Cardenas, Matanzas – Circa 300 tonnellate di petrolio al giorno vengono prodotte dal pozzo Varadero 1012, ad oggi quello con la portata ultra estesa più lunga (8047 metri), ed in sfruttamento dall’aprile di quest’anno.
Trivellato nel settore conosciuto come Varadero Oeste, appartenente alla Central Petroleum Drilling and Extraction Company (EPEP-C), questo pozzo potrebbe aumentare la sua portata di altre cento tonnellate, e conferma il potenziale di questa zona di sviluppo, ha spiegato Renier Rodríguez González. specialista dei depositi principali presso l’entità.
È stato progettato da un team multidisciplinare di specialisti dell’EPEP-C, e perforato insieme a società straniere e con l’ausilio di tecnologie all’avanguardia, molto costose e disponibili solo per le nazioni potenti.
Completata in 546 giorni, è considerata la più grande sfida tecnologica progettata a Cuba in termini di perforazione di pozzi di petrolio e gas.
Varadero 1012 fa parte di altre quattro situate in quella fascia settentrionale, con caratteristiche e produttività simili e che, insieme, contribuiscono per il 28% al totale del greggio della Compagnia, che da tre decenni registra cifre superiori al milione di tonnellate di greggio.
Questi buchi, che collegano il deposito con la superficie, hanno una terminazione orizzontale o direzionale, di estrema complessità tecnologica, che inizia sulla terraferma e raggiunge distanze record nelle acque territoriali, ha spiegato Rodríguez González.
Secondo lui, scavare pozzi di idrocarburi è un’impresa costosa e ad alto rischio, una procedura che richiede tecniche avanzate e immense risorse finanziarie.
Secondo gli esperti, questi buchi in quella porzione della geografia di Matanzas sono stati una scuola per geologi e personale legato all’esplorazione e alla trivellazione dei pozzi petroliferi del paese.
Per altri specialisti, prima la ricerca del petrolio era relativamente più semplice, poiché i pozzi erano verticali, lunghi tra 1200 e 2000 metri, con piccoli angoli di inclinazione.
Questo è stato il caso fino al 2000, quando studi sismici e trivellazioni hanno rivelato che il deposito di Varadero si estendeva in direzione nord-ovest, sotto il fondale marino.
La maggior parte del petrolio cubano è destinato alla produzione di elettricità, che continua a dipendere dagli idrocarburi e dai loro derivati, anche se si avanza verso le energie rinnovabili cercando di cambiare la sua matrice energetica.