Manipolazione politica e strangolamento economico: armi per un esodo

Sfide all’implementazione della nuova legge sulla migrazione

Il nuovo sistema migratorio che gestirà la migrazione internazionale cubana rafforza il riconoscimento dei diritti costituzionali dei cubani e degli stranieri coinvolti nel processo migratorio.

Francisco Arias Fernández

Il Rapporto sulle Migrazioni nel Mondo 2024, pubblicato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, afferma che «la migrazione, una parte intrinseca della storia umana, è spesso offuscata da narrazioni sensazionalistiche. La maggior parte della migrazione è regolare, sicura e focalizzata a livello regionale, direttamente collegata alle opportunità e ai mezzi di sussistenza. Tuttavia, l’errata informazione e la politicizzazione della tematica hanno offuscato il discorso pubblico, rendendo necessaria una descrizione chiara e precisa delle dinamiche migratorie».

Lo scorso 16 aprile, durante i colloqui migratori bilaterali a Washington, la delegazione cubana ha ribadito la sua disponibilità a rispettare e onorare, come fatto fino ad ora, gli impegni assunti e ha espresso preoccupazione per le politiche e le misure che incentivano la migrazione irregolare, mantenute in vigore per decisione politica del governo USA.

In questo contesto, Cuba ha ribadito con forza la denuncia secondo cui il blocco economico USA e il suo estremo rafforzamento, dal 2019, esercitano pressioni sulle condizioni socio-economiche della popolazione cubana, fattore che costituisce un incentivo alla migrazione. Ha inoltre criticato l’ingiustificata permanenza del paese nella cosiddetta Lista degli Stati patrocinatori del terrorismo, il trattamento preferenziale riservato ai cubani che entrano illegalmente in territorio USA, e la validità della Legge di Adeguamento Cubano.

L’importanza di rispettare pienamente gli accordi migratori bilaterali, e non selettivamente, e di ripristinare il trattamento delle richieste di visto non immigrante presso l’Ambasciata di Washington all’Avana come un normale processo consolare, che eviterebbe ai cittadini cubani, interessati a questo tipo di visto, di dover recarsi in paesi terzi, sono stati altri temi centrali difesi dalla delegazione cubana.

In linea con la volontà politica di Cuba e con 45 anni di esperienza nell’applicazione della legislazione vigente, lo scorso 19 luglio, l’Assemblea Nazionale del Potere Popolare ha approvato all’unanimità, dopo un ampio processo di consultazione dentro e fuori del paese, la nuova Legge sulla Migrazione, che afferma in uno dei suoi preamboli che: «L’assedio persistente delle organizzazioni criminali internazionali per utilizzare Cuba come paese di transito, l’incoraggiamento alla migrazione irregolare e disordinata e l’uso permanente del tema migratorio da parte del governo USA contro Cuba tracciano l’imperativo di adattare la legislazione migratoria vigente alle nuove condizioni esistenti».

La nuova normativa integra i postulati costituzionali attuali in questa materia, ed è parte del processo di aggiornamento iniziato nel 2012 delle politiche e legislazione migratoria, in linea con le condizioni attuali e le migliori pratiche internazionali.

Nelle spiegazioni alla base della Legge si sono segnalati, tra altri obiettivi: ottenere un sistema migratorio aggiornato, che risponda alle proiezioni del nuovo modello economico e di sviluppo attuale del paese; continuare il rafforzamento e la regolamentazione adeguata dei legami tra lo Stato cubano e i suoi cittadini residenti all’estero (oltre tre milioni, di cui due milioni nati a Cuba e i restanti sono discendenti); così come stabilire le disposizioni normative necessarie a tali fini.

Il nuovo sistema migratorio che gestirà la migrazione internazionale cubana rafforza il riconoscimento dei diritti costituzionali dei cubani e degli stranieri coinvolti nel processo migratorio, in particolare il diritto di entrare, permanere, transitare e uscire dal territorio nazionale, cambiare domicilio e residenza, senza altre limitazioni se non quelle stabilite dalle normative giuridiche approvate democraticamente dal nostro popolo.

