Nulla riflette meglio i rapporti di produzione e le forze produttive di una data società in un dato momento della sua storia, che la guerra.
Come è evidente, questo principio del materialismo storico enunciato dai suoi fondatori, va al di là del famoso aforisma del generale prussiano von Clausewitz (tanto citato senza averlo letto e meno averlo capito) che …. “la guerra non è solo un atto politico, ma un vero strumento politico, una continuazione delle relazioni politiche, una gestione delle stesse con altri mezzi “… che traduttori mediocri semplificarono rimuovendo tre delle parole base ed esplicative del suo pensiero originale (come strumento, continuazione e gestione) per convertirla nell’assurdità, che “la guerra è la politica con altri mezzi”, con cui si sollazzano, in Colombia, gli scolastici dominanti e militaristi che non vedono mai i processi sociali in corso; ma solo una guerra infinita, senza fine, e cui hanno richiesto l’eliminazione o il congelamento della sfera politica, intendendo quest’ultima come condensazione o espressione delle contraddizioni sociali e della lotta di classe.
Se guardiamo la storia della Colombia (non quella ufficiale, o dei redditizi centri burocratici di memoria), ma quella che è avvenuta in realtà; si può vedere che nel corso del XIX secolo ci sono stati 9 scontri fratricidi eseguiti da terratenientes regionali e grandi commercianti, speculatori e esportatori dominanti dei partiti liberali e conservatori, che per risolvere la questione del Potere Statale colpito dalle ricorrenti crisi del mercato internazionale delle nostre esportazioni selvatiche e così come le terre incolte zone in particolare dei latifondi della Chiesa; senza scrupoli hanno preso i loro peones o “montoneras” (armati principalmente di machete e alcuni vecchi e obsoleti fucili ) a scannarsi che cinicamente chiamarono “guerre civili”. La più distruttiva e sanguinosa (oltre 100.000 morti in un paese di soli 4 milioni di abitanti) che fu sfruttata dagli USA per impossessarsi senza alcuna difficoltà di Panama.
Vinta questa guerra nel 1902 dal partito conservatore al governo, giunse “la pace con tutti i suoi orrori” annunciata dal presidente Marroquin, delle grandi espropriazioni di terre e vendette del sanguinario generale costituzionalista Aristides Fernandez ed i suoi seguaci in tutto il paese fino al 1930, quando la lotta rivendicativa popolare e contadina dei due anni precedenti (massacri di Barranca, rio Magdalena, Bananeras, ecc) e le accuse di corruzione alla parte governante, rovinando quello che gli storici governativi hanno chiamato l’egemonia conservatrice, dando inizio ad un complesso periodo di 16 anni di lotte sociali popolari e contadine e di vendette partigiane chiamato egemonia Liberale, nel corso della quale (per confermare ciò che è stato detto a proposito della eliminazione della politica e degli avversari) si realizzò il primo genocidio politico impunito tenuto nella storia moderna della Colombia:
La morte a livello nazionale di 6000 dirigenti del partito conservatore (secondo la stessa denuncia di Laureano Gomez) e che ha portato questo partito ad armare in tutto il paese vari gruppi di auto-difesa, forse il più popolare e conosciuto i “Chulavitas” di le sorgenti del fiume Chicamocha; che poi nel 1946, a conclusione della chiamata ufficialmente egemonia conservatrice e risorgere il partito conservatore al potere per attuare pienamente in Colombia la politica USA anti-comunista della Guerra Fredda, furono utilizzati come strumento paramilitari del governo nella guerra politica per il seconda genocidio politico impunito realizzato in Colombia sino al 1953:
Quello dei quadri di base Gaitanistas, che lasciò intatta la cupola del partito Liberale e il cui numero non potrà mai essere conosciuto per essere stato contabilizzato dentro i 300.000 morti della cosiddetta, ufficialmente, Violenza liberal-conservatrice ed il conseguente patto di silenzio che li rivestì.
Nel 1953 arriva la dittatura di Rojas Pinilla, che rafforza le basi legali dell’ “anti comunismo” ufficiale e consente la confluenza tra il partito conservatore e liberale, per suggellare un’alleanza tra i vertici con il patto del silenzio di Sitges nel 1957, tra Laureano Gomez e Lleras Camargo, che rovesciò il dittatore e stabilì l’amnesia (amnistia?) dei 17 anni dello Stato di Assedio permanente del Fronte Nazionale, in cui si verifica il terzo genocidio politico impunito della Colombia:
Quello degli innumerevoli militanti comunisti fucilati tra il 1957 ed il 1984, le cui cifre approssimative si potranno tentare di stabilire sul quotidiano Voz; esecuzioni e sparizioni continuato tra il 1984 e il 1998, con lo sterminio politico, anche impunito, dei 5000 quadri dell’Unione Patriottica.
