Giorni fa, la vicepresidente esecutiva e ministra del Petrolio, Delcy Rodríguez, ha tenuto un incontro con Luis Antonio García Sánchez, direttore della Business Unit di Repsol, con l’obiettivo di rivedere l’agenda di cooperazione nel settore venezuelano degli idrocarburi.
Rodríguez ha sottolineato che il Venezuela continua a fare progressi nei suoi piani in questo settore con aziende internazionali che hanno fiducia e investono nella più grande riserva petrolifera del mondo. Ha inoltre confermato che la compagnia spagnola ha contribuito all’ampliamento della produzione di greggio medio e leggero in diversi progetti petroliferi del Paese.
Da parte sua, García Sánchez ha ribadito che l’alleanza energetica tra Venezuela e Repsol continua a progredire.
Questo incontro avviene in un contesto di crescenti tensioni, dopo l’approvazione di una Proposta di Legge del Partido Popular al Congresso spagnolo che ha riconosciuto, in maniera non vincolante, l’ex candidato Edmundo González come presunto “presidente eletto”, un attacco alla legittimità del processo elettorale venezuelano che ha provocato un deterioramento delle relazioni bilaterali.
Tale posizione di non riconoscimento adottata dal governo spagnolo suscita interrogativi sulle possibili ripercussioni per Repsol e, soprattutto, per la Spagna, in caso di un’escalation delle tensioni bilaterali che portasse a una rottura delle relazioni.
Connessione energetica con la Spagna
In un contesto in cui l’accesso a risorse strategiche come il petrolio e il gas è sempre più influenzato da tensioni geopolitiche, come il conflitto in Ucraina, l’interruzione delle forniture di greggio venezuelano rappresenterebbe un impatto significativo non solo sui piani di espansione di Repsol, ma anche sulla sicurezza energetica spagnola nel suo complesso.
Questo scenario è ancora più critico in un contesto globale caratterizzato da incertezza e volatilità dei mercati degli idrocarburi, soprattutto con l’avvicinarsi dell’inverno in Europa; per cui si prevede che le forniture di energia dal Venezuela, in particolare il petrolio raffinato in combustibile per riscaldamento e gas, possano aiutare a mitigare la possibile scarsità e gli alti prezzi.
In Venezuela, il Campo Perla è considerato la più grande scoperta di un giacimento di gas naturale in America Latina, poiché durante i test di produzione, condotti nel 2015, ha raggiunto una produzione di circa 150 milioni di piedi cubici di gas al giorno.
Per dare un’idea della portata, tale quantità potrebbe soddisfare il fabbisogno energetico di 2,5 milioni di abitazioni in un giorno, a seconda del consumo medio di gas naturale per casa.
Le attività di esplorazione in questo campo sono iniziate nel 2009 e sono state formalizzate successivamente con la società Cardón IV, una società mista tra Repsol e l’italiana ENI incaricata dell’esplorazione e dello sfruttamento di idrocarburi gassosi non associati, all’interno del Progetto Rafael Urdaneta nel Golfo del Venezuela.
Anni dopo, questo progetto è stato bruscamente interrotto a causa delle sanzioni USA imposte all’industria petrolifera venezuelana.
Dal 2022, queste imprese europee sono state costrette a negoziare con il Dipartimento del Tesoro USA per ottenere la licenza che permettesse di riattivare le operazioni nel blocco di gas e le attività commerciali in Venezuela, evitando così i rischi derivanti dalle sanzioni USA.
Nel 2023 è stata annunciata la firma di un permesso per l’esportazione di gas naturale liquefatto (GNL) con Repsol ed ENI, in relazione alla licenza del blocco Cardón IV, a cui appartiene il Campo Perla.
In quell’occasione, il presidente Nicolás Maduro ha sostenuto l’accordo con le aziende europee per l’esportazione di gas naturale, un traguardo significativo dopo oltre un secolo di esportazioni esclusivamente petrolifere.