La recente Legge sulla Migrazione favorisce l’unità di tutti i cubani, la partecipazione sociale, la non discriminazione di qualsiasi tipo, il contributo all’economia nazionale, il ritorno dei migranti in patria e la comunicazione e integrazione delle famiglie cubane, indipendentemente dal luogo di residenza.

Tuttavia, il paese deve affrontare numerose sfide nell’attuazione della nuova Legge, a partire dagli storici ostacoli imposti dagli USA, la manipolazione politica della questione da parte della Casa Bianca, l’incoraggiamento alla migrazione irregolare, le tendenze internazionali all’aumento dei movimenti migratori dal sud al nord, l’impatto della criminalità organizzata internazionale che coinvolge traffico di persone, droga, armi, specie naturali, opere d’arte e molte altre forme di crimini legati al traffico.

La questione migratoria è diventata, come mai negli ultimi 25 anni, un punto cruciale della campagna elettorale USA, figurando – secondo dati ufficiali – ai primi posti tra le preoccupazioni degli elettori, principalmente per la gestione del confine sud, la gestione della crisi migratoria e l’integrazione degli immigrati nella società.

Consapevoli di tali preoccupazioni, i candidati presidenziali, nell’ambito della loro competizione politica, includono nelle loro campagne proposte di nuove misure per rispondere a queste inquietudini, che nello stesso campo migratorio comportano gravi distorsioni nel comportamento naturale della mobilità demografica nei potenziali migranti.

Nei paesi del sud suonano gli allarmi dei potenziali migranti che cercano di accelerare i tempi per raggiungere il territorio USA prima della conclusione delle elezioni del 20 novembre, ricorrendo, in non poche occasioni, a migrazioni irregolari per farlo, sfruttate dalle mafie che si occupano del traffico di persone e della migrazione irregolare.

Nel caso di Cuba, queste condizioni fittizie colpiscono significativamente i cittadini cubani che desiderano recarsi negli USA, come parte dei legami familiari e sociali che esistono e si sviluppano spontaneamente tra le migliaia di cubani residenti in entrambi i paesi, i quali, sempre più, soffrono le conseguenze di dover affrontare numerose, dissimili e costose pratiche, in paesi terzi, per poterlo fare legalmente da Cuba verso gli USA.

Generano incertezza e grande preoccupazione non solo tra i cubani le promesse xenofobe e anti-immigrazione di Donald Trump, con minacce di nuove politiche restrittive, deportazioni di massa, riduzione dei flussi di rifugiati e migranti in generale, militarizzazione del confine, estensione del muro e l’eliminazione delle poche e complicate misure imposte dall’attuale governo democratico che in modo dilazionato e in violazione dei diritti dei migranti, hanno stabilito alcune procedure per gestire i flussi migratori disordinati provocati dalle loro forvianti politiche.

Coloro che percepiscono di non avere altra scelta che quella irregolare, cercano varie rotte per arrivare il più presto possibile in quel paese, coinvolgendosi in partenze illegali su mezzi rudimentali, rubati o con l’appoggio di forze esterne. Tutto ciò rappresenta una sfida per le autorità incaricate di garantire una migrazione regolare, sicura e ordinata, come stabilito dalla volontà politica del Governo cubano, dalle nostre leggi e dagli accordi internazionali bilaterali.

Di tali tendenze ne approfittano elementi criminali e senza scrupoli, sia dentro che fuori Cuba, che promuovono azioni di traffico di persone, con un aumento di imbarcazioni veloci provenienti principalmente dagli USA, Messico, Bahamas e Repubblica Dominicana.

In tali casi, che interessano diverse province del paese, le autorità cubane hanno neutralizzato operazioni in cui convergono traffico di persone, droga, armi e specie endemiche di alto valore nel territorio USA, il che evidenzia la presenza del crimine organizzato internazionale e mafie radicate in quel paese.