Il resto è già noto: la piena irruzione nel processo sociale ed economico dei colombiani di TRE fenomeni così complessi e dinamici come deleteri: Uno, l’onnipresente, toto potenziale e proteiforme traffico di droga a partire dal 1970 con Turbay Ayala. Due, la piena attuazione della strategia Paramilitare dello Stato, o paramilitari di seconda generazione a partire dalla visita in Colombia del generale USA William P. Yarborough nel 1962, il definitivo consolidamento a partire dal governo di Lleras Camargo ed i generali “coreani” (nel 1957) del Blocco di Potere Contro-insurrezionale (BPCi) che ha dominato con le sue 10 ruote dentate gli eventi politici conflittivi dei colombiani negli ultimi 60 anni, con i suoi effetti terrificanti nello sterminio della protesta sociale, nella distruzione del tessuto sociale e sradicamento ed espropriazione sociale, nel realizzare la strategia della guerra contro-insurrezionale di “toglierle l’acqua al pesce”. E tre, a partire dal 1997, l’applicazione, in Colombia, da parte del governo USA, del famoso e tanto discusso Piano Colombia e la Guerra alla Droga.
Con questo si può dire che la guerra in Colombia ha avuto TRE funzioni di base, mai sradicate completamente, che vanno anche oltre le questioni sollevate dal materialismo storico e dal generale Clausewitz:
1- Come un modo di fare politica e accedere al Potere egemonico dello stato sterminato al contrario “Impunemente”.
2- Come meccanismo di “modernizzazione” del paese (ma come si dice gli esperti senza modernità)
3- Come Strumento, o gestione, non della politica come dice Clausewitz, ma del capitale transnazionale nel suo inarrestabile processo di accumulazione (sangue e fango), e con le cifre di gestione e di arricchimento che può ora mostrare sul disastro sociale della Colombia.
Così che la Colombia più che periodizzazione pseudo storica, necessita svelare la verità che la responsabilità dello Stato nelle tre impunità di cui sopra, così come nella Guerra senza fine che abbiamo sofferto come popolo e che ancora alcuni spiriti malati di odio anticomunista, provano a continuare ad eternum.
Alberto Pinzon Sanchez
Fonte immagine: datuopinion.com
ANNCOL
Guerra y política: Los tres genocidios impunes de la historia colombiana
Nada refleja mejor las relaciones de producción y las fuerzas productivas de una sociedad concreta en un momento dado de su historia, que la Guerra.
Como es evidente, este principio del materialismo histórico enunciado por sus fundadores, va más allá del famoso aforismo del general prusiano von Clausewitz (tan citado sin haberlo leído y menos haberlo comprendido) de que….”la guerra no es simplemente un acto político sino un verdadero instrumento político, una continuación de las relaciones políticas, una gestión de las mismas con otros medios”… , que traductores mediocres simplificaron quitándole tres de las palabras básicas y explicativas de su pensamiento original (como instrumento, continuación y gestión) para convertirla en el mazacote sin sentido de que “la guerra es la política por otros medios”, con el cual se solazan en Colombia los escolásticos dominantes y militaristas, quienes nunca ven procesos sociales en curso; sino solo una guerra infinita sin final, y para lo cual han requerido de la eliminación o congelación de la esfera política, entendida esta última como la condensación o expresión de las contradicciones sociales y de la lucha de clases.
Si miramos la historia de Colombia (no la oficial, o la de los jugosos centros de memoria burocrática) sino la que se ha dado en la realidad; se puede ver que durante el siglo XIX hubo 9 enfrentamientos fratricidas ejecutados por gamonales regionales y grandes comerciantes, especuladores y exportadores dominantes de los partidos liberal y conservador, quienes para resolver el asunto del Poder Estatal afectado por las recurrentes crisis del mercado internacional de nuestras exportaciones selváticas, así como el de las tierras baldías especialmente los latifundios eclesiásticos; sin ningún escrúpulo llevaron sus peonadas particulares o “montoneras” ( armadas principalmente de machetes y algunos viejos y obsoletos fusiles) a las degollinas que denominaron cínicamente “guerras civiles”. La más destructiva y sangrienta (más de 100.000 muertos en un país de escasos 4 millones de habitantes) que fue aprovechada por los EEUU para apoderarse sin ninguna dificultad de Panamá.