Il Campo Perla si è così consolidato come una delle principali scommesse di Repsol a livello internazionale. Inoltre, il campo ha un potenziale ancora maggiore che, se sviluppato completamente, potrebbe far diventare il Venezuela uno dei principali fornitori sicuri di gas per l’Europa.
Nell’aprile 2024, sotto la Licenza Generale 44A, Repsol ha ricevuto l’autorizzazione dall’Office of Foreign Assets Control (OFAC) per continuare le sue operazioni nel Paese.
Allo stesso tempo, PDVSA e Repsol hanno firmato un accordo per l’espansione dell’area geografica della società mista Petroquiriquire, che includerà pozzi a Tomoporo e La Ceiba, con un’incorporazione di 20 mila barili giornalieri di greggio.
In quell’occasione, le autorità dell’azienda spagnola hanno commentato: “Siamo convinti che saremo benedetti da questa nuova attività che incorporerà nuovi campi e che, quindi, aspira ad aumentare la produzione petrolifera di questo Paese”.
Anche in un contesto elettorale, la compagnia europea ha mostrato significative aspettative sull’affare con il Venezuela, dichiarando:
* “Stiamo entrando in una nuova dinamica in Venezuela, e questo è importante”, ha detto il presidente esecutivo della petrolifera spagnola, Josu Jon Imaz, in una conferenza con gli investitori per discutere i risultati del secondo trimestre 2024.
* Nel secondo trimestre, le raffinerie spagnole hanno ricevuto oltre 5 milioni di barili di greggio dal Venezuela, rispetto ai 2 milioni del trimestre precedente, ha affermato Imaz.
* Repsol ha guidato la lista dell’aumento delle esportazioni di petrolio venezuelano che, insieme a Chevron, ha inviato in media quasi 885 mila barili al giorno (b/g) di greggio e carburante.
Questi dati evidenziano il crescente ruolo del Venezuela nel portafoglio energetico di Repsol.
Inoltre, secondo i dati della Corporación de Reservas Estratégicas de Petróleo (Cores) della Spagna, il Paese ha importato 353 mila tonnellate di greggio venezuelano a luglio e 1,7 milioni di tonnellate nei primi mesi del 2024, quasi il triplo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Sebbene il Venezuela sia una delle diverse fonti di petrolio per la Spagna, essendo il suo quinto maggiore fornitore, i suoi progetti in corso, come il giacimento Perla, rappresentano un investimento strategico a lungo termine che potrebbe rafforzare la posizione della Spagna nel mercato energetico europeo.
In particolare, l’OFAC ha concesso una licenza specifica a Repsol. Nel suo rapporto di luglio, la compagnia ha evidenziato che questa esenzione facilita lo sviluppo di progetti e l’espansione delle sue attività in Venezuela.
Questi progetti hanno il potenziale di stabilizzare l’approvvigionamento energetico non solo per la Spagna, bensì anche per i mercati europei in generale. Pertanto, una rottura delle relazioni diplomatiche o economiche con il Venezuela metterebbe a rischio questi progressi e ritarderebbe sviluppi energetici strategici, il che, a sua volta, minaccerebbe importanti investimenti già in corso.
La storia delle sanzioni è un monito, soprattutto perché ha bloccato i progressi del progetto Perla e ha ritardato la cooperazione energetica a partire dal 2014.
L’interesse della Spagna in Venezuela va oltre le necessità immediate di petrolio e gas; risiede principalmente nel potenziale futuro delle riserve venezuelane. Il Venezuela, che ospita le più grandi riserve petrolifere del mondo, possiede anche oltre 200 trilioni di piedi cubici di riserve accertate di gas naturale, posizionandosi come un attore fondamentale nel mercato energetico mondiale.
Nonostante gli ostacoli derivanti dal regime di sanzioni USA, il potenziale a lungo termine del Venezuela resta indiscutibile.