Ci sono prove che gli stessi che favoriscono l’asfissia economica traggano beneficio dal traffico di esseri umani, dal riciclaggio di denaro, dalla deviazione di fondi federali, dalle frodi migratorie, dalla corruzione di avvocati, prestanome, diplomatici, altri funzionari e da manovre illecite che contaminano le procedure burocratiche decisorie relative a questi processi.

Le autorità del sistema di contrasto cubano hanno inoltre denunciato la pericolosità e l’atteggiamento sfidante con cui agiscono queste reti mafiose, per lo più stanziate in Florida e Cancún, che nei loro metodi operativi mostrano alti livelli di organizzazione, l’esistenza di alleanze, la combinazione di diverse modalità criminali, l’uso di armi da fuoco durante le loro operazioni e il monitoraggio delle forze navali cubane, che affrontano tali attività criminali, al fine di evitarle.

In questo contesto, si è intensificata la detenzione di organizzatori interni di partenze illegali, con la partecipazione di donne, bimbi e anziani, che pagano alte somme di denaro senza alcuna garanzia di arrivare alla destinazione scelta, senza le minime condizioni di sicurezza per la navigazione e con un’alta probabilità di essere rimpatriati a Cuba quando vengano intercettati in mare dalle autorità migratorie di quel paese.

Contemporaneamente, la rotta illegale marittima è diventata più pericolosa, con la scoperta e neutralizzazione, da parte delle forze cubane, di reti internazionali di trafficanti di esseri umani che operano negli USA e tentano di far uscire illegalmente, dall’isola verso il Nord America, stranieri che sono arrivati legalmente.

A ciò si aggiunge la lotta all’organizzazione del traffico di persone attraverso canali legali aerei, con il blocco di 268 eventi che hanno coinvolto 569 persone, tra cubani e stranieri di 59 nazionalità, tramite falsificazioni, frodi ed altre manifestazioni illecite.

La storica manipolazione politica trova oggi la sua espressione nel bombardamento di menzogne, distorsioni, propagazione di false aspettative, incitazioni a rotte illegali, pericolose e violente, misure restrittive per le pratiche consolari, violazioni degli accordi migratori e l’esaltazione delle imprese dei trafficanti di esseri umani  e diffamazioni che mirano a denigrare la società cubana e ad incitare all’esodo, contribuendo al copione volto a minare il prestigio della Rivoluzione.

Questi procedimenti illeciti mirano a ottenere la destabilizzazione politica e il disordine sociale, al fine di giustificare il reazionario pretesto di un intervento militare USA, a fronte di una presunta minaccia alla sicurezza, provocata dallo stesso territorio nordamericano.

Fin dal trionfo della Rivoluzione, la macchina imperiale trattò il caso Cuba con esclusività e privilegi, adottando una prospettiva reazionaria e da guerra fredda, con il sostegno e il reclutamento di politicanti corrotti che svuotarono le casse dello Stato e di sicari assassini fuggiti dalla giustizia, che furono protetti come futuri mercenari, mafiosi o terroristi.

Successivamente, senza alcuno scrupolo, i servizi speciali yankee organizzarono la degradante Operazione Peter Pan. Secondo la direttiva sovversiva usata per sei decenni, chi lascia Cuba “fugge” o “scappa” dal comunismo o dal socialismo, mentre nel resto del mondo le persone emigrano; una grande infamia che nulla ha a che fare con le statistiche o i comportamenti storici del fenomeno migratorio nella regione e nel mondo.

La mafia anticubana, generata da questa politica sessantennale, con il suo stato maggiore a Miami e i suoi capi nel Campidoglio, i media anticubani della Florida e i loro padrini monopolistici globali, insieme alle piattaforme digitali sovversive, continuano a perseguire la disumana strategia di stimolare l’inasprimento del blocco, eternizzare la presenza di Cuba nella screditata lista dei presunti “Stati sponsor del terrorismo”, e impedire ogni possibilità di cambio della politica verso l’isola.

Nella loro disperazione, ricorrono ad azioni terroristiche, alla povertà indotta, alla guerra economica, cercando di indebolire la società e consacrare la migrazione come arma distruttiva contro la nazionalità, l’indipendenza e la sovranità di Cuba; un desiderio imperiale fallito, che si è dimostrato irraggiungibile e tanto longevo quanto l’Emendamento Platt.


