Cosa stanno preparando Capriles, Rosales e Ramos Allup?

L’ethos opportunista contro il dogmatismo del cambio di regime

La richiesta personale di asilo e l’uscita dal paese dell’ex candidato della Piattaforma Unitaria Democratica (PUD), Edmundo González Urrutia, è stata un autentico terremoto politico e un punto di svolta per la costellazione di figure, organizzazioni politiche e dirigenti che compongono la galassia dell’anti-chavismo.

Da quel momento, l’operato di diversi dirigenti specifici sta dando forma a un “momento dell’opposizione” segnato da disallineamenti narrativi, un deficit del fattore unitario dimostrato prima delle elezioni presidenziali e movimenti contrari al racconto di conflitto catastrofico ed esistenziale propagato da María Corina Machado.

Mentre la dirigente di Vente Venezuela, rinchiusa nell’attivismo sulle reti sociali da metà agosto, ha dichiarato che la lotta che guida “si sta accelerando su diversi fronti”, il che sembra un déjà vu dell’era della “massima pressione” di Trump e “tutte le opzioni sul tavolo”, l’ampio panorama dell’opposizione mostra segni contraddittori rispetto a questo discorso.

Sembra che figure del settore storicamente opposte a Machado stiano cercando alternative all’inerzia proposta: il ciclo di Edmundo González assomiglia, sempre più, al fallito “progetto Guaidó”, in cui le grandi aspettative di vittoria, dopo un breve lasso di tempo, hanno lasciato il posto all’inazione e al congelamento di strategie, approcci e spazi decisionali nella coalizione dei partiti anti-chavisti che inizialmente avevano sostenuto la manovra.

Capriles: “Differenze inconciliabili”

 

Oltre a qualche post di solidarietà con González Urrutia e denunce riguardanti il presunto accanimento contro l’ambasciata argentina, l’ex candidato ed ex governatore dello stato di Miranda non si era espresso in modo rilevante fino a questa settimana.

Il 23 settembre Capriles ha formalizzato le sue dimissioni dal consiglio direttivo di Primero Justicia (PJ) con una comunicazione datata 20 settembre. Ha spiegato che la sua uscita “si basa sulla perdita di visione di questo consiglio, sulla mancanza di unità interna e di una gestione collegiale”.

La sua decisione è dovuta “all’esistenza di differenze inconciliabili tra gran parte di noi e un gruppo interno di questo stesso consiglio”, e al fatto che il partito si è indebolito a causa della gestione da parte dei vertici, che secondo lui, “non ha un piano chiaro né una politica solida che apra vie democratiche per il paese”. Ha anche denunciato la gestione elitaria di coloro che vogliono “imporre i propri interessi”.

Secondo l’analisi dall’interno dell’opposizione, il suo scontro con il fuggitivo Julio Borges è arrivato al punto di accusarlo di “uso pagato di reti e portali per attaccare e screditare” sia lui che altri dirigenti. Il capo di PJ, “ex ministro degli esteri” del governo fantoccio di Guaidó, è rimasto una figura attiva nella promozione del colpo di Stato in Venezuela dall’estero.

La distanza tra l’ex sindaco del municipio di Baruta e Machado era già evidente nelle sue reti sociali, dove non ha espresso un sostegno deciso alla dirigrntr di Vente Venezuela, limitandosi a celebrazioni generiche come quella delle medaglie ottenute dalla selezione venezuelana ai Giochi Paralimpici e a richieste di liberazione per il dirigente dell’opposizione Biagio Pilieri.

Vale la pena ricordare che Pilieri è accusato di “usurpazione di funzioni proprie dell’ente responsabile in materia elettorale e di voler creare caos e angoscia”, come affermato nella denuncia del Ministero Pubblico prima delle elezioni del 28 luglio, in merito a ciò che l’opposizione avrebbe fatto tramite una pagina web.

Senza una maggior incidenza nella politica concreta nella politica reale, Capriles si è dedicato a criticare il governo per la complessa situazione economica nazionale, causata dalla mancanza di entrate pubbliche dovuta agli effetti delle sanzioni illegali contro l’economia e l’industria petrolifera nazionale.

Rosales: “fermezza, maturità e altezza politica”

 

Il governatore dello stato Zulia è rimasto concentrato sulle attività inerenti al suo incarico. Nel suo profilo su X non ci sono post sulla diatriba politica nazionale dal 2 settembre, quando ha criticato l’ordine di arresto emesso da un tribunale contro González.

In linea con la PUD, l’ex candidato presidenziale ha affermato che “non risolveremo in questo modo la controversia nel paese” e ha suggerito che la misura potrebbe intensificare le tensioni politiche nel contesto nazionale.

Analisti dell’opposizione hanno associato Rosales, leader del partito Un Nuevo Tiempo (UNT), alla proposta di candidatura di González come fattore di consenso data la mancanza di sostegno dal resto della PUD.

All’epoca, Omar Barboza, segretario di UNT e dirigente della PUD, dichiarò: “Una buona notizia per il popolo venezuelano: la Piattaforma Unitaria Democratica, all’unanimità, ha appena approvato la candidatura dell’ambasciatore Edmundo González Urrutia come candidato dell’unità, sostenuto da tutti i settori della piattaforma. Dopo un dibattito elevato e rispettoso, a cui hanno partecipato dirigenti come María Corina Machado e Manuel Rosales, siamo giunti a una conclusione che rappresenta una decisione storica per la democrazia in Venezuela: abbiamo scelto il prossimo presidente della Repubblica, che sarà eletto il 28 luglio”.

