e invasioni come quelle in Vietnam, Cuba, Panama, Repubblica Dominicana, Grenada, Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, finanziano la controrivoluzione in paesi che non accettano di sottomettersi, provocano colpi di stato, accolgono noti terroristi e assassini e scrivono la storia a modo loro, per incolpare coloro che non chinano la testa né si inginocchiano ai loro piedi. Gli esempi abbondano.
Per questo José Martí affermò: “Un principio giusto, dal fondo di una caverna, può più di un esercito”.
Estados Unidos repite sus planes subversivos para derrocar a Nicolás Maduro presidente de Venezuela
Por Arthur González
Quizás por que los objetivos de Estados Unidos contra Venezuela son iguales a los planteados contra la Revolución cubana, es la causa que ahora repitan las mismas acciones que hace 65 años, diseñaron la CIA y el Consejo de Seguridad, para intentar derrocar al gobierno de Fidel Castro.
Una rápida lectura de aquellos planes evidencia una total similitud.
Durante una reunión en la Casa Blanca el 17 de marzo de 1960, encabezada por el presidente Dwight Eisenhower, con la presencia de los miembros del Consejo de Seguridad Nacional, se aprobó el 1er plan de acciones encubiertas contra Cuba, con el propósito de derrocar a la Revolución cubana, donde Eisenhower apuntó: “No he conocido de ningún otro plan mejor para enfrentar la situación”, pero alertó: “Todos los presentes deben estar preparados para jurar que yo nunca había oído nada al respecto”. (Biblioteca Eisenhower, documento del Proyecto Clean Up, cuestiones de inteligencia. Estrictamente confidencial. Preparado por Goodpastrer el 18 de marzo 1960)
El principal esfuerzo de Estados Unido estaba centrado en socavar la posición y el prestigio de Fidel Castro, por eso desataron sus presiones y chantajes sobre los gobiernos de Latinoamérica y más tarde con los de Europa miembros de la OTAN, para entre todos cercar diplomática y económicamente a Cuba, aislarla del resto del mundo y asfixiarla, con el único propósito de revertir el apoyo popular que tenía el gobierno revolucionario.
Ese era el precio que los cubanos debían pagar por mantener la independencia de los yanquis y gozar de una verdadera soberanía nacional.
Contra la República Bolivariana de Venezuela aplican la misma receta y el resultado de las presiones políticas y económicas de Washington saltan a la luz pública, a partir de las declaraciones de los mandatarios de Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panamá, Paraguay, Chile, Perú, República Dominicana, Uruguay, Colombia, Brasil, España, Italia y Luis Almagro de la OEA, negándose a reconocer el resultado de las recientes elecciones presidenciales y la petición de proteger los derechos del ex candidato de la derecha proyanqui, Edmundo González Urrutia, viejo agente de la CIA, ya acogido en España.
Para confirmar quién dirige la operación contra el presidente Nicolás Maduro, el portavoz del Departamento de Estado de los Estados Unidos, Matthew Miller, declaró: “La orden de detención emitida es una acción arbitraria y motivada políticamente, que demuestra lo extraordinariamente lejos que Nicolás Maduro está dispuesto a ir, para intentar mantener el poder después de su intento de robar las elecciones presidenciales del 28 de julio”.
González Urrutia se negó a presentarse al tribunal electoral de Venezuela, como sí lo hicieron los 9 candidatos a la presidencia y además ha cometido diferentes delitos por los que debe responder ante la ley.
¿Olvidó el sr. Miller que el ex presidente Donald Trump fue acusado y llevado a juicio por acciones similares y tuvo que asistir a la corte y hacer su declaración ante el fiscal y los jueces? ¿Por qué el Departamento de Estado y los países que ahora acusan a Maduro, no dicen que esa acción de la justicia contra Trump, fue una acción arbitraria y motivada políticamente?
Washington no tiene barreras cuando se trata de impedir que exista un gobierno en la región que lucha por su soberanía, porque al igual que consideran a Cuba, Venezuela es un mal ejemplo para los demás países y, por tanto, bajo ningún concepto no lo pueden permitir.
El historial yanqui de sus chantajes y la presiones sobre países para que cumplan sus órdenes, se constata en un informe secreto para el Consejo de Seguridad Nacional, confeccionado en 1964 por Gordon Chase, asistente de McGeorge Bundy, quien era el asistente especial del Presidente para Asuntos de Seguridad Nacional, donde expone los resultados de la política de Estados Unidos para lograr un boicot contra Cuba. (Paper preparared by Gordon Chase of National Security Council. Economic Isolation Policy-Summary, Washington, 26 de febrero, 1964, FRUS 1964-1968. Vol.XXXII, pp 601 y 602).