Desafíos a la implementación de la nueva ley de migración

Manipulación política y asfixia económica: armas para un éxodo

El nuevo sistema migratorio que gestionará la migración internacional cubana fortalece el reconocimiento de los derechos constitucionales de los cubanos y de los extranjeros que participan en el proceso migratorio

 Francisco Arias Fernández

El Informe sobre las Migraciones en el Mundo 2024, de la Organización de las Naciones Unidas, afirma que «la migración, una parte intrínseca de la historia humana, a menudo es opacada por narrativas sensacionalistas. La mayor parte de la migración es regular, segura y enfocada regionalmente, directamente vinculada a las oportunidades y a los medios de subsistencia. Pero, aún así, la información errónea y la politización de la temática han enturbiado el discurso público y, por ello, es necesaria una descripción clara y precisa de la dinámica de la migración».

El pasado 16 de abril, durante conversaciones migratorias bilaterales en Washington, la delegación cubana reafirmó su disposición para cumplir y respetar, como hasta el presente, los compromisos establecidos, y reiteró la preocupación por las políticas y medidas de estímulo a la migración irregular que se mantienen vigentes por decisión política del Gobierno estadounidense.

En ese contexto, Cuba reiteró con énfasis la denuncia de que el bloqueo económico de Estados Unidos y su reforzamiento extremo desde 2019 ejercen presión sobre las condiciones socioeconómicas de la población cubana, factor que constituye un incentivo a la migración. Asimismo, cuestionó la injustificada permanencia del país en la llamada Lista de Estados patrocinadores del terrorismo, el trato preferencial que reciben los cubanos que entran de manera irregular en el territorio de ee. uu., y la vigencia de la Ley de Ajuste Cubano.

La importancia del cumplimiento de los acuerdos migratorios bilaterales en su integralidad, y no selectivamente, y de que se restablezca el procesamiento de visas de no inmigrantes en la Embajada de Washington en La Habana, como un procedimiento consular que evitaría el traslado a terceros países de los ciudadanos cubanos interesados en este tipo de visado, constituyen otros tópicos claves defendidos por la delegación de la Isla.

En correspondencia con la voluntad política de Cuba y de 45 años de experiencia en la aplicación de la legislación vigente, el pasado 19 de julio la Asamblea Nacional del Poder Popular aprobó, por votación unánime y luego de un amplio proceso de consultas dentro y fuera del país, la nueva Ley de Migración, que plantea en uno de sus por cuantos que: «El asedio sostenido de las organizaciones criminales internacionales por utilizar a Cuba como país de tránsito, el estímulo a la migración irregular y desordenada, y la utilización permanente del tema migratorio por el Gobierno de ee. uu. contra Cuba, trazan el imperativo de compatibilizar la legislación migratoria vigente con las nuevas condiciones existentes».

La nueva norma complementa postulados constitucionales actuales en esta materia, al tiempo que forma parte del proceso de actualización iniciado en 2012, de la política y la legislación migratorias, acordes con las condiciones actuales y las mejores prácticas internacionales.

En las explicaciones de la fundamentación de la Ley se han señalado, entre sus objetivos principales: lograr un sistema migratorio actualizado, que ofrezca respuesta a las proyecciones del nuevo modelo económico y de desarrollo actual del país; continuar fortaleciendo y regular adecuadamente los vínculos del Estado cubano con sus ciudadanos residentes en el exterior (algo más de tres millones, de los cuales dos millones nacieron en Cuba y los restantes son descendientes), así como establecer las disposiciones normativas requeridas a tales efectos.

El nuevo sistema migratorio que gestionará la migración internacional cubana fortalece el reconocimiento de los derechos constitucionales de los cubanos y de los extranjeros que participan en el proceso migratorio, especialmente a entrar, permanecer, transitar y salir del territorio nacional, cambiar de domicilio y residencia sin más limitaciones que las establecidas en las regulaciones jurídicas aprobadas democráticamente por nuestro pueblo.