La Spagna si trova quindi di fronte a un bivio: continuare su una strada di scontro e conflitto che potrebbe minacciare la sicurezza energetica, oppure riconoscere l’importanza strategica del Paese caraibico nella matrice energetica mondiale a lungo termine e, da lì, mantenere relazioni di rispetto con il suo governo.
Petróleo y gas venezolano: su importancia estratégica para España | Misión Verdad (misionverdad.com)
Petróleo y gas venezolano: su importancia estratégica para España
Días atrás la vicepresidenta ejecutiva y ministra del Petróleo, Delcy Rodríguez, sostuvo una reunión con Luis Antonio García Sánchez, director de la Unidad de Negocios de Repsol, con el propósito de revisar la agenda de cooperación en el sector venezolano de hidrocarburos.
Rodríguez destacó que Venezuela continúa avanzando en sus planes en esa materia con empresas internacionales que confían e invierten en la mayor reserva petrolera del mundo. Además, confirmó que la compañía española ha contribuido a la ampliación de la producción de crudo mediano y ligero en diversos proyectos petrolíferos del país.
Por su parte, García Sánchez reafirmó que la alianza energética entre Venezuela y Repsol sigue progresando.
Este encuentro ocurre en un contexto de creciente tensión, tras la aprobación de la Proposición no de Ley del Partido Popular en el Congreso español que reconoció, de forma no vinculante, al excandidato Edmundo González como supuesto “presidente electo”, en un ataque contra la legitimidad del proceso comicial venezolano que ha dado pie al deterioro de las relaciones bilaterales.
Tal postura de desconocimiento adoptada por el gobierno español suscita interrogantes sobre las posibles repercusiones que traería para Repsol y, sobre todo, para España, una escalada de la tensión bilateral que concluyese en una ruptura de las relaciones.
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En un contexto donde el acceso a recursos estratégicos como el petróleo y el gas está cada vez más influenciado por tensiones geopolíticas, como el conflicto en Ucrania, la interrupción del suministro de crudo venezolano representaría un impacto significativo no solo para los planes de expansión de Repsol sino también para la seguridad energética española en su conjunto.
Este escenario es aun más crítico en un entorno global caracterizado por la incertidumbre y la volatilidad de los mercados de hidrocarburos, sobre todo en la temporada de invierno que se aproxima en el meridiano europeo, por lo que se estima que los envíos de energía desde Venezuela, especialmente el petróleo refinado en combustible para calefacción y gas, ayuden a mitigar la posible escasez y los altos precios.
En Venezuela, el Campo Perla es considerado el mayor descubrimiento de un yacimiento de gas natural en América Latina ya que durante las pruebas de producción realizadas en 2015 alcanzó una producción de alrededor de 150 millones de pies cúbicos de gas por día.
Para vislumbrar la magnitud, esa cantidad podría abastecer el consumo energético de 2,5 millones de viviendas en un día, dependiendo del consumo promedio de gas natural de cada hogar.
Las actividades de exploración en este campo comenzaron en 2009 y se formalizaron posteriormente en la empresa Cardón IV, una sociedad entre Repsol y la italiana Eni encargada de la exploración y explotación de hidrocarburos gaseosos no asociados, dentro del Proyecto Rafael Urdaneta en el golfo de Venezuela.
Años después, este proyecto fue abruptamente frenado debido a las sanciones estadounidenses impuestas sobre la industria petrolera venezolana.
Desde 2022, estas empresas europeas se vieron obligadas a negociar con el Departamento del Tesoro de Estados Unidos para obtener la licencia que permitiera reactivar las operaciones en el bloque gasífero y las actividades comerciales en Venezuela, y de esa manera evitar los riesgos derivados de las sanciones estadounidenses.
En 2023 se anunció la firma de un permiso para la exportación de gas natural licuado (GNL) con Repsol y Eni, en relación con la licencia del bloque Cardón IV, al cual pertenece el Campo Perla.
En ese momento el presidente Nicolás Maduro respaldó el acuerdo con las empresas europeas para la exportación de gas natural, un hito significativo tras más de un siglo de exportaciones centradas exclusivamente en el petróleo.