Ganada esta guerra en 1902 por el partido conservador en el gobierno, se vino la “paz con todos sus horrores” anunciada por el presidente Marroquín, de las grandes expropiaciones de tierras y venganzas del sanguinario general constitucional Arístides Fernández y sus continuadores en todo el territorio del país hasta 1930, cuando la lucha reivindicativa popular y campesina de los dos años anteriores (masacres de Barranca, rio Magdalena, Bananeras, ect) y las denuncias a la corrupción de la rosca goda gobernante, dieron al traste con lo que los historiadores oficialistas han dado en llamar la hegemonía conservadora, dándose inicio a un complejo periodo de 16 años de luchas sociales populares y campesinas, así como de venganzas partidistas llamado la hegemonía Liberal, durante el cual (para confirmar lo dicho sobre la eliminación de la política y los adversarios) se realizó el primer genocidio político impune realizado en la historia moderna de Colombia:
La muerte en todo el país de 6.000 dirigentes del partido conservador (según la propia denuncia de Laureano Gómez) y que llevó a este partido a armar en todo el país diversos grupos de defensa propia, talvez el más popular o conocido los “Chulavitas” de las cabeceras del rio Chicamocha; los que luego en 1946, al concluir la llamada oficialmente hegemonía conservadora y subir nuevamente el partido conservador al Poder para implementar plenamente en Colombia la política estadounidense anticomunista de la Guerra Fría, fueron usados como herramienta paramilitar de gobierno en la guerra política para realizar el segundo genocidio político impune realizado en Colombia hasta 1953:
El de los cuadros de base Gaitanistas, que dejó intacta la cúpula del partido Liberal y cuya cifra no podrá nunca conocerse por haber quedado contabilizados dentro de los 300.000 muertos de la llamada oficialmente Violencia liberal-conservadora y el ulterior pacto de silencio que los arropó.
En 1953, viene la dictadura de Rojas Pinilla que refuerza las bases legales del “anticomunismo” oficial y hace posible la confluencia entre el partido conservador y el liberal, para sellar una alianza en las alturas con el pacto de silencio de Sitges en 1957, entre Laureano Gómez y Lleras Camargo, que derrocó al dictador y estableció la amnesia (¿amnistía?) de los 17 años del Estado de Sitio permanente del Frente Nacional, durante la cual se da el tercer genocidio político impune de Colombia:
La de los incontables militantes comunistas fusilados entre 1957 y 1984, cuyas cifras talvez aproximadas se podrán tratar de establecer en el periódico Voz; fusilamientos y desapariciones continuadas entre 1984 y 1998, con el exterminio político también impune de los 5.000 cuadros de la Unión Patriótica.
Lo demás ya se sabe: la irrupción plena en el proceso social y económico de los colombianos de TRES fenómenos tan complejos y dinámicos como deletéreos: Uno, el omnipresente, toti potencial, y proteiforme narcotráfico a partir de 1970 con Turbay Ayala. Dos, la puesta en marcha plenamente de la estrategia Paramilitar del Estado, o paramilitares de segunda generación, a partir de la visita a Colombia del general estadounidense William P. Yarborough en 1962, la consolidación definitiva a partir del gobierno de Lleras Camargo y los generales “coreanos” (en 1957) del Bloque de Poder Contrainsurgente (BPCi) que ha dominado con sus 10 ruedas dentadas el acontecer político conflictivo de los Colombianos en los últimos 60 años, con sus efectos terroríficos en el exterminio de la protesta social, en la destrucción del tejido social y en desarraigo y despojo social, al llevar a cabo la estrategia de Guerra contrainsurgente de “quitarle el agua al pez”. Y tres, a partir de 1997, la puesta en marcha en Colombia, por parte del gobierno de los EEUU, del famoso y tan debatido Plan Colombia y la War on Drugs.
Con esto se puede decir que la Guerra en Colombia ha tenido TRES funciones básicas, nunca desentrañadas del todo, las cuales también van más allá de lo planteado por el materialismo histórico y por el general Clausewitz:
1-Como forma de hacer política y acceder al Poder hegemónico del Estado exterminado al contrario “Impunemente”.
2-Como un mecanismo de “modernización” del país (pero como dicen los entendidos sin modernidad)
3- Como Herramienta, o gestión, no de la política como dice Clausewitz, sino del capital Transnacional en su imparable proceso de acumulación (sangre y lodo) y con las cifras de gerencia y enriquecimiento que hoy puede mostrar sobre el desastre social de Colombia.
Así pues que Colombia más que periodizaciones pseudo históricas, necesita de la verdad que desentrañe la responsabilidad del Estado en las tres impunidades referidas, así como en la Guerra sin fin que hemos padecido como pueblo, y que todavía algunos espíritus enfermos de odio anticomunista, intentan continuar ad eternum.
por Alberto Pinzon Sánchez
Fuente imagen: datuopinion.com
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