Dopo i poteri dello Stato (esecutivo, legislativo e giudiziario), si suole collocare quello della stampa e dei media: il cosiddetto Quarto Potere. È estremamente importante per la sua capacità di influenzare e formare opinione, ed è uno strumento affilato ed efficace per manipolare le masse, usato costantemente, responsabile di molti conflitti odierni.
Il quarto potere è un alleato imprescindibile per la gestione politica di un paese perché possiede l’informazione e la gestisce a suo vantaggio.
Il mondo attuale sembra una guerra mediatica, è il campo di battaglia dal quale nessuno scappa, dove ogni parte cerca di imporre la propria visione del mondo, e se siamo osservatori attenti ci accorgeremo che non solo informano, ma cercano di posizionare criteri, e che dietro ogni parola c’è il proposito di un gruppo editoriale, un conglomerato di interessi, del potere, senza dubbio.
Da molto tempo i media non sono più solo dei ripetitori di notizie piatte, ciò non esiste perché ci sarà sempre una parte che prende posizione e colore. A volte le informazioni vengono fabbricate, ma il resto del tempo vengono esposte con attenzione e intenzione, ed è piuttosto ingenuo credere il contrario.
Penso all’edizione digitale di El País, del 20 settembre, che nel pomeriggio nella sua Top ten di “I più letti” aveva cinque articoli sull’America Latina, e di questi, quattro erano sul Venezuela e le ripercussioni delle elezioni presidenziali svolte a fine luglio.
Non è un caso che sia così, ma non credo nemmeno che sia realmente ciò che viene letto di più su un media così grande, con tanto pubblico, con tante sezioni per tutti i gusti. Tuttavia, avere in quella lista un tale equilibrio informativo orienta la visione dei suoi lettori ed inoltre dice molto su dove voglia arrivare.
Lo stesso accade con altri temi e altri media. Il conflitto Ucraina-Russia, così come quello tra Israele e Palestina, tra molti altri come la calunnia sugli haitiani in Ohio, attirano l’attenzione, ovviamente, perché hanno valore di notizia. Tuttavia, è difficile essere imparziali. La stampa prende parte agli eventi e preme in modo velato o diretto e irrispettoso, a volte, quando si sente alle strette.
Non è facile trovare credibilità. Bisognerebbe essere molto astuti per cercare in più fonti e leggere tra le righe ciò che realmente accade, ma la verità non è mai assoluta perché dipende dal punto di vista con cui si guarda, e chi vince è sempre colui che racconta la storia e le dà la sua percezione al fatto.
Perciò, chi ha il vero potere?
Come pubblico, dovremmo essere più sospettosi. Interrogarci di più sulla natura di ciò che ci arriva, confrontare varie fonti, cercare media locali, persone comuni, scavare alle basi degli eventi per comprendere i comportamenti.
La storia dimostra che la stampa è capace di fare pressione sull’opinione pubblica in modo incisivo con stratagemmi di ogni tipo. A volte esagera un fatto, nasconde informazioni, scredita, distorce. È molto difficile sfuggire a una narrativa con contenuti ben progettati. E poiché non possiamo cambiarlo, dobbiamo credere solo a metà della storia e indagare per non farci ipnotizzare.
El verdadero poder
Yaima Cabezas
Luego de los poderes del Estado (ejecutivo, legislativo y judicial) se suele ubicar el de la prensa y los medios de comunicación: el llamado Cuarto Poder. Es sumamente importante por su capacidad de influir y formar opinión, y porque es una herramienta filosa y eficaz para manipular a las masas, empleada constantemente, responsable de muchos conflictos hoy.
El cuarto poder es aliado imprescindible para la gestión política de un país porque tiene la información y la maneja a su conveniencia.
El mundo actual parece una guerra mediática, es el campo de batalla del cual nadie escapa, donde cada parte intenta imponer su visión del mundo, y si somos observadores podremos darnos cuenta de que no solo informan, intentan posicionar criterios, y que detrás de cada palabra existe el propósito de un equipo editorial, un conglomerado de intereses, del poder, definitivamente.
Hace mucho tiempo los medios no son solo repetidores de noticias planas, eso no existe porque siempre habrá un partido para tomar postura y color. Las informaciones a veces las fabrican, pero el resto del tiempo son expuestas cuidadosamente, con intención, y sería bastante ingenuo creerlo de otro modo.
Pienso en la edición digital de El País del 20 de septiembre, que en horas de la tarde en su Top ten de “Lo más visto” tenía cinco artículos de América Latina, y de ellas, cuatro eran sobre Venezuela y la repercusión de las elecciones presidenciales realizadas a finales de julio.
No es casual que así sea, pero tampoco creo que realmente resulte lo más leído en un medio tan gigante, con tanto público, con tantas secciones para todos los gustos. Sin embargo, al tener en ese listado tal balance informativo, encamina la mirada de sus lectores, y, además, dice mucho más sobre a dónde quiere llegar.
Lo mismo sucede con otros temas y otros medios. El conflicto Ucrania-Rusia, así como el de Israel y Palestina, entre muchos más como la calumnia sobre los haitianos en Ohio, acaparan la atención, por supuesto, porque tienen valor noticia. No obstante, cuesta ser imparcial. La prensa toma parte del suceso y presiona de forma solapada o directa e irrespetuosa en oportunidades cuando se ven acorralados.
No es muy fácil encontrar credibilidad. Habría que ser muy astuto para buscar en varias fuentes y entre líneas, lo que realmente sucede, pero es que la verdad nunca es absoluta porque depende del punto de vista con que se mire, y siempre quien gana es quien hace el cuento y le pone su percepción del asunto.
Por eso ¿quién tiene el verdadero poder?
Como público deberíamos ser más suspicaces. Cuestionarnos más la naturaleza de lo que nos llega, contrastar desde varios emisores, buscar medios locales, gente común, hurgar en las bases de los sucesos para entender comportamientos.
La historia demuestra que la prensa es capaz de presionar a la opinión pública de manera incisiva con artimañas de todo tipo. En ocasiones exagera un hecho, oculta información, desacredita, distorsiona. Es muy difícil escapar a una narrativa con contenidos bien diseñados. Y como eso no podemos cambiarlo, nos toca creer del cuento, la mitad, e indagar para no dejarnos hipnotizar.