L’ex ambasciatore era stato provvisoriamente iscritto presso il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) affinché il simbolo della Mesa de la Unidad Democrática —ora PUD— non rimanesse fuori dalla competizione.

Tuttavia, Rosales ha mantenuto una partecipazione discreta durante la campagna elettorale e, poiché UNT ha partecipato con il suo simbolo alle elezioni, è stato convocato dalla Sala Elettorale del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) a seguito del ricorso elettorale presentato dal presidente e candidato vincitore, Nicolás Maduro.

Come noto, González non ha risposto alla convocazione emessa dalla sala, e quando gli sono state chieste prove della presunta vittoria del candidato dell’opposizione, Rosales ha risposto che “non dobbiamo presentare nulla di aggiuntivo” e ha aggiunto che la PUD aveva già pubblicato e diffuso i verbali attraverso una pagina web.

In un allontanamento, seppur discreto, dalla suddetta pagina, ha riconosciuto e richiesto che il CNE svolgesse le proprie competenze riguardo alla pubblicazione dei risultati ufficiali. Ha inoltre insistito sulla necessità di “fermezza, maturità e altezza politica” nella difesa dei risultati e affinché “nulla e nessuno possa perturbare questo storico sforzo”.

Nel frattempo, continua a concentrarsi sulle sue funzioni di governo, evitando qualsiasi menzione, anche se diretta, alle convocazioni di María Corina Machado o Edmundo González.

Henry Ramos Allup: tra commemorazioni e condoglianze

 

Per quanto riguarda la politica nazionale, l’ex presidente dell’Assemblea Nazionale eletta nel 2015, Henry Ramos Allup, ha mantenuto un basso profilo.

Le sue dichiarazioni alla stampa sono state quasi inesistenti, e nel suo profilo su X ci sono solo ripubblicazioni riguardanti l’agenda mediatica dell’opposizione, come la richiesta di liberazione per presunti prigionieri politici.

La narrativa mediatica riguardante i dirigenti arrestati ignora la loro eventuale partecipazione intellettuale ad aggressioni violente come quella avvenuta a Carora. Il direttore del governo del comune, Endrick Medina, è stato arrestato come sospetto. Mentre il sindaco, Javier Oropeza, è fuggito dal paese, lasciando un vuoto di potere che è stato colmato dalla Camera Municipale con la nomina di Iraida Timaure come sindaca ad interim.

Il suo partito, Acción Democrática (AD), sta attraversando un processo di divisione simile a quello di PJ; dall’altro lato c’è la fazione che sostiene l’ex governatore dello stato Amazonas, Bernabé Gutiérrez. Quest’ultimo ha dichiarato che Ramos non sarebbe più tornato a far parte del partito dopo aver partecipato al Piano Guaidó e al colpo di stato dell’aprile 2002. Entrambe le azioni hanno avuto un esito politico negativo per l’anti-chavismo.

Tra commemorazioni e condoglianze, il profilo del dirigente di “AD in resistenza” ha evitato di esprimere una posizione riguardo alla fuga di González, così come riguardo alle dichiarazioni di Machado sul processo post-elettorale che ha intrapreso.

L’ultima pubblicazione dedicata a tale processo risale a poco più di un mese fa, quando ha sminuito la decisione del TSJ riguardante il risultato elettorale del 28 luglio. In quell’occasione ha dichiarato che il massimo tribunale “non è superiore” alla volontà espressa il 28 luglio e “non può cambiare” tale esito.

Si prepara una mossa contro María Corina Machado?

 

Nessuno dei dirigenti menzionati in questa breve analisi ha aderito in modo deciso all’agenda di conflitto esistenziale e pressione economica e diplomatica di María Corina Machado. I partiti riuniti nella PUD hanno avanzato dichiarazioni generiche di sostegno alle sue posizioni; tuttavia, nessun altro dirigente di alto livello le ha adottate come un esercizio di militanza attiva.

D’altro canto, tranne per UNT, la frammentazione dei partiti dell’opposizione è evidente, lasciando i loro seguaci senza punti di riferimento chiari per opinioni o azioni politiche concrete.

Dall’aprile 2002 ad oggi, le avventure intraprese dal settore estremista dell’opposizione hanno portato alla rovina un intero settore della politica la cui agenda non è determinata all’interno del territorio nazionale. Da qui la richiesta di Rosales di “altezza e maturità politica”, il dissenso di Capriles dal suo partito e, in un certo senso, l’equidistanza di Ramos Allup.

In politica, come ben sappiamo, non esistono le coincidenze. Non sembra irragionevole pensare che queste tre figure, con comportamenti e interessi immediati diversi ma che convergono nel loro pubblico allontanamento da Machado e dai suoi alleati più stretti, stiano preparando il terreno affinché i costi del fallimento di una nuova operazione di cambio di regime ricadano esclusivamente sulla fondatrice di Vente Venezuela. Stanno inviando un messaggio, ciascuno a suo modo.

Con pazienza e senso dell’opportunità —e opportunismo— aspettano che avvenga il crollo di Machado, per poi essere coloro che rimescolano le carte. Ci sono elezioni regionali e parlamentari il prossimo anno, entrambe determineranno l’equilibrio di potere nella politica nazionale fino al 2030, e in base a tale proiezione ogni politico cerca il modo di “piegarsi per non spezzarsi”, come riassunse bene Ramos Allup, qualche anno fa, con l’ethos pragmatico e calcolatore dei politici professionisti della vecchia guardia anti-chavista.

Il fanatismo dell’intervento straniero e il dogmatismo della “massima pressione” sono costati troppo.

¿Qué se traen entre manos Capriles, Rosales y Ramos Allup? | Misión Verdad (misionverdad.com)

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