La reciente Ley de Migración promulgada favorece la unidad de todos los cubanos, la participación social, la no discriminación por razones de clase alguna, la contribución a la economía nacional, el retorno de los migrantes a la patria y la comunicación e integración de las familias cubanas sin perjuicio del lugar de residencia.

Sin embargo, son múltiples los desafíos que afronta el país en el empeño de implementar la nueva Ley, a partir de los históricos obstáculos impuestos desde Estados Unidos, la manipulación política del tema por la Casa Blanca, el estímulo a la migración irregular, las tendencias internacionales al incremento de los movimientos desde el sur al norte, el impacto del crimen organizado internacional en el que se entremezclan el tráfico de personas, drogas, armas, especies naturales, obras de arte y muchas otras modalidades delictivas asociadas a la trata.

El tema de la migración se ha convertido, como nunca antes en los últimos 25 años, en un punto clave de la actual campaña electoral de ee. uu., ubicado –según datos oficiales– en los primeros puestos en la lista de preocupaciones de los votantes estadounidenses, a partir del manejo de la frontera sur, la gestión de la crisis migratoria y la integración de los inmigrantes a la sociedad.

Conscientes de tales preocupaciones, los candidatos presidenciales, como parte de su competencia política, incluyen en sus campañas electorales propuestas de nuevas medidas para responder a tales inquietudes, que en el propio orden migratorio traen como consecuencia inmediata serias distorsiones al comportamiento natural de la movilidad demográfica en los potenciales migrantes.

En los países del sur se disparan las alarmas de los potenciales migrantes que tratan de acelerar los tiempos para llegar a territorio estadounidense antes del desenlace electoral del 20 de noviembre, y en no pocas ocasiones recurren a los movimientos migratorios irregulares para lograrlo, que son aprovechados por las mafias dedicadas al tráfico de personas y la migración irregular.

En el caso de Cuba, estas condiciones apócrifas afectan notablemente a los ciudadanos cubanos interesados en viajar a ese país, como parte de las relaciones familiares y vínculos sociales que existen y se desarrollan de forma espontánea entre los miles de cubanos residentes en ambos países, que cada vez más sufren las consecuencias de tener que afrontar múltiples, disímiles y costosas gestiones en terceras naciones para poderlo hacer legalmente desde Cuba hacia Estados Unidos.

Generan incertidumbre y gran preocupación no solo entre los cubanos las promesas xenófobas y antimigración de Donald Trump, con amenazas de nuevas políticas restrictivas, de deportaciones masivas, reducciones de flujos de refugiados y migrantes en general, militarización de la frontera, extensión del muro y la eliminación de las escasas y complicadas medidas impuestas por el actual Gobierno demócrata, que de forma dilatada y violatoria de los derechos de los migrantes, establecieron algunos procedimientos para gestionar los movimientos migratorios desordenados a que conducen sus desacertadas políticas.

Quienes perciben que no tienen otra vía que la irregular, buscan diferentes rutas para llegar cuanto antes a ese país, y se involucran en salidas irregulares por medios rústicos, robados o con apoyo del exterior. Todas constituyen desafíos para las autoridades encargadas de garantizar la migración regular, segura y ordenada, tal como sostienen la voluntad política del Gobierno cubano, nuestras leyes y acuerdos internacionales bilaterales.

De tales tendencias se aprovechan elementos criminales e inescrupulosos dentro y fuera de Cuba, que promueven la organización de acciones de tráfico de personas, con una mayor incidencia de lanchas rápidas procedentes de Estados Unidos, México, Bahamas y República Dominicana, fundamentalmente.

En esos hechos, que afectan a varias provincias del país, las autoridades cubanas han neutralizado operaciones en las que convergen tráfico de personas, de drogas, armas y especies endémicas de alto precio en territorio estadounidense, lo que evidencia la presencia del crimen organizado internacional y mafias radicadas en aquel país.