El citado informe afirma que presionaron al mayor armador marítimo del Reino Unido, el griego M.G. Mavroleon, para que redujera al máximo las transportaciones navales a Cuba.
En cuanto a la aviación, presionaron a varias líneas aéreas para reducir el servicio regular a Cuba, logrando que el gobierno de España detuviera la transportación de cargas comerciales a La Habana en vuelos de pasajeros y no renovara los fletamentos sobre los barcos involucrados en el comercio con la Isla, acción evaluada por el Departamento de Estado como apropiada.
Durante la reunión de la OTAN del 23 de marzo de 1964 en París, el subsecretario de Estado yanqui George W. Ball expuso la política a seguir para aislar a Cuba. El resultado obtenido fue que los representantes de Canadá, Bélgica, Alemania, Países Bajos, Grecia y Turquía, hablaron fuertemente a favor de la política de Estados Unidos, lo que fue informado por Thomas K. Finietter, embajador permanente estadounidense ante el Consejo de la OTAN, en un cable secreto remitido al Departamento de Estado. (Telegram Polto 1138 from Paris, 23 marzo, p. 621 FRUS, 1964-1968 vol. XXXII)
Igualmente, presionaron al Reino Unido y a Francia para que se sumaran al boicot, incluso con la partición directa del presidente Lyndon B. Johnson sobre el ministro de Relaciones Exterior británico, al que le expresó el disgusto de Washington por continuar el Reino Unido su comercio con Cuba. A partir de esto las autoridades británicas comenzaron a desanimar a las navieras para que no transportaran mercancías a la Isla, particularmente los ómnibus Leyland que Cuba había adquirido.
A Francia, el Departamento de Estado le envió una protesta oficial de su gobierno, por la venta de 20 locomotoras diésel Brissoneau et Lofty a Cuba. Producto de esas presiones en 1964 el gobierno francés se negó a brindar garantías de créditos a otras compras comercial cubanas, entre ellas una planta de fertilizantes, otra de levadura, nuevas locomotoras y equipos pesados para movimientos de tierra.
La República Federal de Alemania también fue sometida a idénticas presiones y amenazas, por eso decidieron reducir las exportaciones de equipos de telecomunicaciones, maquinarias para la minería, motores diésel y otros equipos. El canciller Ludwing Erhard le prometió a Washington mantener el comercio alemán al más bajo nivel legalmente posible y prohibir las garantías gubernamentales de exportación a la Isla.
A pesar de las afectaciones económicas que representaban para los europeos, se sometieron, tal como hacen ahora con las sanciones contra Rusia y Venezuela.
Esos que acusan a Venezuela y no condenan los actos terroristas cometidos por la oposición mercenaria, no se preocupan por los derechos de los más de 1,385 estadounidenses acusados por las protestas políticas llevadas a cabo por los opositores a Joe Biden, el 6 de enero de 2021.
Exigen a otros criticar al gobierno de Nicolas Maduro y recrudecer las sanciones a Venezuela, pero ellos actúan de forma diferente con quienes violan las leyes, como fue el reciente caso de Bryan Roger Bishop, residente en Florida, sentenciado por el juez de distrito Timothy J. Kelly, a 45 meses de prisión, 36 meses de libertad supervisada y el pago de 2,000 dólares en restitución, por su participación en el asalto al Capitolio Nacional.
Para los yanquis esos no son presos políticos, sino delincuentes, calificación que también deberían darle a los que actúan de forma similar en países que tienen gobiernos no aceptables para ellos, como son los casos de Cuba y Venezuela.
Por esa razón causa tanta indignación las posiciones asumidas por gobiernos que no tienen suficiente vergüenza y dignidad para oponerse a las órdenes de Washington y se dejan doblegar, aunque eso signifique venderle el alma al diablo.
El mundo sabe que los yanquis se consideran los amos y señores del planeta, provocan guerras e invasiones como las de Viet Nam, Cuba, Panamá, República Dominicana, Granada, Afganistán, Iraq, Siria, Libia, financian la contrarrevolución en países que no aceptan subordinárseles, provocan Golpes de Estado, acogen a terroristas y asesinos connotados y escriben la historia a su manera, para poner como responsables a aquellos que no bajan la cabeza ni se arrodillan a sus pies. Ejemplos sobran.
Por eso José Martí afirmó: “Un principio justo, desde el fondo de una cueva, puede más que un ejército”.