Así que el Campo Perla se ha consolidado como una de las principales apuestas de Repsol internacionalmente. Además, el campo tiene un potencial aun mayor que, si se desarrolla completamente, podría situar a Venezuela como uno de los principales proveedores seguros de gas para Europa.
En abril de 2024, bajo la Licencia General 44A, Repsol recibió la autorización de la Oficina de Control de Activos Extranjeros (OFAC, según siglas en inglés) para continuar sus operaciones en el país.
Al mismo tiempo, PDVSA y Repsol firmaron un acuerdo para la ampliación de la zona geográfica de la empresa mixta Petroquiriquire, que incluirá pozos en Tomoporo y La Ceiba, con una incorporación de 20 mil barriles diarios de crudo.
En ese momento, las autoridades de la empresa española comentaron: “Estamos convencidos de que vamos a estar bendecidos con esta nueva actividad que incorporará nuevos campos y que, por lo tanto, aspiran aumentar la producción petrolera de este país”.
Incluso, en medio del escenario electoral, la compañía europea mostró expectativas significativas en el negocio junto a Venezuela, a saber:
“Estamos entrando en una nueva dinámica en Venezuela, y eso es importante”, dijo el presidente ejecutivo de la petrolera española, Josu Jon Imaz, en una llamada con inversionistas para discutir los resultados del segundo trimestre 2024.
En el segundo trimestre propiamente las refinerías españolas recibieron más de 5 millones de barriles de crudo de Venezuela, frente a los 2 millones que procesaron en el trimestre anterior, dijo Imaz.
Repsol encabezó la lista del aumento de la exportación de petróleo venezolano que, junto a Chevron, envió un promedio de casi 885 mil barriles por día (b/d) de crudo y combustible.
Estos datos subrayan el creciente papel de Venezuela en la cartera energética de Repsol.
Aunado a eso, según datos de la Corporación de Reservas Estratégicas de Petróleo (Cores) de España, el país importó 353 mil toneladas de crudo venezolano en julio, y 1,7 millones de toneladas en lo que va de 2024, casi el triple que en el mismo periodo del año pasado.
Si bien Venezuela es una de las diversas fuentes de petróleo para España, siendo su quinto mayor proveedor, sus proyectos en curso, como el yacimiento de Perla, representan una inversión estratégica a largo plazo que podría reforzar la posición de España en el mercado energético europeo.
En particular, la OFAC otorgó una licencia específica a Repsol. En su informe de julio la compañía destacó que esta exención facilita el desarrollo de proyectos y la expansión de su negocio en Venezuela.
Estos proyectos tienen el potencial de estabilizar el suministro energético no solo para España sino para los mercados europeos en general. Por ende, la ruptura de las relaciones diplomáticas o económicas con Venezuela pondría en peligro estos avances y retrasaría desarrollos energéticos estratégicos, lo cual a su vez amenazaría importantes inversiones ya en marcha.
La historia de las sanciones sirve de advertencia, sobre todo porque detuvo el progreso del proyecto Perla y retrasó la cooperación energética a partir de 2014.
El interés de España en Venezuela va más allá de las necesidades inmediatas de petróleo y gas; se ubica, principalmente, en el potencial futuro de las reservas venezolanas. Venezuela, que alberga las mayores reservas de petróleo del mundo, posee también más de 200 billones de pies cúbicos de reservas probadas de gas natural, lo que la sitúa como un actor fundamental en el mercado energético mundial.
A pesar de los obstáculos del régimen de sanciones estadounidenses, el potencial a largo plazo de Venezuela sigue siendo indiscutible.
España, por tanto, se enfrenta a una disyuntiva: continuar por un camino de choque y enfrentamiento que podría amenazar la seguridad energética o reconocer la importancia estratégica del país caribeño en la matriz energética mundial a largo plazo y, a partir de ahí, mantener relaciones de respeto con su gobierno.