Existen pruebas de que los mismos que favorecen la asfixia económica, se benefician del negocio del tráfico de personas, del lavado de dinero, del desvío de fondos federales, del fraude migratorio, de la corrupción de abogados, prestanombres, diplomáticos, otros funcionarios y de cuanta maniobra sucia salpica los lares burocráticos decisorios de esos trámites.

Autoridades del sistema de enfrentamiento cubano han denunciado, además, la peligrosidad y conducta desafiante con que actúan esas redes mafiosas, la mayoría asentadas en la Florida y Cancún, que en sus modos de operar demuestran altos niveles de organización, la existencia de alianzas, combinaciones de modalidades delictivas, uso de armas de fuego durante sus operaciones y monitoreo de las fuerzas navales cubanas que enfrentan esas actividades delictivas, para evadirlas.

En este contexto, se incrementa la detención de organizadores internos de salidas irregulares, con la participación de mujeres, niños y ancianos, quienes tienen que pagar altas sumas sin garantía alguna de llegar al destino elegido, sin las más mínimas condiciones de seguridad para la navegación, y la alta probabilidad de ser devueltos a Cuba cuando sean interceptados en el mar por autoridades migratorias de ese país.

Al mismo tiempo, se enrarece la ruta ilegal marítima, con la detección y neutralización, por las fuerzas cubanas de enfrentamiento, de redes internacionales de traficantes de personas que operan en territorio de Estados Unidos y tratan de sacar ilegalmente, de nuestra Isla rumbo a Norteamérica, a extranjeros que llegaron de manera legal.

A ello se suma el enfrentamiento a la organización de tráfico de personas por el canal legal aéreo, a partir de la obstaculización de 268 hechos con 569 personas involucradas, entre cubanos y extranjeros de 59 nacionalidades, mediante falsificaciones, fraudes y otras manifestaciones ilícitas.

La histórica manipulación política tiene su expresión actual en el bombardeo de mentiras, tergiversaciones, propagación de falsas expectativas, incitaciones a las rutas irregulares, peligrosas y violentas, medidas restrictivas para los trámites consulares, violaciones de la letra de los acuerdos migratorios, exaltación de las aventuras de los traficantes de personas y difamaciones para denigrar de la sociedad cubana e incitar al éxodo, que aporte al libreto socavador del prestigio de la Revolución,

Estos procederes ilícitos pretenden lograr la desestabilización política y el desorden social, que permitan justificar el reaccionario pretexto de una intervención militar estadounidense ante una amenaza a su seguridad, provocada desde el propio territorio norteamericano.

La maquinaria imperial desde el mismo triunfo de la Revolución manejó el caso Cuba con exclusividad y privilegios, con una perspectiva reaccionaria y de guerra fría, con el amparo y reclutamiento de politiqueros corruptos que vaciaron las arcas de la nación y esbirros asesinos que huyeron de la justicia y fueron protegidos como futuros mercenarios, mafiosos o terroristas.

Con posterioridad y sin escrúpulos, los servicios especiales yanquis organizaron la denigrante Operación Peter Pan. Según la directiva subversiva utilizada a lo largo de seis décadas, quien sale de Cuba «huye» o «escapa» del comunismo o del socialismo, mientras que en el resto del mundo las personas emigran; gran infamia que nada tiene que ver con las estadísticas ni comportamientos históricos del fenómeno migratorio en la región y en el mundo.

La mafia anticubana, engendro de la sexagenaria política, con su estado mayor en Miami y sus capos en el Capitolio; medios de prensa anticubanos de la Florida y sus padrinos monopólicos globales; y las plataformas en redes digitales subversivas, mantienen la inhumana estrategia de estimular el recrudecimiento del bloqueo, eternizar la presencia de Cuba en la desprestigiada lista de presuntos «países patrocinadores del terrorismo», y vetar cualquier posibilidad de cambio de política hacia Cuba.

En su desespero recurren a acciones terroristas, a la pobreza inducida, a la guerra económica, a reblandecer la sociedad y a consagrar la migración como un arma destructiva de la nacionalidad, la independencia y la soberanía de Cuba; una apetencia imperial fallida, demostradamente inalcanzable y tan longeva como la Enmienda Platt.

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